La lettera


di Catherine Thorn



Frodo aveva un'aria soddisfatta, scostò da sè il piatto vuoto e si risedette sulla sedia. "E' stata una splendida colazione, Rosie, come al solito" disse."Oh, grazie, signor Frodo", rispose Rosa Gamgee, arrossendo con timidezza a questo complimento inaspettato. Raccolse velocemente i rimanenti resti della colazione e sparì nella cucina mentre Frodo si alzò dalla tavola e andò alla mensola del caminetto per scegliere una pipa.


Che sollievo era essere liberi dai doveri del Sindaco. Oltre all'effettivo lavoro amministrativo che doveva essere svolto, c'erano i fiumi di visitatori che dovevano essere accolti e le cene interminabili con i loro ancora più interminabili discorsi. Frodo aveva felicemente reso la posta a Willie Piedebianco il giorno di Metà Anno - solo una settimana prima - essendo stato celebrato l'evento con una cena ufficiale alla quale aveva quasi letteralmente nevicato cibo e piovuto bevande e i discorsi erano durati un giorno e mezzo. (Massimo tormento pubblico per Frodo, ma divertimento privato di alcuni dei suoi più giovani cugini Tuc, che avevano - molto probabilmente sotto l'istigazione di Master Brandibuc e Peregrino Tuc - fatto delle scommesse fra di loro a riguardo di quanto sarebbero durati i discorsi.


Ora che era finalmente pensionato, Frodo poteva dedicarsi ad un altro mestiere, uno a cui aveva pensato di dedicarsi da diversi mesi. Prese la sua pipa preferita, la riempì, e andò nello studio. Sedutosi comodamente alla lucida scrivania, prese da un cassetto un libro grosso e rovinato con la copertina di cuoio rosso e un pacco di fogli spiegazzati. Sfogliò le pagine coperte dalla calligrafia da ragno di Bilbo fino a quando trovò le ultime parole che Bilbo aveva scritto. Fu solo allora che notò per la prima volta il bordo di un foglio ripiegato che fuoriusciva dal basso dell'ultima pagina. Lo tirò fuori e lo aprì con impazienza. La calligrafia in cui era scritto era senza dubbio quella di Bilbo. Sembrava una lettera, e con sorpresa di Frodo era indirizzata proprio a lui. Come aveva fatto a non averla vista prima? Perche' non gli era stata spedita? Frodo incominciò a leggerla attentamente.




GRANBURRONE

Primo giorno di Novembre, anno della Contea 1401


Caro Frodo,

Sì, nonostante la calligrafia di qualcun altro sulla busta, è veramente tuo cugino Bilbo che ti sta scrivendo questa lettera. Devo ammettere che tutta questa segretezza e queste trame sono piuttosto divertenti. Spero che sia già accaduto tutto. Sono partito con l'affanno di assicurarmi che nessuno nella Contea - a parte tu ovviamente - avesse un'idea di che cosa mi fosse accaduto.

Spero che tu sia ormai stabilito da padrone nella casa di via Saccoforino e che i S.B. non ti stiano creando troppi problemi. Ricordati, io trovavo LUI inestimabile ogniqualvolta mi imbattevo nei S.B. e penso che accadrà anche a te - nonostante Gandalf (come tu sai anche lui si trova qua) dica che ti ha istruito di non usarlo. Ciò è tipico di Gandalf. Io stesso non posso vedere dove si trovi il male. Inoltre non era molto contento di sapere che ti stavo scrivendo; mi ha dato una delle sue occhiate e ha continuato sul come devo muovermi ora e che dovrei lasciarti solo. Non lo so! Sa essere strano a volte. Mi ha anche avvertito delle difficoltà che potresti avere se questa lettera cadesse nelle mani sbagliate. Solitamente lui sa cosa è la cosa migliore, ma forse non in questo caso; penso che possa fidarsi del fatto che mi assicurerò che questa lettera non susciti sospetti. Ovviamente non potrai riscrivermi direttamente, ma penso che non andresti tropo fuori strada se mi scrivessi all’interno di una lettera indirizzata a Gandalf a Granburrone. Sarei inoltre contento di sapere come te la stai passando. Io non sono neanche un po’ ansioso di sapere come hanno funzionato i miei piani e di quello che tutti stanno dicendo di me.

