I Cavalieri Di Rohan I

 

 

di Enrico Imperatori

 

Con i piedi alati incedono i bravi,

inseguon gli amici con viva speme.

Nano, elfo, uomo, non sono certo ignavi,

fame e fatica il drappello non teme.

 

Mentre ristanno con spiriti gravi,

per gran tenzone affilando le lame,

soggiunger lesti in guisa di rivi

file vedean di dorate chiome.

 

Lesti correano i destrieri,

come incalzati da sproni fatati,

fendendo l’aere si aggraziati.

 

Ad arrestare la corsa dei fieri

il richiamo fu dei nostri, affamati

di saper nuove di quei siti aviti.

 

 

 

 

I Cavalieri Di Rohan II

 

di Enrico Imperatori

 

Appropinquarono, i cavalieri,

ai nostri prodi una selva di lance,

fissando torvi gli stanchi stranieri,

chiedendo lumi con vivida voce.

 

Il maresciallo dai modi alteri,

il viso duro e lo sguardo dolce,

fece cessare tumulti e clamori,

del sovran suo assumendo la vece.

 

E quando il sire svelò suo rango,

in quell’insolito, agreste, consesso,

s’inteser presto i comuni intenti.

 

Ma le notizie parlavan di un rogo,

ove il nemico anneriva l’osso

e per gli amici speranze sfuggenti.

 

 

L'addio di Boromir

 

 

di Enrico Imperatori

 

 

Da molti dardi straziate le membra

del bel guerriero di nobile stirpe,

mentre la morte giungea come ombra

giusta signora a redimer le colpe,

 

ma non vi fu colpa in ciò che sembra

nessun pol opporsi al tentator turpe,

altera sin la più solida fibra

fin l’amor patrio travia e corrompe.

 

Ma come zeffir che il ciel rasserena

giungon parole dal sire ormai noto,

sul morituro perdono discende.

 

L’ultimo pianto e il canto accompagna

la fiera salma, ove l’ignoto

renderà onor a lui ch’ascende.