Bosco Atro (parte 9)

Analisi e anticipazioni sul nuovo progetto cinematografico tolkieniano

LO HOBBIT parte 2 (…e 3!)

A cura di Filippo “Jedifil” Rossi


Con contributi di Lorenzo “Saebi” Pedretti e Fabrizio “Zen” Casu – tratto dalla rubrica “Bosco Atro” in LIVING FORCE Magazine, rivista trimestrale pubblicata dal fan club YAVIN 4 (www.yavinquattro.net)

Riportiamo su Endòre il meglio della rubrica di LIVING FORCE Magazine (Premio Italia 2013 come Miglior fanzine italiana di Fantascienza) “Bosco Atro”, dal 2008 dedicata all’evento Hobbit. Si tratta del triplo prequel dell’epocale trilogia filmica de “Il Signore degli Anelli” creata dal cineasta neozelandese Peter Jackson, che fin dal 1997 fermò il mondo cinematografico; e in seguito, dal dicembre 2001 al dicembre 2003, riuscì a portare John Ronald Reuel Tolkien nelle sale, rivoluzionò il Fantasy sul grande schermo e segnò la passione di tantissimi fans.

Oggi si ripete e si chiude quella titanica, indimenticabile esperienza della cine-saga tolkieniana girata per vari anni in Nuova Zelanda. PJ è il regista, lo scrittore e il produttore esecutivo di tre film sequenziali anteriori alla trilogia, ispirati al romanzo d’esordio di Tolkien: “Lo Hobbit” (1937). Lo staff creativo Weta è lo stesso, pluripremiato, della vecchia impresa dell’Unico Anello.

Dicembre 2012, dicembre 2013, dicembre 2014… sono queste le date uscita dei tre film (il primo nel decennale de Le Due Torri, il secondo nel decennale del Ritorno del Re). Svariati problemi produttivi hanno perseguitato la produzione, tra l’altro portando anche alla rinuncia del regista prescelto, il grande messicano Guillermo del Toro – rimasto comunque alla scrittura dei tre film. Nell’estate 2012, pochi mesi prima del debutto del film 1 “Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato”, PJ ha annunciato che gli iniziali due film erano diventati tre “per completare al meglio la trasposizione del vastissimo materiale di partenza”. Oggi, dopo aver visto il film 2 “Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug”, attendiamo il finale film 3 “Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate”. Per completare il cerchio dell’esalogia.

Grazie anche ai contributi del tolkieniano di YAVIN 4 Lorenzo “Saebi” Pedretti e dell’esperto Y4 Fabrizio “Zen” Casu, approfondiamo cronologicamente, trimestre per trimestre, il colossale progetto Fantasy. Dall’estate 2008, l’avvio della pre-produzione; arrivando a questo finale di 2014: l’inverno a lungo atteso in cui lo Hobbit concluderà la sua prima, grande avventura nella Terra di Mezzo; l’ultima al cinema. Addentriamoci nel BOSCO ATRO...

1/Autunno 2013 (da LF#40)

uno hobbit e l’uomo orso


di Lorenzo “Saebi” Pedretti


VERRA' IL GIORNO IN CUI ESSI PERIRANNO E IO TORNERO'!”

(BEORN SUGLI ORCHI, DAL CAPITOLO 7: “STRANI ALLOGGI”; “LO HOBBIT”)


FA LA SUA COMPARSA BEORN!

A luglio, un sito spagnolo ha pubblicato la prima immagine ufficiale di Beorn “il Mutapelle”, così chiamato perché può trasformarsi in un orso - interpretato da Mikael Persbrandt nella saga di Peter Jackson. Vediamo Beorn mentre taglia la legna: non indossa nulla se non un paio di pantaloni e ha una folta chioma ispida che lo copre dalla testa fin giù sulla schiena. L’immagine proviene dal calendario spagnolo 2014 de “Lo Hobbit”, che include anche immagini di Thorin Scudodiquercia, Bilbo Baggins, Radagast il Bruno, Gandalf il Grigio, Tauriel e Legolas.

