Cosa accadde all'Olifante?


di Ruth Lacon


Anche con la paura e la rabbia che lo guidavano, l'Olifante non poteva mantenere il suo furioso passo per molto. A due leghe circa dal luogo dell'agguato rallentò ed infine si fermò in una piccola radura, tutte e quattro le gambe simili a pilastri appaiate ed i fianchi sollevati. Mosse la proboscide sopra la sua testa, annusando nervosamente, finché non trovò il conducente, ancora aggrappato, con le nocche bianche, alle briglie. Khusrau schiuse una mano con un rantolo di dolore ma riuscì a carezzare la proboscide del suo mumak in modo consolatorio.

“Sei una meraviglia, Hawa'i” disse “Siamo riusciti a far piazza pulita; sei proprio un bravo ragazzo!”

Dalla proboscide venne una soffiata preoccupata. Ad Hawa'i non piaceva stare vicino alle persone che agitavano cose taglienti e le gettavano contro di lui. Non ci sarebbe stato più nulla di simile, non era vero?

“No, neanche a me piace” disse Khusrau “Non credo che prenderemo parte ad altri combattimenti”. Strofinò con fare rassicurante dietro uno dei giganteschi orecchi del mumak, poi con attenzione si mise a sedere e si stiracchiò, rilassandosi dopo la loro fuga in preda al panico. Guardò mestamente le sue mani, solcate da piaghe rosse laddove il fascio di cinghie s'era stretto su di loro. C'erano altre cose più importanti di cui preoccuparsi tuttavia – ad esempio dove si trovavano e che cosa avrebbero fatto ora.



Quando Khusrau si guardò attorno, non c'era nessuno in vista, né alcun segno di attività. Gli unici suoni erano naturali: uccelli, vento, acqua. Non che questo, come aveva appena visto, significasse qualcosa. Dovevano, pensò Khusrau, andarsene il prima possibile. Si alzò e camminò lungo l'ampia schiena di Hawa'i fino alla tolda. La sua parte superiore era stata distrutta e s'era inclinato da un lato, ma poteva ancora entrarci e lì dentro c'erano cose di cui aveva bisogno. Khusrau recuperò cibo, vestiti, le sue armi, il kit per la riparazione delle imbracature ed erbe curative per Hawa'i. Li sistemò attorno al suo sedile, sul collo del mumak, poi segnalò alla sua cavalcatura di stare ferma e tornò indietro e tirò i ganci di emergenza delle imbracature che tenevano la tolda. Nonostante il suo aspetto massiccio era perlopiù fatto di canne e pelle sopra una struttura in acciaio. Khusrau fu in grado di spingerlo abbastanza in là da far sì che la gravità lo trascinasse giù e spedisse la tolda e l'imbracatura a schiantarsi al suolo. Hawa'i sbuffò e si dimenò: a lui non piaceva molto quell'affare.

“Non ne avrai più bisogno” gli disse Khusrau, camminando da solo sulla schiena del mumak fino al suo sedile. Lo accarezzò mentre si sedeva, poi mandò il mumak avanti a fare una passeggiata, dirigendosi approssimativamente verso sud.



“Suppongo che ciò faccia di me un ammutinatone per ben due volte” disse Khusrau pensieroso, mentre incrociavano cime di alberi sconosciute “Anche se non ho mai appoggiato il primo, e non vedo il senso del farsi ammazzare nella guerra di qualcun altro”

Hawa'i gorgogliò con suono rassicurante.

“Il Grande Re farebbe meglio a guardare sé stesso, credo. Sarà per questo e nessun altro motivo se il Signore della Terra Bruciata scoprirà che gli sono stati affibbiati soldati che il Re del Sud non voleva con sé”. Khusrau sorrise momentaneamente, pensando al suo Re sollevato da terra come uno scolaretto errante di fronte all'emissario del Vecchio Monocolo. Oltre a questo, tutto ciò avrebbe causato un sacco di problemi ad un sacco di gente – forse persino una guerra. Hawa'i sbuffò e rumoreggiò. I politici erano tutti molto bravi, ma lui aveva appena trovato un albero gustoso. Un ramo cedette con un riecheggiante schianto mentre Hawa'i lo spingeva lontano mentre passava. “Sei un pozzo senza fondo, ecco cosa sei” disse Khusrau al mumak affettuosamente”. Un costante rumore di masticazione fu l'unica risposta.



