Report sul Gruppo di studio su J.R.R. Tolkien




di Roberto Arduini

Anche se ci sono sicuramente definizioni più tecniche, un modo funzionale per descrivere un gruppo di studio è il seguente: «Un gruppo di persone che si incontrano regolarmente per un lungo periodo di tempo con lo scopo di analizzare un tema particolare». L'assenza di una procedura specifica più che un difetto in realtà è la forza di una simile definizione. Senza la rigida scansione di un protocollo, lo sviluppo del processo di studio è determinato e risponde alle esigenze dei membri del gruppo. Alcuni gruppi di studio locali scelgono di incontrarsi in “mini-ritiri”: riunioni di due giorni che aiutano a stringere il legame del gruppo e permettono un dibattito ad ampio raggio. Altri gruppi si incontrano da due a quattro ore dopo l'università o il lavoro. Alcuni gruppi si incontrano settimanalmente per un certo periodo di tempo, altri ancora si incontrano solo poche volte l'anno. Altri gruppi hanno una programmazione più libera e permettono di seguire gli incontri che più interessano al socio senza altri obblighi, altri hanno un programma più mirato che affronta argomenti predeterminati. Alla fine, non si può dire che ci sia un approccio migliore rispetto agli altri. Il processo che funziona bene per un gruppo particolare è il più adatto seguire.

Ovviamente, la struttura che ciascun gruppo di studio adotta dipende molto dal contesto. Anche la geografia riveste una componente della scelta: la residenza in una sola città della maggior parte o di tutti i membri del gruppo, può naturalmente influire sulla frequenza delle sessioni. Diversamente, saranno più frequenti incontri più dilatati nel tempo, ma in ogni occasione della durata di uno o più giorni. Una componente può essere anche la disposizione dei membri di un gruppo: alcuni possono essere più orientati verso una certa struttura piuttosto che un'altra e tollerare ad esempio una maggiore ambiguità di ruoli, scadenze, incontri e apertura verso la frequenza; altri gruppi hanno membri che desiderano, invece, maggiore chiarezza di intenti e di indirizzo. Il punto di forza dello sviluppo di gruppo di studio è che si può lavorare in qualsiasi ambiente per quasi tutti i soggetti con quasi qualsiasi gruppo di persone. La chiave del suo successo è il grado in cui la struttura sviluppata è adatta al lavoro delle persone coinvolte. Più la struttura seguirà le esigenze dei membri, più il gruppo di studio “funzionerà” nel suo sviluppo e nella produzione di risultati.

Tutte le forme di sviluppo professionale, tra cui il gruppo di studio, puntano a una maggiore conoscenza e comprensione dell'argomento scelto. Questo è certamente un vantaggio dei gruppi di studio rispetto ad altre forme di analisi, e di fatto, proprio grazie alla sua natura collaborativa, si può sostenere che la conoscenza generata da questo processo sia più profonda, duratura e pertinente alle circostanze di ogni membro del gruppo. I gruppi di studio sono un ottimo esempio di apprendimento “costruttivista”, in cui i partecipanti fanno senso intorno a un questione importante per loro da discutere insieme a tutti gli altri. L'esito, di solito, è un progetto articolato, a più mani e a più livelli d' approfondimento, che non sarebbe possibile con uno studio individuale o con altre forme di studio collettivo (le antologie e le raccolte di saggi). Ancor di più, il valore aggiunto fornito dalla riflessione comune su un tema è quello di produrre un lavoro molto omogeneo, con rimandi interni frequenti e analisi da un ampio spettro di punti di vista, che rasenta la totalità.

Fatte queste dovute premesse, è più semplice capire il lavoro che dal 20 gennaio del 2008 ha visto riunirsi studiosi, ricercatori e traduttori italiani per un biennio intorno alle opere di J.R.R. Tolkien, su ispirazione dell’editore Marietti 1820. Il coordinamento dell’equipe è curato dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici di Modena e dall’Associazione romana studi Tolkieniani di Roma. Il lavoro del gruppo è finalizzato anche alla pubblicazione di studi ospitati nella Collana "Tolkien e dintorni” dell'editore, che in questo modo, non solo presenta al lettore italiano le traduzioni degli studi critici più importanti, ma raccoglie i contributi critici di ricercatori italiani, alcuni già autori affermati, altri relativamente "nuovi".

