POCHE NUOVE… BUONE NUOVE!



di Riccardo Moretti

Nel nostro precedente appuntamento in questa rubrica si era già rimarcato il notevole calo nella produzione di nuove miniature tolkieniane, soprattutto da parte di Games Workshop, ma anche, in qualche misura, di Mithril. Va detto che probabilmente le due marche regine ci avevano abituati fin troppo bene, ma si sa che al meglio ci si abitua in fretta… Ad un anno di distanza, si può affermare che la tendenza non ha subìto particolari variazioni, ma quello che ci conforta è che i figurini sono diminuiti come quantità ma non certo come qualità.

Si possono così trovare, ancora una volta, soggetti veramente interessanti e ben scolpiti nelle fila delle Mithril Fellowship Figures, come “Thror with the Arkenstone” (MZ636); il Re sotto la Montagna è raffigurato nel periodo di maggior fulgore del suo regno, seduto su un trono di pietra scolpita, riccamente abbigliato e con la corona sul capo, mentre rimira l’Archepietra che regge con la mano destra:

Era come un globo dalle mille facce; splendeva come argento alla luce del fuoco, come l’acqua al sole, come la neve sotto le stelle, e come la pioggia sopra la Luna!”

Con la miniatura “Thorin and Roäc” (MS617), un benemerito socio della Fellowship ispira lo scultore Mithril a realizzare l’incontro dell’erede di Thror con l’”anziano corvo di grandi dimensioni”. Thorin ascolta con attenzione le parole di Roac, appollaiato sulla sua mano chiusa a pugno:

“… raccolse lentamente le ali, e saltellò verso Thorin.

«O Thorin, figlio di Thrain, e Balin figlio di Fundin» egli gracchiò (e Bilbo poté capire quello che diceva, poiché usava la lingua corrente e non il linguaggio degli uccelli). «Io sono Roac figlio di Carc. Carc, che un tempo voi conoscevate bene, è morto. Sono uscito dall’uovo cento e cinquantatré anni fa, ma non ho dimenticato quello che mi disse mio padre. Io sono ora il capo dei grandi corvi imperiali della Montagna. Siamo in pochi, ma ancora ci ricordiamo il re del tempo antico. La maggior parte del mio popolo è all’estero perché ci sono grandi novità a sud – alcune sono novità apportatrici di gioia per voi, e altre non vi parranno tanto buone.»”

Per concludere la triade di figurini Mithril che ho ritenuto di segnalare in questa puntata, non c’è niente di meglio che il buon “Vecchio Tobia”…

“… il primo a coltivare l’autentica erba-pipa nei suoi giardini, ai tempi di Isengrim Secondo, verso l’anno 1070 secondo il Calendario della Contea, fu Tobaldo Soffiatromba di Pianilungone.”

Tobold Hornblower” (MZ624) viene ritratto come un elegante hobbit intento ad aspirare con voluttà il fumo da una grossa pipa, mentre con l’altra mano regge un contenitore che possiamo immaginare colmo di Foglia di Pianilungone. A terra, accanto a Tobaldo, ecco un altro piccolo vaso, che conterrà sicuramente la varietà Stella del Sud

Terminato per questa puntata lo spazio dedicato a Mithril, andiamo ora ad occuparci di due pregevolissime realizzazioni che non appartengono propriamente al catalogo Games Workshop, ma a quello di una sua “emanazione”, e cioè Forge World, che produce, su licenza Games Workshop, esclusivamente modelli in resina, quindi di qualità e costo elevati.

Con il mini diorama “Gwaihir the Windlord” ci troviamo di fronte ad una scena raffigurante il Signore delle Grandi Aquile, ad ali spiegate, mentre piomba su un lupo affondando i grandi artigli nelle carni della belva; a fianco, un orco è parzialmente intrappolato sotto la sua cavalcatura e brandisce disperatamente la spada.

La vignetta è completata da una base che riproduce un terreno roccioso e viene presentata in un’elegante confezione con tanto di istruzioni per assemblare le quindici parti che la compongono.

Un pezzo ancor più particolare, e di ancor più complesso montaggio, è “The ruined Watchtower of Amon Sûl at Weathertop”:

«Gli Uomini dell’Ovest non vissero qui; … Ma molto tempo prima, agli albori del Regno del Nord, costruirono in cima al Colle Vento una grande torre-vedetta, che chiamarono Amon Sûl. Fu bruciata e distrutta, e non rimane altro che un anello smantellato, come un’ispida corona posata sulla testa del vecchio colle. Eppure un tempo era alta e splendida. Dicono che Elendil aspettò lì la venuta di Gil-Galad dall’Occidente, ai tempi dell’Ultima Alleanza».

Il modello è l’esatta riproduzione in scala e nei minimi particolari di quanto abbiamo potuto ammirare nel film “La Compagnia dell’Anello”: lo scenario delle rovine dell’antica torre di guardia, con un diametro di oltre 40 centimetri, opportunamente decorato e arricchito dalle miniature dei quattro hobbit, di Grampasso e dei Nazgul, si presta a diventare il punto focale di un diorama di grandissimo impatto.