Tavola Rotonda - 10 Novembre 2019


La complessità morale delle opere di J. R. R. Tolkien


F (Franco Manni), D (Davide Cattaneo) A (Alberto Quagliaroli) P (Paolo Barbiano)


[ lungo e faticoso sbobinamento a cura di Elena Grecchi ]


F - Eccoci qui dopo un interruzione durata quattro anni perché io Franco Manni direttore di Endore sono stato in Inghilterra. Oggi 10 novembre 2019 riprendiamo questa tradizione pluriennale: le persone più vicine e fedeli a questa rivista totalmente Tolkieniana si riuniscono per dibattere argomenti di tema tolkieniano. Ci troviamo a Piacenza ospiti di Alberto Quagliaroli e siamo io, Franco Manni da Brescia, Davide Cattaneo da Como e Paolo Barbiano con cui ci collegheremo via Skype perché si trova in Albania.

L’argomento di cui tratteremo è la complessità morale delle opere di Tolkien e cioè come noi attraverso le nostre conoscenze delle opere di questo autore possiamo mostrare personaggi così detti buoni che fanno azioni cattive da una parte e dall’altra personaggi cosiddetti cattivi che fanno delle azioni buone. Se riusciremo a dimostrare che questo aspetto è presente nelle opere di Tolkien avremo confutato il luogo comune cavalcato dalla critica per tanti e tanti anni che definisce l’opera di Tolkien come una semplicistica, infantile divisione manichea tra bene e male.


Introdurrei la prima battuta di questo dialogo raccontando questo: stamattina mentre guidavo l’automobile per venire a Piacenza ascoltavo l’audio libro dei Promessi Sposi ed era il punto in cui si parlava dell’Innominato. Quando Manzoni racconta la storia dell’Innominato dice che questa persona cercava l’affermazione personale nel successo, per lui l’unica cosa che contava era che le azioni che intraprendeva riuscissero cosicché le persone vicine che vivevano nel ducato di Milano capissero che lui era una persona potente perché le cose che diceva le realizzava. Quello che poi nota Manzoni è interessante per il tema della nostra tavola rotonda e cioè: all’Innominato non importava se le azioni che compiva fossero buone o cattive, se si trattasse di difendere la giustizia o invece di perseguitare un innocente come nel caso di Lucia. Non era questo l’importante ma che tutti sapessero che lui quando si prendeva un impegno lo portava a termine. Quindi la motivazione principale dell’Innominato non è tanto di fare il bene o il male, ma la soddisfazione di riuscire fine a sé stessa.

Certo non è l’unica motivazione che spinge questo personaggio altrimenti se fosse l’unica e sola non si sarebbe mai pentito, invece alla fine riconosce la differenza tra le azioni buone e le azioni cattive.


Adesso passiamo a Tolkien. Secondo me nel SdA, nello Hobbit e nel Silmarillion vi sono personaggi buoni che fanno azioni cattive e personaggi cattivi che fanno azioni buone. Comincerei dalla prima categoria con un tipico personaggio buono che combatte contro Sauron che è Boromir. Di Boromir possiamo dire che è buono perché partecipa al consiglio di Elrond e si aggrega alla Compagnia nella missione per distruggere l’Anello però il lettore di Tolkien sa che nonostante lui desideri sconfiggere Sauron senza arrivare a compromessi come ha fatto Saruman e restando coerente, fa un’azione molto cattiva perché è disposto ad usare la forza per strappare l’Anello a Frodo.

Il lettore di Tolkien sa che lui giustifica sé stesso dicendo che lo ha fatto per il bene dei buoni, per il bene di Gondor, ma non dice per il bene degli Elfi, della Contea o di Gran Burrone o dei Nani. Per lui conta solo la sua casa, la sua patria e la sua dinastia, quella di Denethor del sovrintendente infatti diffida di Aragorn e non simpatizza.


D – Perché con l’ascesa di Aragorn al trono di Gondor la sua famiglia perderebbe il potere.


