Il tema della religione nelle opere di Tolkien
[Tavola Rotonda della Redazione di Endòre,
tenutasi online il 28 Novembre 2021]
Franco
Manni
Ecco
qua comincia la tavola rotonda per Endòre numero 24. Sono
presenti virtualmente perché siamo in connessione online, dalle loro cittadine
di appartenenza, Alberto Quagliaroli da Piacenza, Franco Manni da Fabriano,
Simone Bonechi da Firenze, Adriano Bernasconi da Brescia, Elena Grechi da Torino,
Davide Cattaneo da Como e Paolo Barbiano da uno strano ostrogoto villaggio dell'Albania. Il tema è la religione in
Tolkien. È vero che 21 anni fa c'era stata in Endòre numero 3,
la tavola rotonda su Il soprannaturale in Tolkien avevamo parlato molto sulla magia
e molto sulla ricezione da parte della… sia della critica che del pubblico, e solo
il tema della Provvidenza di Ilúvatar era stato trattato come squisitamente
religioso. Perciò proporrei ai membri della Tavola Rotonda di fare una scaletta
di altri temi che non sono mai stati trattati, e dunque, per esempio, esiste,
se esiste, la religione o uno spirito religioso più o meno esplicito in
Tolkien, se esiste confrontarlo con le varie religioni storiche che noi
conosciamo, soprattutto il cristianesimo, come l'ebraismo, musulmani,
monoteismo, ma anche quelle politeiste che noi conosciamo con gli studi
classici greco romani, e fare questo confronto. Ma anche un confronto con
quelle filosofie di tipo religioso, che non si sa bene se siano filosofia o
religioni, come il Buddhismo e il taoismo. Ecco da una parte Tolkien e
dall'altra parte queste religioni o filosofie religiose.
Esiste una Religione nelle opere di Tolkien?
Alberto
Quagliaroli
C'è
sempre la questione del fatto che una cosa è Tolkien nella sua vita, quindi
come cristiano cattolico romano, e Tolkien nella sua opera. C'è già questa
problematica iniziale. Quindi: la visione di Tolkien sulle altre religioni, non
so; ma non credo che ne sappiamo quasi nulla, per esempio. Mi pare che non
abbiate parlato mai di altre religioni. Quindi dobbiamo forse attenerci a
quello che si trova nel suo mondo secondario. Chiaramente tenendo conto che non
è magari la sua, come dire, visione anche delle altre religioni, quella che
troviamo dentro al leggendario. Prima questione che potrebbe porsi questa qua,
o no… forse sono fuori tema, non so, mi fermo.
Franco
Manni
No,
ma certamente. Io non ho esplicitato, adesso lo esplicito… intendevo la
religione nel mondo secondario, cioè nella fiction tolkieniana, perché qualcuno
dice che non c'è religione nel mondo tolkieniano, altri, penso la maggioranza,
dicono che c'è. Però, che tipo di religione?
Davide
Cattaneo
A
me viene da pensare, però, che quando nel [Silmarillion] lui narra la creazione
della Terra di Mezzo sembra un po’ una concezione di divinità che si rifà alla
mitologia greca; cioè un dio più potente di tutti che è Iluvatar e potrebbe
essere Giove, ci sono altre divinità al di sotto di lui, ciascuna con la propria
peculiare capacità. Nel costruire questa sua creazione ,secondo me, nelle
divinità si è un po’ ispirato al mito greco e alle divinità greche, insomma.
Franco
Manni
Chiaramente
nei Valar, perché i Valar sono maschi e femmine proprio come gli dei e le dee
dell'Olimpo. Inoltre come dire oltre al sesso, il genere sessuale, aggiungerei
che ci hanno anche delle caratterizzazioni iconiche, cioè come il martello di
Thor, piuttosto che… aiutatemi con … Nienna, cosa c’ha? Dei vasi lacrimali, non
so, e come Atena che c’ha la nottola, Zeus c’ha la folgore, Poseidone il tridente,
eccetera. Inoltre aggiungerei un’ultima cosa, che questi Valar c’hanno anche
non solo hanno le virtù, cioè le cose buone, ma c’hanno anche dei vizi. Ci sono
dei Valar che hanno alcuni vizi. Come gli dei della Grecia.
Adriano
Bernasconi
Però
questi dei della Grecia, come dire, più che i Ilúvatar… Paragonabile a Zeus o
Giove , direi che è invece Manwe, quello che potremmo paragonare a Zeus o
Giove. Mentre Eru non è mai incarnato, non ha mai una figura
incarnata nella Terra di Mezzo. Quello invece può essere più simile al Dio
cristiano. In effetti proprio la prima parte del Silmarillion ricorda molto la Genesi,
in questa forma creativa. Anche se, mentre per noi è il Logos cioè la parola,
lì è la Musica che crea il mondo, e poi anche lì c'è una creatura malvagia, Melkor,
un po’ come il nostro Satana che. Quindi ci sono queste similitudini più
dall'aspetto biblico. Diciamo che Tolkien ha fuso assieme questi due aspetti; quello
pagano greco romano, per quanto riguarda questi Valar, e quello invece
Cristiano biblico per Ilúvatar e Satana.
Simone
Bonechi
Perché
poi bisogna sottolineare il fatto che nella natura non sono completamente
differenti, perché l'Uno è Dio, Iluvatar . Le altre sono tutte creature
ovviamente. Potenti sì, ma sono
espressioni dei Iluvatar. Ecco, quindi: la similitudine degli dèi greci è più
dal punto di vista estetico che ontologico.
Franco
Manni
A
parte forse un punto particolare, lo so cosa pensa Paolo Barbiano: che quello
del Vala Aule che dà vita a una stirpe
in prima persona.
Paolo
Barbiano
Eh,
ma non è lui che gli dà vita, se ricordi l'episodio. Lui fabbrica come degli
specie di robot e poi è il Ilúvatar che gli dà vita. Quando insomma Aule viene
scoperto, lui è pronto a distruggerli, invece poi Iluvatar dice guarda che io
ho dato vita.
Franco
Manni
Infatti
si difendono.
Paolo
Barbiano
Sì.
Alberto
Quagliaroli
Per
quanto riguarda quindi i paralleli con induismo e altri monoteismi, il discorso
dell'unica divinità, ecco che appunto in qualche modo gestisce tutto e ha
creato in qualche modo tutto, a quanto pare. C'è un apice della gerarchia che è
nettamente separato da tutto il resto. Per quanto riguarda il taoismo e il
buddhismo, io ci vedo poche cose collegate perché il taoismo e il buddismo sono
proprio un punto più filosofico e partono da un presupposto di una realtà che è
sotto a tutto. È una specie di mare che è la realtà l'unica realtà, in cui
tutto il resto, tutto l'universo, sono solo delle piccole erezioni o bolle che
però devono…
Franco
Manni
Erezioni
hai detto?
Alberto
Quagliaroli
Eh,
non so come definirle… delle bollicine, delle goccioline… Non so… Come qualcosa
che esce dal mare… Quando il pesce salta dall'acqua, saltano fuori le
goccioline che vanno in alto. Ecco. Quindi l'idea di taoismo e anche di
buddhismo, se vogliamo, e anche un certo induismo, è questa per quel che ne so.
Questa riunione non ha più limiti di tempo, qui c'è scritto. Be’ meglio così.
Vabbè! Dicevo appunto… Per quanto riguarda quelli secondo me è già difficile.
Qualcuno aveva detto sul canto. Eh, sul canto, sul grande canto, che pare sia
collegato a delle origini della realtà dell'Induismo; mi pare di ricordare
l’Induismo, però adesso non ricordo bene.
Franco
Manni
Ma
guarda sulla cosa del Taoismo, del Buddismo sono d'accordo con te. Perché per
quello che so, ovviamente poco… però essendo uno studioso fin da giovane, il
pallino di leggere i classici, piffero paffero, ho letto il Dammapada, uno dei più antichi canoni
buddhisti, ho letto il Tao te Ching.
Alberto
Quagliaroli
Anch’
io ho letto il Tao te Ching. Poi ho
letto altre cose del buddismo, ma non ho fatto un gran approfondimento. Però
anch'io ho letto alcune cose. L'idea è chiara.
Franco
Manni
Sono
cose veramente molto superficiali a livello di spolverata, però sono affidabili
perché sono classici. E in pratica, poiché conosco un amico che si chiama
Andrea Fedeli che ormai da più di 10 anni è entrato in un gruppo buddhista di
Brescia, l’idea che mi sono fatto è che è molto diverso dal mondo della Beat
Generation (il buddismo alla Kerouac), ché il mondo di Tolkien non ci dice di
levare le passioni e neanche di levare il dolore. Mentre la prima Nobile Verità
del buddismo è la vita è dolore; la seconda Nobile Verità è che il dolore
deriva dal desiderio e la terza Nobile Verità, che è una buona notizia, è che
si può combattere il desiderio, dunque eliminare il dolore. poi la maniera di
come eliminare il dolore è la quarta Nobile Verità che sarebbe la meditazione,
eccetera. Ora però questo non è lo spirito del cristianesimo e non è neanche
quello di Tolkien. In Tolkien ci sono tutti dei grandi personaggi e nessuno di
questi è uno che evita il dolore, che cerca la pace o la tranquillità o la
meditazione. Uno potrebbe aspettarsi che Gandalf lo faccia, e col piffero che
lo fa, si muore continuamente e senza requiem. E dunque proprio quelli no.
Invece per quanto riguarda l'Ebraismo, che uno dei monoteismi, mi sembra che ci
sia un aspetto dell'Ebraismo che praticamente è un po’ quello di lui sta solo;
Ilúvatar. Mentre il cristianesimo parla della Trinità. E poi il Dio
ebraico non viene mai rappresentato
proprio come Ilúvatar. C'è questo
aniconismo in Tolkien come c'è per Yahweh, cioè non viene mai rappresentato per
dipinti o per poemi o per sculture, mentre il Dio cristiano…
Alberto
Quagliaroli
Almeno
dove non c'è stata l’iconoclastia, che non è mai scomparsa dappertutto. Mentre
musulmani e ebrei, anche loro appunto, rappresentare Dio, la divinità, è
assolutamente proibito. Quindi questo sì è vero. E invece per quanto riguarda i
politeismi, o meglio ancora le religioni delle popolazioni primitive tra
virgolette, lì, secondo me, troviamo per esempio la moglie di Tom Bombadil
questi spiriti… però sono casi positivi più che negativi, o anche l'aiutante di
Uulmo, che faceva le tempeste… adesso non mi ricordo come si chiama… Osse! Ecco
quelli sono alcuni elementi che richiamano le religioni quelle appunto
naturali, naturalistiche, quelle delle popolazioni delle tribù dell'Africa, le
tribù del sudest asiatico. Quindi il fatto che ci sia una divinità nel fiume,
oppure questa divinità che un po’ fa le bizze.