Ora dovresti chiederti, "Come ha potuto il vecchio Bilbo raggiungere Granburrone?" Ho sempre pensato che sarebbe stato il posto in cui sarei andato a finire, e penso che alla fine mi stabilirò qua, nonostante io abbia un ultimo viaggio da compiere, e devo compierlo presto, alla Montagna per vedere come Dàin e il suo seguito se la stanno cavando.

Bene, da dove cominciare? Tu non mi hai accompagnato anche se lo volevi. Io avevo tre nani come compagni di viaggio, Nar figlio di Borin e i fratelli Anar e Hannar i figli di Fror. Erano giovani (per dei nani) e del popolo di Dain sotto la Montagna. Compagni rispettabili, la maggior parte di loro, nonostante Nar diventasse ogni tanto un po’ impaziente con i fratelli. Erano tutti molto gentili con me; penso di essere una sorta di eroe per il loro popolo, sai? Arrivarono con la consegna dei giocattoli per la Festa e rimasero indietro quando gli altri partirono. Ebbero poco tempo, aiutandomi con l'etichettatura di tutti i regali. Questo mi fa ancora sorridere - spero che Lobelia abbia colto l’allusione sui cucchiai ! Sono spiacente se ti ha causato un po’ di trambusto, ragazzo mio, ma quei regali erano un metodo ammirevole per tenere tutti occupati fino a quando non fossi stato lontano,

Quella notte lasciammo le strade e ce la cavammo a raggiungere il bosco di Bindbale dove campeggiammo. Ero soddisfatto di poter evitare di essere visto, ma non di essere in una compagnia di nani con stivali pesanti, uno dei quali (Nar) insisteva nell'indossare il suo mantello brillante con il cappuccio.

Il giorno seguente abbiamo avuto un viaggio senza sorprese attraverso il bosco e fuori nella landa del nord - il mio primo assaggio del “selvaggio” che si avvicinava. Avevo il dubbio che potessimo imbatterci in un gruppo di Vagabondi, ma i nani riuscirono a trovare la via segreta che utilizzavano qualche volta quando viaggiavano verso l'Ered Luin (che sono i Monti Azzurri, se ti ricordi il tuo elfico). Sfortunatamente venne a piovere e passammo un periodo deprimente. Anar insisteva che un buon pasto ci avrebbe rimesso in sesto. Ci disse che aveva sentito che la selvaggina del Decumano Nord era insuperabile e che se solo riuscivamo a fare un po’ di caccia avremmo potuto cucinare una cena che non avremmo dimenticato. Anar era quasi un cuoco ed era dotato di una grande conoscenza nel campo delle erbe e via dicendo. Piuttosto strano per un nano; che principalmente avevano il proprio talento nel metallo e nella roccia (Nar era uno di questi - il primo giorno non riusciva a smettere di dirmi tutte le crepe che aveva visto negli edifici della Contea) ma tutti i nani apprezzano un buon pasto - come ho sperimentato una volta a mie spese!

Ovviamente tutto questo discorso sulla caccia rendeva Nar scontroso, ed infine cambiò idea così che noi dovemmo fermarci per delle razioni fredde.

Da quella volta abbiamo puntato verso est per un po’ di tempo. Il giorno seguente abbiamo continuato in quella direzione ed all'imbrunire abbiamo raggiunto il Brandivino. In questo luogo lontano esso è piuttosto stretto, ma molto più veloce nello scorrere di quanto tu non abbia mai visto. Fortunatamente i nani riuscirono a trovare la loro barca nascosta in un incavo segreto sotto l'argine (dopo un bel po’ di spruzzi e di imprecazioni) e con questa attraversammo. Non fu una traversata piacevole. Abbiamo dovuto remare tutti furiosamente mentre l'acqua produceva un rombo terrificante tutto attorno a noi. Nar era a prua e così si bagnò di più di tutti, cosa che lo rese più intralciato che mai.