FOCUS SUGLI ELFI

Gli Elfi Silvani, e in particolare Legolas e Tauriel, saranno i grandi protagonisti de “Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug”. C’è già molto interesse su quale sarà il ruolo di Thranduil e di suo figlio Legolas nella storia, ma il personaggio che desta più curiosità e che genera più speculazioni è quello di Tauriel. L’attrice che interpreta l’Elfa, Evangeline Lilly, ha risposto su Twitter ad alcune domande dei fans riguardo al suo personaggio. Dalle dichiarazioni emergono molti dettagli interessanti. Stando all’attrice, la cosa che distingue maggiormente Tauriel da buona parte dei personaggi maschili nel film è il suo altruismo e il senso di giustizia, il che la rende una vera eroina. Inoltre, sull’introduzione di un personaggio non presente nei romanzi di J.R.R. Tolkien, la Lilly ha scritto: “Sapevo fin dall’inizio che il personaggio avrebbe creato non poche polemiche, ma mi fidavo di Peter fin dal primo minuto. Non mi ha delusa né come attrice né come fan”. è certo che Tauriel parlerà coi Nani (ma non si sa se incontrerà o meno Thorin) e che farà parte del viaggio fino alla Battaglia dei Cinque Eserciti. Quest’ultima affermazione ha colpito particolarmente: c’è chi ipotizza che l’Elfa morirà nella colossale battaglia

SPOILER: CHE ACCADRA'?

Il magazine tedesco Cinema ha pubblicato un lungo articolo, ricco di spoiler, dedicato al secondo film della trilogia, in cui si parla di alcuni momenti chiave. Nel secondo capitolo entreremo rapidamente nel vivo, concentrandoci sul travagliatissimo attraversamento di Bosco Atro da parte di Bilbo e dei Nani, che incontreranno enormi Ragni parlanti; così come gli ostili Elfi Silvani guidati da Thranduil e Legolas. Ampio spazio verrà riservato anche a Bard, l’arciere di Esgaroth.

Ma dov’è che Jackson ha modificato la trama originale? Ne “Lo Hobbit” è presente solo un accenno al Negromante, il quale è in realtà Sauron, e s’intuisce che Gandalf è diretto al suo nascondiglio. Ne “La Desolazione di Smaug” vedremo tutto questo: Gandalf e Radagast entreranno a Dol Guldur in una scena del trailer. Inoltre, stando a quello che ha scritto Tolkien, il pallido Orco Azog non sopravvive alla Battaglia di Azanulbizar, che compare in un flashback all’inizio di “Un viaggio inaspettato”; PJ, infatti, lo ha trasformato nella nemesi di Thorin. Gli Orchi che attaccano Esgaroth e la dimora degli Elfi nel Bosco Atro sono un’invenzione del regista - come il personaggio dell’Elfa Tauriel, che serve ad aggiungere un tocco femminile in una storia “maschile”. Sicuramente Jackson aggiunge questi elementi per narrare una cronaca coerente della Terra di Mezzo, in modo da mantenere un filo conduttore tra questa trilogia e quella del Signore degli Anelli. Tuttavia, è probabile che li utilizzi per inserire un po’ di pepe nel viaggio della compagnia. Per esempio, i fans non vedono l’ora che Legolas e Gloin si incontrino, visto che quest’ultimo è il padre del Nano brontolone Gimli della trilogia dell’Unico Anello. Per non parlare delle voci che sostenevano un rapporto affettivo tra Tauriel e il Nano Kili...

Uno dei momenti fondamentali di questa nuova trilogia è la morte del Drago, ma nessuno sa ancora se Smaug morirà alla fine del secondo film; è però certo che l’immensa Battaglia dei Cinque Eserciti avrà un ruolo chiave nel terzo. Ne “Lo Hobbit: Racconto di un ritorno”, dopo la morte di Smaug per mano di Bard, i Nani si nascondono con il loro tesoro a Erebor. Thorin viene pian piano consumato dall’avidità e dalla paranoia, che lo conducono alla Battaglia finale. In questo scontro colossale gli Uomini di Esgaroth, gli Elfi del Bosco Atro e alla fine anche i Nani di Erebor e dei Colli Ferrosi affronteranno (con Gandalf, Bilbo, le Aquile e Beorn) Orchi e Warg.

SPOILER SUL FILM 2...