Davide
Cattaneo
Sì,
mi viene in mente comunque che, e in molti l'hanno già fatto osservare più
volte, queste figure, queste divinità, vengono descritte, narrate e agiscono
all'inizio quando c'è la creazione. Poi però nei passi successivi delle
vicende, come anche nel Signore degli
Anelli, non esiste né un tempio, né un rito, né una preghiera, niente. Sono
quasi scomparsi praticamente dalla memoria collettiva, dalla conoscenza
collettiva di tutti i popoli della Terra di Mezzo.
Paolo
Barbiano
Io
faccio magari un passo indietro insomma, che all'inizio si diceva qual è la
religione di riferimento. A me sembra che il quadro di riferimento sia pur
sempre il giudeo-cristianesimo, chiamiamolo così, di cui poi lui dà una lettura
un po’ particolare, perché dice: che cosa sono i Valar? Nelle
lettere lo spiega. Adesso non mi ricordo esattamente in quali, ma lui dice che
in fondo questi Valar non sono altro che degli angeli che Iluvatar aveva creato
prima degli altri a cui poi chiede di partecipare insieme a lui… li coinvolge
nella creazione. E sono cose che effettivamente, nella Bibbia, non se ne parla
della creazione, degli angeli. A un certo punto compaiono così… Però forse si
possono accostare di più a certe cose che c'erano negli apocrifi ebraici.
Allora tutta la speculazione sugli angeli, su come gli angeli poi intervenivano
nella creazione… Poi c’è questa cosa gli angeli creati… Il Ilúvatar propone
loro di partecipare alla creazione e di entrarci, in un certo senso… Quindi in
qualche misura di incarnarsi, e alcuni accettano e quelli sono i Valar. E
quindi entrano e poi rimangono coinvolti nella creazione. E anche il fatto che
la creazione… poi quando c'è la ribellione di Melkor, la creazione stessa…
Siccome Melkor fin dall'origine, dal canto, si è ribellato, la creazione stessa
rimane in qualche modo contaminata da questa ribellione. Quindi non è un
peccato originale che arriva a un certo punto, ma c'è fin dall'inizio. Questa,
forse, è una delle differenze più grosse rispetto alla visione
tipica. Poi credo che ci sia anche un accostamento forse con quelle che erano
le idee di Clive S. Lewis. Perché Lewis voleva in qualche modo salvare la
cultura pagana. Allora diceva… gli dei pagani, tutta la religione pagana… ma
non si può salvare qualche cosa? E dunque dicevamo in fondo i Valar sono quelli
che poi i pagani consideravano gli dei anche se non erano dei. Però agli occhi
degli uomini erano delle specie di dei; allora erano tanti, erano diversi,
erano maschi e femmine, ognuno aveva il suo ambito di interesse… la terra, il
cielo, il mare, queste cose qui. Era un modo per salvare un po’ questa visione
pagana inserendola in una cosa più grande. Da quel che ricordo io, ecco…
Alberto
Quagliaroli
Chiedo
scusa, mi vengono in mente tante di quelle cose… scusatemi, ma…
Franco
Manni
Sei
un frate, scusa… Sei un frate…
Alberto
Quagliaroli
Allora
mi è venuto in mente una cosa particolare… Allora: è venuto a parlare un
missionario, ogni anno viene un missionario qua da noi al Collegio Alberoni,
come in tutti i seminari, per parlare delle missioni. Questa volta è venuto il
missionario che è stato nel Borneo. Una domanda che appunto gli ho fatto… Anche
perché diversi nostri studenti hanno fatto la tesina su questa tesi di
baccellierato, su questo gli ho chiesto… Allora lui è arrivato lì con i suoi
confratelli perché è un cristiano quando han finito di fare i loro otto fiumi
che hanno risalito facendo tutto loro, in non so quanti anni… sono diventati
quindicimila questi cristiani, queste popolazioni primitive del Borneo in otto
valli, otto fiumi. E allora lui dice che uno dei primi modi con cui si è
avvicinato è stato curare, pulire, lavare un lebbroso. Allora io gli ho
chiesto: ma come avete fatto con le loro convinzioni tradizionali - con le loro
convinzioni che sono diffusissime in queste popolazioni - e ha detto: se non
sono nettamente contro la rivelazione cristiana, noi li conglobiamo; dobbiamo
conglobarli per forza in qualche modo, cioè per dire che se c'è lo spirito del
torrente tal dei tali… Certo Dio è il dio di tutti, ma c'è anche questo spirito
ed è giusto che tu parli con lui, abbia qualche rapporto… Non so, immagino come
dicano loro… non lo so. Quindi in questa relazione tra paganesimo, chiamiamolo
così, e cristianesimo è la storicità e una attualità anche incredibile e
sorprendente e quindi non si può dire che abbia fatto tante cose molto
differenti rispetto a quello che sembrava il cristianesimo nel suo tempo negli
anni 50, 40 ecco, con questa cosa. Cioè una condizione nella quale ci sono
tante credenze, eccetera, e che in qualche modo, se aderiscono al
cristianesimo, non è che le buttano via se non sono contrarie, ma vengono
accettate anche da chi annuncia loro la rivelazione e poi si inseriscono in una
forma o nell'altra.
Davide
Cattaneo
Una
convivenza pacifica.
Simone
Bonechi
Il
mondo della Terra di Mezzo sembra un mondo che aspetta la rivelazione perché è
un monoteismo senza libro. Perché ovviamente non c'è nessuna rivelazione. La
rivelazione è il ricordo nelle menti degli elfi che si ricordano specialmente
quelli che sono stati degli insegnamenti dei Valar e di averli visti. E poi via
via che lasciano la Terra di Mezzo, questo monoteismo… Insomma i Numenoreani
rimangono e c'è il re che si presume continua a fare dei riti… per onorare Ilúvatar una volta all'anno sulla cima del
Meneltarma Però piano piano che si va nella Quarta Era, queste cose presuppone
vadano a perdersi e quindi si pongono le condizioni per la rivelazione
cristiana. Sapendo come la pensava Tolkien.
Franco
Manni
Sì,
infatti quello che ci ricordava Davide da subito per me è stata la cosa più
importante riguardo alla religione in Tolkien, cioè il fatto che non ci sono un
libro sacro, non ci sono preti, non ci sono templi e non si nomina mai il nome
di Dio. Un po’ come quel film Brian di
Nazareth… In Inglese Life of Brian dei Monty Python in cui si
vedeva che era proibito nominare il nome Yahweh e allora anche il rabbino che
voleva lapidare un cattivo che aveva detto Yahweh, ma dice ai vari anziani con
la pietra: e adesso lapidatelo perché ha detto il nome di Yahweh! E subito
lapidano lui, il rabbino, … …perché ha detto la parola “Yahweh”, ah, ah !… Ora a parte lo scherzo… ma
in pratica non si legge mai il nome di Dio. Nella narrativa… correggetemi se
filologicamente faccio un errore… La narrativa sono i romanzi e i racconti.
Allora: Hobbit e Signore degli Anelli sono i romanzi; i racconti sono piuttosto il
cacciatore di draghi, eccetera. Ma sia nei romanzi che nei racconti non c'è
mai la religione esplicita, cioè il nome di Dio, il prete, la chiesa, eccetera.
Dove invece compare sia il nome di Dio che di questi angeli, piuttosto che del
culto appunto, compare nel cosiddetto legendarium,
che non è una narrativa. È un'altra cosa. Tu cosa dici, Adriano, che tu scrivi
narrativa?
Adriano
Bernasconi
Eh,
che probabilmente il legendarium è in
un certo senso il materiale che lui utilizza per costruire la narrativa. Ma
nella narrativa non deve mai esplicitare queste cose perché ha ritenuto che non
fosse necessario esplicitarle; cioè che il messaggio cristiano fosse attraverso
i temi trattati, attraverso le catastrofi, attraverso la Provvidenza,
attraverso tante altre cose e tante altre modalità che non fossero una
esplicitazione di strutture ecclesiastiche, templi, sacerdoti, ecc. Penso al
fatto, come avevamo già detto anche nell'incontro precedente, che l'unico
tempio costruito nella Terra di Mezzo è quella a Melkor, e a nessuno dei Valar,
men che meno al Ilúvatar.
Franco
Manni
A
Númenor, non nella Terra di Mezzo.
Adriano
Bernasconi
Sì,
parlavo del mondo di Arda.
Paolo
Barbiano
Esistevano
ogni tanto come degli specie di santuari. Nei racconti incompiuti quando i
Rohirrim fanno l'alleanza con Gondor, c'è il sovrintendente di Gondor che li
porta in un posto che stava nelle montagne che era come una specie di santuario
dove forse c'era Elendil che aveva fatto un giuramento o qualcosa del genere.
Franco
Manni
C'era
la tomba di Elendil, forse, o il cenotafio di Elendil.
Paolo
Barbiano
Sì,
forse il cenotafio.
Adriano
Bernasconi
Diciamo
che possono essere chiamati luoghi sacri, ma nel senso di luoghi importanti,
luoghi dove ci sono avvenute cose importanti o dove è più presente la vicinanza
a questo dio, questi, Iúvatar, però non sono templi, ma costruzioni umane fatte
appositamente per la preghiera.
Davide
Cattaneo
È
vero che non ci sono templi, ma ci sono molti monumenti funebri anche per
diverse razze. Come se effettivamente l'evento della morte, il passaggio, va
comunque onorato con un rito, perché vediamo che ci sono riti funebri e anche
templi funebri insomma. Come se la sepoltura avesse comunque un'importanza. Il
soprannaturale a tutti gli effetti.
