Il primo tradimento



di Alex Lewis



Furono gli Elfi i primi che ci destarono e che ci curarono dal nostro mutismo tanto tempo fa e quello fu un grande dono che non può essere dimenticato, ma temo che le nostre strade si stiano dividendo.”

Così parlava l’Antico degli Ents ricordando con tristezza e collera ciò che un tempo erano state le ricche ed ondulate terre del Beleriand, ora sommerse da mari agitati. Le loro parole di protesta ai marinai ed ai boscaioli si erano rivelate inutili, gli alberi venivano ancora abbattuti ed amare ed aspre parole ora venivano spesso scambiate fra i maestri d’ascia e gli Ents tanto che in alcune occasioni, a causa della tensione, erano giunti quasi allo scontro.

Perciò Eonwe e Cirdan avevano convocato l’Antico degli Ents ed egli si era recato innanzi all’araldo di Manwe. Ad Eonwe aveva aperto allora il suo cuore ed aveva parlato con gravi e tristi parole: “Sapete, Signore, dei boschi di chiare betulle a Nimbrethil? Sono stati abbattuti, tagliati e ridotti a radure silenziose. I tronchi a terra urlavano al seccare delle loro linfe mentre venivano squadrati in assi per le navi. Eppure fra di me pensavo: hanno bisogno di molte navi per riportare la loro gente attraverso ed oltre il Grande Mare. Allora lasciamoli prendere ciò di cui hanno bisogno dalle foreste, poiché vi sono alberi sufficienti per tali necessità. Tuttavia, Signore, riesco a vedere che per loro non vi sono abbastanza alberi. Non un faggio è stato risparmiato. Hanno persino denudato Taur im Duinath. Un’intera foresta di alberi grandi e robusti abbattuta, secondo il mio popolo che là dimora, inutilmente. Alberi che gli Ents hanno allevato e fatto crescere nel corso di molti anni sono stati tutti atterrati senza avvertimento in poche settimane, e per quale buona ragione? Le navi che voi costruite, Signore, non possono forse fare piu’ di un viaggio? Non ne vediamo alcuna fare ritorno dall’Occidente. Quanti altri alberi ancora, Signore? Quanti altri ancora dei nostri alberi dovranno soffrire? Ed ora il giovane Cirdan ed il re Elfico Ereinon mi dicono che altri alberi ed altri ancora saranno necessari. Si stanno proponendo di giungere fino al cuore di Boscoverde il Grande, alle terre che si estendono fra i domini della Terra di mezzo fino alle montagne ad Est ed oltre le grandi montagne ancora, ad Oriente.”

“Ma gli alberi bastano a stento ai miei artigiani, Fangorn” aveva detto Cirdan. “Il discutere non cambierà la necessità di una maggior quantità di legname. Il bisogno è reale ed urgente. I miei carpentieri si avvicinano al punto di rottura cercando di stare al passo con le richieste. Noi non abbattiamo inutilmente, qualsiasi cosa i tuoi custodi del Duinath possano dire.”

“Pace, Cirdan. Non siamo forse il popolo dei boschi e delle foreste? Lamento ogni albero adoperato. Antico, io comprendo il tuo dispiacere. Tuttavia vi è ancora estrema occorrenza di legname.”, aveva aggiunto Eonwe. Sospirava. “Giustamente aveva parlato Manwe a Yavanna e fu preveggente nel predire che molta sofferenza si sarebbe riversata su coloro posti sotto la sua protezione col passare degli anni e delle età in queste terre Periture. Questo dovrà essere un tempo di grande pena nella Gioia dei Primogeniti, Antico. Un tempo di grande sacrificio per il tuo popolo.”

“Gli Ents hanno sempre temuto l’Oscuro Nemico, i suoi piani e le sue ambizioni, perché a volte avrebbe causato grandi incendi solo per pura malizia: non ha forse mutato le pianure innanzi alla sua fortezza ai piedi delle tre vette in un soffocante deserto di cenere e morte? Non ha dato forma ai terribili demoni infuocati che hanno dato alle fiamme vaste zone arboree da un capo all’altro del Beleriand? Ha mandato i burarum, gli Orchi malvagi, a tagliare e sfregiare i miei vecchi amici, gli alti ed antichi alberi del Doriath, e a bruciarli e a rovinarli per sempre senza alcun motivo. E noi abbiamo giudicato quell’atto totalmente malvagio. Malgrado ciò ora vediamo, ed a causa di quelle forze che avevano dichiarato di stare dalla nostra parte, le terre dei nostri cuori tutte sommerse. Le guerre hanno un costo troppo alto. I Signori d’Occidente mai si sono preoccupati della terra vivente quando muovevano la loro terribile Guerra d’Ira alla montagna cava del Malvagio. La terra vivente ha pagato, Signore, il tremendo prezzo delle vostre guerre. Dove sono ora i prati coi salici di Nan-tasarion? Dove sono i boschi di olmi dell’Ossiriand? Piu’ non sono i faggi di Neldoreth, i sospirosi rami morenti di Taur-na-neldor! Bruciati e devastati sono i pini del Dorthonion. Sotto le onde giacciono Ambarona, Tauremorna ed Aldalome! Mai piu’ le riavremo a meno che il mare riconsegni ciò che ha preso. Ma gli Elfi dicono che hanno bisogno di sempre piu’ legname e così gli alberi rimasti vengono abbattuti senza rimorso alcuno. Noi Ents diciamo basta! Lasciate stare ciò che è rimasto delle foreste. Vi sono navi in abbondanza per trasportare i Datori di Nomi ed i Latori di Parole attraverso gli aperti mari sconfinati. Riportate indietro le navi, mio Signore, e risparmiate i pochi boschi sopravvissuti della Terra di mezzo.”