Alcuni dettagli sulla trama e sui personaggi de “La Desolazione di Smaug”... La compagnia arriva alla casa di Beorn poiché inseguita dallo stesso Beorn: lui non ama i Nani; ma quando scopre che stanno scappando da Azog decide di aiutarli. Beorn è l’ultimo “mutaforma” di tutta la Terra di Mezzo: la maggior parte degli appartenenti alla sua specie è stata eliminata da Azog (non presente nel libro). Beorn conferma a Gandalf le voci di una presenza maligna a Dol Guldur. Lo Stregone decide di verificare in prima persona e lascia la compagnia. Nel suo palazzo, Thranduil ordina ai suoi Elfi che non devono abbandonare la foresta né immischiarsi con le faccende delle altre razze, in primis i Nani. Quando Thorin e gli altri vengono catturati, Thranduil indovina subito che sono diretti alla Montagna Solitaria. Li lascerà andare solo in cambio di una parte dell’oro, ma Thorin rifiuta e così vengono imprigionati. Legolas non la pensa come suo padre; anche Tauriel è ai ferri corti con Thranduil e non capisce né condivide la cattura. Testarda e disobbediente agli ordini, l’Elfa non è come i suoi simili – viene lasciato intendere che le piacciono i Nani o che, quantomeno, è intrigata da essi. Come visto nel trailer, gli Elfi seguono la compagnia attraverso la foresta quando Thorin e i suoi fuggono coi barili; ma non si spingono mai fuori dagli alberi a eccezione di Tauriel e Legolas, molto protettivo nei suoi confronti. A Esgaroth è Bard in persona a scoprire i Nani nei barili dopo la loro fuga: decide di fidarsi e di condurli in città. Bard, inoltre, ha tre figli: Bain, Sigrid e Tilda (assente nel libro). A Dol Guldur, pare che Gandalf potrebbe fare qualcuna di queste cose: sbloccare un cancello; vedere cose che non sono realmente lì o che appaiono differenti da come sono; lanciare un incantesimo che crea l’illusione che ci sia più di un Gandalf o un incantesimo di protezione; capire dove mettere i piedi perché potrebbero esserci delle trappole. Infine, pare che anche Smaug sia in cerca dell’Archepietra, la gemma scoperta dei Nani e che Thorin desidera più di ogni altra cosa.

2/Inverno 2013/2014 (da LF#41)

il ritorno del re… nano


di Fabrizio “Zen” Casu

Il secondo capitolo della trilogia de “Lo Hobbit”, “La Desolazione di Smaug”, è arrivato nei cinema e ha diviso il pubblico come e più del primo capitolo, “Un viaggio inaspettato”. Chi scrive ha letto parte dello Hobbit quando era piccolo, non procedendo oltre all’arrivo dagli Elfi di Gran Burrone, e quindi la fedeltà di trasposizione non è mai stata vista come un problema.

Quando è uscito il primo film ricordo perfettamente le sensazioni che mi ha dato: superata la commozione della prima decina di minuti (un vero ritorno a casa, con Ian Holm ed Elijah Wood di nuovo nei ruoli che ce li hanno fatti conoscere e amare), è rimasto un film imperfetto e afflitto da tutta una serie di problemi, tra cui una lunghezza non necessaria. Da amante della trilogia de “Il Signore degli Anelli”, ho comprato molto volentieri le Edizioni Estese (EE) e guardo solo quelle, avendo totalmente rimosso quelle cinematografiche. Alla fine di “Un viaggio inaspettato” la mia idea era non solo che non desideravo un’EE – e infatti possiedo la sola versione cinematografica - ma che, anzi, il film avesse parti troppo lunghe che avrebbero giovato nell’essere accorciate: l’insopportabile parte con i Troll che si vogliono mangiare Bilbo e i Nani, l’arrivo e la fuga dei Nani dal regno sotterraneo dei Goblin, la parte finale sugli alberi. Peter Jackson mette il testo al servizio del suo ego e si diverte moltissimo in scene lunghe ed elaborate. Lo spettatore, costretto a vedere il procedere della storia slittare sempre più avanti in favore di una gag sul catarro e di un inseguimento infinito, si diverte un po’ meno.

