I Vizi Capitali dei figli di Fëanor


di Vincenzo Gatti




Le principali tappe che porteranno all'approdo del Silmarillion definitivo sono: I racconti ritrovati, I racconti perduti, l'Earliest Silmarillion (1926-1930) e il Quenta, contenuti in The Shaping of the Middle-Eart (quarto volume della History of Middle-Earth), e il Quenta Silmarillion (lasciato incompiuto intorno al 1937) in The Lost Road and other Writings (quinto volume della History of Middle-Earth).

Come molti altri personaggi che poi diverranno importanti nel Silmarillion definitivo, tra cui Fingolfin e Fingon suo primogenito, i figli di Fëanor non appaiono inizialmente nella mitologia tolkeniana: un riferimento si trova ne I racconti ritrovati, a proposito di scorte di cristalli e vetri delicati di Fëanor e figli1. Lo stesso Fëanor, del resto, non ha il ruolo di primo piano che assumerà in seguito (come elfo volitivo, valoroso, intelligentissimo, creativo, ma superbo, arrogante ed avventato): non è figlio di Finwë re dei Noldor, ma di un oscuro Bruithwir2 figlio di Maidros3 (ecco che si presenta il nome del primogenito di Fëanor).

I sette figli di Fëanor e di Nerdanel, figlia del grande fabbro Mahtan4 sono Maedhros l'alto, Maglor il cantore, Celegorm il chiaro (di cui si dice nel Quenta Silmarillion lasciato incompiuto che era amico del Vala Oromë5), Curifin il destro, fabbro che ha ereditato parte dell'abilità paterna, Caranthir lo scuro, Amrod ed Amras6, prima chiamati Damrod e Díriel7.

I sette fratelli sono sempre unanimi nel sostenere le decisioni del genitore. Quando Fëanor giura per il nome dell'unico Dio Iluvatar di perseguitare chiunque si impadronisca dei Silmaril, persino un Vala (una Potenza, e tra le Potenze è annoverato Melkor), "i suoi sette figli balzarono (corsivo mio) subito pronti al suo fianco"8. Durante la prima strage di elfi perpetrata da altri elfi, cioè l'uccisione di numerosi Teleri per utilizzare le loro navi onde raggiungere la Terra di Mezzo (fratricidio di Alqualondë), i figli di Fëanor non si oppongono al feroce genitore, che ordina d'impadronirsi delle navi. Maglor, prima di scomparire, comporrà poi il Noldolandtë (La caduta dei Noldor) dove è anche narrato ampiamente il fratricidio di Alqualondë9. Il solo Maedhros, dopo l'approdo alla Terra di Mezzo delle schiere di suo padre, mentre quelle di Fingolfin e Finrod figlio di Finarfin sono rimaste indietro, chiede al padre: "E ora quali navi e quali rematori intendi destinare al ritorno, e chi porteranno per primo di qua? Fingon il valoroso?"10. Il padre, indifferente, fa bruciare le navi lasciando gli alleati ad "Araman, a perire o a tornare pieni di vergogna in Valinor". Il solo Maedhros si tira da parte di fronte a questo gesto insensato11.

Bisogna ricordare che il fratricidio di Alqualondë, voluto da Fëanor e certo non impedito dai suoi figli, porta il Vala Mandos a pronunciare la sua celebre Sorte (non maledizione, ma profezia), prevedendo per i Noldor un destino di guerre e un'infausta fine per tutto ciò che intraprendano12, mentre l'incendio delle navi fa sì che le schiere più numerose di Fingolfin diventino temporaneamente ostili a quelle di Fëanor, provocando un grandissimo indebolimento dei Noldor. È anche inevitabile osservare che con l'incendio delle navi inizia ad aver compimento la profezia di Mandos, ma i Valar non condizionano gli eventi, perché nessuno costringe Fëanor a bruciare le navi ostacolando i seguaci di Fingolfin che ha voluto per compagni nella sua fuga dal Reame dei Valar. Il sovrano agisce solo per superbia, arroganza e crudeltà, più nocivi all'uomo di ogni maledizione.

Maedhros, come primogenito di Fëanor, alla morte di Finwë e poi di suo padre, avrebbe avuto titolo per regnare su tutti i Noldor nella Terra di Mezzo (re dei Noldor rimasti fedeli ai Valar è ovviamente Finarfin, terzogenito di Finwë), ma, catturato a tradimento da Melkor13 e liberato da Fingon il valoroso, suo grande amico e primogenito di Fingolfin14, rinuncia al suo diritto a favore di Fingolfin, più anziano e più amato ("Perché nessun rancore resti tra noi, signore, il regno spetti per diritto a te, erede più anziano della casa di Finwë e non certo il minore in saggezza")15: così si realizza un altro evento della Sorte di Mandos, e i figli di Fëanor diventano gli spodestati16, sebbene non tutti i fratelli di Maedhros siano d'accordo in cuor loro a rinunciare al primato17.