F – Boromir si accorge del suo errore solo morendo perché per amore degli Hobbit combatte fino alla morte e solo in quel momento dice ad Aragorn: mio signore mio re cioè rinuncia alla rivalità.


D – Pensando al tema che hai proposto per la tavola rotonda mi è venuto in mente che non ci sono nella sub creazione tolkieniana dei personaggi assolutamente buoni o assolutamente cattivi. Esiste la categoria degli Elfi che sembrano più votati al bene che non al male, ma poi vediamo che non sempre le circostanze che si trovano ad affrontare li portano a fare scelte votate al bene. Detto questo ho notato che tra tutti gli esseri del mondo di mezzo quelli che sono più fragili e che più cadono preda o della propria superbia o del proprio egoismo e che quindi tendono a fare il male sono gli uomini.

Gli Elfi appartengono a una categoria superiore, i Valar poi sono divinità, i Nani hanno questa caratteristica di avere un egoismo un po’ di fondo nel curarsi solo di loro stessi e del possesso delle loro cose. Gli Hobbit che sono descritti come popolo pacifico e tranquillo senza grandi aspirazioni è il meno votato alle azioni malvagie. Anche Isildur è un uomo e quando deve distruggere l’Anello fa una scelta sbagliata, malvagia, che da poi il via a tutta quella serie di avvenimenti narrati nel SdA.


F – Molto giusto questo esempio di Isildur perché lui parteggia per i buoni. Isildur era figlio di Elendil re dei Numenoreani che erano uomini venuti nella Terra di Mezzo. Elendil stringe l’ultima alleanza tra uomini ed elfi per sconfiggere Sauron e ci riescono. Poi però Isildur compie un azione molto malvagia sedotto come Boromir dall’idea di avere un potere superiore, un potere che resterebbe dalla parte dei buoni, ma che lui terrebbe solo per sé. Sia lui che Boromir cominciano col dire che è per sconfiggere il male, poi viene l’egoismo. L’ultima alleanza tra Elfi e Uomini viene rotta perché Elrond vuole che Isildur distrugga l’Anello e Isildur rifiuta.


D – Lo stesso Tolkien fa dire in più di un occasione che sono proprio gli uomini gli esseri più deboli, più fragili, più vulnerabili di tutta la creazione. Lo stesso Elrond si chiede: a chi lasceremo la gestione della Terra di Mezzo, agli Uomini?


F – Inoltre ricordiamo una sintesi del pensiero di Tolkien in una frase che Peter Jackson fa dire a Galadriel nel film riguardo agli Anelli: Tre anelli sono dati agli Elfi sette ai principi dei Nani e nove agli Uomini mortali che più di tutti anelano al potere. Infatti quei nove re degli Uomini che noi vediamo nella prima scena chi diventeranno?


D – i Nove spettri.


F – Esatto, nonostante gli uomini come secondogeniti di Iluvatar avrebbero dovuto essere discepoli degli elfi.


D – Tolkien da sempre ha messo come anello più debole di tutta questa creazione proprio gli Uomini.


F – Ora continuando su questi esempi di persone buone che si trovano a fare azioni cattive mi viene in mente Saruman inviato dai Valar nella Terra di Mezzo insieme a quattro colleghi, gli Istari che dovevano portare la salvezza da Sauron. Gli Istari erano considerati saggi, ma il loro capo gradatamente si converte. Saruman comincia a insuperbirsi, si dice che lui è troppo saggio, troppo bravo e non vuole più chiedere consiglio agli altri.


Per quanto riguarda gli altri quattro Istari due si perdono, vanno all’est, quelli che restano Saruman li disprezza e sono Radagast e Gandalf. Poi la sua superbia peggiora e lui aspira ad avere l’Anello e a vincere Sauron ma quando si accorge che non può farcela da solo pensa di dividere il potere con Sauron nonostante Gandalf che è molto più saggio di lui gli ricordi che l’Unico non si può dividere.


Saruman è il personaggio in cui si vede come una persona mandata in missione dalla parte dei buoni possa poi diventare il più grande dei cattivi decidendo di creare una razza di orchetti, manipolando i Rohirrim e tramando contro Gondor.


