Uno Sguardo all’Estero e ai Piccoli Passi in Italia


di Roberto Arduini



Parlare di Tolkien in Italia oggi non è più tabù. Si era gridato negli anni scorsi alla fine di un'era con la fine dei film di Peter Jackson come se gli appassionati dello scrittore inglese non avessero più modo di viaggiare all'interno della Terra di Mezzo. Per fortuna non è stato così. Basta aprire il libro e in ogni momento si è in grado di entrare nel meraviglioso mondo immaginato dal professore di Oxford. Ma le occasioni in realtà sono diventate molto di più in questi ultimi anni. Se c'è una cosa certa è che in Italia gli appassionati di Tolkien sono aumentati in maniera considerevole e sono diventati anche molto attivi. Ma prima di capire quali risultati siano stati raggiunti in Italia, è bene dare uno sguardo all'estero, dove il movimento tolkieniano è molto più consolidato.


È sempre bene capire cosa succede negli altri Paesi nel campo degli studi tolkieniani. Non solo in Italia gli appassionati di J.R.R. Tolkien si incontrano, organizzano conferenze, dibattiti, seminari e convegni, per studiare le opere dello scrittore. La novità rispetto al passato è che - come si dice - alcuni appuntamenti sono ormai divenuti strutturali e si ripetono con continuità da diversi anni. Sorvolando sugli eventi estemporanei, si può dire che Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania siano le nazioni meglio organizzate per gli studi tolkieniani e che l’offerta in questi tre Paesi è molto alta, sia come quantità sia come qualità. Paradossalmente, i modelli proposti sono diversi in ognuno di loro. Proviamo ad analizzarli nel dettaglio.


GERMANIA

Il Paese meglio organizzato in questo senso è la Germania. Questo è dovuto alla stretta collaborazione tra l'università, la Società tolkieniana e una casa editrice. A questa sorta di triangolazione si deve l'ottimo risultato dei Tolkien Seminar, che hanno preso l’avvio nel 2004 e hanno ormai all’attivo ben 14 edizioni. L'università di Jena fornisce luoghi, studiosi e professionalità, la casa editrice Walking Tree Publishers ci mette una parte dei fondi necessari e pubblicando gli atti, la Società Tolkieniana tedesca (DTG) contribuisce con la diffusione, la pubblicità e il pubblico, oltre che con alcuni degli interventi e con i disegnatori che abbelliscono i diversi volumi (su tutti Anke Eissmann). Il seminario di quest’anno si è svolto all’università di Augsburg (Augusta) con la tematica “Le creazioni di un mondo letterario”.


La Tolkien Society tedesca (DTG: Deutsche Tolkien Gesellschaft) è stata fondata nel 1997 e pubblica due riviste annuali: “Der Flammifer von Westernis” dedicata agli iscritti, e quella si stampo scientifico “Hither Shore”, che contiene i contributi del Tolkien Seminar e altri saggi di ricerca su Tolkien. La DTG ha attualmente circa 730 membri, principalmente in Germania e organizza annualmente il Tolkien Thing (la Hobbiton tedesca, frequentata da diverse migliaia di appassionati), il Tolkien Seminar. Particolare la forma dei “Tolkien Tage”, i Tolkien Day tedeschi: non si tengono convenzionalmente il 25 marzo o nel fine settimana più vicino, ma possono svolgere in un qualsiasi giorno dell’anno, sono organizzati dallo smial locale (lo stammtisch) e dal 2015 hanno anche una diretta radiofonica, grazia a Anduin Radio per la regione di Hannover.


L’università di Jena (che ha ospitato le conferenze della DTG nel 2005, 2007, 2008 e 2010) è divenuta il più importante centro europeo degli studi tolkieniani. Ciò è dovuto principalmente all’inserimento delle opere di Tolkien come parte del programma d’insegnamento accademico e, naturalmente, come centro di ricerca presso la Friedrich Schiller Universität. Il Dipartimento di studi inglesi offre regolarmente corsi su Tolkien o su argomenti a lui correlati. Inoltre, nello stesso dipartimento insegnano noti studiosi tolkieniani come Dirk Vanderbeke, Thomas Honegger, vero motore di tutte le attività accademiche su Tolkien, curatore di molte pubblicazioni tedesche e legato a doppio filo alla casa editrice Walking Tree (è uno dei tre soci fondatori), Allan G. Turner (recentemente ritiratosi è linguista, critico letterario, autore di numerosi saggi e curatore di The Silmarillion: 30 years on e di altre libri) e Thomas Fornet-Ponse (anch'egli autore di numerosi saggi apparsi in diversi volumi della Walking Tree). Il Dipartimento e la Friedrich-Schiller-Universität supportano l’evento e la DTG, forniscono aule, supporto tecnico e infrastrutture, permettendo così di mantenere i convegni gratuiti e aperti al pubblico. Cosa non scontata, è la regolarità della pubblicazione degli Atti, che solitamente avviene entro l'anno successivo e fornisce una continuità praticamente unica in questo campo di studi.


La Walking Tree Publishers è una casa editrice che si occupa principalmente di pubblicazioni inerenti il mondo tolkieniano, di cui ben 5 nel 2017: le tematiche affrontate sono varie, dalle fonti di ispirazione del Professore agli epigoni, la raffigurazione della natura, la poesia, la relazione che le sue opere intrattengono con gli scritti di altri grandi autori e con la rappresentazione cinematografica. Cormarë è la serie che tratta questa ampia gamma di studi tolkieniani ed è composta al momento da ben 40 volumi, tra cui anche le traduzioni di due raccolte di saggi pubblicate in Italia dalla casa editrice Marietti 1820: Tolkien and Philosophy (Tolkien e la Filosofia) e The Broken Scythe: Death and Immortality in the Works of J. R. R. Tolkien (La falce spezzata, morte e immortalità in J. R. R. Tolkien) entrambe a cura di Roberto Arduini e Claudio Testi.