Franco
Manni
Questo
è un tema molto importante. Io, solo per pedanteria di professore, eccetera… Lo
sposterei nella sezione successiva, quello dell’al di là. Perché effettivamente
le tombe rimandano in qualche modo alla concezione sull’al di là. Ma su questa
cosa invece delle religioni storiche io avevo detto che come etica non mi
sembra affatto buddista o taoista perché l'etica degli scritti di Tolkien è
un'etica di passione,di grande etica, di grandi battaglie e di grandi
avventure. Ma invece a livello di… come avrete sentito sicuramente anche voi,
qualcuno dice: il buddismo non è una religione, è una filosofia. Addirittura
atea. Addirittura dice che non riconosce Dio e io ho imparato, attraverso questo
amico che vi dicevo, che è buddista, che, come ci sono vari tipi di Testimoni di Geova,
di mormoni, di ortodossi, di calvinisti, eccetera, nel cristianesimo… così
anche nel buddismo ci sono un sacco di branche … Il buddismo peraltro è ancora
più antico del cristianesimo, ricordiamoci… …un sacco di sette, di correnti. E
c'è una corrente anche atea, per così dire, cioè che non considera il dio o gli
dei. Allora mi sembra che su questo punto forse c'è una somiglianza col
buddismo ateo che significa: non ateo che non c'è Dio, ma ateo nel senso che non
si parla di Dio.
Vabbè,
non so… Tu Elena che cosa dici su questo rispetto che non ci sia l'aspetto dei
preti, del libro sacro, delle preghiere e dei templi? È un arricchimento?
Oppure non è così importante?
Elena
Grecchi
Be’…
è come se non ci fosse una parte politica di solito importante nella gestione
di un qualsiasi governo. Non c'è la parte ecclesiastica e il potere è
unicamente laico. Quando si parla di altro, sono persone che non definisce,
perché non è solo… Chi è Tom Bonbadil e da dove viene. Non è un Valar, non si
sa che cos'è… Qualcuno che c'è da sempre. E salva alcuni personaggi, salva Tom
Bonbadil e va bene. Però di solito noi siamo abituati che c'è anche tutta una
parte religiosa, un clero di qualsiasi fede sia che il potere lo gestisce. Qua
non c'è… qui no. Questo è interessante.
Franco
Manni
È
interessante.
Elena
Grecchi
Non
so se questo voglia dire…. Però nello stesso tempo, siccome… va bene tutto… non
ci sono Dei in maniera esplicita, ma la vita è quello che è, cioè è presente in
ogni pagina il concetto di Provvidenza. E che quello che ne parla chiaramente è
Gandalf, ma se lo si legge compare in ogni pagina nel Signore degli Anelli e anche ne Lo
Hobbit. La provvidenza striscia tra le parole.
Franco
Manni
Bilbo
ha trovato l'anello.
Elena
Grecchi
Esatto.
Bilbo ha trovato l’anello e non viene mai detto che è un caso, da nessuna
parte. Un caso pilotato… Ma non è mai un caso. E anche le decisioni che prende
Bilbo per evitare lo scontro nel Lo
Hobbit… Queste sue scelte sono scelte… Chi le farebbe nella realtà? Una
persona comune? Un guerriero? Non certo un comandante… altre figure e non ci
sono mai. Però questo fa sì che la gente lo legga, quindi si avvicini in
maniera… io però sto facendo vari collegamenti. Di solito nei fantasy, in tutti
gli altri fantasy che ho letto – non molti, ma alcuni – il clero esiste, che
siano sacerdotesse o sacerdoti… Mi viene in mente Dune, ma anche la Ruota del
Tempo… C'è sempre un clero. Credo che una delle cose che spiazzi e che si
avvicina Tolkien è che qui non c'è. Non c'è. Zero. Molto più vicina da questo
punto di vista alle religioni pagane… cioè alle cose passate che alle cose
attuali. Cioè, se un ragazzo legge un qualsiasi fantasy, un clero c’è. C'è
sempre. Tolkien invece ne ha fatto a
meno nel suo racconto.
Alberto
Quagliaroli
Io
credo che la questione del sacerdozio diventi rilevante quando c'è un ambito
sacro e non sacro, quando c'è un bisogno di una mediazione verso qualcuno che
la persona comune non può raggiungere. Se viene a mancare questa distanza totale
tra naturale e soprannaturale allora viene creato dalle culture, spesso, questo
ambito del sacerdozio. È quello che può passare dall'ambito non sacro profano
all'ambito sacro ed è l'unico che può permetterlo. E gli altri non hanno questa
capacità, quindi lui si prepara per fare questo. Nella Terra di Mezzo di
Tolkien abbiamo l'immediatezza… Anche se c'è una distanza però c'è una la
coscienza, pare… almeno non tra i cattivi perché lì pensano quasi che sia forse
una divinità… anche Sauron infatti adora
Melkor… Ma tra i buoni tra virgolette non c'è un qualcuno che è talmente
distante da non essere raggiungibile. Cioè c'è qualcuno che ti fa sapere che
c'è questa realtà e non è che distingue un ambito sacro… Cioè non è che è
necessaria questa mediazione tra me e lui. Ecco che poi, in realtà…
Elena
Grecchi
Questo
non è più il giudaico-cristiano, a questo punto… è più alle origini, prima
insomma.
Franco
Manni
Ma
più che le origini, Elena, a me viene in mente il mondo di oggi. Perché
nell'antichità c'erano sempre le sacerdotesse… di Artemide piuttosto che di
Iside… o gli sciamani.
Alberto
Quagliaroli
Gli
stregoni del villaggio…
Franco
Manni
Invece
oggi, nel mondo… Nella Torino di oggi, nella Brescia di oggi perché, come vi
detto, di tutti i 75 miei studenti nessuno va a messa. Cioè… Mi è molto simile
a oggi. È vero che se noi vogliamo troviamo a Torino… C’è la Consolata, c'è un
sacco… di chiese famose… C'è la Sacra Sindone addirittura a Torino… Tu l’avevi
vista?
Elena
Grecchi
Esatto!
Sì, sì, l’avevo vista, ma più che la Sacra Sindone a Torino… Torino è una città
strana in cui c'è il duomo di Torino su un antico tempio pagano, di origini
romane…
Davide
Cattaneo
Sono
tutti luoghi magici a Torino.
Elena
Grecchi
Eh,
è pieno. C'è un continuo scambio da questo punto di vista… La chiesa della
Consolata, che non è il duomo, è la chiesa più vissuta e sentita della città,
che va visitata perché è tappezzata di exvoto… Ma non è solo tappezzata di
exvoto… Se tu vai a visitarla trovi la vecchietta col carrello della spesa, che
prima di fare la spesa accendere un cero, dice una preghiera, poi esce e va a
fare la spesa… Cioè non vanno solo a messa alla Consolata, è qualcosa di più
forte… Però Torino è una città particolare. Ecco non è Milano, perché là questo
non esiste.
Franco
Manni
Eh,
perché tu Elena hai vissuto anche a
Milano… Comunque parlavo della secolarizzazione di oggi. Ora, visto che il
tempo corre, adesso sono passati già più di tre quarti d'ora praticamente… Se
volete aggiungere qualcosa al confronto con le varie religioni… Sennò potremmo
passare a quell'altra tematica accennata da Davide, e cioè il problema della
retribuzione dell’al di là. E anche questa è una tematica religiosa. E in
questo senso noi sappiamo… Davide cosa stavi dicendo prima?
L’Al di Là e la vita dopo la morte
Davide
Cattaneo
Che
abbiamo visto che non c'è una presenza di sacerdoti e di figure religiose e di
templi. Però ci sono molti templi funebri, tombe e riti funebri. E ripeto: come
se invece il discorso del trapasso e della morte sia un evento che comunque ha
una sua sacralità, ecco.
Franco
Manni
E
anche si parla dell’Al diLlà, se non sbaglio. Perché c’è l’esercito dei Morti
che vive in un certo Al di Là.
Davide
Cattaneo
E
comunque, ripeto, non ci sono templi però spesso e in più volte si rimanda
comunque, ad esempio, ai quei luoghi, che si chiamano le Aule di Mandos, che
sembrano essere luoghi dell'aldilà, insomma. Ecco.
Franco
Manni
Ecco,
però dico solo molto brevemente che le aule di Mandos, come dice Davide sono
sempre nel legendarium, ma,
correggetemi se sbaglio, nel Signore
degli Anelli non vengono citate.
Alberto
Quagliaroli
Nel
Silmarillion sì.
Franco
Manni
Si,
appunto, nel Silmarillion che è la
base del legendarium. Ma nella
narrativa, cioè romanzi e racconti, risulta che l’unico “Al di Là” … è questo
esercito dei morti? O mi sbaglio?
Alberto
Quagliaroli
Io
credo che ci sia da distinguere nel senso che bisogna distinguere gli elfi
dagli umani. Perché gli elfi… è quasi certo, ne parla anche tanto nelle
lettere, che hanno questo ambito, le aule di Mandoss, quindi il loro destino è
quello, oppure reincarnarsi in certi casi.
Davide
Cattaneo
Un
mondo altro comunque.
Alberto
Quagliaroli
Esatto
per gli elfi è una specie di Al di Là potremmo dire. Per gli umani invece il
discorso cambia. Allora cosa c'è? Ci sono questi qua del giuramento della
pietra di quelli che poi hanno l’esercito dei morti. Ci sono gli spettri dei
Tumuli, che anche lì… sapere se sono degli Anime di Morti o se sono Dèmoni… non è detto. Ci sono gli
Spettri dell'Anello che in qualche modo creano un ambito, una via di mezzo tra
di qua e Al di là in qualche modo, che però appunto gli Elfi non considerano, a
parte la capacità offensiva violenta di uccidere, non considerano questi
spettri qualcosa di temibile, come invece li considerano gli esseri umani. E
per quanto riguarda il destino oltre la morte, tra i buoni abbiamo le famose
parole di Aragon che dichiara: non è tutto qui, c'è qualcosa oltre. Quindi
viene trattato con una certa serietà e anche con una certa non chiarezza, senza
dubbio, questa realtà della morte umana. Quella Elfica è differente io direi.
Franco
Manni
Sì,
è differente nel legendarium. Però ne
Il Signore degli Anelli e nel Lo Hobbit si parla di questo destino
diverso degli elfi?
Alberto
Quagliaroli
Be’…
Quando decide di essere mortale Arwen , quando decide di essere mortale fa già
questa scelta rispetto al vivere. Però gli elfi che muoiono… adesso non so a
dire la verità.
Franco
Manni
Credo
che quello sia la longevità degli elfi. Cioè lei ha rinunciato alla longevità.
Alberto
Quagliaroli
E
non so, adesso non saprei trovare…
Franco
Manni
C'era
Glorfindel che era un personaggio del Simarillion che vnel Simarillion esplicitamente detto che si
reincarna, ecc, ma nel Signore degli
Anelli non si dice questo.