D – Non conoscendo molto delle storie delle ere più addietro non ho ben in chiaro altri esempi per gli elfi.


F – Hai presente Fëanor?


D – Si però mi sembra che il discorso sia sempre legato alla ricerca di un potere personale che è la stessa tentazione che ha Galadriel: quella di avere l’Anello più potente di tutti. Gli elfi da questo punto di vista sembrano più coriacei anche se all’interno della loro comunità abbiamo esempi in questo senso.


F – Fëanor è un grande esempio perché se non avesse fatto quel giuramento non si sarebbe creato un pericolo estremo per la Terra di Mezzo da cui sono stati salvati solo per l’intervento dei Valar. Fëanor è l’esempio della superbia.


Parlando degli Hobbit cosa ti viene in mente?


D – Sméagol che era un Hobbit e poi è diventato un essere di tutt’altra natura, e anche quegli Hobbit che quando la Contea viene invasa si schierano dalla parte di Saruman. Questo è più vicino al comportamento degli uomini che non degli Hobbit.


F – D’altra parte sono mezzi uomini. Per esempio c’è il figlio di Lobelia che diventa aiutante di Saruman.


D – Si crea una sorta di guerra interna nella stessa Contea tra gli schieramenti pro e contro Saruman che l’aveva invasa e occupata.


F – Gli Hobbit a uno sguardo superficiale sembrano carini, pacifici, con la pipa e i giardini, ma se uno li guarda con attenzione scopre che Tolkien è molto critico verso questo popolo perché sono molto infantili, superficiali, disprezzano Bilbo e Frodo e anche Gandalf perché pensano che siano pazzoidi con la testa tra le nuvole mentre loro sono saggi e fanno le cose normali di buon senso.

Mentre Tolkien ci dice che non c’era nessun buon senso in questa loro bonomia in questa vita tranquilla e dimentica del vasto mondo. Non avrebbero mai potuto salvarsi. La salvezza arriva attraverso Bilbo e Frodo e Gandalf.

Per cui questi Hobbit, che Peter Jackson dipinge bene all’inizio del film quando si vede Gandalf accolto nella Contea con disprezzo, con xenofobia, non sono esseri superficiali, non è che la loro carineria li porta a essere buoni sono anche cattivi perché poi si schierano con Saruman.


Andiamo avanti. Cosa succede nel mondo dei Nani?


D – Per lungo tempo c’è stata alleanza tra Nani ed Elfi poi si spezza e non si riesce più a ricucire.


F – E questo mina la forza dei buoni contro i cattivi.


[Alberto Quagliaroli, prima occupato, ora si unisce a noi]


A – Ci sono delle problematiche morali di razza e poi problematiche morali dei singoli. I Nani sappiamo che vogliono possedere oggetti, sono avidi. Gli Elfi vogliono conservare tutto come lo hanno ricevuto, vogliono tenere tutto fermo, non accettano il cambiamento. Poi ci sono i singoli come Fëanor e i suoi Noldor che arriva a fare delle cose terribili.


D – E’ sempre alla ricerca di un potere personale.


A – Non dimentichiamo nel quadro morale l’azione di ispirazione e di pervertimento che operano Melkor e Sauron. Quando c’è una problematica di egoismo come nel peccato originale, se qualcuno ti dice si si vai avanti che ti fa bene vedrai che è una buona strada magari ti fai convincere ancora di più nel tuo egoismo.


[comincia il collegamento Skype con Paolo Barbiano, che si unisce a noi dalla Albania!]


P – Anche lo stesso Saruman in origine era buono.


F – Esatto, secondo te Paolo quali sono state le tappe del pervertimento di Saruman?


P – Saruman non aveva mai amato la Terra di Mezzo, lui si sentiva troppo superiore, mentre Gandalf si metteva al livello degli altri, persino al livello degli Hobbit, questo popolo un po’ sempliciotto. Saruman aveva l’atteggiamento del sapiente che guarda dall’altro in basso. Era stato mandato per aiutare, ma invece cerca di dominare: Io li devo aiutare, li devo guidare ma loro mi devono obbedire, devono essere miei servi.