La Desolazione di Smaug”, in qualche modo, riesce a evitare tutto questo. Essendo un film meno lungo del precedente riesce a uscirne senza mai annoiare e limitando le scene troppo tirate per le lunghe, escludendo, forse, la fuga con i barili dal Regno degli Elfi Silvani e la perlustrazione delle rovine da parte di Gandalf. Questo non significa, sia chiaro, che le oltre due ore di film siano in qualche modo accettabili, tutt’altro. Per la prima volta nella mia storia d’amore con la Terra di Mezzo, alla fine della proiezione, mi sono alzato pensando che avevo una certa difficoltà ad affrontare altre tre ore di film, quelle del capitolo finale della trilogia. Non tanto perché quest’ultima pellicola non faccia procedere in maniera sostanziale la storia, anzi: pur non chiudendo del tutto parti importanti di trama e pur divertendosi ad aggiungere nuovi indizi su possibili sviluppi (l’ossessione di Thorin per l’Arkengemma, per esempio) la pellicola è un viaggio sulle montagne russe dove accade di tutto e dove nuovi personaggi vengono introdotti e si giunge al nodo centrale della storia: il Regno Sotto la Montagna.

Tuttavia il pensiero di dover affrontare altre due ore e passa di film con il prossimo capitolo mi ha lasciato un senso di stanchezza e fatto pensare che se si dovevano aggiungere parti narrativamente interessanti, ma tutto sommato inutili ai fini della storia – la parte sugli Elfi Silvani su tutti – per tirare fuori tre film, allora forse due sarebbero stati più che sufficienti. Soprattutto perché se ci si fa attenzione ci si accorge come i Nani siano sotto utilizzati e che sia negato loro lo spazio per una crescita personale. Laddove ci sono personaggi (Bilbo e Thorin) che acquisiscono spessore e peso; e altri che sono immutabili a causa del loro ruolo (Gandalf), gli altri Nani hanno pochissimo spazio, eccezione fatta per Kili e la sua trama amorosa, e a parte qualche solitario sprazzo non hanno modo di acquisire spessore e tridimensionalità. Il che è un peccato perché non si innalzano mai dal ruolo stereotipato di quello che è il “ciccione”, quello che è lo “stupido”, quello che è il “guerriero rozzo” e così via.

Contemporaneamente, però, vengono introdotti nuovi personaggi e laddove alcuni sono necessari, come Bard (che, però, guadagna anche uno spazio maggiore rispetto al personaggio originale), altri sono creati di sana pianta o, semplicemente, insensatamente presenti. Se Tauriel è stata creata e inserita a forza perché ci voleva un personaggio femminile, vista la mancanza nella storia originale, ho qualche perplessità ad accettare il tempo sullo schermo che viene divorato da Legolas.

Chiariamo: l’idea di mostrarmelo com’era prima del suo arrivo al Concilio di Elrond, quando sarà un Elfo maturo e pronto a imbarcarsi in una missione rischiosissima, gomito a gomito con un Nano, mi piace. Questo “giovane” arrogante e poco incline a fraternizzare con razze da lui considerate inferiori è un bel contraltare al nobile Elfo che abbiamo imparato a conoscere nella Trilogia dell’Anello. Tuttavia Orlando Bloom è sempre sullo schermo, per tempi infiniti, in cui non ti spieghi per quale motivo si debba dargli tutto questo spazio, a meno che Jackson non gli debba dei soldi.

Tauriel è stata quella che ha fatto maggiormente discutere, ovviamente, poiché i “puristi” difficilmente possono amare quest’Elfa che appare dal nulla e diventa in un solo colpo oggetto del desiderio di Legolas e anche la prima rappresentante di amore tra Elfi e Nani. Specialmente quest’ultimo punto ha dato fastidio ai più, insofferenti soprattutto alla storia d’amore, ma la verità è che il tutto è trattato in maniera molto delicata e con molto garbo e ho apprezzato come sia qualcosa che, sebbene nata in maniera un po’ improvvisa, venga suggerita e portata avanti senza troppi clamori e patetismi.

La Desolazione è un film che vive moltissimo di rimandi alla Trilogia dell’Anello, va detto. Come l’Episodio III della Nuova Trilogia di Guerre Stellari richiamava molto della “vecchia”, ci sono molti richiami e citazioni: Legolas, ovviamente, ma anche la comparsa di un ritratto di un Gimli infante, Bilbo che dichiara di avere trovato il suo coraggio (profezia che Galadriel faceva a Pipino, al momento del commiato) e... Sauron. La sua comparsa alle rovine, il suo scontro con Gandalf e la comparsa dell’armatura vista nel flashback iniziale de “La Compagnia dell’Anello”, armatura che poi si tramuta nell’Occhio, è potentissima e mozzafiato ed è uno dei momenti di vera magia e atmosfera di una pellicola che, comunque, ne riserva diversi (prima o poi dovremo sederci un attimo e affrontare insieme la verità che al Gandalf filmico non daremmo in gestione neanche il parcheggio sotto casa, figuriamoci la salvezza della Terra di Mezzo).