In seguito alla cattura da parte di Melkor, che lo incatena per un braccio alla parete di un precipizio sopra Thangorodrim (i "Monti della tirannia" eretti da Melkor stesso), Maedhros perde la mano destra: Fingon, infatti, per liberarlo, gliela taglia onde farlo scivolare fuori dal ceppo18. Questi, allora, impara a maneggiare la spada con la mano sinistra, acquisendo una mortifera abilità.

Angrod, figlio di Finarfin, dopo la riconciliazione con Fingolfin, si reca come ambasciatore di Finrod da Thingol, che si considera re del Beleriand, cioè di tutte le aree occidentali della Terra di Mezzo, ed ottiene per i Noldor il permesso di abitate le regioni del Dorthonion e le terre vuote e selvagge a est del Doriath (quello che è il vero e proprio regno di Thingol), suscitando l'ira di Caranthir (è evidente il peccato capitale che caratterizza il personaggio). Scrive Tolkien: "Ma Caranthir, che non amava i figli di Finarfin ed era, dei fratelli, il più avventato e il più pronto all'ira, gridò con voce tonante: 'Un momento! Non possiamo permettere che i figli di Finarfin vadano e vengano a cianciare con codesto Elfo Scuro nelle sue grotte! Chi li ha autorizzati a trattare con lui per conto nostro? E benché siano riusciti a giungere nel Beleriand, non dimentichino così presto che il loro padre è un signore dei Noldor, ancorché la loro madre sia di altra schiatta'."19

Il discorso di Caranthir denota:

Sembra quasi che a Caranthir dia fastidio che i figli di Finarfin siano giunti del Beleriand. Del resto, anche le sue parole arrecano fastidio ai Noldor: Angrod abbandona il concilio, la maggior parte dei Noldor ha il cuore turbato "poiché temono lo spirito selvaggio dei figli di Fëanor"21. Maedhros, come spesso accadrà, si barcamena, rimbrotta Caranthir e placa i fratelli, ma non cerca di rendere sereni i rapporti con gli altri signori elfici.

Bisogna dare atto ai figli di Fëanor che la viglanza di Maedhros è ben nota a Melkor22, che si scelgono territori esposti ad attacchi nemici a nord est del Beleriand, significativamente lontani da Valinor e vicini a Melkor, il nemico da sorvegliare23 e accolgono tutti quanti vogliano unirsi ad essi24.

Caranthir, dopo la pessima presa di posizione a danno dei figli di Finarfin, dà prova ulteriore della sua superbia e del suo ingiustificato senso di superiorità, quando s'imbatte nei Nani ed è incapace di celare il disprezzo per la loro bruttezza25. Ciononostante il suo popolo e quello dei Nani si alleano per odio di Melkor e ne traggono grande profitto. Caranthir accumula grandi ricchezze26. Lo si può considerare anche avaro?

Maedrhos e Maglor, coadiuvati da Fingolfin, sono protagonisti della Battaglia Gloriosa, grazie alla quale un esercito di Melkor è sterminato davanti alle porte di Angband27.

Tra gli accidiosi, non in quanto lenti a pentirsi per il male commesso (quello sarebbe il caso di Maedhros), ma in quanto restii anche a combattere, vi sono sicuramente Amrod ed Amras, che vivevano nel Beleriand sud-orientale "e di rado si spingevano a settentrione mentre fu in corso l'Assedio"28.

Angrod figlio di Finarfin, memore sia del massacro di Alqualondë sia della Sorte di Mandos, rivela a Thingol questi fatti, per difendere Finrod che, per nobiltà d’animo, non ribatte alle accuse del re del Doriath, che proprio a lui rinfaccia le cattive azioni commesse dai Noldor29. Thingol, singolarmente, impedisce a tutti i suoi sudditi di usare la lingua dei Noldor, che almeno linguisticamente rischiano di scomparire30. Il suo atteggiamento nei confronti dei figli di Fëanor si fa pieno di rancore e diffidenza. Del resto, già prima del colloquio chiarificatore con i figli di Finarfin, aveva confidato a Melian sua moglie di aver udito ben poco che gli piacesse dei figli di Fëanor31.