F – Una cosa molto classica. Nella Storia della Terra di Mezzo, nel decimo volume, si parla di Sauron che non era sempre stato cattivo.


A – Tolkien dice in questo volume parlando di Sauron che non era cattivo perché era più abituato a servire altri che non sé stesso. La sua minore cattiveria era legata al fatto che aveva dovuto servire gli altri più che sé stesso, infatti serviva Melkor il quale era assorbito dal suo egoismo e dalla sua superiorità e dal desiderio di dominare tutto. Sauron è stato servitore di qualcuno più potente. Poi c’è stato qualche momento in cui Sauron sembrava pentito…


F – Quando Melkor è stato incatenato nel vuoto esterno Sauron si è pentito?


P – Si è sottomesso.


F – Sottomesso non significa pentito. Anche Melkor non era cattivo.


P – Sì però lui è uno che diventa cattivo prima dell’inizio del tempo, quindi è un po’ difficile…


F – Nelle altre razze che sono nella Terra di Mezzo come si chiamano quelli che diventano proprio cattivi?


P – C’erano gli orientali, i pirati…


F – I Numenoreani all’inizio erano buoni, sono stati premiati dai Valar per la battaglia dell’Ira però poi sono diventati cattivi. Ma chi erano i Numenoreani neri in pratica?


P – Erano quelli che erano andati a colonizzare la Terra di Mezzo più a sud a Pelarghe, i pirati infatti erano di quella razza, venivano dalle terre più a sud.


F – Anche i Sudroni non fanno una bella figura.


P – Sam fa una considerazione quando vede il soldato che gli muore davanti nell’imboscata dell’Ithilien. Si chiede: ma questo soldato perché è venuto qua, magari gli hanno raccontato delle bugie, magari avrebbe preferito restare nella sua terra. Gli unici cattivi in sé erano gli orchi.


A – Poi ci sono gli Ucorni che venivano dagli Ent. Una parte di questo popolo trovandosi di fronte un mondo che li odiava hanno reagito con altrettanto odio. Erano alberi che hanno acquistato la volontà, ma con il cuore nero, Ent che si sono pervertiti.


F – Con il cuore nero come l’uomo salice.


A – Poi abbiamo gli Ent come Barbalbero che non facevano niente, in seguito sono stati convinti da Pipino e Merry a stare dalla parte giusta.


F – Con gli esempi che abbiamo fatto di Boromir e di Isildur è più facile vedere delle persone che sono dalla parte dei buoni, ma che fanno delle azioni cattive. Più difficile con altri personaggi. Quelli che sono rappresentati come buoni buoni tipo Gandalf, Galadriel, Aragorn, Elrond…


A – Beren!


F – Giusto, pensiamo a questi personaggi.


A – Beren ha questo suo orgoglio. Con Elwë Singollo, detto Thingol, si è intestardito, ha voluto prendere due Silmaril rischiando come è successo che Melkor si svegliasse.


F – Perché?


A – Per il desiderio di possedere queste gemme che erano talmente belle che piacevano a tutti senza differenze. Se avesse preso solo una pietra probabilmente non sarebbe successo nulla, sarebbe finita li, invece ha voluto fare un passo in più.


F – E questo ha causato il suo assassinio da parte dei Nani?


A – Quello è successo dopo ed è un altra questione dove Beren è coinvolto fino a un certo punto. I protagonisti sono: Faranduil che ha fatto fare la collana, i Nani che vedendo la gemma e la sua bellezza hanno detto: questa collana l’abbiamo fatta noi e quindi la vogliamo noi e da lì il disastro. A quel punto Beren ha preso le parti degli Elfi, aveva sposato un elfa, collaborando alla guerra e facendo fuori i Nani.


F – A proposito di queste vicende narrate nel Silmarillion troviamo in queste storie dei personaggi che parteggiano dalla parte dei buoni contro Melkor, contro Sauron, ma che fanno delle azioni cattive?


A – Più che cattive stupide.