Infine, Smaug. C’è molto da dire sul Drago, ma la verità è che il modo migliore per capirne la bellezza e la resa è guardarlo muoversi sullo schermo, se possibile con la voce originale di Benedict Cumberbatch. Il Signore del Regno Sotto la Montagna è luciferino, malvagio, potente e pazzo. Gioca con il cibo, divertendosi con Bilbo come il gatto con il topo, porta inquietanti verità (l’ossessione di Thorin) e, alla fine, si scuote di dosso la polvere e si solleva in volo urlando tutta la sua megalomania e potenza e annunciando morte e distruzione.

La Desolazione di Smaug” è un bel film, imperfetto e impreciso in troppe cose, ma riesce a risollevare le sorti della trilogia, dopo il mezzo passo falso del precedente, spostando il tono della storia da quello più fiabesco di film 1 a uno più maturo e cupo. Possiamo solo sperare che il terzo capitolo, vero punto debole di PJ e delle trilogie in generale, riesca a fare quel passo che gli manca per poter raggiungere l’eccellenza della Trilogia dell’Anello, dandoci una conclusione degna e indimenticabile.

3/Primavera/estate 2014 (da LF#42)

dopo “la desolazione di smaug”


di Filippo “Jedifil” Rossi

Noi guardiamo avanti. Dopo aver visto (ed essere rimasti perplessi) con tutto Y4 il nuovo filmone tolkieniano “Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug” del buon Peter Jackson, la prima cosa da dire in uno SPECIALE LF su questo film #2 è che aspettiamo l’ultimo #3, dal nuovo titolo: “Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate”. Ricapitoliamo: 12 dicembre ’12: “An Unexpected Journey”; 13 dicembre ’13: “The Desolation of Smaug”; 17 dicembre ’14: “The Battle of the Five Armies”.

La peterjacksonizzazione per il cinema della storia di J.R.R. Tolkien comincia a mostrare delle crepe... Pur incassando degli ottimi 944 milioni di dollari nel mondo, è rimasto dietro al miliardo e 17 del prequel #1. Speriamo che l’Hobbit #3 rimetta tutto a posto!

CHE CI RISERVA PJ?

L’ex-“There and Back Again” (precedente titolo basato su quello del libro fittizio di Bilbo: “Red Book of Westmarch: There and Back Again: A Hobbit’s Tale”; è in effetti il titolo alternativo dello stesso romanzo originale di Tolkien) sarà il terzo e ultimo episodio della “trilogia hobbit”, come sempre prodotto e diretto da Jackson - il creatore della storica trilogia Fantasy del Signore degli Anelli. Le riprese, soprattutto in Nuova Zelanda, sono ancora in atto, anche se per la maggior parte si sono svolte negli scorsi mesi. I protagonisti principali saranno ancora Martin Freeman come l’Hobbit titolare Bilbo Baggins, Sir Ian McKellen come lo Stregone Gandalf il Grigio, Benedict Cumberbatch come il Drago Smaug & il Negromante (alias Sauron) e Richard Armitage come Thorin Scudodiquercia. Il film inizierà con l’attacco di Smaug a Pontelagolungo (Esgaroth); continuerà con la sua sconfitta da parte degli Uomini. Poi ecco il grande scontro tra il Bianco Consiglio e il Negromante a Dol Guldur; l’enorme Battaglia dei Cinque Eserciti... e il ritorno alla Contea. Nel suo più recente video natalizio, Sir Christopher Lee ha annunciato che secondo lui il suo Saruman il Bianco avrà molto più tempo sullo schermo. Ci dovrebbe essere uno scontro tra Bain e Smaug, secondo l’Edizione Estesa del film #1. In ogni caso si continua a dire che questo sarà il film più emozionante della trilogia; ultimo adattamento dei lavori relativi al Lord of the Rings: la Tolkien Estate ha infatti proibito altri film tratti dalle opere del Professore di Oxford - almeno, fino ad ora...

la desolazione di… fantaghiraug


di Filippo “Jedifil” Rossi

** SU 5 STELLE...

Un film imbarazzante. Fantaghiró è più coerente e meglio recitato. Che desolazione. Sono desolato. Una confusa e superficiale bestemmia tolkieniana. Musica invadente e rintronante; doppiaggio ridicolo; sceneggiatura sciocca; recitazione amatoriale. Il primo film da “Lo Hobbit” era sbagliato nella prima metà ma nella seconda eccelso, sia come film che come “tolkienata”. Questo crolla miseramente in entrambi i casi. Il mio amato Peter Jackson ha enormi colpe, stavolta - non so però quanto da condividere con Guillermo del Toro.