Se i Raminghi dell'Ithilien avevano mandato qualche esploratore in cerca dei dispersi dopo la loro imboscata, essi non videro o non si presero la briga di affrontare l'Olifante errante ed il suo cavalcatore. Khusrau ed Hawa'i fuggirono indisturbati nei boschi verdeggianti dell'Ithilien. Era pieno di foraggio dagli alberi e dai cespugli che germogliavano con la primavera, era pieno d'acqua nei freddi torrenti che scorrevano in profonde e ombrose conche, e fu un gioco da ragazzi integrare le razioni di Khusrau. I boschi erano aperti a chiazze, era facile per Hawa'i muoversi attraverso di essi, tuttavia offrivano una sorprendente quantità di copertura, persino per qualcuno della sua taglia. Era, insomma, un posto eccellente per un mumak. Khusrau sarebbe stato un uomo felice, non fosse stato per il fatto che avrebbero potuto incappare nell'uno o nell'altro fronte di quella maledetta guerra. Da quando i mumakil funzionavano come posti di comando mobili in marcia, ad esempio in battaglia, aveva quantomeno fatto una mappa e ne aveva fatto buon uso. Khusrau e Hawa'i in un primo momento si spinsero in là per perlustrare le strade sottostanti Minas Morgul prima che qualcuno pensasse di mette guarnigioni o pattuglie su di esse. Dopo di che vagarono felicemente assieme, muovendosi sempre verso sud, ma senza alcuna fretta.



Tra il Poros ed il successivo fiume a sud c'era un'ampia terra contestata, che non era ufficialmente parte di Gondor, Umbar o Khand. Della gente, tuttavia, viveva lì: una collezione sparsa di paesani, allevatori di cavalli e guardaboschi, che non dovevano fedeltà a nessun re, e che non ne volevano neppure una. Tra di loro, Khusrau fece i conti, lui ed Hawa'i avrebbero potuto trovare un lavoro retribuito: i mumakil militari imparavano molte arti utili. Gli abitanti delle terre di confine dalla bocca cucita non erano desiderosi di aiutare nessuno a cercarlo, in ogni caso; egli era pur sempre scappato con un pezzo assai grande e costoso delle proprietà dello Stato. Non ci sarebbero stati neppure troppi problemi linguistici, perché aveva scoperto sulla via verso nord che la gente nei dintorni parlava quantomeno un dialetto commerciale, che era anche la lingua comune dell'esercito del Grande Re. Tutto questo, però, accadeva sull'altro lato del Poros. Nel frattempo, per la prima volta da quando era un ragazzino, Khusrau non aveva altri doveri a parte sfamare sé stesso e prendersi cura di Hawa'i; nessuna ragione urgente per andare in qualche luogo in particolare. Anche il mumak era entrato in modalità vacanziera. Quando si trovarono faccia a faccia con un sorpreso e scontento orso, una mattina al fiume, invece di caricare, Hawa'i lo colpì con un getto d'acqua dalla proboscide. Sorpreso mentre puliva le sue zampe, l'orso prese le sue cose e fuggì mentre Khusrau si rotolava dalle risate ed Hawa'i strombazzava trionfale.



Tra una cosa e l'altra, fu a più di tre mesi dall'agguato quando essi, finalmente, attraversarono il Poros. Era un ampio, lento, fangoso fiume nei pressi dell'Anduin, e ciascuno di loro aveva bisogno bisogno di un bagno, dopo la traversata. Khusrau si lavò al primo ruscello pulito che raggiunsero, ma fu molto giorni dopo che trovarono una pozza ampia abbastanza con un adeguato fondo ghiaioso sufficiente a lavare Hawa'i. Per fare il bagno ad un mumak di solito servono quattro uomini e spazzole speciali ma, a giudicare dagli strilli felici che Hawa'i faceva, gli sforzi solitari di Khusrau con uno straccio ruvido su di un lungo palo erano più che accettabili. Mentre Hawa'i si asciugava, sonnecchiando al sole, Khusrau si dedicò al rammendo e all'abbellimento di quel che restava delle bardature del mumak. Erano, dopotutto, alla ricerca di un lavoro adesso, e dovevano cercare di essere presentabili, disse al suo compagno. Hawa'i sbuffò e guardò malinconicamente una chiazza polverosa appena a valle, pensando ad una cavalcata davvero comoda, ma si placò dopo uno sguardo severo del suo cavalcatore.