GRAN BRETAGNA

L’Inghilterra vanta la società tolkieniana più importante, oltre che la più antica: fondata nel 1969, acquisendo nome e statuto il 20 gennaio 1970, la Tolkien Society inglese ha come Presidente “in perpetuo” lo stesso J.R.R. Tolkien e come VicePresidente la figlia Priscilla Tolkien. Basata in Gran Bretagna, ha in realtà membri in tutto il mondo e lavora con le altre associazioni letterarie che hanno interesse per le opere di Tolkien per organizzare gli eventi più importanti. La società pubblica regolarmente un bollettino chiamato “Amon Hen”, con articoli e occasionalmente testi e immagini ispirate all'autore; inoltre ogni anno viene pubblicata una rivista di stampo più accademico chiamata “Mallorn”. La società organizza molti eventi annuali a partire dal Tolkien Toast (il 3 gennaio), il Tolkien Reading Day (il 25 marzo) e la Oxonmoot (la Hobbiton inglese, a settembre) che raccoglie migliaia di appassionati da tutto il mondo. Altri eventi minori sono lo Springmoot e lo Yulemoot, rispettivamente tenuti in primavera e inverno, cui a volte si lega l’Assemblea annuale dei soci (la AGM). A livello accademico, si tengono ormai con regolarità addirittura dal 1986, i Tolkien Seminar. Questi ultimi, mentre in passato erano itineranti, dal 2015 si tengono in maniera stabile nella città di Leeds.


Il motivo di questa decisione permette di ampliare la visione al mondo accademico inglese, che ormai da una decina d’anni è molto attivo nell’insegnamento e nello studio di Tolkien. Sono molte le università con un focus sullo scrittore: Londra, Oxford, Birmingham, Cardiff. Ma proprio da quest’ultima, giunge Dimitra Fimi, docente greca, naturalizzata inglese che è la promotrice delle sessioni su Tolkien al Congresso Internazionale Medievale di Leeds. Dimitra Fimi lavora da anni all’obiettivo di rendere permanente la presenza dello scrittore inglese negli studi di medievalismo e di aumentare ancor di più il numero delle sessioni. Invitata come ospite nel 2007, dal 2015 in poi ha organizzato sempre due sessioni sull’autore, che quest’anno sono raddoppiate e dal 2018 si stabilizzano su sei sessioni su Tolkien in tre giorni. È merito suo se la comunità degli studiosi ha un altro appuntamento fisso in Europa di alto livello in cui incontrarsi.

Ed è per questo che i Tolkien Seminar della Tolkien Society inglese si tengono ormai in maniera permanente a Leeds il giorno precedente all’inizio dell’IMC, così da permettere a studiosi e appassionati di partecipare comodamente a entrambi gli eventi. È una dinamica molto interessante questa della convergenza tra studi amatoriali e studi accademici, che si contaminano a vicenda e sono in stretta collaborazione. L’esempio è talmente utile che è stato replicato anche negli Stati Uniti.


STATI UNITI

Gli Stati Uniti sono un continente. Una considerazione azzardata, ma che rende bene l'idea di come le coste e le molte zone geografiche statunitensi siano talmente lontane tra di loro da fare vita a sé e sviluppare in maniera autonoma anche le attività dedicate a Tolkien. Negli ultimi anni, si sono svolti con continuità ben sei convegni legati agli studi tolkieniani e a tematiche ad essi correlati. Passiamoli in rassegna prima di trarre qualche conclusione.


- Popular Culture Association (PCA)

La Conferenza annuale della Popular Culture Association quest’anno si è tenuta dal 13 al 16 aprile 2017 al centro congressuale J.W. Marriott di Indianapolis, nell’Indiana (Usa). La Popular Culture Association Conference è molto apprezzata in tutto il mondo con migliaia di presentazioni accademiche a livello internazionale, due riviste di alto livello (The Journal of American Culture e Journal of Popular Culture) e oltre 3.000 membri. La conferenza ospita interventi su una vasta gamma di argomenti e per questo è divisa in moltissime sezioni e responsabili per ognuna delle sezioni. Una nota positiva da segnalare riguardo al PCA è la possibilità di approfondire ogni sessione e leggere gli abstract di tutti gli interventi. La sezione dedicata ai Tolkien Studies è curata da Robin Anne Reid; ci sono ben cinque sessioni che riguardano l’area dei Tolkien Studies, che hanno quindi un buon rilievo in questo evento di portata nazionale. Tra gli animatori delle sessioni ci sono Leslie Donovan, Janet Croft, Kristine Larsen, Brad Eden, Stephen Yandell e appunto Robin Anne Reid. La prossima edizione si terrà ne 28 e 31 marzo 2018, sempre a Indianapolis.