Elena
Grecchi
Ne
Lo Hobbit nessuno lo dice, questo
sicuramente perché l’ho appena riletto, quindi questo non compare proprio. Dove
vanno gli elfi dopo la morte… Nel Signore
degli Anelli non ci giurerei.
Simone
Bonechi
Il
destino degli elfi è all’interno dei circoli del mondo, cioè sono destinati a
vivere salvo venire uccisi fino a che dura il mondo, mentre quello degli uomini
dopo la morte non si sa.
Elena
Grecchi
Non
si sa.
Simone
Bonechi
Gli
Elfi anche se vengono uccisi poi vanno nelle aule di Mandos e comunque sempre
dentro Arda, perché Valinor è staccata dalla Terra di Mezzo, ma è sempre parte
di Arda. Mentre gli umani se ne vanno proprio da un'altra parte, cioè non si sa
dove; è rimesso solo alla sapienza di Iluvatar. E anche gli spettri sono
nell'al qua più che nell’al di là, perché rimangono nella Terra di Mezzo e
comunque rinascono nel mondo delle ombre gli spettri di Erek sono degli umani e
comunque sono rimasti nel mondo, perché sono rimasti agganciati dalla loro
promessa tradita e finché qualcuno non li libera… Poi, una volta combattuto
nella battaglia a sud di Gondor vengono liberati, a un certo punto muoiono e
vanno dove vanno gli uomini quando muoiono, dove non si sa.
Elena
Grecchi
Questo
è molto pagano… E soprattutto i Nani? Dov’è che vanno?
Paolo
Barbiano
Mi
sembra che vadano nelle aule di attesa…
Davide Cattaneo
Sotto
terra. Vivono già sottoterra, sempre.
Elena
Grecchi
Sotto
terra, certo! Vanno anche loro in un mondo parallelo come gli elfi. In attesa.
Franco
Manni
Ma
cosa sono questione di attesa?
Elena
Grecchi
Un'altra
dimensione, io l’ho sempre immaginate così.
Paolo
Barbiano
Una
specie di Sheol, una cosa così.
Franco
Manni
Perché
?
Elena
Grecchi
Tradotto,
cos’è Sheol?
Paolo
Barbiano
No,
era come dire l’al di là dell'Antico Testamento, come il regno delle ombre.
Come dire…Non era né un paradiso né un inferno, ma insomma una specie di luogo
in cui rimaneva un residuo delle persone. Poi cosa successe dopo non si sapeva.
Elena
Grecchi
E
gli Hobbit? Per dire…
Alberto
Quagliaroli
Sono
esseri umani, come noi. Cioè sono uomini in qualche modo…
Elena
Grecchi
Non
viene mai detto ne Lo Hobbit.
Franco
Manni
Inoltre
non viene mai citata una tomba o un cimitero ne Lo Hobbit.
Elena
Grecchi
Mai.
Adriano
Bernasconi
Però
viene citata una cosa, che è stata detta, cioè il dono di Ilúvatar; questo
viene detto nel Signore degli Anelli,
negli appendici. Sono andato a ricontrollare, intanto… è vero: nell'appendice A
parte quinta, che è la storia di Aragon e Arwen, viene nominato chiaramente il
dono di Iluvatar, come sorte degli uomini dopo la morte.
Elena
Grecchi
Marketing,
tutto marketing.
Franco
Manni
Sì,
però appunto anche questo aspetto che non ci parla di monumenti funebri…Ci sono
monumenti funebri per gli elfi? ci sono monumenti come quello alla madre di Arwen
fuori da Gran Burrone, è vero o no? Non mi ricordo come si chiamava….?
Paolo
Barbiano
Celebrian.
Franco
Manni
Celebrian
era un’elfa.
Paolo
Barbiano
Sì
è la figlia di Galadriel.
Franco
Manni
Perciò
Arwen è la nipote più grande. Poi c’è questo passo qua di Cirion e Elrond che
fanno giuramento di fronte al
cenotafio di Elendil. Poi cosa ci
sono? I morti dentro la caverna dei morti, della montagna dei morti… Cioè ci
sono praticamente delle cose funebri appunto. Ma non per gli hobbit… c'è la
tomba di Balin, perciò i Nani hanno le
tombe.
Elena
Grecchi
Sì,
è vero.
Franco
Manni
Invece
gli hobbit sembrano non avere tombe.
Simone
Bonechi
Hanno
una tomba, perché i caduti della battaglia lì, nella contea, la battaglia di
Lungacque, acqua riva… vengono sepolti su un fianco della collina e sopra ci
viene messo una pietra tombale, insomma su cui vengono ricordati i nomi.
Quella, in effetti, è l'unica volta in cui si parla delle tombe degli hobbit…
che sono i caduti della battaglia… sono morti un po’ particolari. Insomma hanno
una funzione nella storia della Contea. Però poi di cimiteri, per esempio
Hobbit… Ma di cimiteri in genere non ce ne sono.
Elena
Grecchi
Nel
paesaggio della contea è come se non ci fossero i cipressi.
Simone
Bonechi
A
parte le necropoli reali, eh. Ci sono le necropoli reali a Gondor per gli
uomini e anche a Rohan. Sì, ma la gente comune, che fine facciano le spoglie
una volta morti non si sa.
Alberto
Quagliaroli
Poi
ci sono le Paludi Morte. Anche lì si può parlare di spettri… di che cosa?
Uomini, donne, elfi… tutti questi volti luminosi… anche lì capire bene che cosa
sia è molto difficile.
Franco
Manni
Perciò
in pratica è come dire se questo Al di Là, nel mondo narrativo perlomeno di
Tolkien, è veramente caotico. Perché ci sono destini così diversi, tipo per gli
Eserciti deiMmorti una specie di Purgatorio perché possono redimersi. Però…
sono morti. … E poi i Nazgul sono morti o non morti. Se veramente quel
Glonfindel che guida alla salvezza Aragorn e gli Hobbit e il reincarnato Glorfindel
cioè la Reincarnazione e dunque se c'è poi Gandalf che è stato ucciso da Balrog
c'è la Risurrezione. Insomma c'è una specie di caotica diversità di destini
ultraterreni…
Davide
Cattaneo
Secondo
me alcuni aspetti forse li ha lasciati volutamente un po’ indefiniti o poco
chiari, perché gli interessava comunque ai fini narrativi approfondire di più
le vicende umane che non magari porre l'attenzione troppo su altri aspetti che
non erano rilevanti forse alla fine della narrazione. Comunque l'esempio più
classico di reincarnazione o di ritorno è Gandalf che ti dicono pare morto con
lo scontro del Balrog ma poi torna in una veste nuova ma torna comunque lui.
Elena
Grecchi
Perché
tecnicamente non può morire. Così io
interpreto. Perché è solo un livello sotto
dei Valar
Davide
Cattaneo
Alla
fine Saruman, che è vero cade in disgrazia, però muore ci dicono.
Elena
Grecchi
Be’,
perde sì. Alla fine del libro…
Alberto
Quagliaroli
Anche
quella è una cosa difficile.
Alberto
Quagliaroli
Anche
quello… Saruman e il signore dei Nazgul questa loro scomparsa è molto molto
problematica senza dubbio.
Elena
Grecchi
Esatto.
Simone
Bonechi
Gandalf
dice: sono stato rimandato indietro; Saruman non lo rimandano indietro…
Elena
Grecchi
Eh,
sì, guarda… Qua! Fermo!
Franco
Manni
Ma
tu cosa dici Paolo? Tu pensi che per il Gandalf si possa o no parlare di Risurrezione?
Paolo
Barbiano
Ma
lui effettivamente quando torna dice di essere cambiato, che non è più
esattamente lo stesso di prima. Quindi sì… Non è semplicemente un ritorno a una
condizione precedente. C'è anche come un'evoluzione, chiamiamola così.
Alberto
Quagliaroli
È
come se per esempio un Valar che cambiasse forma in qualche modo… Si mette in
una forma, entra in un'altra in qualche modo… anche se però è racchiuso in un
corpo semi umano… non so.
Franco
Manni
Ma…
queste sono proprio narrazioni perché si narra che il Glonfindel si è
reincarnato, che Gandalf è risorto, che i Nazgul sono non morti e
procedono ad infinitum… Ma a livello
morale, cioè i protagonisti, personaggi delle storie… A volte ho pensato in
Inghilterra quando stavo a Londra che andavo in questi gruppi parrocchiali anglicani e c'era molto questo… almeno quelle
che ho frequentato io… C’era molto questo messaggio come dire: che t’importa se
tu adesso soffri e se adesso sei frustrato, non raggiungi le cose che desideri,
ecc… tanto dopo la morte avremo il tutto. Cioè una specie di parola
d'ordine del genere, cioè: non preoccuparti delle cose che vanno male sulla
Terra perché tanto avrai molto di più nell'Aldilà dopo la morte. E questa cosa
qua non mi sembra che ci sia nel Signore
degli Anelli.
Paolo
Barbiano
Questo
messaggio che hai sentito in Inghilterra mi sa molto di oppio dei popoli,
comunque. No, semmai lì nel Signore degli
Anelli c'è, al contrario, l'esigenza
di un impegno insomma… quando c'è quel discorso tra Frodo e Gandalf quando
dicono: non possiamo risolvere tutti i problemi del mondo, però nella nostra
generazione, dove siamo noi, combattere il male per quello che possiamo… poi le
generazioni che verranno dopo anche loro avranno il loro compito.
Alberto
Quagliaroli
Be’,
da questo punto di vista ritorna ancora il discorso di Aragorn ad Arwen quando moriva. Lì c'è Aragorn che ti dice:
guarda c’è qualcos’altro. Potrebbe essere la sua fede, la sua speranza, magari…
Però dobbiamo basarci su quello che ci viene detto dai personaggi su quello che
c'è dopo.
Franco
Manni
Io
ho in mente che nella letteratura antica medievale, eccetera… questa cosa del
dire che dopo la morte uno riceve la ricompensa e dunque non deve essere
affranto dai dolori di adesso… Per esempio negli Acta Martyrum è molto presente questa esortazione. Io l'ho sentita,
l’ho letta soprattutto nel passato… adesso non mi sembra che… Io l’ho sentito
appunto in queste chiese anglicane ma di stile evangelico, battista, cioè di
stile della Low Church anglicana. Ma mi sembra che qui in Italia nelle chiese
che ho frequentato nella mia vita non si dica questa cosa. Cioè: sopporta tutto
e non avere paura. Io penso che sia anche giusto dire non avere paura, ci sarà
l’Al di là nelle mani di Cristo… Però è una cosa giusta, mi sembra, per
consolare, per non far cadere dalla
disperazione.