P – Quel traditore di Maeglin che era un elfo figlio della sorella del re di Gondolin e dell’elfo nero che l’aveva rapita. Si innamora di Idril che era pure sua cugina, quando poi crede che lei si sia innamorata di Tuor, un uomo, diventa geloso e decide che per averla è disposto a tradire la sua città e il suo popolo. Così si accorda con Melkor che gli promette di dargli Idril.


F – Questo, correggetemi se mi sbaglio, è l’unico caso in cui l’azione cattiva viene fatta non per avidità di ricchezza, non per sete di potere, ma per amore.


A – Amore possessivo.


P – Un amore un po’ a modo suo: se l’amava veramente l’avrebbe lasciata essere felice con Tuor.


F – Già ma Tolkien nelle storie d’amore non si dilunga molto…


A – Poi parliamo di Turin Turambar: lui ha fatto un errore dopo l’altro.


P – Turin effettivamente è uno buono che fa un sacco di cose che vanno a finire male nonostante le sue intenzioni.


F – Ne è pieno l’inferno!


P – Forse lui è quello più emblematico: una persona che sbaglia in buona fede.


D – Più che azioni malvagie secondo me le sue sono azioni sbagliate, scelte sbagliate che poi lo portano alla rovina invece che al successo.


F – Io mi ricordo l’azione cattiva che mi ha colpito più di tutti: l’uccisione del suo migliore amico Beleg Arcoforte.


A – Cattiva però involontaria. Poi abbiamo Hurin che fa quasi tutto bene anche se poi Melkor lo massacra e gli fa vedere tutte le cose peggiori della storia... Hurin e il suo coraggio, la capacità di resistere a Melkor è incredibile.


F – E Hurin cosa fa di male?


A – Non è che faccia molto, uccide Mim il nanerottolo che aveva tradito il figlio.


P - Aveva rivelato senza volere l’ubicazione di Gondolin.


F – Oltre a Melkor ci sono altri Valar che fanno alzioni cattive?


P – Più che altro ambigue come Aulë che creai i Nani disobbedendo a Iluvatar perché lui voleva qualcuno che gli obbedisse.


D – Che rispondesse a lui e basta.


P – Come fossero dei figli da allevare, ma lo fa di nascosto, non lo dice neanche alla moglie che quando lo scopre osserva che se gliene avesse parlato i Nani ora sarebbero un po’ più equilibrati, invece saranno sempre nemici delle cose naturali.


F – Poi abbiamo Mandos. Lui è buono?


P – Ma... per quanto può essere buono il padrone del regno dei morti un incarico piuttosto sgradevole.


F – I Maiar che seguono Melkor non mi sembra che vengano nominati.


P – I Balrog erano Maiar


D – C’è una serie di creature che sono cattive al cento per cento come i Balrog, i draghi, gli orchi, i ragni. Sono tutti cattivi e tali restano.


F – Bisogna ricordare che c’è uno spunto di verità nelle critiche antitolkieniane che rilevano come vi siano nel suo mondo dei personaggi o delle razze completamente cattive.


P – Pare che a un certo punto lo stesso Tolkien si fosse interrogato sul ruolo degli Orchi, su che cos’erano: se erano cattivi fin dall’inizio o se erano elfi che erano stati corrotti. Ci sono delle tracce di queste discussioni nella History of Middle Earth.


F – Sappiamo che per lui questo era un problema perché una razza non può essere del tutto cattiva.


P – Quando cade la Torre Oscura e viene a mancare l’appoggio di Sauron gli orchi scappano via tutti mentre gli uomini rimangono e combattono. E’ come se gli orchi fossero controllati da Sauron, come se non avessero volontà propria.


D – Degli automi quasi.


P – Anche se quando Frodo e Sam vengono presi prigionieri si vede che un po’ di personalità propria ce l’hanno anche se poi passano il tempo a litigare fra loro. Mi chiedo come facesse a stare in piedi la società degli orchi.


A – Con la legge del più forte.


D – Vivevano nel terrore di Sauron.


P – C’era il totale controllo di Sauron che li manteneva sottomessi.