Una volta raggiunta l'altra sponda ci restò da scegliere per quale via viaggiare. Io pensai di prendere un sentiero per Fornost (dovresti conoscerlo come Roccanorda dei Re) l'antica città degli Uomini dell'Ovest a Arnor. Hannar si interessò alla storia ed era disposto a venire con me, ma Nar e Anar era d'accordo per dirigersi a Brea (e più particolarmente alla birra del Puledro Impennato) il più presto possibile. Una delle conseguenze sfortunate della nostra partenza segreta era che non potevano pagare le visite di congedo ai gentilissimi locandieri lungo la strada che ci conduceva fuori dalla Contea.

Dopo un po’ di dibattito (per non dire litigio) Nar e Anar acconsentirono grugnendo quando specificai che tutta la nostra segretezza fino a quel momento avrebbe potuto rivelarsi completamente vana se fossimo stati scoperti a viaggiare da ovest verso Brea - qualche hobbit della Contea aveva fatto a volte quella strada lui stesso - e se dovevamo andare comunque a Brea sarebbe sembrato molto meglio raggiungerlo dal nord lungo il Verdecammino da Fornost.

Dopo una notte di riposo ci avviammo verso quella che noi consideravamo una direzione nord-est. Per giorni vagabondammo sopra della pietra spoglia coperta di grossa erba appassita di colore violaceo. A volte ci imbattevamo in un albero piegato dal vento, cosa che ci permetteva di rifugiarci.

Fu all'incirca in questo momento del nostro viaggio in cui notai per la prima volta che qualcosa non andava per il meglio. Ero stato messo in guardia prima della mia partenza - da Gandalf ovviamente - che un insolito numero di strane creature sembravano riunirsi lungo i confini della Contea, ma non vedemmo nessuno - solo lo strano uccello o coniglio che uno si aspetterebbe (e che Anar voleva cucinare) - nonostante una notte mentre ero di guardia sentissi l'ululato di un lupo a distanza ravvicinata e stessi giusto per svegliare gli altri quando l'ululato si interruppe improvvisamente. Non lo udimmo più. Avevo inoltre la strana sensazione di essere in qualche modo osservato. Ovviamente tutti e tre i nani pensavano che ciò non avesse senso, così attribuii tutto agli effetti della mia immaginazione suggestionata dai lugubri dintorni.

Il quinto giorno dopo il nostro attraversamento del Brandivino vedemmo finalmente i Tumuli del Nord in lontananza e il giorno seguente raggiungemmo Fornost. Era una vista triste, quella che una volta era stata la superba città dei Re degli Uomini era ora ridotta a pochi colli erbosi.