Adriano
Bernasconi
Sì,
però nelle prediche a messa la domenica che io ricordi si parla pochissimo dell'Aldilà.
Ho presente le prediche di un'intera vita, 40 anni… messe, messe per 40 anni,
ma dell'aldilà si occupano pochissimo nelle prediche.
Alberto
Quagliaroli
Diciamo,
nelle mie prediche, visto che sono un sacerdote… Allora nelle mie prediche io
ne parlo. È chiaro che… appunto perché è qualcosa che non è immaginabile…
Cristo lo promette mille volte, quindi… evidentemente nel cristianesimo deve
esserci il fatto della resurrezione quindi… però il sapere come sarà, no. Questo
no. La Chiesa non vuole farlo perché non è in grado di farlo. Giustamente
ammette di non essere in grado di farlo. Però sempre sottolineando che quello
che conta è l'ora, è l’adesso. Cioè tutto quello che fai adesso è quello che ti
porti poi dietro. C'è la penitenza, c’è il perdono… Quindi, certamente, il
male, se chiedi perdono, viene tolto, diciamo così. Però quello che fai adesso
è quello che è più importante. Chiaramente se stai soffrendo adesso, certamente
non posso non dirti che non ci sarà la resurrezione. Posso anche dirti di
soffrire come Cristo ha sofferto. Però è chiaro: non si nega il dolore e la
malattia, la sofferenza di questa realtà. Si dice che nella speranza teologale
tutto questo non ci sarà più. Ecco. Però è chiaro: se uno sta vent'anni a
letto, è chiaro che lì diventa difficile per chiunque. Non sta lì ad ascoltarti
se gli dici qualcosa di ‘sto genere. A me non è mai capitato ancora di
parlarne. Alcuni trovano un'energia incredibile in quella situazione lì. Sono
dei santi o comunque persone che hanno a cuore la storia della Chiesa… O
comunque no, neanche la storia della Chiesa… la Chiesa recente. E hanno vissuto
in un modo speciale quei momenti di sofferenza. Però il fatto di prospettare la
resurrezione non è una cosa secondaria… Lo dice Cristo un mucchio di volte,
quasi tutto il Vangelo ne parla. Quindi…
Elena
Grecchi
Ma
un conto è così. Un conto è dire non importa di quello che ti sta capitando
adesso, tanto poi avrai un sacco di cose dopo… Allora scusate… Allora anche la
vita stessa reale terrena chissenefrega, tanto dopo… Allora non ha più valore
la vita. Mi ricorda anche i musulmani… non importa, tanto dopo c’hai mille
vergini e quindi… cioè è un discorso terribile questo… La vita… e chissenefrega
tanto dopo… E allora? Non faccio niente che tanto dopo… Non mi piace questo
discorso. Non è carino.
Alberto
Quagliaroli
È
il discorso che fanno attualmente molti, tra virgolette, misticisti credenti
no-vax in giro per il mondo e per l'Italia purtroppo. Fanno ‘sti ragionamenti
che sono assolutamente poco anche logici e appunto negano l'incarnazione di
Cristo poi in realtà… E quindi alla fine…
Elena
Grecchi
Nel
Medioevo la vita era difficilissima posso capire che, sì, questo poteva essere
un pensiero di speranza…Stavo dicendo che una visione come quella che tu hai
sentito nelle piazze inglesi la posso capire nel medioevo, dove la vita era
durissima. Non si arrivava sì e no ai venti, venticinque anni… Va bene. Capisco
che c'era bisogno di una parola di conforto relativa. Ma adesso che cosa vuol
dire? Non mi sembra un bel messaggio, mettiamola così. La vita non importa,
importa solo la morte. Mamma mia…
Alberto
Quagliaroli
Che
poi, tra l'altro, se guardiamo la storia del cristianesimo non è cresciuto
seguendo questa linea perché i cristiani sono intervenuti nella realtà e con
grande impegno. Alcune linee, però considerate eretiche, spesso erano quelle come
il Quietismo… fa tutto Dio… e anche oggi
sono troppi, diciamo… è chiaro. Crei un dualismo corpo-spirito che rovina tutto
il cristianesimo. Rovina che Cristo è la sua rivelazione, questo è fuori
discussione. Però ripeto il prospettare la resurrezione è assolutamente…
Altroché! Ogni volta, a ogni funerale… Se ne parla. Anzi al funerale la
sofferenza è finita, e quindi… Io non mi esimo mai dal parlarne, dal dirlo…
Dicendo che comunque il dolore non va via, c'è, dobbiamo convivere… Però
preghiamo per rimanere in contatto col Signore, con Colui che ci ha lasciato e che
è col Signore adesso…
Elena
Grecchi
Queste
sono parole di conforto. Non sono giuste.
Alberto
Quagliaroli
Ma
anche nel Medioevo i monaci che hanno messo a coltura milioni di ettari in giro
per l'Europa… Se pensavano che l’al di là contava di più, non facevano niente,
mica si mettevano a coltivare. Voglio dire… Anche se erano monaci pregavano. Ora et labora.
Elena
Grecchi
Mi
sembra molto cinico questo modo di pensare del mondo anglosassone.
Alberto
Quagliaroli
Magari
sono alcune linee…
Franco
Manni
È
la linea cosiddetta evangelica….. Per linea evangelica si intende quella… non so
cosa dire, forse deriva dall’Anticonformismo del Diciassettesimo secolo… Le chiese
combattevano in realtà l’Anglicanesimo, però non lo so… IBbattisti, ecco! I Battisti
per esempio hanno questa idea. La chiesa Battista. Niente, adesso, sempre per
motivi di economia dei tempi, ci possiamo collegare in effetti ai diversi
destini dei personaggi delle opere di Tolkien, che sono veramente
diversificati, però anche, come abbiamo visto riguardo alle aule di Mandos ,
secondo i libri di Tolkien. E qua introdurrei quest'altro argomento che ci
interroga sulla psicologia di Tolkien e anche sulla critica letteraria… Perché
Tolkien, secondo voi, questo aspetto dell'aldilà, o anche in generale degli dei
o di Dio, aspetto religioso o anche del culto nei due templi a Numenor… Perché
l'ha fatto solo nel legendarium e non
l’ha voluto fare nei romanzi e nei racconti? Magari non l'ha fatto apposta,
magari gli è riuscito così.
L’apofatismo di Tolkien: nei
romanzi mai menziona la religione
Paolo
Barbiano
No,
l'ha fatto apposta. Lo dice. Sai che ci sono quelle famose due lettere scritte
all'amico gesuita che aveva letto Il
Signore degli Anelli e gli diceva che gli sembrava compatibile col
cristianesimo… Allora Tolkien dice: mah, effettivamente il Signore degli Anelli è un'opera fondamentalmente cristiana e
cattolica, però io volutamente ho tolto tutti gli elementi espliciti perché si
doveva vedere nel simbolismo, nella storia insomma… non in affermazioni
esplicite che sarebbero state anacronistiche. Insomma il Signore degli Anelli è ambientato in un'epoca vagamente preistorica
rispetto a quello che è venuto dopo.
Franco
Manni
Sì,
de Il Signore degli Anelli hai detto
di queste lettere al padre gesuita; però e ne Lo Hobbit, che precede il Signore
degli Anelli? Non si potrebbe dire che quando ha dovuto rivolgersi ai suoi
figli – perché mi risulta che l’abbia scritto per i suoi figli – gli è venuto
strano parlare della religione in maniera esplicita.
Paolo
Barbiano
Ma
Lo Hobbit era concepito come una
fiaba. Nelle fiabe in genere non c'è la religione.
Franco
Manni
E
come mai non c’è? Infatti. E anche questa critica letteraria sui generi letterari…
Come mai nelle fiabe medievali e della Età Moderna non c’è la religione?…
Perché, sai, nelle favole antiche, quelle greco-romane, la religione c'era un
sacco.
Alberto
Quagliaroli
Forse
perché le consideravano cose, tra virgolette, non serie. Cose per aiutare per
educare all'etica, certamente, ma non serie come poteva essere invece parlare
della parola di Dio. Non dico in senso positivo o negativo. Potrebbe essere
questo il motivo… Il sacerdote fa parte della vita tua, terrena, bambino, e
quindi vai alla messa, vai al catechismo… La fiaba è un mondo di balocchi, di
cose belle, piacevoli.
Elena
Grecchi
Be’,
insomma… Dipende…. Anche orribili…
Alberto
Quagliaroli
Va
beh, anche sicuramente per mostrare la durezza della vita però non ci fai
entrare quello che nel mondo primario è presente. Io parlo di… immagino di…
Elena
Grecchi
Ma
al bambino non interessa tanto di questo… Se vuoi parlare al bambino e fargli
ricordare delle cose… devono toccarlo. Ma se gli parli di dei o di cose che
sono estranee alla sua realtà semplice, cioè di tutti i giorni, quella che lui
tocca… Il bambino è la persona più logica che esista. Se gli parli di una cosa
di cui lui non ha esperienza non riuscirà mai a capire bene. Le fiabe sono un
bel linguaggio per far capire subito tutto, ma non finiscono tutte bene. Una
volta finivano sempre male.
Alberto
Quagliaroli
Era
proprio per dire che è un mondo secondario.
Elena
Grecchi
Non
erano tanti balocchi, insomma.
Alberto
Quagliaroli
Ho
detto così, ma è un mondo secondario comunque. Io ho parlato di un aspetto
positivo, ma c’è anche quello negativo. Ma è un mondo secondario.
Elena
Grecchi
Sì,
ma devi tener conto a chi si rivolgono, perché secondo me i bambini sono logici
e pratici e quindi il concetto di autorità loro lo vedono nei genitori. Sì
certo, ma lo stanno imparando, anche a rispettarlo. Mica sempre ubbidiscono
loro.