Due giorni dopo si imbatterono in un sentiero che conduceva attraverso i boschi, il primo segno di uomini che vedevano dalle vecchie strade molto più a nord. Khusrau lo osservò e pescò una moneta dalla borsa che teneva alla cintura.

“Testa andiamo a destra, croce andiamo a sinistra” disse alle orecchie contratte di Hawa'i, e la lanciò. La moneta atterrò con la testa del Grande Re che lo fissava feroce, per cui Khusrau fece svoltare Hawa'i a destra. Seguirono il sentiero man mano che si snodava e dopo un po' si trovarono su una collina che s'affacciava su un'ampia distesa di paese fino ad uno scintillio lontano che Khusrau indovinò essere il fiume Anduin. Un'irregolarità nello schema della foresta tradiva la presenza di un villaggio, laggiù, e, più a portata di mano, un ritmico tum di asce parlava di persone al lavoro nella foresta. Da qualche parte fuori dalla visuale un albero cadde con uno schiocco e uno schianto. La proboscide e le orecchie di Hawa'i si contraevano affaccendate, mostrando il suo interesse per quei nuovi suoni ed odori.



Proprio davanti a loro un uomo si precipitò fuori dalla foresta, guardando da ambo i lati della pista... e guardando di nuovo, stralunato. Poi corse verso Khusrau ed Hawa'i, gridando. L'uomo parlava solo il più stentato dialetto commerciale, ma fu in grado di spiegare che c'era stato un incidente, che qualcuno era rimasto intrappolato sotto un albero caduto, e chi poteva aiutarli? Khusrau penzolò giù dalla corda per la discesa dicendo che sì, potevano farlo, e seguì l'uomo con Hawa'i alle calcagna. In una strada poco distante dal sentiero, un buon numero di alberi erano caduti. La maggior parte giacevano pronti ad essere spostati con pile ordinate di tronconi di rami lì vicino, ma uno, l'ultimo, era caduto sul lato sbagliato, schiantandosi su un carro leggero a due ruote, ed un uomo non era riuscito a spostarsi dalla sua traiettoria in tempo. Era immobilizzato, ma i rottami del carro puntellavano l'albero e spingevano la maggior parte del peso su di lui. Schiocchi e schianti dicevano che non sarebbe durato a lungo, ed un buon numero di persone stavano lavorando freneticamente per poter piazzare puntelli più solidi. Si voltarono con grida di sorpresa quando il messaggero, Khusrau e Hawa'i apparvero.

“Quella bestia può spostare l'albero?” domandò l'uomo più anziano in carica.

“Sì” rispose Khusrau concisamente “Per favore, di' alla tua gente di allontanarsi dalla strada, buonuomo”

A questa sua esortazione, essi si sparsero e Khusrau fece un cenno ad Hawa'i. Proprio com'era stato abituato a fare, il mumak afferrò l'albero con la proboscide e le zanne e lo strinse, mentre Khusrau controllava la sua lunghezza ed il suo punto di equilibrio. Poi, al comando del suo cavalcatore, Hawa'i sollevò l'albero e lo spinse da una delle sue estremità, in modo che girasse su sé stesso sull'estremità opposta e che roteasse del tutto lontano dall'uomo intrappolato. La gente del posto sciamò attorno a lui mentre Khusrau ed Hawa'i si assicuravano che l'albero fosse posto al sicuro, lontano dalla strada, e lo adagiavano al suolo.

“Grazie, è stato ben fatto!” disse l'uomo al comando “L'uomo che era intrappolato è mio cognato. Se fosse stato ferito gravemente non avrei mai potuto risolvere la faccenda”. Verrai con noi, devi rimanere con noi stanotte”

“Sarò lieto di farlo” disse Khusrau “Non ero sicuro di dove riposare questa notte”

L'altro uomo lo guardò pensieroso “Sei alla ricerca di un posto?”