- Tolkien in Vermont

L’8 e 9 aprile 2017 si è svolta a Burlington, nel Vermont, la 14 edizione del “Tolkien in Vermont Conference”. Il tema di quest'anno è stato “Romance in Middle-earth” l’ospite d’onore che ha tenuto l’intervento d’apertura è stato Corey Olsen, il “Tolkien Professor”, presidente della Signum University e autore di “Exploring The Hobbit”. Di solito è prevista una modesta quota di iscrizione, fatta eccezione per gli studenti dell'Università, che entrano gratis. Questa è una conferenza piccola ma interessante in cui tutti, professori, studenti, fan o studiosi indipendenti, hanno la possibilità di parlare tra loro e ascoltare le rispettive presentazioni. Organizzata dal “Tolkien Club” dell’università e da Christopher T. Vaccaro, lettore senior della locale accademia, ha già annunciato data e tema della prossima edizione: il 7 e l’8 aprile 2018 con tematiche legate a “Linguaggio ed etimologia”.


- Tolkien at Kalamazoo (“International Congress on Medieval Studies”)

Kalamazoo è il nome di una città nel bel mezzo del Michigan, sede di un’università e del cosiddetto K-College, prestigiosa scuola d’arte. Al suo interno ogni anno si tiene l’International Congress on Medieval Studies, incontro che riunisce oltre tremila studiosi interessati agli Studi Medievali: è suddiviso in oltre 600 sessioni di lavoro, 3000 tra conferenze, tavole rotonde, workshop e spettacoli. Ci sono anche più di 90 ricevimenti curati da società scientifiche, associazioni e istituzioni pubbliche. La sala mostre vanta quasi 70 espositori, tra editori, rivenditori di libri usati, e fornitori di articoli vari in stile medievale. La manifestazione dura tre giorni e mezzo, nel secondo fine settimana di maggio. In mezzo a tutto questo ormai da diversi anni una sessione è completamente dedicata a Tolkien e a quel che viene chiamato il “New Medievalism”. Il Tolkien at Kalamazoo si potrebbe definire l’apoteosi dell’appassionato di Tolkien negli Usa: praticamente 6 sessioni di conferenze, 2 sessioni sull’influenza sugli scrittori successivi, un conferenza filologica, due spettacoli, un dramma recitato e anche un incontro commerciale, tutti dedicati a J.R.R. Tolkien… tutto durante i 4 giorni dall’11 al 14 maggio 2017. L’edizione numero 53 dell’International Congress on Medieval Studies si terrà alla Western Michigan University dal 10 al 13 maggio 2018. Il programma del Congresso e la registrazioni saranno disponibili da febbraio.


- Tolkien Symposium

Da quest'anno, il Congresso a Kalamazoo ha ridotto il numero di sessioni disponibili per i Tolkien Studies. Come conseguenza è nato il Tolkien Symposium, un convegno su Tolkien pre-Kalamazoo organizzato da Brad Eden che si è tenuto il 10 maggio nella biblioteca della Western Michigan University. Quindi, anche in questo caso, un appuntamento tolkieniano si svolgerà nel primo pomeriggio in cui il Congresso accademico aprirà le porte. Il tema del Simposio è quello dei “Tolkien Anniversaries”. Tra i relatori ci sono stati Kristine Larson, Sandra Hartl, Erik Mueller Harder, Michael Wodzak, Andrew Higgins, Victoria Holtz-Wodzak. Nascendo come reazione alle decisioni del Congresso, non esiste un sito web di riferimento, ma è probabile che si terrà anche quest'anno sempre il 10 maggio, il primo giorno del Congresso.


- New York Tolkien Conference

Questo evento, dedicata alla celebrazione del lavoro di J.R.R. Tolkien e gli Inklings, si svolge nel Baruch College di New York a metà luglio. Organizzato da Jessica Burke e Anthony Burdge, dopo due edizioni di successo quest’anno ha dovuto annullare all’ultimo momento la terza edizione per problemi organizzativi con il college ospitante. Il tema dell’ultima edizione era stato “Gli Inklings e la scienza” con ospiti d’onore Kristine Larsen e Jared Lobdell. Il call for papers per il 2018 non è ancora stato lanciato, ma per avere gli aggiornamenti è necessario tenere d’occhio il sito dedicato all’evento. Una serie di micro-eventi si terrà ogni mese (due a gennaio, uno a febbraio, due a marzo e via così fino a luglio 2018) per preparare al meglio l’arrivo della terza edizione.


- Tolkien Moot

Originariamente ha avuto inizio con il nome di Merpcon nel 2005 per poi modificare nel titolo definitivo nel 2009. La convention è incentrata su J.R.R. Tolkien e la Terra di Mezzo, con particolare attenzione ai giochi di ruolo che usano questa ambientazione. L'evento si svolge ogni anno, di solito durante i mesi estivi, a Spokane, Washington, negli Stati Uniti, in genere da 3 a 5 giorni. Tra gli ospiti più importanti e fissi ci sono: Hawke Robinson, Chris Seeman, Michael Martinez, Thomas Morwinsky, John D. Rateliff. La 13esima edizione si è tenuta dal 15 al 19 luglio 2017 mentre la prossima non è ancora stata annunciata.