Davide
Cattaneo
Come
diceva prima anche Paolo Barbiano, i riferimenti espliciti alla
religione volutamente non li ha messi. Sia credo nel Lo Hobbit, sua nel Signore
degli Anelli. Perché poi il senso religioso va colto nella narrazione delle
vicende, soprattutto nelle scelte che in coscienza ogni personaggio è chiamato
a fare. Sono scelte che possono portare alla distruzione o alla morte, sono
scelte che possono portare alla salvezza e alla redenzione. In queste scelte
che ciascun personaggio si trova a compiere si legge un po’ il senso del divino
e della religiosità che poi ciascuno avverte nelle proprie vicende. Mi ricordo
avevo citato, quando ho preparato uno scritto per il convegno del 2005, uno dei
casi più, tra virgolette, evidenti secondo me nella vicenda di Gollum. Perché
pensiamo solo a quante persone diverse in tante diverse occasioni hanno
risparmiato la vita a Gollum per consentirgli poi di giungere in quel preciso
momento, in quel preciso luogo, e di fargli distruggere l'anello del potere.
Allora, ha questo scontro con Bilbo, ma Bilbo gli risparmia la vita. Viene
catturato da Sauron, Sauron lo lascia andare. Viene minacciato da Frodo da Sam
e Sam stesso dice che sarebbe stato mille volte giusto togliergli la vita, ma
qualcosa nel cuore lo tratteneva e gli diceva che non era quella la cosa giusta
da fare. Lo stesso Frodo, quando Gollum è nello stagno che frena gli arcieri di
Faramir, per l'ennesima volta gli salva la vita. Perché? Tutte queste diverse
azioni fanno in modo che Gollum giunga in quel luogo, in quel momento a essere
presente lì e dare chiusura alla quest dell'anello. Quindi il senso religioso è
un po’ da cogliere nelle vicende narrate e nelle scelte e nelle azioni dei
personaggi.
Adriano
Bernasconi
Inoltre,
secondo me, se avesse inserito una struttura esplicitamente/istituzionalmente religiosa
all'interno del suo mondo, sarebbe stato complesso poi per quanto riguarda
quelle popolazioni tipo gli Arad o gli Esterling domandarsi se avessero
strutture religiose diverse, con divinità diverse e chissà che tipo di
complessità avrebbe aggiunto al suo mondo probabilmente che non gli interessava
di aggiungere. Perché Tolkien voleva in
un certo senso l'universalità di alcuni temi più che una struttura di scontri
tra civiltà e divinità.
Franco
Manni
A
me colpisce questo fatto nel legendarium
(il background cioè) Tolkien parla Dio
unico creatore e poi su questi suoi collaboratori, quelli che chiamano gli dei.
E invece poi quando fa il racconto dei suoi bambini, e poi quando fa il sequel,
perché tutti sappiamo che lui lo ha chiamato per vari anni Lo Hobbit 2, il sequel de Lo
Hobbit, non Il Signore degli Anelli.
Con rapporti con suo figlio, rapporti con gli Inklings , rapporti con la casa editrice lo chiamava
sempre il sequel de Lo Hobbit. E in questi due romanzi Tolkien non parla di Dio e dei
Valar. Non lo fa. Poi adesso stavo pensando a noi. Forse Elena tu non sei
credente?
Elena
Grecchi
Non
vado a messa.
Franco
Manni
Ecco,
ma sei cristiana? Scusa se te lo chiedo.
Elena
Grecchi
Figurati.
Elena
Grecchi
Non
è un problema che mi pongo la religiosità, devo dire la verità, nella mia vita
normale quotidiana. Ho avuto però una pesante educazione cattolica.
Franco
Manni
Ecco,
allora prendiamo questa cosa che non ti poni nella vita quotidiana il problema
della religiosità. Che invece ti do questa mia testimonianza, così che per me
che ho avuto, e ho, una vita difficile… ecco che , invece, come nei più tipici manuali anticlericali
dell'Ottocento, per me la religione è stato un grande conforto, grande
‘consolazione’.
Elena
Grecchi
Ci
mancherebbe… Va bene…
Franco
Manni
E
anche di pregare. Pregare è appunto una forma di conforto. Puoi vedere anche
altri che pregano con te, queste cose qui…
Elena
Grecchi
Certo.
Paolo
Barbiano
In
realtà forse ci sono un paio di opere minori dove si parla abbastanza di temi
religiosi. Voglio
dire: quello di Foglia di Niggle…
Chiamiamolo un'allegoria, qualche cosa, però lì c’è veramente questa visione
dell'uomo che poi fa questa esperienza di Purgatorio in cui deve rivedere tutta
la sua vita… Come dire? Deve fare pace con tutte le cose irrisolte che ha
lasciato alla fine della sua vita… Che è anche abbastanza affascinante. Mi ha
colpito. È qualcosa di molto diverso dalle altre opere di Tolkien. O meglio…
forse le completa in un certo senso. Perché poi lui ci si vedeva molto in
questo personaggio che cominciava mille cose e non le finiva mai.
Franco
Manni
E
non le finiva, esatto. E anche dei suoi colleghi di Oxford che lo disprezzavano,
come il vicino di casa di Niggle.
Paolo
Barbiano
Sì…
O che considerava inutile scrivere favole invece che fare cose più serie. E
l'altra cosa, ma che quello l'ho scoperto dopo leggendo non mi ricordo dove in
un commento, è anche il Fabbro di Wooton Major Anche lì c'era
una specie di allegoria della Chiesa. Lì era una cosa ancora diversa. Ma quando
c'è quella cosa del salone dove facevano la festa, eccetera, che lì era come
una specie di allegoria della chiesa del villaggio e anche della riforma
liturgica che a Tolkien non piaceva molto. Gli anni del Vaticano Secondo.
Simone
Bonechi
C’è
Shippey che ne parla in un saggio e dice che in questo racconto il personaggio
del cuoco rappresenta il prete del
villaggio.
Paolo
Barbiano
Sì,
sì. E la sala delle riunioni era la chiesa.
Franco
Manni
E
non fa bella figura, mi sembra.
Paolo
Barbiano
No.
Franco
Manni
Niente
allora… Giusta questa integrazione che ha fatto Paolo, perché quella
effettivamente è un'opera decisamente escatologica sull’Al di là. ….Beh niente
potremmo passare allora al punto successivo, e cioè… Ci sono vari personaggi
nelle opere di Tolkien, tutte quelle che conosciamo, che sono più o meno
credenti? Più o meno atei? Più o meno agnostici? Uso queste tre parole:
credente, ateo, agnostico, perché sono quelle più diffuse. È vero Alberto?
Lo atteggiamento dei
vari personaggi verso la religione
Alberto
Quagliaroli
Sì,
sì, certo. Sì, sì. Volevo solo dire un'ultima cosa per
prima… Bisogna distinguere anche mito, leggenda da racconto… Il
credo almeno, cioè il genere letterario. Il mito parla anche delle divinità, la
leggenda parla degli eroi, il racconto parla di vite più comuni. Quindi anche
questo può avere un rilievo sul fatto della presenza o meno del sacerdote,
della presenza o meno… Andiamo oltre. Per quanto riguarda l'ateismo, secondo me
lì , negli scritti del legendarium
cioè quelli più ‘mitici’ non c'è un vero ateismo. Nel senso che anche Melkor ha
già davanti Ilúvatar… Non è che può dire: tu non esisti… Può dire agli altri
che non c'è il Ilúvatar, può dire che è lui il Ilúvatar, però in generale non è
ateo lui… e se non è ateo lui, non è ateo nessun altro. Quelli dell'Est non so
che ragionamenti facevano. Non ci sono appunti sulle popolazioni dell'Est.
L’agnosticismo in qualche modo… il non chiedersi… però non come questione del
senso della vita… Il non chiedersi perché… Bisogna vedere perché non si chiede.
Perché non si chiede un dato di fatto che c'è
Ilúvatar. Però è lontano… il tempo è lontano, un'altra realtà… Dagli
elfi sappiamo che, può dire un uomo, però in quel senso agnosticismo… cioè non
si chiede perché esiste Ilúvatar, nessuno se lo chiede, quello no di sicuro.
Nessuno fa dei ragionamenti teologici su questo aspetto.
Franco
Manni
Ma
non perché esiste, ma se esiste.
Alberto
Quagliaroli
Sì
anche. Se esiste e poi perché esiste. Non se lo pone nessuno il problema. Mi
sembra… Da quel che mi ricordi io, nelle tre opere principali…
Franco
Manni
Ma
allora cosa potremmo dire? Che queste tre categorie: credente, ateo e
agnostico, che si usano comunemente negli studi, in sociologia, nelle
discussioni, nei giornali, non sono molto
adatte per la nostra discussione…. Non sono più di tanto raffinate.
Alberto
Quagliaroli
Sì,
sì, direi di sì. Perché in realtà, come diceva anche Simone, siamo in un ambito
in cui la rivelazione non è necessaria, perché le divinità sono considerate un
dato di fatto, che ci sia il Iluvatar, anche se poi non ne parla quasi nessuno.
Quindi, mancando l'incertezza sull'esistenza di… Malgrado questa incertezza,
manca anche una fede per cui si possa dire sì o no. Ecco, in questo senso
vorrei dire che potrebbe essere inteso il discorso.
Franco
Manni
Questo
per gli uomini di Númenor, ma per gli Hobbit, per esempio, del Signore degli Anelli.
Adriano
Bernasconi
Però
c'è anche da vedere il modo in cui loro accettano e non accettano il destino
che gli è stato dato, la Provvidenza. In questo momento sto pensando a Denetor…
il fatto che lui preferisca suicidarsi e addirittura uccidere il figlio
piuttosto che vedere la caduta… quello che lui ormai pensa che sia di fatto la
fine del mondo, la caduta di Gondor, eccetera. E in questo tipo di scelta, più
che agnostici o atei direi persone che si fidano o non si fidano di queste
divinità. C'è chi crede che esse siano buone per loro e invece siano malvagie o
come, per esempio, i personaggi corrotti da Melkor… Cioè il credere che queste
divinità siano buone o cattive. Questa è forse l'unica scelta che possono fare
questi popoli della Terra di Mezzo.
Franco
Manni
Questi
popoli come i Numenoreani ma gli Hobbit? Perché gli hobbit non si pongono mai
il problema della divinità buona o della divinità cattiva.
Alberto
Quagliaroli
Sì,
gli hobbit, in quel senso di agnostico che dicevo io, lo sono. Nel senso che
non si pongono la questione. Perché sono molto pratici. Non si pongono la
questione del fondamento del mondo, dell'universo, della Terra di Mezzo. Si
pongono le questioni di attualità e di difendere la propria popolazione dalle
invasioni dei lupi piuttosto che delle persone estranee, eccetera. Quindi in
quel senso si può anche definire un agnosticismo però che non è un agnosticismo
legato al senso della creazione, della realtà. È un agnosticismo di fatto. Più
che ateismo è un agnosticismo di fatto. Non so come si potrebbe definirlo…
forse così.