F – In Game of Thrones c’è una scena in cui uccidono il re dei morti che è presa di peso dalla caduta della Torre Oscura.


A – Martin dice di essere un appassionato di Tolkien.


F – Appena viene ucciso il re dei morti tutti i non morti cadono.


A – La società degli orchi è molto molto conflittuale. Senza il controllo di Sauron erano pochi perché si ammazzavano tra di loro. Sauron li ha obbligati a convivere e si sono moltiplicati.


P – A me viene in mente una coppia di personaggi: Sam e Gollum. Sam è uno buono, ma nei confronti di Gollum è estremamente sospettoso e duro. In una scena Gollum sembra quasi preda di sentimenti buoni nei confronti di Frodo e lo vuole accarezzare. Sam fraintende il gesto e gli salta addosso e lo picchia impedendo in un certo senso la sua conversione. Gollum è uno marcio fino al midollo, però senza volere è quello che salva la situazione quando toglie l’Anello a Frodo e poi precipita nel vulcano. Il cattivo che senza volere fa qualche cosa di buono.


F – Questo mi sembra un ottimo esempio per introdurre la seconda categoria e cioè personaggi che parteggiano dalla parte del male, ma che fanno azioni buone. Quella di Gollum mi sembra la più importante di tutte.


P – Lui resta cattivo ma fa qualche cosa di buono.


F – Retrospettivamente giustifica il consiglio di Gandalf di risparmiare Gollum.


A – Di personaggi cattivi che fanno azioni buone ce ne sono molto pochi perché in Tolkien i cattivi restano coerenti. Certo potremmo dire che anche Sauron fa un’azione buona perché non capisce che i suoi nemici vogliono distruggere l’Anello e quindi nella sua ottica di cattiveria rimane cieco. In questo modo favorisce la fine positiva della storia. Considerando il nemico moralmente come sé stesso non immagina lontanamente che possa voler distruggere l’Anello.


F – Si può dire che fa un’azione buona perché omette di fare un’azione cattiva. Anche Denethor viene presentato come cattivo, ma non fa qualcosa di buono?


D – No. Io non ho in mente esempi di persone cattive o di persone che col tempo sono divenute cattive fare azioni buone o di redenzione o di riscatto morale. Denethor non lo fa, Saruman non lo fa, Grima non lo fa. Così come sono diventati cattivi muoiono cattivi.


P – In Boromir c’è un riscatto alla fine.


F – Ma Boromir era dalla parte dei buoni. Nonostante Tolkien fosse un cristiano molto convinto non pare che nella sua opera i peccatori possano redimersi.


A – Però parliamo di conversioni non più di fatti buoni compiuti da cattivi.


P – In effetti è vero: non c’è una storia di conversioni.


A – Forse solo nel caso del Maiar delle tempeste del mare che stava per seguire Melkor e poi ci ripensa.


D – Nel SdA ci sono dei momenti in cui a questi personaggi vengono offerte delle possibilità di riscatto. Quando Saruman è assediato nella Torre gli dicono: esci e parliamo, ma lui si rifiuta. Anche a Denethor dicono di uscire, di scendere in mezzo al suo popolo di andare a difendere la città e lui risponde: voi siete pazzi. Di fronte alla possibilità di riscattarsi o di convertirsi loro rifiutano.


F – Quindi quello che abbiamo messo in evidenza è una novità della critica tolkieniana perché noi sappiamo che come cristiani una delle missioni di un fedele è la conversione dei peccatori.


A – Nel periodo raccontato da Tolkien però non c’era ancora stata la discesa di Cristo e la misericordia di Dio non era ancora stata rivelata pienamente.


P – In effetti anche nell’antico testamento di storie di conversioni non ce ne sono molte. Ci sono però in Tolkien personaggi che vengono messi alla prova come Galadriel tentata dall’anello. O quando poi Galadriel saluta i membri della Compagnia e ognuno ebbe l’impressione che gli venisse proposto qualcosa che desideravano e si sarebbe realizzato se avessero abbandonato la Compagnia. Anche gli Orchi hanno il loro ruolo provvidenziale quando prendono Frodo avvolto dalla ragnatela e lo portano via mentre Sam l’aveva abbandonato perché pensava che fosse morto. Senza volerlo hanno fatto qualcosa di utile.