Nar e Anar non erano particolarmente impressionati. Mentre loro e Hannar preparavano il campo io me ne andai a dare un'occhiata in giro. Fu molto interessante, cercando di immaginare lo splendore che una volta si trovava lì. Vagabondai più di quello che m'aspettavo e infine mi trovai sulla cima di un alto dosso. Il sole era basso a occidente e sprizzava una luce dorata sul mondo. La vista era magnifica, ed era solo debolmente rovinata dalla vista dei miei compagni di viaggio, lontani al di sotto di me, mentre stavano chiaramente litigando. Mi girai verso il sole per vedere il panorama da quella parte e gridai allarmato quando vidi - a pochi metri di distanza - una figura seduta nell'erba alta che mi dava la schiena. La mia mano andò alla mia spada, e stavo per fuggire quando la figura si girò. Ma questa volta i miei occhi erano abituati alla lucentezza del sole e potei dire che esso - lui - era un uomo; nonostante fosse seduto potei vedere che era molto alto, persino per la misura degli Uomini Alti, e che era vestito miseramente con delle ombre di fango verde, marrone e grigio. I suoi capelli erano neri con delle striature grigie e sciolti e mossi all'altezza delle spalle. Il tratto più evidente sulla sua faccia provata erano i suoi occhi. Erano grigi e di una lucentezza penetrante. Strano a dirsi, nonostante non assomigliasse un granché al vecchio stregone, c'era qualcosa nel suo sguardo e nel suo modo di comportarsi che mi rimandava decisamente a Gandalf, nonostante la grezza apparenza dell'uomo. Forse era questo il motivo per cui rimasi in piedi e lasciai cadere la mia mano dalla spada. Non riuscivo a pensare a cosa dire, ma egli mi fece una smorfia e disse, "Ben trovato, padroncino. Piacevole serata per visitare l'antica Roccanorda dei Re, no?”

Il suo accento era aspro e sgraziato, ma sotto a questo la sua voce era gentile, forte e melodica.

"E' così, signore," risposi. Poi aggiunsi ( in qualche modo maleducato) "Eh...- chi sei...io...eh...noi...non ci aspettavamo di trovare qualcuno qua."

"Un semplice Cacciatore del nord" rispose. "Se posso essere così indiscreto, cosa vi porta in questo luogo?"

"Oh, sto semplicemente viaggiando, sa. Al momento, sono uno storico. Ho pensato di venire e di dare un'occhiata alla vecchia Roccanorda , sto pensando di scrivere un libro riguardo alla storia del nord."

"E' così?" rispose con un sorriso. "Attraverso qualsiasi strada, mi dirigerei il più presto possibile verso Brea se fossi in voi. Si sente dire che dei Vagabondi si stiano muovendo a sud dei Tumulilande, e la cosa peggiore e che creature peggiori dei Vagabondi stiano strisciando dalle colline solitarie. I miei compagni hanno loro stessi paura e nessuno ha azzardato un viaggio verso est. Pensaci - accetta il consiglio di un vecchio cacciatore e raggiungi Brea, e se sei convinto di viaggiare mantieniti sulla strada".

"Bene, la ringrazio per il suo consiglio," dissi. "Ora devo veramente rientrare altrimenti i miei compagni si chiederanno che cosa mi sia successo."

Con questo mi inchinai ,mi girai e tornai indietro...mentre camminavo per tornare dai nani, mi domandavo che cosa fare di questo estraneo. Sembrava abbastanza inoffensivo, nonostante "inoffensivo" non fosse il modo adatto per descriverlo, e pensai che non avrebbe potuto essere realmente tutto che sembrava. In ogni caso, il suo consiglio era abbastanza eloquente. Io stesso stavo pensando che con la svolta dell'anno verso l'inverno sarebbe stato meglio dirigersi verso luoghi abitati (o per lo meno non del tutto disabitati), e ovviamente avevo più o meno promesso a Nar e ad Anar una visita a Brea come premio per essere giunti a Roccanorda. Tuttavia è vero che anche io avevo avuto una mezza idea di viaggiare da Roccanorda verso est, e ne avevo accennato ad Hannar.