Aredhel, sorella di Turgon e Fingon, è molto amica dei figli di Fëanor32, ma andare in cerca di questi le provoca sventura: è rapita dall'elfo scuro Eöl che la prende in moglie e le impedisce di lasciare i suoi territori33. Aredhel fugge con suo figlio Maeglin ed è inseguita da Eöl che si imbatte in Curufin, pieno di superbia e di ostilità, che lo tratta con disprezzo concludendo: "Hai la mia licenza [di andar via] ma non il mio affetto. Quanto prima te ne andrai dalla mia terra, tanto più lieto ne sarò"34. Ben diversa è l'accoglienza che fa Turgon a quest'elfo scuro, che pure osa violare le difese di Gondolin: sapendo che è marito della sua amata sorella, lo tratta onorevolmente35. Se, in maniera offensiva per Turgon, confrontiamo il suo comportamento con quello di Curufin, ci accorgiamo che ai figli di Fëanor non difetta solo la bontà d'animo, ma anche l'educazione. Amrod ed Amras, comunque, hanno il buonsenso di accogliere nei loro domini i primi uomini giunti in occidente, i seguaci di Bëor avo di Beren36, mentre Caranthir presta scarsa attenzione agli uomini Haladin37.

Con la Battaglia della Fiamma Improvvisa, che pone fine all'assedio di Angband, molti regni dei figli di Fëanor cadono. In particolare, per la sventura del Nargothrond, Celegorm e Curufin diventano ospiti del suo sovrano Finrod38. Lì diventano antagonisti sia di Finrod (e quindi traditori degli ospiti) sia di Beren (mentre nell'Earliest Silmarillion Celegorm è amico di Barahir, padre di Beren39 e domina il Nargothrond o comunque ha molto potere in esso40), che chiede l'aiuto del nobile sovrano per conquistare un Silmaril, come gli è stato imposto da Thingol. Catturano Luthien, l'amata di Beren, e la rimandano da Thingol, riescono a far detronizzare Felagund per avidità di dominio e volontà di usurpare il suo legittimo potere41, attaccano a tradimento Beren. Due scene in particolare emozionano: la prima è quella in cui Finrod, obbligato dal sacro vincolo della riconoscenza, decide di aiutare Beren (il cui padre gli aveva salvato la vita) nella cerca del Silmaril. Celegorm e Curufin, indignati che qualcuno voglia impossessarsi del sacro gioiello (ma perché non organizzavano loro una spedizione?), sobillano contro Finrod il Fedele il suo stesso popolo.

Il momento in cui il re getta a terra la corona, perché il suo popolo si oppone ad aiutare Beren, è quasi staziante, mentre nobile è la reazione di Edrahil, suo fido, che impedisce il passaggio dei poteri ai due figli di Fëanor ed esige che sia re Orodreth, fratello di Finrod42. All'annuncio della morte di Finrod, Curufin e Celegorm, che precedentemente avevano trovato Luthien e l'avevano trattenuta perché Celegorn voleva sposarla (nel Quenta è Curufin ad innamorarsi di lei)43, obbligando Thingol a concedergli la sua mano44, sono scacciati45. S'imbattono proprio in Beren e Luthien, liberata da Huan, capitano dei cani, proveniente da Valinor e già appartenuto al Vala Oromë, ma ormai proprietà di Celegorm. Celegorm tenta di affrontare Beren (affranto per la morte dell'amico Finrod) mentre Curufin rapisce Luthien. Ma Beren non è un uomo comune né un elfo pensoso e dotato di autocontrollo come Finrod o Fingolfin: col suo leggendario salto supera Celegorm e prende a strozzare Curufin, per il quale intercede Luthien. A Curufin Beren toglie anche il coltello Angrist, forgiato da Nathan suocero di Fëanor (è curioso notare che nel Quenta esso è forgiato dai Nani46) e capace di tagliare il ferro (esso servirà proprio a svellere il Silmaril dalla corona di Melkor)47. Come se non bastasse, Celegorn cerca di colpire Beren ma Huan, ribellandosi al padrone gli balza addosso, mentre Curufin successivamente cerca di colpire Luthien (una donna!) a tradimento dopo che Beren gli ha concesso mercé. Sono tali la vigliaccheria e la stolida malvagità di questi due figli di Fëanor che persino Celembribor, figlio di Curufin, si rivolta contro il padre con tutto il suo popolo, quando è scacciato dal Nargothrond e neanche Celegorm è seguito dalla sua gente48.