F – Se quello che stiamo dicendo è vero è una mancanza di cristianesimo. Vicende come quella di Zaccheo o di Paolo che sono grandi conversioni di peccatori come anche quella del buon ladrone non ci sono in Tolkien.


A – Melkor si pente un po’ ma perché lo mettono nel vuoto esterno. Anche Sauron ha paura all’inizio dei Numenoreani, poi capisce come manovrarli.


F – Quindi il mondo di Tokien è un mondo prima di cristo, tipo antico testamento.


P – E’ più facile la perversione di un buono che non la redenzione di un cattivo.


A – Forse un mondo ancora prima della Bibbia, perché nella Bibbia qualche elemento c’è, la vicenda di Ninive o qualche re che poi si pente.


F – La mitologia greco romana.


P – La conversione presuppone un certo rapporto con un dio misericordioso, nel paganesimo questo non c’è. C’è un accenno a popoli nemici che vengono poi pacificati e stringono trattati di pace con Gondor, ma non so se si può parlare di conversione…come i Dunlandiani che quando scoprono che Saruman li aveva ingannati capiscono di avere sbagliato.


F – Questo tema della tavola rotonda lo penso come una confutazione contro quei critici ostili a Tolkien che lo accusano di semplicismo morale, di infantilismo. Però cosa possiamo dire di questa critica riguardo al semplicismo morale di Tolkien. Perché sappiamo che tanti critici non solo nel passato, ma anche contemporanei dicono la stessa cosa: che quello creato da Tolkien è un mondo che non rispecchia la complessità morale della vita quotidiana mentre il romanzo neo realistico modernista lo rispecchia.


P – In effetti il SdA ha un lieto fine che è una cosa che non è più di moda. E poi vediamo un’evoluzione morale in alcuni personaggi come Eöwyn. Quando la incontriamo per la prima volta è un certo tipo di persona e alla fine del libro è cresciuta: prima era delusa, arrabbiata con Aragorn, lo pensava diverso lo pensava il grande eroe e lei voleva fare la grande guerriera. Poi dopo la battaglia comincia a cambiare e incontra un altro personaggio che è coraggioso, ma che non è il guerriero puro.


A – Anche in Legolas e Gimli c’è una crescita morale.


F – Gli Hobbit che accompagnano Frodo hanno una evoluzione morale e anche Frodo alla fine non è più lo stesso.


A – Anche se Frodo fa l’errore finale, che era quasi inevitabile.


P – Lui d’altra parte doveva portare l’Anello fin li, poi il resto lo ha fatto qualcun altro.


F – Volevo farvi questa domanda: cosa pensiamo noi, senza voler essere paladini di Tolkien per forza, dei romanzi modernisti come i Buddenbrooke di Thomas Mann, La Ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, l’Ulisse di Joyce ecc. In questi romanzi il male non viene esibito in maniera chiara e molti critici affermano che il loro valore sta nel rappresentare con realismo la vita umana. Tolkien invece è il capostipite di quanti hanno la testa tra le nuvole. Ora noi siamo stati per tanti anni appassionati di Tolkien e non di Virginia Woolf perché perché siamo con la testa tra le nuvole? Può darsi.


D – All’opera di Tolkien hanno dato un etichetta perché era di genere fantasy, è quella la tara che hanno sempre appioppato al suo lavoro.


F – E ma perché? Si potrebbe dire che questa complessità morale che esiste nella realtà della vita umana non la troviamo nell’opera di Tolkien?


A – Penso che in questo periodo ci sia una certa confusione e che si tenda a dire che il bene e il male si fondono.


P – Scusa ma poi come distingui il bene dal male se non esiste confine?


A – Ma è la visione che è presentata in questi romanzi classici del Novecento.


F – Se si legge Virginia Woolf non sai dire dove è il bene e dove è il male.