Quando rientrai al campo trovai che, con grande piacere di Anar, Hannar aveva preso un paio di conigli - nonostante un nuovo litigio stesse nascendo riguardo al fatto che Anar aveva appena rivelato che per giorni aveva portato con sè un piccolo fiasco di vino all'orzo nonostante pretendesse che tutte le bevande ( a parte l’ acqua) erano state bevute. Insistette sul fatto che l'aveva preso unicamente per "fare onore" a una cattura come quella di questi conigli e che noi avremmo dovuto ringraziarlo una volta che avessimo assaggiato il piatto che aveva intenzione di cucinare per noi, "la carne delicata di conigli giovani brasati in birra dolce". Nar però non accettava scuse; accusò Anar di accaparramento e poi dello spreco di buona birra che sarebbe stata di gran lunga più utile per rallegrarci lungo la strada. Cercai di restaurare la pace persuadendoli a dividere la birra, in modo che solo una parte sarebbe andata a brasare i conigli mentre il resto sarebbe stato passato tra noi quattro - nonostante ne avremmo bevuto poco piu' di un sorso. Tuttavia la mia mente stava ora prendendo una decisione sul percorso. - avremmo puntato verso Brea, e la coscienza che un "buon po' di birra" sarebbe presto arrivata rallegro' immensamente Nar. Decisi che sarebbe stato meglio se non avessi menzionato il mio incontro con l'insolito cacciatore, se volevo evitare ogni ulteriore dibattito o litigio. Il piatto di coniglio di Anar fu, tra parentesi, delizioso, e Nar quasi lo perdonò. La mattina seguente ci avviammo lungo il Verdecammino come programmato. Dopo altri tranquilli quattro giorni di viaggio (stranamente tranquilli, in particolare da quando non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione di essere osservato) raggiungemmo Brea e il Puledro Impennato. Per quanto mi potei accertare, non vi erano in giro hobbit della Contea, ma per maggior sicurezza rimanemmo nel nostro salotto privato e non ci unimmo al resto della compagnia nella stanza comune. Una locanda accogliente, il Puledro. Devi visitarla un giorno, alcuni dei nostri cugini Tuc e Brandibuc potrebbero portartici, quando facessero un viaggio da quelle parti. La birra è eccellente, e poichè ci sono tanti hobbit quanti uomini, a Brea ti senti quasi a casa. Ci sono degli hobbit nella cucina del Puledro ovviamente - e perfino Anar rimase impressionato nonostante continuasse a lamentarsi di trovare il tutto un po’ "ordinario",per usare la sua espressione. Il commento di Nar su questo fu, "Ma, troveresti ordinario anche ciò che contenesse la meta' della spezie del lontanissimo Khand."

Quando ci tocco' di decidere dove andare in seguito, io proposi l'idea di continuare ulteriormente ancora per un po’ verso sud lungo il Verdecammino, ma dovetti cambiare questa idea per avere la possibilità di dare un’occhiata più da vicino alle Colline Vento e alle Grotte dei Vagabondi poco più in là. I nani mi dissero che mi avrebbero illustrato un po’del paesaggio lungo la strada; c'era una scorciatoia per evitare un’ansa della Via verso nord dopo Collevento. Nar disse che questo avrebbe “malauguratamente” messo rimedio ad ogni brama di visitare le terre del sud per puro piacere.

Non avevo dimenticato il consiglio del Cacciatore riguardo allo stare attaccato alla Via, ma considerando il tutto non pensai che avrebbe portato alcun male il distaccarsi da essa solo per un piccolo tratto.

Il quinto giorno dalla partenza da Brea raggiungemmo Collevento. Mentre Anar preparava il campo, Nar, Hannar e io andammo sulla cima. Nar era - come sempre - critico nei confronti della muratura. "Se questa torre fosse stata di fattura nanesca", disse, dando un duro calcio a ciò che rimaneva, "Non sarebbe mai stata abbattuta!"

Il tempo stesso, che era stato favorevole fino ad ora, stava incominciando a volgere verso il freddo e l'umido. La pioggia cadde per tutta la notte e il giorno seguente il mio desiderio di esplorare Collevento era completamente svanito. Perciò, con grande sollievo dei nani ci dirigemmo lungo la scorciatoia. Com'era tutto deprimente, un vento selvaggio scuoteva i cespugli nani e l'erba violacea e appassita - e, per concludere il tutto, pioveva costantemente. Passammo quattro giorni miserabili prima che il terreno cominciasse a salire e il quinto giorno attraversammo il Fiume Bianco tramite l'antico Ultimo Ponte. Come Nar aveva predetto, la mia brama di avventura era ora più che soddisfatta, e stavo incominciando a sentire la mancanza delle comodità di casa. Nel profondo della mia mente io avevo sempre pensato di dirigermi verso Gran Burrone, e ora desideravo semplicemente di giungerci il più presto possibile.