Franco
Manni
Un
menefreghismo?
Alberto
Quagliaroli
Sì…
Non si pongono il problema, devono vivere la loro vita… Vanno avanti con la
loro vita… Però, sì certo, viene il nemico e allora devi difenderti. Anche
Gollum.
Elena
Grecchi
Allora
prende una posizione nel momento in cui sono minacciati.
Alberto
Quagliaroli
Sì.
Certo, prendono una posizione in relazione con la difesa della loro terra,
fondamentalmente. A parte i casi strani di Frodo o di Pipino… Cioè: difendiamo
la nostra terra, il resto…
Franco
Manni
Però
quello che tu dicevi, Alberto… Mentre ti ascoltavo pensavo: ma questo se lo
sentisse un ateo sarebbe contento. Perché dice: ma allora la vita degli Hobbit
mostra che non c'è bisogno di Dio perché si può vivere come se Dio non
esistesse; vivono la loro vita, sono anche bonaccioni, coltivano bene i giardini…
Simone
Bonechi
Però
si potrebbe anche dire che sono talmente… cioè la danno talmente per pacifico
l'esistenza di Dio che però rimane abbastanza lontano, che non hanno bisogno di
manifestarlo nel quotidiano forse… ora è difficile perché Tolkien non ci dà
nessun appiglio riguarda agli Hobbit. Però si potrebbe dire anche… Lo sanno: è
il Iluvatar che ha creato tutto e noi intanto… Sotto di lui, sotto [] che ci ha
fatto le buone leggi, seguiamo la nostra vita e non essendoci né templi, né
rituali potrebbero essere o tutti atei o tutti talmente credenti che non hanno
bisogno di manifestarlo a parole.
Franco
Manni
Però
come io so da tanti catechismi, libri, gruppi parrocchiali, eccetera, che il
credente vuole anche dialogare con Dio. Quello che è la preghiera. Cioè nella
sua vita quotidiana se non ci fosse la preghiera sarebbe un vero credente?
Simone
Bonechi
Questo
è vero, però Tolkien stesso ha voluto espungere la preghiera dalla sua narrativa e quindi per coerenza non
l’ha messa nemmeno ne Lo Hobbit .
Tant'è che anche quella ‘preghiera’ del saluto all'Ovest rimane ancora abbastanza
oscuro perché potrebbe essere semplicemente una sorta di reverenza verso la
Storia Patria – comunque la Storia – piuttosto che un rituale propriamente
religioso.
Alberto
Quagliaroli
Sicuramente
direi che bisogna sempre distinguere. Purtroppo c'è la tendenza a non separare
ateismo e agnosticismo. Sono cose ben diverse. Ecco. Quindi l'ateismo secondo
me non c'è in realtà, perché sembra quasi che tutti siano d'accordo sul fatto
che ci siano stati i Valar, che abbiano fatto qualcosa, eccetera… Poi che si
interessino delle cose specifiche ok. Poi non dimentichiamo comunque il famoso A Elbereth Gilthoniel! . Adesso non mi
viene nemmeno la parola giusta, come pronunciarlo. Quando viene invocata Elbereth
da Frodo. In quella situazione lì c'è un
Hobbit che sta in qualche modo, tramite un dono degli elfi, sta richiamandosi a
una divinità, tra virgolette… Una…
Davide
Cattaneo
Un'entità
superiore, insomma.
Alberto
Quagliaroli
Ecco,
un'entità superiore.
Franco
Manni
Ecco,
però come diceva Adriano, io ho in mente diciamo, in questo mondo di fiction,
cioè inventato da Tolkien, che si possono fare delle distinzioni tra i vari
personaggi. Cioè direi, anche se non nella maniera che usiamo nella nostra
società, che Gandalf è un credente perché Gandalf dice che esiste questa
Provvidenza. Lo dice esplicitamente. E poi anche quando con solo Pipino, quando
il troll sta per sfondare una porta gli dice……Sta per sfondare la porta del
secondo livello, mi sembra….Al secondo livello di Minas Tirith, della città C’è un troll che sta sfondando la porta del
secondo livello… Non è ancora sfondata e sono lì seduti accanto Gandalf e
Pipino. E Pipino ha paura di morire.
Adriano
Bernasconi
E
dice la grande cortina di pioggia di questo mondo si apre e tutto si trasforma
in vetro argentato… Questo è il film. È nel terzo film.
Franco
Manni
Ma
non è detto anche nel Signore degli
Anelli?
Paolo
Barbiano
Ci
deve essere.
Adriano
Bernasconi
E
poi lo vedi grandi bianche sponde al di là di questo verde paesaggio sotto una
lesta Aurora. Questa è la frase che gli dice.
Franco
Manni
Ecco
però questo mi sembra una cosa anche come Hurin nel Silmarillion nella battaglia delle innumerevoli lacrime, con
l’ascia di penne si difende dai mostri, dagli orchi, o da Balrog addirittura… e grida Aure entuluva!... . Che è un segno di speranza e di fede questo,
no?
Paolo
Barbiano
Sì,
il giorno ritornerà.
Franco
Manni
Il
giorno ritornerà. Invece è quello che diceva Adriano su Denethor sembra proprio
il meno credenti di tutti perché come dire non ha…
Adriano
Bernasconi
Sperato.
Franco
Manni
È
disperato e non ha amore… Almeno delle tre virtù teologali non c'ha la speranza,
non c'ha l'amore. …e la fede?
Alberto
Quagliaroli
Bisognerebbe
però stare un attimo attenti perché… Io ci sto lavorando un po’ di tempo su
queste cose e mi piace anche sottolinearlo… Ricordiamoci di distinguere: la
fede può avere un oggetto. Bisogna vedere qual è l'oggetto. Se l'oggetto della
fede è la divinità, è una cosa. Se la nostra fede è la Provvidenza, è un'altra.
Cioè la fede è aver fiducia nel futuro anche, e quindi in quel caso non è la
fede nella divinità, ma è una fede in una situazione che può verificarsi, ecco…
Stanti le situazioni che ci sono. Però certamente questa fede può essere
applicata al fatto che la divinità intervenga o no, che la divinità si
interessi della storia oppure che abbandoni la storia a sé stessa e la lasci a
quel punto a Sauron. Ecco. Sicuramente in quel senso lì sì. Però non è più
l’agnosticismo, l'ateismo sull'esistenza o meno di una divinità ma sul come –
come ha detto qualcuno – su come questa divinità si rapporta con la creazione.
Franco
Manni
Perciò
è legato alla speranza. È la fede che si lega alla speranza.
Alberto
Quagliaroli
Sì,
riguarda appunto…
Adriano
Bernasconi
Il
destino del mondo e il proprio.
Alberto
Quagliaroli
Ecco,
esatto. Non all'esistenza o meno di una divinità ma di cosa questa divinità
vuol fare potremmo dire così in un certo senso…
Franco
Manni
Sì.
E dunque ci si può fare differenze di credenza o non credenza, cioè di fede,
non fede, speranza e amore… Perché ci sono tipo… Sam è la tipica persona in cui
è forte l'amore. Ma anche in Gandalf è forte l'amore anche se in altra forma…
Se no non starebbe ad accorrere sempre da tutti i quattro angoli della Terra di
Mezzo senza dormire…
Adriano
Bernasconi
E
uno come Saruman come lo vedete nei rapporti con… Visto che lui, tra l'altro,
ha un rapporto più privilegiato con le divinità. Eppure… Gandalf lo è esattamente
come lo è Saruman, però diciamo che il loro modo di intendere il destino del
mondo e il proprio è ben diverso.
Alberto
Quagliaroli
Io
penso che Saruman sia di quelli che dicono: la divinità, Ilúvatar se ne frega
di noi, non si interessa di noi… gli altri Valar sono al tavolo, sono nei loro ,quindi
qui lo dobbiamo fare noi, quindi sono qua io, sono un Maya e mi associo con
l'altro Maya e governiamo finalmente tanto non si interessano più di noi…
Adriano
Bernasconi
Potremmo
dire che Dio c’è, ma è indifferente ai destini degli uomini.
Alberto
Quagliaroli
Direi
di sì. In quel senso lì. E quindi faccio i cavoli miei… Forse, sì, sì.
Franco
Manni
Sì.
Non solo faccio i cavoli miei, ma li faccio sfruttando quello che gli dei mi
hanno dato. Perché è a lui che gli hanno dato un incarico molto importante.
Cioè mi ricorda quei cardinali che si comprano i super attici in via della
Conciliazione a Roma.
Adriano
Bernasconi
È
vero, è vero.
Davide
Cattaneo
Le
scelte che fa Saruman sembrerebbero vincenti per lui all'inizio, ma poi lo
portano alla rovina e alla morte. Prima Simone forse citava Denethor. Anche a Denethor, prima della sua tragica fine, viene offerta
una possibilità di scelta, di riscatto. Potremmo dire di redenzione. I suoi
uomini vanno a bussare alla sua sala e gli dicono: sire scendi, vieni giù,
organizza la difesa della città. E lui risponde: No, voi siete dei pazzi….Tutto è
perduto, seguite quel folle di Gandalf, io resto qua. E poi si uccide dandosi
fuoco, eccetera. Lo stesso però accade con Saruman. Quando Saruman è rinchiuso
nella torre, ai piedi giungono Théoden, Gandalf e Aragorn, Gandalf stesso lo
invita a scendere. E gli dice: scendi dalla torre, parliamo e confrontiamoci.
Ma Saruman rifiuta ovviamente. Per poi fare cosa? Fuggire nella contea e poi
fare il capetto di serie B … e poi però finire ucciso dallo stesso Grima…Grima stesso aveva rifiutato l'invito di re Théoden.
Quando Théoden rinsavisce, gli chiede: Grima adesso hai la possibilità di scegliere, o mi
segui in battaglia e dai prova di ciò che veramente sei e vali, oppure te ne
vai. E lui cosa fa? Decide di scappare e raggiungere Saruman. Quindi sono
scelte, anche qui, dei personaggi che anziché condurre alla salvezza conducono
alla distruzione e alla morte.
Franco
Manni
Sì.
Si può dire che questi non credenti, si può in un certo modo chiamarli così,
sono auto distruttivi.