Con l'impresa di Beren, Thingol riesce ad ottenere un Silmaril nonostante il giuramento dei figli di Fëanor, ma esso e la collana dei Nani suscitano la cupidigia dei Nani, appunto, che uccidono il re del Doriath. Beren lo vendica ed il Silmaril splende al collo di Luthien, accelerandone però la morte "poiché la fiamma di Luthien che se ne ornava era troppo rilucente per contrade mortali"49. Maedhros e i suoi fratelli, quando avevano scoperto che il Silmaril era realmente in mano a Thingol, già gli avevano mandato un'ambasceria ingiungendogli di consegnarlo, ma questi si era opposto nonostante i consigli di Melian, consapevole che sul gioiello gravava la Sorte di Mandos. Quando poi esso passa a Dior, figlio di Beren, che precedentemente aveva ereditato anche la signoria sul Doriath, i figli di Fëanor scatenano contro di lui e contro il suo popolo una guerra fratricida. Dior muore, ma muoiono anche Celegorm (proprio per mano di Dior, che così vendica le sofferenze dei genitori a causa sua), Curufin e Caranthir. Nell'Earliest Silmarillion solo Maglor sopravvive alla lotta contro Dior50, mentre ne I racconti perduti Tolkien aveva immaginato che fosse ucciso insieme a Celegorm e Crantor (precedente nome di Caranthir)51. I crudeli servi di Celegorm, certo per restare all'altezza del padrone, abbandonano i figlioletti di Dior a morire di fame nella foresta, ma Elwing, anch'ella figlia di Dior, fugge col Silmaril e con fedeli servitori52. Così il Doriath è distrutto per mano di altri elfi, ma la sorte di Mandos immancabilmente si avvera e il Silmaril non va agli eredi di Fëanor, la cui opera crudele è vanificata.

Alla caduta di Gondolin, ultima grande roccaforte dei Noldor, i superstiti si uniscono al popolo di Elwing e di Cirdan il carpentiere, ed Elwing, erede di Beren e di Luthien, e quindi della Maya (divinità inferiore ai Valar) Melian e di Thingol, sposa Eärendil, a sua volta erede dell'uomo Tuor e di Idril, figlia di Turgon re di Gondolin53. "Il forte marinaio celebrato nei canti" ha l'alta missione di pregare i Valar per la salvezza di elfi ed uomini, quindi prende il mare e supera tutti gli inganni disseminati dalle Potenze fino a giungere al loro reame celato. Intanto, i quattro superstiti figli di Fëanor attaccano senza pietà il popolo di Elwing e lo sterminano. Muoiono Amrod ed Amras, Elwing, come prima nel Doriath, fugge col Silmaril e, mutata in uccello marino, raggiunge suo marito. Si dice anzi che proprio grazie alla santa gemma Eärendil abbia raggiunto Valinor.

I Vala trasformano Eärandel con la sua nave e il Silmaril in una stella (assistiamo a un catasterismo, molto frequente nella letteratura classica) e decidono di muovere guerra a Melkor, recuperando così gli altri due Silmarilli. Seppure a malincuore Maedhros e Maglor li rubano, trucidando i loro custodi54. Essi giungono a quest'atto sacrilego in base a questi presupposti, dai quali si sente vincolato soprattutto Maedhros (Maglor non vorrebbe fare più alcun folle tentativo, ma bisogna notare che invece nel Quenta i ruoli dei due fratelli erano ribaltati55):

  1. I due fratelli potrebbero non ricevere il perdono dei Valar né ottenere i gioielli che reputano loro;

  2. Sarebbero condannati a spaventosa sorte se disubbidissero alle Potenze nel loro regno, rubando i gioielli, quindi tanto vale agire subito;

  3. Dato che hanno giurato per il nome di Iluvatar, Manwë e la sua sposa Varda non possono scioglierli dal giuramento.

Il Silmaril di Maedhors gli brucia l'unica mano ed egli si getta nell'abisso. Maglor getta in mare il suo, ugualmente tormentato dal dolore, ma non torna più tra gli elfi. Il fatto che i sacri gioielli provochino sofferenze intollerabili ai loro padroni come a Melkor è la conferma lampante che essi non sono degni di possedere l'opera di loro padre56.