Il tempo si schiarì man mano che procedemmo, e il mio spirito si risollevò per questo e per la vista di colline e boschi. Dopo un giorno o giù di lì raggiungemmo il sentiero che portava alla Radura dei Vagabondi - senza dubbio ti ricorderai di questo dalla mie precedenti avventure. Portai i nani a vederla - giusto in memoria del passato, come tu sai. Come comprensibile, essi non erano divertiti dal mio racconto di Guglielmo, Berto e Maso, specialmente quando domandai scherzosamente ad Anar la sua opinione riguardo nel modo migliore per cucinare tredici nani e un hobbit! I Vagabondi erano ancora là, come sai, tutti trasformati in pietra proprio come erano quando venne l'alba quella mattina.

Beh, non c'è molto ancora da dire. Ci fu veramente poca vera avventura - perfino i nani furono sorpresi del fatto che non avessimo avuto almeno un incontro antipatico.

Passammo per il Guado del Bruinen e quindi a Gran Burrone.

Adesso, quando torno a pensarci, ci fu una sorpresa divertente. Accadde proprio presso il Guado. Non potevo esserne sicuro, ma pensai di vedere con la coda dell’occhio un giovane Uomo - di fatto più ragazzo che uomo- abbigliato alla stessa maniera dello strano Cacciatore che avevo incontrato, in piedi su un rilievo coperto da alberi sulla Via. Sparì in un istante.

Fummo ricevuti molto gentilmente dal caro vecchio Elrond - devi veramente venire qua un giorno e incontrarlo. Ci disse che eravamo i benvenuti e che potevamo fermarci tanto quanto desideravamo, e questo è quello che stiamo facendo. Abbiamo riposato, mangiato, bevuto ... e lo sai, abbiamo fatto tutte le cose che uno fa a Gran Burrone ... e quanto alla musica e ai racconti ... ! Sì, devi veramente venire qui a trovarmi. Certamente LO porterai con te - ESSO renderà il viaggio in qualche modo più semplice per te. Se solo Gandalf mi avesse lasciato portarlo con me nel mio viaggio mi sarei risparmiato tutte le seccature del viaggiare in segreto. Beh, almeno può fare qualcosa di buono per te ora.

Anar e Hannar si stanno divertendo alla grande, lasciandosi andare alle loro rispettive passioni del cibo e dei racconti, ma nonostante il "dignitoso alloggio" il povero vecchio Nar è inquieto perché vuole tornare a casa. Penso che non mancherà molto che faremo quella escursione alla Montagna.

Ah, mi stava quasi dimenticando di dirtelo. Non indovineresti mai chi ho incontrato qui - non Gandalf (nonostante egli sia qua, come ti ho già detto) ma qualcun altro.

E' stato quasi uno shock. La cena era appena finita e stavo andando nella stanza che loro chiamano la Salone del Fuoco per i canti e la narrazione di storie che lì hanno luogo. Stavo guardando tra la compagnia e notai una persona in piedi che mi dava la schiena, e che non mi sembrava di avere mai vista prima. Era molto alta ed era chiaramente un Uomo, essendo in qualche modo troppo massiccio per essere un elfo. Lo sentivo parlare in una lingua degli Elfi Grigi con tale abilità che sembrava all'udito essere un vero Elfo. I suoi capelli erano molto scuri ed era vestito splendidamente.

Si girò, colse i miei occhi e mi fece una smorfia - ed era lui! Lo strano Cacciatore di Fornost! Era venuto dietro di me.

"Ben reincontrato, Mastro Hobbit" disse.