“Potrebbe essere” rispose Khusrau.

“Mm-hmm. Ne parleremo ancora, penso”



Fecero la loro strada in discesa fino al villaggio. Khusrau e l'uomo camminavano nella retrovia del gruppo ed Hawa'i ambiava dietro di loro. I due uomini spesero gran parte del loro viaggio in una profonda discussione. L'uomo che si era rivelato il capo nel bosco era anche il capo villaggio, un luogo piccolo ma prospero che tecnicamente apparteneva a Gondor. Non pagavano le tasse da molti anni ma commerciavano ancora coi pescatori del fiume e con la gente di città più in là. Una delle cose che trafficavano di più era il legname, per il quale vi era sempre un mercato pronto a Gondor. Avrebbero potuto vendere molto più di quanto già non facessero, ma era difficile ottenere alberi al di fuori dalle ripide colline spioventi ed il capo era abbastanza saggio da avere paura di tagliare troppo quando non c'erano nel villaggio persone esperte nella gestione del bosco. I famigliari di Khusrau erano guardaboschi, non semplici taglialegna ma proprietari di terre e mercanti di legname, e lui era stato un operaio qualificato nell'azienda di famiglia, prima di essere coscritto nell'esercito. Era inoltre l'effettivo proprietario di Hawa'i, un mumak addestrato che sarebbe stato di grande aiuto in qualsiasi lavoro nella foresta. I mumakil non erano cose sconosciute o giù di lì: il capo fece capire che se ne sarebbero potuti ottenere altri nel caso in cui ce ne fosse stata la necessità. Avendo stabilito che avevano qualcosa da offrirsi l'un l'altro, Khusrau e il capo scesero a mercanteggiare le altre condizioni.



Più tardi, nel pomeriggio di quel giorno, Khusrau uscì dalla casa del capo e girò attorno alla stalla per controllare che Hawa'i fosse ben sistemata per la notte, sentendosi abbastanza contento nei confronti del mondo. Le condizioni d'impiego che aveva negoziato per sé e per Hawa'i erano buone, persino generose. Nessuno del suo esercito avrebbe potuto scoprire che erano sopravvissuti, tanto meno dov'erano ora. Ultimo, ma ben lontano dall'ultimo, il villaggio sembrava un posto piacevole. Era ordinato e pulito, ma non in modo esagerato, la gente era allegra e ben nutrita, i loro animali ben curati. C'era anche un buon numero di ragazze carine: c'era una ragazza a cena con capelli corvini e il sorriso più delizioso...



Khusrau girò attorno alla fine del fienile e vide Hawa'i che sonnecchiava su un mucchio di fieno, rami freschi recisi e frutta. Lo stomaco del mumak brontolava contento. Hawa'i respirò rumorosamente ed aprì un occhio, fiutando Khusrau. Lo raggiunse con la sua proboscide e carezzò le spalle del suo guidatore.



“Come stai, vecchio mio?” disse Khusrau dolcemente, grattando la proboscide indagatrice, Hawa'i gorgogliò, sembrando più che mezzo addormentato. Era ben nutrito e felice, lo ringraziava. Khusrau controllò il pasto ed il barile d'acqua, diede una pacca ad Hawa'i e se ne andò, chiudendo il cancello dietro di lui. La recinzione non avrebbe mai potuto trattenere il mumak se lui avesse desiderato andarsene, ma Hawa'i era abbastanza ben addestrato da rispettare i confini che il suo guidatore gli aveva spiegato. Sarebbe stato lì la mattina. Khusrau sbadigliò e decise di chiedere il letto che gli era stato promesso. Avevano trovato un porto sicuro quantomeno per un po' – sperava fosse per un bel po' – e c'era quella ragazza...



Quando qualcuno nella nuova amministrazione di Elessar scoprì che il villaggio apparteneva a Gondor e decise d'investigare, il capo non si curò di menzionare da dove provenisse il suo genero, o semplicemente perché il commercio del legname – e le rose di sua moglie – andavano così bene in quei giorni.



Alla fine qualcuno lo scoprì, ma questa è un'altra storia per un altro giorno.



[traduzione autorizzata di Adriano Bernasconi del racconto apparso in inglese sulal rivista “Nigglings”]