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Recensione su Il Messaggero Veneto del 22 ottobre 2002

Nella galassia di Tolkien

La Saga degli Anelli: un labirinto di percorsi informativi

di Luciano Santin

Concepito probabilmente sulla scia del film di Peter Jackson, e sostenuto da un enciclopedismo generoso e utopico, Introduzione a Tolkien, di Franco Manni, edito da Simonelli, è un colossale e affascinante bric-à brac, dove è possibile trovare di tutto sulla grande saga degli Anelli.
Manni, collaboratore de Il Sole 24 Ore, de L'Osservatore Romano e direttore di Endòre (già Terra di Mezzo), mette insieme una serie di saggi, contributi e dialoghi di trentuno studiosi del settore, italiani e britannici, ciascuno esperto in un settore (critica letteraria, creazione poetica, filosofia, teologia, politica, linguistica, musica, cinema, eccetera) in un libro che non è come si legge in prefazione, dedicato sia agli appassionati di Tolkien, sia a quanti non lo conoscono ma sono interessati a farlo. Ai secondi, anzi, si raccomanda di astenersi dalla lettura (esattamente come ai neofiti dell'apprendimento dell'inglese si sconsiglia l'Ulisse joyciano in edizione originale). Però chi si è già avvicinato a JRRT (dai libri, non dallo schermo, va da sé), troverà, come correttamente promesso "una miniera di informazioni, idee, aggiornamenti". E anche suggestioni nuove, collegamenti impensati, prospettive inedite, motivi di riflessione e magari d'indignazione. Pane abbondante per i denti degli interessati, perchè gli ambiti in cui è diviso il volume (rapporto con i lettori, opere, personaggi, temi filosofici e letterari, rapporti con la S&S, fandom, critica, bibliografia, giochi, e così via) scendono a volte nel dettaglio fine e quasi nell'accademia pura. Per dirne una, si esaminano gli elfi dal loro stesso punto di vista, da quello degli uomini, dei valar, dei nani, di Iluvatar, e poi si procede alle logiche, inevitabili ed estenuate combinazioni e varianti.
Alcuni troveranno interessante la presentazione di musiche e dischi inspirati a Tolkien, altri l'analisi stilistica sul modello di un'arpicordo con tre registri, quello epico, quello avventuroso e quello esistenziale (con corde che possono passare dalla commozione eroica all'amore romantico, dall'eccitazione guerriera alla gioia della natura, dall'indignazione morale al cameratismo, dall'eccitazione erudita alla gioia della natura, dall'orrore all'affetto domestico).
Chi scrive ha però apprezzato in particolare un paio di cose. La prima è lo sforzo di penetrazione della religiosità che, pur non proclamata, permea il Signore degli Anelli. Con riferimenti alle Scritture e a Chesterton, si considera l'impianto profondamente cristiano dell'opera. Tratteggiandone l'etica, predominano infatti l'amore, la fedeltà, l'umiltà, la sincerità, l'obbedienza, il senso del dovere e del sacrificio per gli altri, ma c'è, immanente anche il senso della visione provvidenziale sino al felix error, e - come alla fine del viaggio di Frodo - sino al tradimento che per via misteriosa origina il bene (ma si va, anche qui, alla riflessione sofisticata, come nel saggio che compara agostinismo e manicheismo nell'opera di Tolkien).
La seconda cosa di particolare interesse è un'analisi politica volta a confutare le accuse di fascismo o nazismo mosse ai testi di JRRT. Le tesi de L'antitotalitarismo di Tolkien sono correttamente svolte, con abbondanza di citazioni (dell'interessato e di altri), anche se appaiono lievemente esagerate le argomentazioni di Iwan Rhys Morus, membro della Tolkien Society alla Cambridge University nonchè della Lega dei Giovani Comunisti, secondo il quale l'organizzazione sociale della Contea è di ispirazione marxista (e il golpe finale di destra).
Due ulteriori note, condivisibilissime: il libro (i cui numerosi autori sono citati, ma non firmano) mette a paragone Tolkien con altri esponenti del fantastico, quali Lucas, Howard (quello di Conan il Barbaro) e Terry Brooks, e risulta folgorante l'incipit delle pagine dedicate a quest'ultimo: un confronto iniquo e crudele, come mettere una Porche con una Panda, o la Juventus con una squadretta del dopolavoro ferrovieri. Poi la critica a giornali e riviste che dagli annis '70 non si aggiornano, ma si limitano a sfornare sempre i soliti clichès riciclati (quorum nos, quorum nos !).
Ultimissima riflessione: nel testo di Manni si sostiene che ci sono vari tipi di rilettura - completa, parziale, di consultazione - del Signore degli Anelli. Per quanto attiene al primo approccio, però, non c'è scelta tra lettura lunga (una mezz'ora al giorno prima di dormire o in un altro spazio della giornata), o breve (un appassionante transfert di quattro o cinque giorni avvinti dalla trama e dall'atmosfera). La full immersion è da privilegiare, perchè Tolkien lo si può anche vivere.


ultimo aggiornamento: 22 gennaio 2003 webmaster@endore.it © Elena Grecchi