Schietta
belligeranza: Il Mr. Bliss di J.R.R. Tolkien
di Tom Shippey
(traduzione di Alberto Quagliaroli)
Si è creduto a
lungo che il Topo d’Acqua, in The Wind in
the Willows di A.A. Milne, fosse modellato su F. J. Furnivall, fanatico del
canottaggio e fondatore della Early English Text Society. Che sia o meno così,
è comunque inappropriato. Chiaramente il vero patrono della filologia dovrebbe
essere Badger, se non per la sua scontrosità e la sua politica dei grossi
bastoni, almeno per la sua bellicosa difesa del volgare inglese di Toad,
attaccato da Ratty. “Cosa c’entra il suo inglese? È lo stesso che uso io, e se
per me è sufficiente, dovrebbe essere sufficiente anche per te!”.
Questo è lo spirito (Tolkien
sarebbe certamente stato d’accordo). E molto secondo questo spirito Tolkien
creò Mr Bliss, un lavoro che celebra in ogni sua parte una Inghilterra triviale
scomparsa in cui ognuno faceva – e parlava – esattamente come preferiva, e la
vita era di conseguenza una serie di amabili improvvisi scontri, debolmente
arbitrati dalla polizia rappresentata dal Sergente Boffin.
Nessuno in questo racconto pensa
due volte o esita. Mr Bliss già in partenza con la sua nuova automobile – gialla
dentro e fuori, con ruote rosse, del costo di cinque scellini e sei pence,
acquistata d’impulso e a credito – prima di pensare e domandarsi dove sta
andando. L’ha comprata soltanto perché Girabbit aveva detto che sarebbe stata
una buona giornata; e dal momento che Girabbit è cieco, dorme tutto il giorno,
vive dentro una buca, ed ha una pelle fatta come un impermeabile, si dovrebbe
pensare che la sua opinione difficilmente abbia valore se fosse spinto a darne
una. Ma nessuno dei personaggi del professor Tolkien sarebbe così timoroso da
ammettere un dubbio. Mr. Bliss domanda; così Girabbit glielo dice; e la storia
procede.
Da quel momento i personaggi
sbucano fuori da ogni angolo, ognuno più diretto ed esplicito del precedente,
tutti facendo cadere le acca all’inizio delle parole e distruggendo la sintassi
come se dovessero vincere una scommessa. Gli orsi possono essere marginalmente
più feroci dei Dorkinses, ma non più avidi, e i Dorkinses hanno cani per
controbilanciare le cose. Tuttavia né i cani né gli asini possono essere fatti
attenere ai loro doveri senza ulteriori incentivi, e ben presto per contagio,
l’autore comincia a comportarsi allo stesso modo. Ogni pagina di stampa ha a
fronte una pagina di un fittizio manoscritto con intrecci disegnati da Tolkien
in stile medievale. Ma a pagina 26 l’autore si è ribellato. “L’auto è già qui”,
dice una nota – con una freccia – “ma sono stanco di disegnarla”.
Quanto è bello avere una guida
sicura per evitare le responsabilità! Come con Beatrix Potter, c’è un certo fascino
per i bambini che leggono nel vedere la cattiveria compiuta e non punita. Ma
anche il desiderio dei bambini per una precisa e definitiva giustizia viene
soddisfatto. Alla fine delle sue avventure Mr. Bliss deve affrontare una resa
dei conti, dettagliata e completa, che lo priva di tutto tranne che della
moneta straniera che conserva per collezionarla. Tuttavia i tentativi di
fagliela pagare per il Girabbit falliscono, perché non sono onesti. Meglio dire
“Bene, siamo fottuti” con gli orsi volgari piuttosto che finire come i
Dorkinses: terranno successive lezioni di eloquio.
Questo è un libro che dovrebbe
sembrare datato, a partire dal denaro (pounds, shillings, pence), dai suoi
giochi di parole, dalle sue assunzioni sulla classe, al suo intero ethos di
indipendenza anarchica entro una rigida cornice di leggi o di convenzioni.
Tuttavia, l’essere datato ha fatto ben pochi danni a Tom Kitten o Mr. Badger, e
non sembra vi siano ragioni perché non dovrebbe essere così qui. Questo è un
classico come non se ne scrivono più: e giusto per dire qualcosa in inglese
parlato, a pag. 37 il manoscritto che recita: “Mr Binks fece un salto indietro
improvviso” avrebbe dovuto essere lasciato com’era. In inglese
“improvvisamente” sarebbe più ‘corretto’, ma anche “improvviso” è inglese e va
bene.