P – Una cosa che mi ha colpito del SdA è che è un racconto dove vedi la Provvidenza all’opera negli altri romanzi, in quelli mainstream non c’è. Ora perché piace il SdA: perché parla di qualcosa che esiste in questo mondo. Lui è riuscito a rappresentarlo con questa grande storia ambientata in un mondo immaginario che funziona come il mondo reale. Il romanzo mainstream rappresenta un mondo reale che in realtà funziona peggio del mondo reale stesso: dove il male é messo sullo stesso piano del bene fino ad arrivare al punto in cui non si distinguono più, sono tutte convenzioni. Ma noi esseri umani non solo abbiamo il desiderio che alla fine il male sia sconfitto e il mondo redento, abbiamo anche la percezione che è così in qualche modo, che sia qualcosa di più di un desiderio.


F – I Promessi Sposi 130 anni prima di Tolkien hanno espresso in modo molto forte l’idea della Provvidenza. Anche se lui lo ha scritto nel 1827 in un periodo dove non si sentiva il bisogno di dire che non esiste la differenza tra bene e male. E ha mantenuto un setting realistico, l’ambientazione non è fantasy.


D – Il discorso della Provvidenza è che pur non narrando un intervento diretto di una divinità superiore è come se ci fosse qualche cosa che ispira

la scelta dei singoli personaggi e le scelte che compiono concorrono a portare alla salvezza del creato.


F – E questo ad esempio in Gita al faro di Virginia Woolf non c’è.


P – No perché quella è una linea di pensiero che nega il concetto di Provvidenza, sostiene che queste cose nella realtà non esistono: non c’è salvezza e non c’è nemmeno desiderio di salvezza, c’è solo il desiderio del piacere, di stare un po’ meglio, non c’è altro dietro le quinte. Il Novecento è un secolo pagano si può dire così.


F – Esiste una specie di pessimismo che è diverso dal pessimismo manzoniano. Nei Promessi Sposi ci sono personaggi perfidi che poi si ravvedono a causa della peste, non per altri motivi. La malattia spazza via tutti compresi i cattivi, ma se non ci fosse stata la peste nulla sarebbe cambiato. Il pessimismo di autori come Proust o Woolf invece è senza speranza: descrivono la società in cui vivono dove non c’è nulla dietro le quinte e le storie sono tutte tristi.


P – Si se c’è qualcosa dietro le quinte allora tu puoi accettare anche la parte triste.


F – La Woolf si è suicidata. La moglie di Alex Lewis che non solo fa la pittrice, ma anche la scrittrice insieme al marito, in un libro che io avevo letto aveva parlato dei personaggi femminili in Tolkien e li confrontava con Virginia Woolf. Diceva che la Woolf era tanto bisognosa di essere al centro dell’attenzione che quando è arrivata la seconda guerra mondiale e l’opinione pubblica guardava a Stalingrado e non a lei si è suicidata. Forse è un po’ esagerato. Anche Proust ad esempio, in una maniera diversa, si è suicidato perché negli ultimi anni della sua vita si è chiuso in una stanza senza mai uscire foderata di sughero.


A – Anche Nietzsche si può inserire in questa lista


F – No perché lui in realtà diceva che c’è il bene e c’è il male. Il male il cristianesimo e l’ebraismo e il bene il paganesimo omerico. La morale dei padroni o dei signori contro la morale degli schiavi. Non voglio dire che tutti quelli che hanno questa visione diventino pazzi o si suicidano, Sartre ad esempio non si è suicidato.


A – La mancanza della convinzione che possa esserci una scala di valori che valga per tutti è quella che poi disorienta alla fine. Questa scala di valori va poi valutata. Ma dove la possiamo trovare per evitare di rimanere intrappolati in questo mondo di bene e di male inscindibile esulando dal cristianesimo, io credo nella regola d’oro: fai agli altri quello che vuoi sia fatto a te e non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te. Questo non come legge definitiva e assoluta, ma come principio dovrebbe essere condiviso da tutti e sarebbe un punto di partenza.