Per quattro film (però Hobbit 1 già in parte) l’autore cinematografico si è evidentemente trattenuto, rispettando enormemente e doverosamente il materiale di partenza; si tratta pur sempre di John Ronald Reuel Tolkien, uno dei più grandi scrittori del Novecento. Qui, invece, dovendo e soprattutto potendo inventare tantissimo di “suo” e aggiungere troppo, si è scatenato senza più limiti e ha esagerato, come del resto è sua riconosciuta natura. Ora, con film Horror/Splatter di basso costo (o con King Kong) ci sta anche, anzi era stupendo. Ma con Tolkien non si deve scherzare. Come sono stati purtroppo “scherzati” pesantemente, tra l’altro, Elfi, Beorn, Smaug, Nani, governatore e soprattutto Bilbo Baggins, il centro e il cuore di tutto. Insopportabile. Poi si aggiungano confusione coreografica e narrativa, pesantezza di racconto, ripetizioni infinite (finita la fantasia?), sciocchezze idiote da videogame demente, finzione cartapestesca evidente – Evangeline Lilly che recita come una cagna. E la frittata (frittatona) è fatta.

La SINDROME LUCAS

Subito dopo aver visto al cinema La Desolazione di Smaug ho rivisto per l’ennesima volta frammenti estesi della Compagnia dell’Anello in Tv. Sembrano due registi diversi. La differenza è abissale. Alla scena esemplare della lama Morgul & Erba di Re/Athelas, nella gestione inutilmente ripetitiva ma opposta a livello concettuale Re-stregone & Grampasso 2001 versus Orco & Tauriel 2013, ho pianto amare, amarissime lacrime. “La sindrome George Lucas” ha colpito ancora...

MI SONO PIACIUTI...

Gandalf alle Tombe dei Nove (ma questa scena doveva essere integrata! E integrata meglio: che ci fa lì Radagast? Solo per portarselo dietro e poi, a Dol Guldur, mandarlo a chiedere aiuto a Galadriel. è tutto meccanico); Gandalf vs. Sauron (ma la magia del Grigio era più interessante senza effettacci tipo Attacco Solare di Daitarn III); Bilbo (ah... nel film c’era Bilbo!?) che sale sull’albero per vedere tramonto e farfalle, poi ammazza il Ragno per l’Anello (tutto all’inizio: man mano, il protagonista assoluto tolkieniano svanisce e si perde, colpa della sceneggiatura/regia e della trasparenza dell’attore, che se viene paragonato a Sir Ian Holm qui evapora); Thranduil (peccato che poi è disturbato dal figlio, che doveva fare solo un cammeo, e dalla capitana delle guardie che non voglio nemmeno nominare); l’inizio di Smaug nell’oro (poi, invece di potenziare lo scontro Bilbo/Drago, ecco che entrano inutilmente, antitolkienianamente e cretinamente in scena i Nani per mettere su un inseguimento nei nastri trasportatori degno del Lucas di Episodio II).

SBAGLI SU SBAGLI

A me il trailer era piaciuto tantissimo. E io da PJ mi aspetto sempre il “capolavoro”, visto il calibro del cineasta e anche l’altissima qualità letteraria di partenza! Se si parla di Peter Jackson e J.R.R. Tolkien non mi posso mai “accontentare”... mai. E infatti per quattro film, prima la trilogia del Lord of the Rings e poi Lo Hobbit 1, si è sempre andato (pur tra fisiologici alti e bassi espressivi e concettuali) oltre le mie più ottimistiche previsioni, rasentando ogni volta la perfezione, il paradiso.