La tematica del biennio 2008-2010 è fondamentale all'interno della produzione dello scrittore inglese, in cui non esisteva un volume esplicitamente dedicato: la “morte e immortalità in Tolkien”. L’esperienza ha portato alla pubblicazione “La Falce Spezzata – Morte e immortalità in J.R.R. Tolkien“, volume che, tra l'altro, mirava ad “elevare” il livello degli studi critici italiani. La qualità degli studi prodotti, confermata in più occasioni da studiosi stranieri, è stata poi confermata dall'annuncio di una sua traduzione in inglese per essere pubblicato da una delle più serie case editrici dedite agli studi tolkieniani, la svizzero-tedesca Walking Tree, che fa capo anche all’università di Jena in Germania, dove si tengono annualmente i Tolkien Seminar tedeschi. Il volume “The Broken Scythe – Death and Immortality in the Works of J.R.R. Tolkien”, è stato già inserito nelle pubblicazioni del 2012.

Il metodo utilizzato per giungere alla pubblicazione del volume è molto diffuso, come detto, nei paesi anglosassoni e utilizzato da università e centri di ricerca negli Stati Uniti. L’attività del gruppo di studio si è concentrata in incontri a cadenza trimestrale in diverse città italiane (Roma, Modena, Firenze), finalizzate a promuovere il confronto sui metodi di lavoro e le linee di ricerca dei diversi partecipanti. In seguito, le bozze dei saggi presentati dai partecipanti sono state lette, a turno, negli incontri e si è discusso di eventuali linee di sviluppo e approfondimenti. Proprio dallo stimolo reciproco e dai consigli di tutti i partecipanti, ogni singolo saggio ha tratto enorme giovamento. Gli incontri si sono svolti per tutto il 2008 e nel primo semestre del 2009.

L’esperienza è stata così proficua da stimolare la nascita di un nuovo biennio di studio, il 2010-2012, che ha subito iniziato i suoi lavori. Si è discusso il tema, raccolta la bibliografia e gli spunti dei diversi partecipanti. In ogni incontro, due membri del gruppo, presentano le ricerche che li porterà a scrivere i loro saggi. Il primo incontro, il 20-21 marzo 2010 a Orvieto, è stato “interlocutorio” perché è stato il preludio al convegno internazionale “Tolkien e la Filosofia”, svoltosi a Modena il 22 maggio 2010, e organizzato dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici in collaborazione con l’Associazione Romana di Studi Tolkieniani, che ha portato in Italia per la prima volta studiosi noti come Tom Shippey e Verlyn Flieger. Due dei relatori del convegno, Franco Manni e Andrea Monda, avevano tenuto le loro relazioni all’incontro di marzo. Il secondo incontro, sempre vicino Orvieto, si è tenuto dal 24 al 26 settembre 2010. Sempre Franco Manni ha illustrato il suo tema, partendo dal “Signore degli Anelli” per affrontare le altre opere. Nel terzo incontro, tenutosi a Modena il 22 e 23 gennaio 2011, sono stati presentati tre nuovi membri del gruppo e interessantissime sono state le relazioni di Cecilia Barella, Lorenzo Gammarelli e Norbert Spina. Il quarto incontro, si è svolto il 7 e 8 maggio 2011, vicino Orvieto, in cui tra le altre cose, è intervenuto Peter Grybauskas, allievo di Verlyn Flieger, conferenziere al Kalamazoo del 2010 e saggista su Mythlore, la rivista specializzata della Mythopeic Society Usa. Il quinto incontro si è svolto il 25 e 26 novembre 2011 a Modena ed è coinciso con il primo dei Tolkien Seminar italiani. La decisione dell’Istituto tomistico e dell'Associazione di lanciare il seminario si pone, quindi, lungo questo percorso ideale per poter avere anche nel nostro Paese quegli studiosi che si sono distinti all’estero per i loro saggi sulle opere di Tolkien. Il Tolkien Seminar ha ottenuto il patrocinio della Tolkien Society inglese e della Provincia di Modena. È stata anche l’occasione di un confronto diretto all’interno del Gruppo di studio sullo Hobbit con chi analizza e insegna negli Usa le opere del Professore di Oxford. Si sono tenute, infatti, le relazioni, di Verlyn Flieger e Giovanni Maddalena nella conferenza “Mito e verità: la narrazione tra realtà e mistero”. La scelta dei relatori non è casuale, naturalmente. Entrambi hanno in comune analisi su Owen Barfield, autore di “Poetic Diction” e la cui la teoria sul linguaggio fu accettata e assimilata da Tolkien stesso. L'incontro all'interno del gruppo di studio è stato un confronto interessantissimo, tenuto dalla docente Usa con una chiarezza cristallina, in cui veniva esposto un "tema" che i membri arricchivano con domande e osservazioni. La stessa studiosa è stata molto impressionata per la competenza e il “desiderio” di capire questo grande autore inglese. I membri del gruppo presenti hanno avuto così un'opportunità di arricchimento non solo dal punto di vista intellettuale, ma anche e soprattutto umano.

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