Mathom


di Riccardo Moretti


La disfida delle “vignette”


Nel nostro precedente appuntamento su queste pagine si era segnalata la preoccupante assenza di nuove uscite di miniature del Gioco di battaglie del Signore degli Anelli nel catalogo Games Workshop, e il nostro “grido di dolore” voleva costituire una sorta di richiamo all’ordine per il colosso inglese; colosso che, innegabilmente, ha risposto da par suo, fornendoci materiale per questo nuovo articolo e non solo. Inoltre, al momento non ci è ancora dato di sapere se G.W. si aggiudicherà anche i diritti sui due film de Lo Hobbit, ma, se ciò dovesse verificarsi, il futuro prossimo potrebbe essere foriero di succulente novità…

Per il momento torniamo a ciò che è già in produzione, cominciando col dire che le miniature che prenderemo in considerazione portano avanti la sfida sul terreno più tradizionalmente attribuito a Mithril, quello delle “vignette”, ossia di quei piccoli diorami che comprendono più figurini, posti su un’unica base di dimensioni atte a contenerli tutti.

Di tale genere è “La morte di Gothmog”, una bella scena ambientata sui campi del Pelennor che ha per protagonista Aragorn, fiancheggiato da Gimli, nell’atto di infliggere il colpo mortale al luogotenente di Minas Morgul che stava per infierire sul corpo di Eowyn, distesa a terra ferita dopo lo scontro con il Signore dei Nazgùl. Veramente notevole per la scultura e la plasticità delle pose dei personaggi raffigurati è la rappresentazione di questo episodio che, però, non ci sembra trovare riscontri nel romanzo tolkieniano… (siamo quindi al paradosso di un episodio di fantasia riferito ad un’opera da molti definita “fantasy”?!?). In definitiva, il nostro giudizio su questa scenetta risente di questa più che evidente mancanza di rigore filologico; quindi, voto 8,5 per le miniature e voto 2,5 per la fedeltà al romanzo…

Non è peraltro descritto nel libro de Il Signore degli Anelli neppure un altro figurino (di dimensioni generose e composto di varie parti da assemblare) presentato recentemente da Games Workshop: si tratta della “Grande Bestia di Gorgoroth”, un enorme pachiderma con un grande corno in mezzo alla massiccia testa, capace di contenere una decina di miniature di orchetti nella grossa piattaforma che porta sulla schiena. La Bestia, montata sulla sua basetta ovale ed opportunamente dipinta, costituisce un oggetto di sicuro effetto ed è identica a quelle che trainano l’ariete Grond nelle scene dell’assedio a Minas Tirith presenti nel terzo lungometraggio della trilogia di Peter Jackson, benché, come già evidenziato, su di esse non siano stati forniti dettagli da Tolkien, che parla solo di “grosse bestie”.



Alle notevoli “emissioni” di Games Workshop (anche se non sempre fedeli alla narrazione…), Mithril risponde colpo su colpo e, naturalmente, sullo stesso terreno; ecco allora la vignetta “Beregond fighting troll at the Black Gate”(MS574), che raffigura una scena dello scontro finale dinanzi alle porte di Mordor nella quale è stato scelto come protagonista Beregond: la Guardia della Cittadella, distintasi per avere salvato Faramir dalla follia del padre, affronta un grosso Vagabondo di Gorgoroth che, armato di scudo e martello da guerra, ha già abbattuto due soldati di Gondor, e si sta avventando su un terzo; dietro a Beregond, pronto, nel suo “piccolo”, a dargli man forte, ecco Pipino, anch’egli vestito come una guardia di Minas Tirith.

Non fosse altro che per “par condicio”, va precisato che anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un episodio non propriamente narrato nel romanzo, anche se è certa la partecipazione di Beregond alla battaglia del Nero Cancello…





Menzione d'onore

La conclusione di questa puntata della nostra rubrica spetta ancora a Mithril, con la vignetta intitolata “The passing of Elessar”(MS578), alla quale era impossibile non assegnare la Menzione d'onore.

La morte di Aragorn viene raccontata da Tolkien nella prima appendice al Signore degli Anelli, e da quella struggente narrazione ha sicuramente preso spunto lo scultore del marchio irlandese per dar vita ad un diorama in cui il Sovrano di Gondor ed Arnor giace con ai suoi piedi la corona del regno, sorvegliato da due Guardie della Cittadella, mentre la sua Regina ed il figlio Eldarion ne osservano in raccoglimento la serena maestosità:

"Allora in lui si rivelò una grande bellezza, e tutti coloro che vennero a guardarlo l’osservarono con meraviglia, perché videro che la grazia della sua gioventù, il coraggio della virilità e la saggezza e maestà della vecchiaia erano fusi in uno. Egli giacque a lungo là, immagine dello splendore dei Re degli Uomini immersa nella gloria raggiante precedente al crollo del mondo."