Maedhros può essere accusato di accidia, intesa come lentezza nel pentirsi. Visto che si dà la morte, potrebbe subire anche l'umiliazione di chiedere perdono ai Valar, chiedere un Silmaril e poi cederlo spontaneamente. Non a caso, prima del Silmarillion definitivo, Tolkien aveva studiato altre soluzioni. Nell'Earlest Silarillion Maidros e Maglor si sottomettono, poi Maglor ruba il Silmaril, che lo brucia. Comprendendo che non ha diritto a possedere il gioiello, si getta in un abisso57, cioè va incontro alla sorte che nel Silarillion definitivo sarà di Maedhros. Maidros, invece, dopo l'ultima battaglia che culmina con la morte di Melkor (di essa non resta traccia nelle opere definitive di Tolkien), rompe i Silmaril per ridar vita ai due sacri alberi di Valinor, dalla cui luce i Silmaril erano alimentati58. Bisogna notare che in questa versione il Silmaril gettato in mare è quello di Elwing (non quello di Maglor, che cade nell'abisso, cioè è restituito alla terra), che non ritorna nelle mani di Eärendil, ma gli è restituito da Maidros quando i tre gioielli vengono recuperati dai Valar59. Tra l'altro, proprio grazie ad esso e alla nave volante Vingilot, Eärendil ritrova la sposa, mentre nella versione definitiva è Elwing che, mutata in uccello marino, trova Vingilot e suo marito.



Conclusioni

I figli di Fëanor, pur essendo i più accaniti avversari di Melkor, finiscono coll'assomigliargli, per l'assoluta gratuità con cui commettono il male: attaccare gli altri elfi (specie quelli legati ai Teleri), tentare di uccidere le donne (Luthien), disperdere i bambini (i figli di Dior e nipoti di Luthien). Tolkien non ha pietà nel narrare la loro fine, ma con grande rigore morale non si dilunga neppure su particolari raccapriccianti (che farebbero pensare alla punizione del cattivo nelle fiabe): c'informa solo che Curufin, Caranthir, Celegorm, Amorod ed Amras muoiono, ma senza aggiungere alcuna considerazione, come se non li ritenesse neppure degni di questo. È lampante la differenza rispetto alle fini eroiche di Fingolfin, Finrod, Fingon, Turgon, che sono coinvolti in una guerra in cui in fondo credono ben poco, ma operano con alacrità e nobiltà d'animo. Nessuno dei figli di Fëanor sfida Melkor come fa Fingolfin. Nessuno muore per un amico umano come Finrod. Nessuno salva un amico o affronta un drago o perisce contro le forze soverchianti dell’oscuro signore come Fingon. Il monito severo di Tolkien è che anche i più strenui avversari del male possono finire con l'assomigliargli, se agiscono per superbia ed egoismo e non per amore del prossimo.



1 J. R. R. Tolkien, Racconti ritrovati, Bompiani, 2000, p. 232.

2 J. R. R. Tolkien, Racconti ritrovati… cit., p. 173.

3 J. R. R. Tolkien, Racconti ritrovati…, cit., p. 175.

4 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion, Rusconi, Milano, p. 73.

5 J. R. R. Tolkien, The lost Road and other Writngs, HarperCollins, 2002, p. 223.

6 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 97.

7 J. R. R. Tollien, The Shaping of Middle-Earth, HarperCollins, 2002, p. 15.

8 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 97.

9 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit. 102.

10 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit. p. 105.

11 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit. p. 106.

12 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 103.

13 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 130.

14 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit, p. 132.

15 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 133.

16 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 103.

17 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 133.

18 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 133.

19 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 135.

20 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 58.

21 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 135.

22 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 140.

23 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 135.

24 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 135.

25 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 135.

26 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 135.

27 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 139.

28 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 150.

29 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 157.

30 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 158.

31 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 156.

32 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 161.

33 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 163.

34 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 166.

35 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 168.

36 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 174.

37 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 175.

38 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 188.

39 J. R. R. Tollien, The Shaping of Middle-Earth... cit., p. 24.

40 J. R. R. Tollien, The Shaping of Middle-Earth... cit., p. 26.

41 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 210.

42 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 211.

43 J. R. R. Tollien, The Shaping of Middle-Earth... cit., p. 110.

44 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 214.

45 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 218.

46 J. R. R. Tollien, The Shaping of Middle-Earth... cit., p. 112.

47 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 220.

48 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 219.

49 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 297.

50 J. R. R. Tollien, The Shaping of Middle-Earth... cit., p. 33.

51 J. R. R. Tolkien, Racconti Perduti, Bompiani, Milano 2000, p. 296.

52 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 298.

53 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 309.

54 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 319.

55 J. R. R. Tollien, The Shaping of Middle-Earth... cit., p. 158.

56 J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion..., cit., p. 319..

57 J. R. R. Tolkien, The Shaping of the Middle-Earth…, cit. p. 39.

58 J. R. R. Tolkien, The Shaping of the Middle-Earth…, cit. p. 40.

59 J. R. R. Tolkien, The Shaping of the Middle-Earth…, cit. p. 38.