Comunque non si poteva capire prima lo sbaglio continuo e incessante di Tauriel. E lei mi piaceva come idea originale, se fosse stata “limitata” come era stata la stessa, pur canonica Arwen (la sua interprete Liv Tyler, nella sua mediocrità attoriale, aveva reso l’Elfo-femmina di LOTR con grazia mai azzeccata nemmeno per sbaglio dalla Lilly); o le tantissime, interminabili minchiate videogiocose e troppo digitali, fintissime (nello Hobbit 1 era solo una, e secondo me divertente, nella caverna dei Goblin); o l’errore gravissimo di sceneggiatura della scena finale Smaug/Nani, sgorbio che finisce per annientare il ruolo basilare di Bilbo.

E c’è molto altro... Beorn, un (sacrificabile, nell’economia del racconto complessivo) personaggio letterario amatissimo e complesso, grida vendetta. Sarebbe stato meglio tagliarlo come fu “giustamente” per Tom Bombadil, visto come qui è stato rovinato in tre scenette. E il bello è che PJ oggi avrebbe dovuto allungare in tre film il breve “Lo Hobbit” libro, invece di stringere in tre film l’infinito LOTR! Ma no: diamo lo spazio filmico di Beorn (che ci poteva essere eccome) ai barili CGI nel fiume e all’antico Drago onnipotente e intelligentissimo di Tolkien che si riduce a giocare stupidamente a nascondino con i 7 nanetti di Biancaneve.

Ah... Gli POrchi-ninja di 2 metri ma leggerissimi che saltano come piume per i tetti di Pontelagolungo non si possono vedere. Si arriva intanto a un digitalissimo e confuso scontro inutile, in città!, tra Orchi ed Elfi (con il classico superLegolas!!) più Nani senza che nessun umano si svegli nemmeno!!! Pazzesco. Mai vista prima tanta finzione amatoriale. Anzi, sì: nella Nuova Trilogia di Star Wars.

Tauriel “Elfo zoccola” (fonte il fan Giuseppe Ruiu su Facebook)... già già. E porcaputténa: bastava solo l’accenno di Thranduil a una relazione impossibile, per questioni di casta, tra il figlio principe Legolas e lei umile guardia... ma diavolo, bastava fermarsi lì! Invece di inscenare fastidi inarrivabili tipo il “Nano più alto”.

IL SENSO DI SMAUG

Il Drago Smaug ha senso, nel libro, solo nel confronto intellettuale con Bilbo. Era il solo Bilbo che lo faceva adirare, non i Nani vigliacchetti che se ne stavano nascosti come topi. Bilbo andava in avanscoperta da solo e provava a fare il figo-hobbit come aveva fatto con Gollum, solo che sbagliava bersaglio... Gollum è un ex-Hobbit e da Hobbit c’era stato ai giochi di parole; qui avevamo in effetti un Drago dell’Antichità che farebbe polpette di un Balrog, oltre tutto molto più intelligente di un Gandalf: era ovvio che bastava uno scambio veloce con l’umile Hobbit per scatenarlo contro chi doveva aver colpa d’aver mandato lo “scassinatore” a rompere le dormienti palle draghesche. Valeva a dire solo gli Uomini di Pontelagolungo; non i Nani, che Smaug era certo di aver già sterminato o disperso! In ultima analisi Smaug sbagliava bersaglio perché le assurde cantilene rimate dello Hobbit riuscivano comunque a ingannarlo... geniale.

Qui nel film è invece tutto tolkienanamente sbagliato; e scentrato a livello di cinematografia - visto che toglie importanza al protagonista titolare Bilbo, il quale alla fine svanisce in favore degli inutili Nani. C’è solo l’inizio Smaug/Bilbo del libro (che infatti è la parte più riuscita del film! ossia: Tolkien va rispettato anche al cinema), non c’è continuazione / svolgimento / fine, più senso ultimo; tutte cose basilari che vengono distrutte dall’inseguimento “sui nastri trasportatori” minerari di Thorin e compagnia bassotta.

Il pur ottimo Smaug il Dorato (doppiato oscenamente: ridatemi Benedict

Cumberbatch) alla fine passa per scemo - unica scena bella, ma idiota: lui incantato di fronte alla statuona nanica dorata; per poi arrabbiarsi solo a causa dei Nani. Bilbo fa tappezzeria per tutto il finale, a tirar leve in sequenze assurde. Vi pare poco che manchi il ragionamento, lucido ma errato per assunti arroganti, da parte di Smaug sui mandanti di Bilbo? E comunque un Drago come lui avrebbe fritto tutti in tre secondi. Così invece si sminuisce la sua potenza fisica, che è tratto distintivo.