"Ben incontrato anche da parte mia", risposi. "Sai, sospettavo che in te ci fosse più di quanto veda l’ occhio.Per caso non è che tu abbia agito di conserva con Gandalf ? .

A questa battuta tirò indietro la sua testa e rise. "Non davvero, no," rispose, "nonostante siamo amici e le nostre strade corrano spesso assieme. E’ vero però che fu Gandalf che chiese a me e al mio popolo di tenere un occhio su di voi durante i vostri viaggi. Era ansioso per la vostra incolumità nelle Terre Selvagge - non pensava che voi foste totalmente consapevoli di tutti i pericoli che sono sopravvenuti dal tempo del vostro ultimo viaggio attraverso esse. E’ stato un lavoro mica da ridere anche per noi! Dopo la vostra piccola scampagnata alla Forra dei Morti" - e sottolineò queste parole, usando il nome più comune e sinistro di Fornost - "Stavo incominciando a chiedermi se tu e la tua piccola compagnia aveste mai persino visitato una tana di drago in memoria dei vecchi tempi. Questo fu il motivo per cui ti incontrai accidentalmente a Fornost, nella speranza che i miei avvertimenti vi avrebbero portato in strade più sensate. Anche così, voi visitaste ugualmente la radura dei Vagabondi - suppongo di dovervi essere riconoscente del fatto che non abbiate deciso di campeggiare là durante la notte!"

Non era veramente di cattivo umore, sai, - C'era del divertimento nei suoi occhi mentre lo raccontava.

"Questo spiega molto," risposi. "Sospettavo che noi fossimo seguiti."

"Ah, così tu vedesti il giovane Mablung là presso il Guado," rispose. "Non farà più lo stesso errore un'altra volta - egli è fortunato che gli Hobbit e i Nani son delle prede che dimenticano più facilmente degli Orchi."

"Sì, vidi un ragazzetto presso il Guado", dissi, "ma i miei sospetti erano nati molto prima di allora; sin da quando lasciammo la Contea mi sentii come se fossimo sotto osservazione."

Mi guardò con nuovo rispetto. "Sembra allora che ci sia in te più di quanto vedano gli occhi ", replicò.

Giunse allora a raccontarmi chi fosse in realtà. "Dunadan" e' come lo chiamano qui - "Uomo dell' Ovest". Discende dagli antichi Re del Mare ed è molto ben visto nella casa di Elrond....


* * *



A questo punto la lettera finiva. Frodo la posò, sorridendo amorevolmente ai suoi ricordi di Bilbo e chiedendosi perché la lettera non fosse mai stata spedita e nemmeno finita. Come sempre, evidentemente, il consiglio di Gandalf aveva prevalso.


La mente di Frodo era piena di molte domande sorte dalla lettera. Si chiedeva cosa sarebbe successo se la lettera fosse stata spedita. L'avrebbe preparato in qualche modo per il suo viaggio a Gran Burrone, ed in particolare per il suo incontro con Aragorn. Avrebbe potuto arrivare a Gran Burrone prima ; si sarebbe risparmiato l'inseguimento dei Cavalieri Neri ... e la loro terribile ferita, il dolore che continuava a dargli tormento.


Ma cosa sarebbe successo se la lettera fosse caduta nelle mani sbagliate? Il Nemico avrebbe scoperto dove si trovava l'Anello e sarebbe venuto a conoscenza dell’ Erede di Isildur. E quale effetto avrebbe prodotto l'Anello su Bilbo a Gran Burrone se Frodo l'avesse portato là prima e fosse rimasto là più a lungo? Chi poteva dirlo? La lettera non fu spedita, e così è andata. E senza quella lettera le cose non sono poi andate così malaccio.


Frodo ripiegò la lettera e la posò assieme agli altri fogli sparsi.



[traduzione autorizzata di Manuel Bonomo del racconto The Letter pubblicato nella rivista inglese “Nigglings”, vol. 6, July 1993, pp.16-27 ]