Mathom
Lo Hobbit, naturalmente…
di Riccardo Moretti
Dicembre 2012: pressoché in contemporanea con l’uscita nelle sale cinematografiche de Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato, ecco comparire nelle vetrine dei negozi specializzati (e, ovviamente, negli “on-line stores”) alcune scatole coloratissime, con il logo originale del film, le immagini di miniature splendidamente dipinte, e l’altrettanto inconfondibile logo Games Workshop.
L’avvenimento poteva essere considerato prevedibile, anche se di questi tempi conviene non dare nulla per scontato, e non stupisce più di tanto il rituale “spiegamento di forze” messo in atto, con il supporto della rivista ufficiale White Dwarf. Anche per il Gioco di battaglie de Lo Hobbit (che va in pratica a sovrapporsi e, in qualche modo, a sostituire quello del Signore degli Anelli) la factory inglese ha presentato le miniature di tutti i protagonisti del primo lungometraggio della nuova trilogia di Peter Jackson, con la tradizionale qualità che rende i figurini molto somiglianti, perfino nei tratti del volto, agli attori che hanno interpretato i diversi personaggi: troviamo quindi un Bilbo – Martin Freeman, mentre Elrond ha ancora una volta le caratteristiche somatiche di Hugo Weaving e Gandalf quelle di Sir Ian McKellen, fino ad arrivare (ebbene sì…) alla miniatura di Radagast su quella sorta di slitta trainata da un nugolo di lepri, immagine che credo abbia fatto storcere il naso a più di un fedelissimo del Professore di Oxford…
Non volendomi cimentare in critiche ed analisi sulla qualità e fedeltà “filologica” del film, esercizio che lascio volentieri a penne ben più illustri e sagaci della mia, mi preme qui ribadire l’indiscutibile perizia degli scultori di Games Workshop; semmai, a mio avviso, l’unico limite può essere quello, evidente, posto alla loro fantasia, dovendo comunque rappresentare figure già esistenti come, appunto, quelle provenienti dal grande schermo.
Una limitazione della quale non soffre invece Mithril, che anche molto di recente è rimasta sul tema de Lo Hobbit, ma precorrendo i tempi delle uscite cinematografiche, per realizzare una scena ispirata ad uno degli ultimi capitoli del romanzo, ancora una volta concretizzata in uno splendido diorama; “Bilbo presenta l’Archepietra” (MV592), che viene commercializzata in una robusta valigetta plastica, è una fantastica vignetta composta di numerose parti: su una base circolare, che raffigura il terreno dell’accampamento di elfi e uomini del Lago nei pressi della Montagna Solitaria, prendono posto le miniature dei personaggi che, con l’aiuto della descrizione fornita sul sito web di Mithril, passeremo in rassegna:
La figura seduta di Thranduil, il sovrano degli Elfi Silvani, con un’armatura a piastre metalliche decorata con motivi floreali, un mantello, ed il capo circondato da “una corona di bacche e foglie rosse, poiché l’autunno era di nuovo alle porte”. Dietro al Re si trovano:
Un capitano ed una guardia reale degli elfi: il primo segue attentamente la strana vicenda con le mani sui fianchi, mentre il secondo regge lo stendardo del Re; entrambi indossano armature ed elmi peculiari della loro razza e lunghi manti.
L’altro personaggio seduto è Bard, con barba fluente ed una fascia di tessuto che ne circonda il capo, attorniato a sua volta da:
Un arciere della città del Lago, con l’arma che lo caratterizza, vestito con una tunica recante lo stesso simbolo di quella portata da Bard;
Una guardia con lo stendardo di Esgaroth, che indossa un’armatura lamellare ed un elmo conico, e regge uno scudo ovale;
Un Esterling esploratore al servizio della città del Lago (!), con un copricapo di foggia strana: si tratta indubbiamente di una “licenza” che si è presa Mithril nei confronti del testo tolkieniano…;
Un componente dell’equipaggio di una delle imbarcazioni caratteristiche di Pontelagolungo, che, inginocchiato, si appoggia ad un remo;
Nella parte sinistra della scena si trova un “avventuriero” che, “avendo offerto i propri servigi a Bard, si sta preparando” con l’aiuto del suo scudiero.
Al centro, finalmente, di fronte a “Re e Capitani”, ecco la piccola figura di Bilbo, che mostra la preziosa gemma al nuovo signore della città del Lago ed al sovrano elfico:
“«…ora vi farò un’offerta!».
«Sentiamola!» dissero.
«Potete vederla!» egli disse. «Eccola!», e tirata fuori l’Archepietra, la liberò dallo straccio che la ricopriva.
Financo il re degli Elfi, i cui occhi erano abituati alle cose più belle e più mirabili, si levò in piedi stupefatto. Perfino Bard la fissò incantato, in silenzio. Era come se un globo fosse stato riempito di luce lunare e poi appeso davanti a loro in una rete intessuta del bagliore delle gelide stelle.
«Questa è l’Archepietra di Thrain,» disse Bilbo «il Cuore della Montagna…»”
In definitiva, ci troviamo davanti ad una scena arricchita da ben undici miniature finemente dettagliate, di fronte alla quale è impossibile non esprimere un sentimento di ammirazione; mi rendo conto di ripetermi, ma di nuovo Mithril riesce a stupire con le sue creazioni, e sulla sua ultima “gemma” non saprei cosa altro dire, anche perché lascia davvero senza parole…
La inevitabile conclusione mi vede così assegnare anche la ormai tradizionale “menzione d’onore” all’ultima fatica degli scultori irlandesi, gratificandoli di un bel 10, con l’aggiunta della lode, per l’amore verso le opere del nostro autore preferito, che traspare dalla cura e dall’impegno che essi infondono in ogni fase del loro lavoro.