- Mythcon - On the Shoulders of Giants

La Mythopoeic Society è in pratica la Tolkien Society negli Usa: nata nel 1967, promuove lo studio, la discussione e la condivisione della letteratura mitologica e del Fantastico, con una particolare attenzione per J. R. R. Tolkien, C. S. Lewis e Charles Williams. La Mythcon è la conferenza annuale della Mythopoeic Society e si svolge solitamente in campus universitario a fine luglio o inizio agosto. Quest’anno si è svolta dal 28 al 31 luglio 2017 a Champaign-Urbana, nell’Illinois e , che quest’anno ha festeggiato anche il 50° anniversario della nascita dell’associazione. Ogni conferenza è costruita attorno a un tema legato agli studi sugli Inklings o alla letteratura fantastica. Ogni anno sono ospiti d’onore un autore e uno studioso di questi argomenti. Conferenze, tavole rotonde, reading, spettacoli teatrali, una mostra d’arte, un mercatino di libri e oggetti vari, e altre attività riempiono i quattro giorni di manifestazione. Uno degli eventi clou è il banchetto, la cena ufficiale che si svolge l’ultima sera, dopo la quale vengono premiati i vincitori dei Mythopoeic Award. Questi ultimi comprendono anche il Mythopoeic Scholarship Award in Inklings Studies, che premia i saggi su J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e Charles Williams che forniscono contributi significativi allo studio degli Inklings.

L’edizione del Mythcon 49 si svolgerà invece ad Atlanta, in Georgia, dal 20 al 23 luglio 2018 e ha il tema “On the Shoulders of Giants” perché sarà l’anniversario della nascita di Mythlore, la rivista dell’associazione. L’Ospite d’onore sarà Robin Anne Reid, professoressa del Dipartimento di Letteratura e Lingua inglese alla Texas A&M University-Commerce.


Quindi, sei-sette eventi l'anno su Tolkien negli Stati Uniti, tutti tra metà aprile e fine luglio, che coinvolgono soprattutto il Midwest e il New England. Anche se la Mythcon è una manifestazione itinerante, questa tendenza mostra come gli eventi tolkieniani girino soprattutto attorno alle istituzioni universitarie in cui molti dei relatori insegnano. Il mondo accademico dunque si è fatto carico di portare avanti gli eventi più seguiti con una consapevolezza che raramente si verifica altrove. Un fattore che riesce così a reagire anche nel caso di esclusioni o limitazioni come nel caso del Congresso di Kalamazoo.


E L'ITALIA?

In tutta questa prospettiva l'Italia è un po' fanalino di coda. Il 2017 ha segnato però una serie di passi avanti rispetto al passato. Tolkien è stato oggetto di una lectio magistralis al Salone del Libro di Torino, il salotto buono della cultura in Italia, ed è stato presente nella Fiera della letteratura per ragazzi di Bologna e al Festival del Medioevo di Gubbio, prestigiose manifestazioni di fama internazionale. Una accelerazione è stata data inoltre dal ciclo di conferenze “Tolkien tra Lingua e Scrittura” che si è articolato in due parti, la prima si è svolta presso l’Aula Magna dell’università di Parma il primo dicembre 2017, con il convegno “Tolkien linguista e glottopoieta”; il secondo il 14 e 15 dicembre con il convegno “Tolkien e la letteratura della Quarta Era” tenutosi al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento. Entrambi organizzati da dipartimenti locali e dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, mostrano come Tolkien sia ormai entrato nell’università.


Parma: “Tolkien linguista e glottopoieta”

Il primo dicembre Tolkien ha fatto ritorno all’Università di Parma, questa volta però con un programma ampliato e un variegato gruppo di relatori. Il primo incontro tra il professore di Oxford, e in particolare le sue lingue inventate, e l’Ateneo emiliano era avvenuto un anno fa, il 29 novembre 2016. In quell’occasione un foltissimo gruppo di studenti (e non) si era riunito per assistere alla lezione di Roberto Arduini dal titolo “Il vizio segreto di Tolkien: una passione per le lingue”. Da quel momento “fondativo” ha preso il via una fruttuosa collaborazione tra l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani e l’Università di Parma, che ha portato alla realizzazione del convegno di quest’anno. La scelta di eleggere Parma come nuovo punto di riferimento per lo studio scientifico delle lingue inventate di Tolkien, nonostante le ben note difficoltà di parlare dell’opera del Professore nel mondo accademico italiano, non è stata casuale. L’Università di Parma, infatti, vanta già un rapporto di lunga data con un’altra lingua artificiale, l’esperanto. Giorgio Canuto, illustre esperantista italiano, fu rettore negli anni 1950-56 e ogni anno presso il Dipartimento di Lettere si tiene la cerimonia del premio di laurea a lui intitolato per la migliore tesi in Interlinguistica ed Esperantologia. Data la presenza di altri due esperantisti, Davide Astori, professore associato di Linguistica generale dell’Ateneo parmigiano e tra i promotori di questa iniziativa tolkieniana, e Federico Gobbo (Università di Amsterdam), non potevano mancare domande proprio sul rapporto tra Tolkien e l’esperanto.

La giornata di studi è stata inaugurata da un intervento di Fulvio Ferrari, docente di Filologia germanica all’Università di Trento, sul tema “Tolkien e la creazione di un universo: filologia, traduzione e reinvenzione” nell’aula K2 del Plesso di Lettere in via d’Azeglio. La lezione, dedicata agli studenti del corso magistrale di Linguistica generale, ha visto anche l’attenta partecipazione di studenti di altri dipartimenti, dottorandi e di cittadini di tutte le età. Come nel caso di altri scrittori fantasy, da Howard a Lovecraft, anche l’universo finzionale di Tolkien, per risultare il più reale possibile, necessita di un articolato background storico, in particolare di un sistema mitologico e di una o più lingue. Queste ultime, oltre ad essere profondamente interconnesse con la creazione di una mitologia, nascono, evolvono e muoiono esattamente come le lingue naturali. In particolare per Tolkien era di massima importanza il “phonetic pleasure” che si poteva ricavare dallo studio delle lingue e, in misura maggiore, da quelle morte o inventate, in quanto non più sottoposte ai vincoli della comunicazione. Parlando di filologia e traduzione era quasi inevitabile parlare anche di uno dei poemi anglosassoni più amati da Tolkien, Beowulf, che sotto forma di traduzioni vere e proprie, riscritture (Sellic Spell) e vari tipi di riusi nello Hobbit come nel Signore degli Anelli, ha avuto senza dubbio un ruolo centrale nella sua carriera di filologo.