“Ahimé, non sono solo gli Elfi che hanno bisogno di legname per costruire le loro navi, Fangorn.”, aveva detto Ereinon.

“Una grande flotta di navi è richiesta per portare gli amici degli Elfi alla loro nuova terra che è posta ai limiti di questo mondo e molto distante ad Occidente. Temo che molti altri alberi cadranno per soddisfare il loro proposito.”

“Se l’Oscuro Nemico non era dalla nostra parte, allora devo ora dirvi che nemmeno gli Elfi e gli Uomini stanno del tutto dalla nostra parte. Forse le vostre vie non sono peggiori di quelle del Nemico ma tutte queste cose recano dolore a Fangorn ed ai suoi Ents. Come potrò impedire al mio popolo di opporre resistenza a tali esigenze? Sono adirati al veder infliggere tali ferite ai loro piccoli e grandi boschi. Temo che la violenza possa esplodere se tutto ciò persiste senza alcuna promessa di una pausa. Ahimé per le foreste!” aveva amaramente detto Fangorn.

“Ahimè davvero!” aveva detto Eonwe. “Ma per quanto riguarda la collera della tua gente ti suggerisco di allontanarti dalle coste dove l’abbattimento sarà piu’ pesante. Andate verso le catene montagnose nell’entroterra. Tuttavia state attenti e non legate i vostri cuori agli alberi che vi restano, amico mio, e non occupatevi piu’ delle terre. Le vostre rivendicazioni potrebbero finire nel nulla. Poiché intravedo un tempo in cui quei mortali che oggi attraversano le acque ritorneranno su grandi navi dalla loro terra datagli ora come un Dono. In quel tempo disboscheranno grandi fasce delle vostre foreste una volta ancora e vasti tratti di terreno saranno spogliati e lasciati esposti alla luce del sole. Voi sarete impotenti innanzi a loro ed ai cambiamenti che porteranno e non saranno gli unici ad abbattere i vostri boschi. Uomini ed altri ancora prenderanno ciò che vorranno e presteranno poca attenzione agli Ents ed ai loro desideri. Nessun luogo sarà piu’ sicuro per voi, Antico. Il dominio che avete nella Terra di mezzo si ridurrà e si restringerà fin quando tutto ciò che è in vostro possesso sarà sparito ed allora, forse, vi sarà concesso un po’ di sollievo altrove, se Eru sarà pietoso.”

“C’è poco conforto, Signore, nelle vostre parole.” aveva detto Fangorn. “Parlate della distruzione di tutti i boschi. Come posso dire al mio popolo di aspettarsi tutto ciò?”

“Ascolta bene, Antico. Ad Occidente vi sono alte foreste e terre coperte di boschi dolci e selvaggi. Nel medesimo tempo selvagge regioni montagnose e vette dove i vostri cuori bramano essere e valli quiete inondate di una luce piu’ mite dove le Entesse preferirebbero curare la terra e coltivare le campagne traendone soddisfazione. Ma il tempo in cui vi arriverete è ancora lontano di molte Età. Appena i vostri sentieri vi avranno condotto là, troverete la strada aperta ed un’accoglienza cordiale e sincera. Yavanna sarà presente per onorarvi, il popolo da lei concepito. Le rimostranze contano poco rispetto alla fedeltà ed alla costanza. Il vostro aiuto nel liberare le terre sommerse dagli Orchi che si nascondevano nei luoghi oscuri non verrà dimenticato. Gli alberi di cui ci impadroniamo vi saranno nuovamente resi quando il tempo del compimento si avvicinerà.” Così aveva detto Eonwe.

“Ti ho ascoltato, Signore, sebbene il mio cuore sia ancora addolorato per il danno che ritengo inutile.”, aveva detto Fangorn e, allontanandosi, era andato dal suo popolo e lo aveva condotto via dalla vista del terribile mare, poiché avevano iniziato ad averne grande timore. Ed aveva parlato di un tempo lungo ed amaro di tristezza e rovina.







[traduzione autorizzata di Adriano Bernasconi del racconto apparso in inglese sulal rivista “Nigglings” dell'agosto 1989]