UN ALTRO EPISODIO II?...

La sequenza finale la odio a prescindere dal remake dei nastri trasportatori dell’Attacco dei Cloni, la per me storica “cagata pazzesca”. Cito l’Ep2 di Star Wars un po’ a caso, per fare l’acculturato, mentre qui fa schifo per conto suo. L’intuizione di Smaug sull’Anello di Sauron in mano allo Hobbit in casa sua ci sta anche, ma è un po’ forzata. Non dico che a lui non gliene fregherebbe nulla dell’Unico, tipo come succederà a Shelob... Il Drago è più preso dall’Unico di quanto non sarà Shelob, e più potente di lei: che ipotizzi qualcosa sull’origine dello strumento di Bilbo è pure interessante. Ma non ci si può fermare lì: Smaug funziona nel suo auto-compiacimento anche troppo intelligente, che si parla addosso; e nel libro a un certo punto si rotolava per farsi figo e mostrava al piccolo rompiscatole Hobbit la fessura nella corazza dorata sul petto. Scena magnifica... che qui non c’è.

Poi: il film è visivamente eccellente (anche se troppo finto nella CGI). L’ho rivista più volte anche io, eh, ’sta cagatona #5.

Sono pur sempre un fan.

4/Estate/autunno 2014 (da LF#43)

aspettando “la battaglia delle cinque armate”


di Filippo “Jedifil” Rossi

Attendiamo l’ultimo film #3, titolo... “Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate”. Ricapitoliamo: 12 dicembre ’12: “An Unexpected Journey”; 12 dicembre ’13: “The Desolation of Smaug”; 12 (in Gran Bretagna) dicembre ’14: “The Battle of the Five Armies”.

La scorsa primavera la co-sceneggiatrice Philippa Boyens ha parlato del progetto-Hobbit di Peter Jackson. La produttrice e scrittrice della saga tolkieniana al cinema ha rivelato alcuni dettagli interessanti: “Il terzo film non esiste ancora, Peter lo monterà fino all’ultimo... Come opera nascerà, arriverà in una volta sola. Ovviamente abbiamo già un assemblaggio rozzo delle sequenze e delle recitazioni, anche se ci riserviamo tutto il tempo a disposizione per tagliare le scene in più. Sono contentissima: una delle storie che più amo è quella di Thorin Scudodiquercia. L’attore Richard Armitage è stato eccezionale nel rendere la sua caduta verso la pazzia... Il finale così aperto del secondo film? So che molti appassionati l’hanno trovato discutibile ma era una pausa naturale nella vicenda, il momento più semplice per terminare il secondo episodio. L’abbiamo scelto subito, anche per i toni foschi del momento preciso... e mi ha sorpreso molto lo shock del pubblico! Ciò che succede subito dopo, le situazioni che seguono al film #2, sono la parte finale, importante e autonoma della storia; e lì si entra decisamente nelle atmosfere del Signore degli Anelli, come del resto succede pure nel libro originale di J.R.R. Tolkien. Appare finalmente la Terra di Mezzo di LOTR: più cupa e meno giocosa”.

A proposito della criticatissima scelta di separare la compagnia dei Nani alla fine della Desolazione di Smaug, la Boyens afferma che la delicata e inedita decisione è stata presa per far assistere all’attacco drammatico a Pontelagolungo anche personaggi già conosciuti, con cui gli spettatori abbiano condiviso un lungo cammino precedente. Inoltre, gli autori vogliono che alcuni dei Nani capiscano il punto di vista degli Uomini della città, vivendo con loro l’olocausto di fuoco che gli piove sopra... Uno dei Nani rimasti indietro, Bofur (l’attore James Nesbitt), apparirà di più nel terzo film e sarà causa di una vera e propria spaccatura nella compagnia. Ciò succederà proprio perché questi, già tra i più sensibili nei primi due episodi, sarà in prima linea tra gli umani attaccati dal Drago. Si tratta insomma di una precisa scelta drammaturgica. Staremo a vedere... Nel frattempo, PJ si è scatenato nel disegnare la strategia della battaglia finale sotto la Montagna Solitaria: uno scontro tra più fazioni e più creature. Spettacolare.