Beowulf ci accompagna anche nel pomeriggio, nella seconda parte del convegno, moderata da Fulvio Ferrari, che si sposta nell’Aula Magna della sede centrale dell’Università. Leo Carruthers, professore emerito di letteratura inglese medievale all’Università Sorbona di Parigi, analizza con impeccabile perizia filologica i collegamenti tra il famoso poema in antico inglese e l’opera del Professore, sia dal punto di vista della costruzione narrativa che sotto il profilo linguistico, ad esempio l’etimologia di alcuni nomi di luoghi o personaggi. Oltre al poema, la stessa lingua in cui esso fu scritto, l’antico inglese, rivestì un ruolo fondamentale nel plasmare le caratteristiche peculiari anche di certe creature, (ad esempio gli Ent, termine che in Old English indica i giganti), popoli (i Rohirrim detti anche Eorlingas) e luoghi (Meduseld ed Edoras). Inoltre lo stesso Tolkien, nella conferenza del 1936, descrisse il Beowulf come “an heroic-elegy”, un genere letterario che presenta aspetti comuni sia all’epica che alla ballata, definizione applicabile allo stesso Signore degli Anelli. Dell’influenza delle lingue germaniche ma non solo sull’opera linguistica di Tolkien ha parlato anche Federico Gobbo, docente di Interliguistica ed Esperanto presso l’Università di Amsterdam. Ampio spazio ha trovato anche la questione del rapporto travagliato tra Tolkien ed esperanto: dopo un iniziale entusiasmo in gioventù, il filologo oxoniense inizierà a mettere in discussione molti aspetti della lingua di Zamenhof.

Dopo una pausa, il pomeriggio prosegue con gli interventi dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, quelli di Elisa Sicuri e Roberto Arduini. Nel primo ho cercato di rispondere alla domanda se sia possibile ipotizzare una conoscenza più o meno approfondita del Sanscrito da parte di Tolkien. Ciò tenendo in attenta considerazione i suoi studi (in particolare della disciplina di Comparative Philology), dei suoi contatti a Oxford prima come studente e poi come professore, dei libri e dizionari da lui letti e posseduti. Con Roberto Arduini, invece, si è discusso di “Come e perché imparare le lingue di Tolkien oggi”: quali siano gli aspetti che più affascinano gli appassionati di Tolkien, quale possa essere l’utilità di misurarsi con delle lingue inventate e di quali strumenti possiamo usufruire per impararle.

Il convegno è stato un’importante occasione per interrogarsi su temi poco discussi anche tra i tolkieniani e di certo inconsueti per l’ambiente accademico italiano, sapendo attirare l’attenzione di un interessato e variegato pubblico che conferma come vincente la scelta, in principio ritenuta un azzardo, di investire su Parma come città votata alla “linguistica tolkieniana”. E sicuramente questi sono solo i primi, importantissimi, passi verso il consolidamento di una nuova realtà tolkieniana in Emilia.


Trento: “Tolkien e la letteratura della Quarta Era”

Il convegno a Trento ha visto la partecipazione di alcuni professori dell’Università degli Studi di Trento, di vari studiosi soci AIST e di ben tre relatori stranieri: Allan Turner, Thomas Honegger e Tom Shippey. Dopo i saluti di rito da parte di Fulvio Ferrari, direttore del Dipartimento di Lettere e Filosofia e socio AIST, Lorenzo Gammarelli ha aperto il convegno con l’intervento “Tolkien on Tolkien”, analizzando i passi dove Tolkien stesso parla delle sue opere, come in Foglia di Niggle, Il Fabbro di Wootton Major o le Lettere (quest’ultime sono disponibili dal 3 gennaio in una nuova traduzione proprio ad opera di Gammarelli). Accanto ai commenti di Tolkien sul sé stesso passato, come se stesse parlando di un altro autore, troviamo la ferma negazione di alcuna chiave di lettura allegorica del Signore degli Anelli o le raccomandazioni alla casa editrice Allen&Unwin sulle differenze presenti in nuce tra Lo Hobbit e il suo prosieguo.


Andrea Binelli, professore di letteratura inglese presso l’Università degli Studi di Trento, col suo intervento “Appunti su alcuni profili tematici nelle traduzioni italiane di Tolkien” ha invece analizzato dal punto di vista semiotico delle isotopie alcuni passaggi delle traduzioni italiane de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli. Binelli ha evidenziato inoltre alcune delle peculiarità delle traduzioni, quali la tendenza talvolta ad aggiungere termini in più rispetto al testo inglese di partenza, mentre in altri passi sono stati invece fatti notare una comunanza di traduzioni rispetto a termini originariamente diversi. Alla luce della complessa analisi svolta, sono emerse alcune mancanze ancora presenti nella traduzione del Signore degli Anelli, sebbene recentemente riveduta e migliorata.


Roberta Capelli, con “Make it modern! Tolkien e la ricerca dell’Eden perduto” ha messo a confronto Tolkien e Ezra Pound, sottolineando alcune affinità tra i due autori, quali la ricerca della lingua (specie nelle opere giovanili per quello che riguarda Pound), l’essere entrambi modificatori del Medioevo, l’essere segnati dalla guerra mondiale, e il senso di ricerca di un Eden perduto presente nelle loro opere. Inventori e maestri, rispettivamente del fantasy e del Modernismo, Tolkien e Pound si vedono accomunati dal ruolo di mythmakers.


L’ultimo intervento della prima parte della prima giornata è stato tenuto da Roberto Arduini, presidente AIST, che ha comparato Tolkien e Joyce, soprattutto come autore del Finnegans Wake, nell’intervento “Nella foresta del significato: L’opera-mondo tra Joyce e Tolkien”. Sebbene tra di loro lontani e differenti in vari modi, Inklings e Modernisti non sono completamente contrapponibili (oltre a differire per natura in quanto i primi non sono un movimento letterario come i secondi) e tra di essi sono avvenuti vari contatti. È stato notato come questi siano affini sotto alcuni aspetti linguistici: in alcuni passi entrambi si focalizzano sulla dimensione fonica del linguaggio, lasciando al suono e non alle parole il compito di trasmetterne il senso, nel tentativo di trasmettere l’indicibile.

Dopo la pausa ha preso parola Francesca Di Blasio, con “L’etica fantastica e la sperimentazione divertente. Tracce di Novecento nei mondi immaginari di J.R.R. Tolkien”. Di Blasio traccia linee di continuità, di senso e di segno, tra Tolkien, il suo tempo e la sperimentazione che lo caratterizzava, focalizzandosi sull’opera Foglia di Niggle. Definita come una piccola Divina Commedia da Shippey, l’opera può essere vista come la traduzione metalinguistica del rapporto di Tolkien con la propria scrittura, ma anche come rappresentazione del rapporto tra ideazione e messa in atto dell’opera, ponendosi così in una linea di continuità intertestuale con la riflessione modernista sulla rappresentazione e sui suoi mezzi. I punti focali attorno ai quali è ruotato l’intervento sono stati l’immaginazione, l’etica e l’umorismo.

Saverio Simonelli ha presentato un confronto tra “Tolkien e W. B. Yeats, tra mito, soprannaturale e immaginazione”. Accomunati dall’interesse per William Morris, entrambi gli autori hanno inserito nelle loro opere figure eroiche che falliscono, in continuo contrasto col mondo che li circonda: alla fine del Signore degli Anelli come del Ciclo di Cuchulain (eroe tradizionale irlandese rielaborato da Yeats) i protagonisti si scoprono smarriti e spezzati, mentre il dualismo tra morte e immortalità aleggia costantemente sulla produzione artistica confrontata.

Claudio Testi, vicepresidente AIST, ha poi concluso la prima giornata con “J.R.R. Tolkien e André Breton: Frodo surrealista” mostrando le forti somiglianze tra le varie tipologie di sogno descritte dal poeta francese e le esperienze oniriche di Frodo, alle quali vanno aggiunte due proprie di Tolkien: il sogno di eventi passati e la creazione del “teatro feerico”, l’arte elfica di tessere un sogno dentro cui gli uomini posso avventurarsi, descritto nel saggio Sulle fiabe.

La seconda giornata è stata aperta da Allan Turner, professore del Dipartimento di Studi Inglesi dell’Università di Jena, il quale in “Myth, History and Reconstruction” ha confrontato Tolkien e due autori a lui contemporanei: Kenneth Morris e Mary Renault. Tutti e tre gli autori giocano con i miti: Kenneth Morris è mosso dalla volontà di costruire una mitologia gallese, impregnando la prosa di sintassi e termini gallesi, mentre Renault si focalizza sui miti classici, riscrivendoli ed attualizzandoli, immaginando una lotta tra il cielo e la terra, espressioni di una società patriarcale il primo e matriarcale la seconda.

Thomas Honegger, professore presso il Dipartimento di Studi Inglesi dell’Università di Jena, ha comparato “Tolkien e Lovecraft” osservando come, seppur diversi per stile, etica e fede, abbiano entrambi inserito le loro storie in un universo coerente. Se da un lato Tolkien cercò per tutta la sua vita di creare un mondo secondario all’interno del quale i suoi racconti fossero credibili, Lovecraft riscrisse molti dei suoi racconti perché fossero in sintonia con Il richiamo di Cthulhu. I due autori presentano inoltre temi in comune, quali la regressione linguistica, la rappresentazione di mondi in declino e la loro renovatio.


L’ultimo intervento della prima parte è stato di Tom Shippey, con “Tolkien and William Morris”. Quest’ultimo è uno dei pochi autori verso i quali Tolkien stesso ammise di essere debitore. Shippey ha mostrato come in entrambi gli autori la filologia sia stata la linfa vitale delle loro maggiori opere e di come Tolkien abbia costruito alcune popolazioni che abitano il suo mondo fantastico seguendo lo stesso processo di ricostruzione presente nelle opere di Morris. L’attenzione poi si è spostata su alcune tematiche comuni come il senso di abbandono e disperazione o la struttura del racconto circolare, che Shippey ha scherzosamente definito “there and back again”.

Dopo la pausa Alessandro Fambrini, professore di letteratura tedesca presso l’Università degli Studi di Pisa, ha mostrato le reazioni del mondo fantascientifico all’opera tolkieniana, soffermandosi soprattutto sull’ammirazione di Asimov per Tolkien, che appare nel racconto Mancato assassinio, contenuto nella raccolta Largo ai Vedovi Neri.

Il convegno è stato poi concluso da Fulvio Ferrari con Tolkien al crocevia del fantasy dove sono stati analizzati alcuni autori precedenti a Tolkien come il già citato Morris, MacDonald, Eddison o Howard per capire la relazione del Professore con i suoi predecessori e contemporanei. Ferrari infine ha esposto la teoria secondo la quale Tolkien sarebbe un catalizzatore del genere fantasy, grazie al quale è stato possibile distinguerlo dalla fantascienza. Attraverso l’opera del Professore oxoniense il genere fantasy ha ottenuto una sua dignità letteraria, dove prima era giudicato solo genere di mero svago.

A margine del convegno, Stefano Giorgianni e Wu Ming 4 hanno presentato gli atti del convegno tenutosi a Verona nel maggio del 2016 su Tolkien e la Grande Guerra, dal titolo “La generazione perduta” (chi fosse interessato al volume lo può ordinare sul sito della Delmiglio editore).



Per concludere, manca ancora un centro stabile e strutturato per tutte queste attività, che forse potrà colmare solo l'inaugurazione del Centro Studi Tolkieniani a Dozza Imolese il prossimo 22 settembre, in occasione della quarta edizione di FantastikA, la Biennale di arte fantastica. Gli appassionati di Tolkien in Italia hanno così il tempo per prepararsi all'evento!




Tolkien e la letteratura… Ancora su Convegno di Trento, uno ‘zoom’ sugli interventi



di Leonardo Mantovani



Dopo due anni l’AIST torna a Trento concludendo il ciclo di incontri, cominciato il primo dicembre a Parma, intitolato Tolkien tra lingua e scrittura. Il convegno, che si è svolto giovedì 14 e venerdì 15 dicembre, ha visto la partecipazione di alcuni professori dell’Università degli Studi di Trento, di vari soci AIST e di ben tre relatori stranieri: Allan Turner, Thomas Honegger e Tom Shippey.

Dopo i saluti di rito da parte di Fulvio Ferrari, direttore del Dipartimento di Lettere e Filosofia e socio AIST, Lorenzo Gammarelli ha aperto il convegno con l’intervento “Tolkien on Tolkien”, analizzando i passi dove Tolkien stesso parla delle sue opere direttamente o indirettamente, come in Foglia di Niggle, Il Fabbro di Wootton Major o le Lettere (quest’ultime disponibili dal 3 gennaio in una nuova traduzione proprio ad opera di Gammarelli). Accanto ai commenti di Tolkien sul sé stesso passato, come se stesse parlando di un altro autore, troviamo la ferma negazione di alcuna chiave di lettura allegorica del Signore degli Anelli o le raccomandazioni alla casa editrice Allen&Unwin sulle differenze presenti in nuce tra Lo Hobbit e il suo prosieguo.

Andrea Binelli, professore di letteratura inglese presso l’Università degli Studi di Trento, col suo intervento Appunti su alcuni profili tematici nelle traduzioni italiane di Tolkien ha invece analizzato dal punto di vista semiotico delle isotopie alcuni passaggi delle traduzioni italiane de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli. Binelli ha evidenziato inoltre alcune delle peculiarità delle traduzioni, quali la tendenza talvolta ad aggiungere termini in più rispetto al testo inglese di partenza, mentre in altri passi sono stati invece fatti notare una comunanza di traduzioni rispetto a termini originariamente diversi. Alla luce della complessa analisi svolta, sono emerse alcune mancanze ancora presenti nella traduzione del Signore degli Anelli, sebbene recentemente riveduta e migliorata.

Roberta Capelli, con Make it modern! Tolkien e la ricerca dell’Eden perduto ha messo a confronto Tolkien e Ezra Pound, sottolineando alcune affinità tra i due autori, quali la ricerca della lingua (specie nelle opere giovanili per quello che riguarda Pound), l’essere entrambi rivisitatori del Medioevo, l’essere segnati dalla guerra mondiale, e il senso di ricerca di un Eden perduto presente nelle loro opere. Inventori e maestri, rispettivamente del fantasy e del Modernismo, Tolkien e Pound si vedono accumunati dal ruolo di mythmakers.

L’ultimo intervento della prima parte della prima giornata è stato tenuto da Roberto Arduini, presidente AIST, che ha comparato Tolkien e Joyce, soprattutto come autore del Finnegans Wake, nell’intervento Nella foresta del significato: L’opera-mondo tra Joyce e Tolkien. Sebbene tra di loro lontani e differenti in vari modi, Inklings e Modernisti non sono completamente contrapponibili (oltre a differire per natura in quanto i primi non sono un movimento letterario come i secondi) e tra di essi sono avvenuti vari contatti. È stato notato come questi siano affini soprattutto sotto alcuni aspetti linguistici: in alcuni passi entrambi si focalizzano sulla dimensione fonica del linguaggio, lasciando al suono e non alle parole il compito di trasmettere il senso, nel tentativo di trasmettere l’indicibile.

Dopo la pausa ha preso parola Francesca Di Blasio, con L’etica fantastica e la sperimentazione divertente. Tracce di Novecento nei mondi immaginari di J. R. R. Tolkien. Di Blasio traccia linee di continuità, di senso e di segno, tra Tolkien, il suo tempo e la sperimentazione che lo caratterizzava, focalizzandosi sull’opera Leaf by Niggle e The Lighthouse di Virginia Woolf. Definita come una piccola Divina Commedia da Shippey, Leaf by Niggle può essere vista come la traduzione metalinguistica del rapporto di Tolkien con la propria scrittura, ma anche come rappresentazione del rapporto tra ideazione e messa in atto dell’opera, ponendosi così in una linea di continuità intertestuale con la riflessione modernista sulla rappresentazione e sui suoi mezzi. I punti focali attorno ai quali è ruotato l’intervento sono stati l’immaginazione, l’etica e l’umorismo.

Saverio Simonelli ha presentato un confronto tra Tolkien e W. B. Yeats, tra mito, soprannaturale e immaginazione. Accomunati dall’interesse per William Morris, entrambi hanno inserito nelle loro opere figure eroiche che falliscono, in continuo contrasto col mondo che li circonda: alla fine del Signore degli Anelli come del Ciclo di Cuchulain (eroe tradizionale irlandese rielaborato da Yeats) i protagonisti si scoprono smarriti e spezzati, mentre il dualismo tra morte e immortalità aleggia costantemente sulla produzione artistica confrontata.

Claudio Testi, vicepresidente AIST, ha poi concluso la prima giornata con J.R.R. Tolkien e André Breton: Frodo surrealista mostrando le forti somiglianze tra le varie tipologie di sogno descritte dal poeta francese e le esperienze oniriche di Frodo, alle quali vanno aggiunte due proprie di Tolkien: il sogno di eventi passati e la creazione del teatro feerico, l’arte elfica di tessere un sogno dentro cui gli uomini posso avventurarsi, descritto nel saggio Sulle fiabe.



La seconda giornata è stata aperta da Allan Turner, professore del Dipartimento di Studi Inglesi dell’Università di Jena, il quale in Myth, History and Reconstruction ha confrontato Tolkien e due autori a lui contemporanei: Kenneth Morris e Mary Renault. Tutti e tre gli autori giocano con i miti: Kenneth Morris è mosso dalla volontà di ricostruire una mitologia gallese, trasformando i pochi resti della storia del principe Pwyll del Dyfed in un’imponente epica, mentre Renault si focalizza sui miti classici, riscrivendoli ed attualizzandoli nella forma di un romanzo storico più razionale. Tolkien, che pare non conoscesse Kenneth Morris ma che fu il tutor universitario di Mary Renault, intraprende un terzo cammino, in cui assimila alcune antiche leggende europee e le rielabora, attraverso vari stadi, nella creazione dei propri miti (in gran parte pubblicati dopo la sua morte), con un risultato differente e nuovo rispetto agli elementi che lo influenzano.

Thomas Honegger, professore presso il Dipartimento di Studi Inglesi dell’Università di Jena, ha comparato Tolkien e Lovecraft osservando come, seppur diversi per stile, etica e fede, abbiano entrambi inserito le loro storie in un universo coerente. Se da un lato Tolkien cercò per tutta la sua vita di creare un mondo secondario all’interno del quale i suoi racconti fossero credibili, Lovecraft riscrisse molti dei suoi racconti perché fossero in sintonia con Il richiamo di Cthulhu. I due autori presentano inoltre temi in comune (sebbene affrontati con diverse prospettive), quali la regressione linguistica, la rappresentazione di mondi in declino e la loro renovatio.

L’ultimo intervento della prima parte è stato di Tom Shippey, con Tolkien and William Morris. Quest’ultimo è uno dei pochi autori verso i quali Tolkien stesso ammise di essere debitore. Shippey ha mostrato come in entrambi gli autori la filologia sia stata la linfa vitale delle loro maggiori opere e di come Tolkien abbia costruito alcune popolazioni che abitano il suo mondo fantastico seguendo lo stesso processo di ricostruzione presente nelle opere di Morris. L’attenzione poi si è spostata su alcune tematiche comuni come il senso di perdita, la disperazione e il profondo desiderio frustrato che l’accompagnano, o la struttura del racconto “a 8”, che Shippey ha scherzosamente definito “there and back again”.

Dopo la pausa Alessandro Fambrini, professore di letteratura tedesca presso l’Università degli Studi di Pisa, ha mostrato le reazioni del mondo fantascientifico all’opera tolkieniana, soffermandosi soprattutto sull’ammirazione di Asimov per Tolkien, che appare nel racconto Mancato assassinio, contenuto nella raccolta Largo ai Vedovi Neri.

Il convegno è stato poi concluso da Fulvio Ferrari con Tolkien al crocevia del fantasy dove sono stati analizzati alcuni autori precedenti a Tolkien come il già citato Morris, MacDonald, Eddison o Howard per capire la relazione del Professore con i suoi predecessori e contemporanei. Ferrari infine ha esposto la teoria secondo la quale Tolkien sarebbe un catalizzatore del genere fantasy, grazie al quale è stato possibile distinguerlo dalla fantascienza. Attraverso l’opera del Professore oxoniense il genere fantasy ha ottenuto una sua dignità letteraria, dove prima era giudicato solo genere di mero svago.



A margine del convegno, Stefano Giorgianni e Wu Ming 4 hanno presentato gli atti del convegno tenutosi a Verona nel maggio del 2016 su Tolkien e la Grande Guerra, dal titolo La generazione perduta (chi fosse interessato al volume lo può ordinare sul sito delmiglio editore).

Da studente dell’Università degli Studi di Trento è stato un onore ospitare per la seconda volta un convegno tolkienano con autorità di spicco italiane ed internazionali, e se è vero che non c’è due senza tre… alla prossima!