Davide
Cattaneo
Secondo
me è come se queste scelte vadano un po’ contro il progetto di salvezza di Dio,
ma vanno verso la distruzione la perdizione insomma.
Alberto
Quagliaroli
Concetto
di auto condanna, potremmo dire. Il concetto di auto condanna di chi rifiuta
qualunque possibilità di redenzione.
Adriano
Bernasconi
In
questo senso la trasformazione di Theodén non può essere anche vista come una
forma di conversione? Cioè lui a un certo punto riacquista fiducia nei
confronti del futuro e di se stesso e quindi del proprio destino. E
riprendendole su di sé, in un certo senso si converte, e torna giovane anche dal
punto di vista fisico ma anche dal punto di vista mentale.
Franco
Manni
Questo
episodio di Theodén mi fa venire in mente un punto paradossale. Perché lui
riacquista fiducia in sé. Anche nei suoi sudditi, ma soprattutto in se stesso,
non per vivere ma per morire. Cioè questa fiducia non è legata alla vita ma
legata a una probabile morte.
Adriano
Bernasconi
Sì,
sì, sì. Quelli che in un certo senso cercano di salvare la loro vita la
perdono; invece quelli che cercano di… non di perdere la loro vita, ma di mettere
la propria vita in qualcosa di più grande, quindi anche di rischiare di morire,
invece si salva.
Paolo
Barbiano
Allora
è anche il caso di Boromir. Quando c'è Aragorn che lo trova morente e lui gli
dice: ho sbagliato tutto. E Aragorn gli dice: no, tu hai vinto.
Adriano
Bernasconi
È
un messaggio molto cristiano.
Paolo
Barbiano
Sì,
sì. Chi cerca di conservare la sua vita la perde, chi la perde la trova.
Adriano
Bernasconi
Esatto.
Franco
Manni
Sì.
Perciò ci sono, non in maniera esplicita, ma ci sono queste differenze tra il
credente e il non credente. O il disperato.
Paolo
Barbiano
Ma
sì. Che poi si vedono concretamente da come uno reagisce di fronte alle scelte,
insomma. E in qualche modo collabora, diciamo così, con il piano di Dio oppure
no. O cerca altre strade, o lo contrasta…
Franco
Manni
Sì,
infatti il piano di Dio di Boromir era di seguire… di obbedire al re. Non al
sovrintendente. E infatti nelle ultime parole si dice: mio signore, re. Mentre
il padre non voleva riconoscerlo. Diceva: quel vagabondo del Nord, bla bla bla…
Ecco niente… Praticamente se passiamo alla ulteriore sezione, che non è
filologica almeno immediatamente riguardo a passi particolari delle opere di
Tolkien, ma nel complesso si può domandare… Se non altro io lo domando perché…
Come dire… Io sono da tanti anni che non solo ho letto Tolkien, ma anche ci ho
scritto su, ho parlato con altre persone, ho visto i film, eccetera, e
praticamente poi sono anche credente. Ora, inoltre, ho visto in tutti questi
rapporti con i tolkieniani che tanti di loro hanno detto che era stato
importante per la loro religiosità. Uno di questi è per esempio Claudio Testi.
Ora… Cosa possiamo dire noi che siamo presenti qua in questo dibattito riguardo
al rapporto, non rapporto… Senza essere retorici e zuccherosi… la zuccherosità…
riguardo a Tolkien nella nostra religiosità.
Che influsso ‘religioso’ ha avuto Tolkien nelle
nostre vite?
Adriano
Bernasconi
Io,
se posso dire la mia, direi che uno dei temi che ho sentito molto me stesso da
Tolkien è l’eucatastrofe, cioè l'idea che anche nei momenti difficili, dolorosi
della vita c'è speranza. Cioè c'è la possibilità di un capovolgimento degli
eventi… anche qua: non nell'aldilà, ma anche nell’al di qua, cioè che è
possibile vedere anche frutti di queste azioni che noi compiamo, anche quando
magari al momento non li vediamo subito. Quindi è un messaggio buono, di
speranza.
Alberto
Quagliaroli
Per
quanto riguarda me, io posso dire tranquillamente che è una cosa incredibile, ma
è così appunto… Io a 16 anni, quando l'ho letto… Ma anche in seguito… Sì, forse
a 18 anni, quando mi hanno detto… Aspetta, eh… Hai una guida spirituale? Per me
è Tolkien, avevo detto così. Quindi io a 16 anni credo di aver colto quello che
mi sarebbe stato utile in seguito del cristianesimo, che avevo già vissuto
normalmente come un qualunque ragazzino di quell'epoca… Almeno allora, per un
po’… E quindi lo ritenevo qualcuno che mi ha sostenuto, senza il minimo dubbio,
nel mantenermi il mio cristianesimo. Magari nell'età in cui cominciano a
dubitare, di avere un desiderio di cambiare, di vedere qualcosa… Io andavo
sempre a messa, però andavo messa punto e basta, a quell’età lì. Ero
uno di quelli che… finito il catechismo sono scappato, non mi sono più fatto
vedere in oratorio… però no non ho mai smesso di… E per me il riferimento che
mi ha sostenuto in questo mio cristianesimo che si stava evolvendo… L'ho detto
allora e direi che lo posso ripetere oggi, per allora… La mia guida spirituale
era Tolkien in quel senso lì. Ecco la guida. Ecco diciamo così.
Simone
Bonechi
A
me è servito per riavvicinarmi alla religione cattolica, perché come tutti ho
fatto il solito percorso… Poi nell'adolescenza, negli studi successivi mi ero
abbastanza allontano… E ha colpito a me soprattutto le lettere; vedere la fede
profonda, sentita… E mi veniva naturale… Di quest'uomo, questo cattolico
convinto… Poi, insomma, in un paese che cattolico non era e anzi che vedeva i
cattolici tutti di malocchio… Ecco m’è servito molto, mi ha colpito molto,
soprattutto il Tolkien delle lettere. E poi c'è anche quello che si vede nel Signore degli Anelli, soprattutto questo
simbolismo cristiano come luce nella lampada invisibile nelle lettere, che però
colpisce, anzi forse colpisce più proprio per la sua indeterminatezza… Se fosse
stato più specifico, se ci fossero stati culti, riti avrebbe suscitato più
polemiche. Invece nell'immediatezza della narrativa, ciò mi tocca più
nell'animo. Quindi per me, diciamo… Una volta lo dissi anche a Franco che ero
un po’ un cattolico di ritorno grazie a Tolkien. Mi ero riavvicinato alla mia
dimensione cristiana.
Franco
Manni
Ma
raga… Fanno bene i marxisti a combatterlo allora…
Simone
Bonechi
Eh,
be’, sì. È un alleato potente degli avversari.
Paolo
Barbiano
Ma
io dovessi dire una cosa che mi aveva colpito a un certo punto quando l’avevo
letto era l'aspetto della Provvidenza. Ma l'ho capito un po’ dopo, nel senso
che erano queste storie un mondo immaginario ma che funzionava come il mondo
reale. E perché poi quando ti alleni a vedere certe cose che ci sono nel mondo
di Tolkien poi le riconosci anche nel mondo reale. Ricordo quando discutevo con
mio nonno che diceva: ma come fai a leggere queste cose così immaginarie… Lui
era molto razionale, lui concepiva solo la storia, non l'invenzione. Io allora
non gli sapevo rispondere, però adesso direi: sì, questo mi parla di elfi, di
nani, eccetera, però mi descrive un mondo che funziona come il mondo reale. E
un'altra cosa, e anche mi ha aiutato a capire meglio la Bibbia. C'è anche tutto
l'aspetto del mito dell'Antico Testamento… è qualche cosa di simile, insomma,
perché noi siamo sempre un po’ appiattiti sull'idea che se una cosa non è
cronaca storica non è vera e quindi non ha valore. Il Signore degli Anelli come dire non è vero, ma è vero. Sono
storie inventate, ma che dicono qualcosa di profondamente vero. Che poi ti
aiutano a fare un'esperienza tua, che poi è la cosa fondamentale insomma.
Franco
Manni
Be’
io condivido la cosa di Paolo, la cosa della Provvidenza che è il tema che mi
ha colpito più di tutti… E per quanto riguarda questa cosa interessante che ha
detto appena adesso, io dai miei studi, ai tempi, biblici. Biblici anche perché
quando stavo alla Gregoriana … Che effettivamente loro erano appena usciti da
tutta questa, o dentro, la tradizione che ha preparato il Concilio Vaticano
Secondo …la valorizzazione dei generi
letterari; era la cosa più importante… Dello studio biblico era l'argomento dei
generi letterari che effettivamente è molto importante. Se tu vedi l'Antico
Testamento, vedi dei generi letterari… Anche nel nuovo, ma l’Antico è
eclatante; diversissimi tra di loro. Cioè libri storici piuttosto che minuziose
cose legalistiche piuttosto che…
Adriano
Bernasconi
Poetico.
Franco
Manni
Poetico.
Poetico come il Cantico dei Cantici o più dure parabole come il Libro di
Giobbe, eccetera… E il genere letterario, secondo me, lo ha fatto proprio così,
come forse voleva dire Paolo, riguardo al Silmarillion…
cioè nel Silmarillion ci sono i
cantici…
Paolo
Barbiano
Sì.
C’è il mito della creazione, ci sono i libri storici.
Franco
Manni
I
libri storici…
Paolo
Barbiano
Le
vicende degli elfi, eccetera.
Franco
Manni
Le
storie d'amore e di approfondimento… quello della moglie del marinaio, a volte
racconti incompiuti, eccetera… Adesso parlo della cosa che per me è stata
importante riguardo Tolkien nella mia religiosità o vita religiosa e dovrei
dire la socialità con i tolkieniani. Perché con i tolkieniani ho incontrato
persone di tutte le risme politiche, sappiamo dai fascisti a quelli della
società tolkieniana, piuttosto che ai comunisti come Arduini, o cattolici
tradizionalisti come Claudio Testi, per esempio, o, come dice Elena di se
stessa, una cristiana anonima… E in questa varietà di persone che ho incontrato
ho trovato un punto in comune, che per me è stato un punto di incontro buono.
Punto d'incontro perché c'era la passione, la passione riguardo a buoni ideali,
una passione entusiasmo… Poi c'è anche la piacevolezza della socialità, cioè un
gruppo. E devo dire io che sono stato, come chi mi segue più da vicino le mie
vicende biografiche, frustrato tante volte dalle parrocchie di Brescia. La mia
parrocchia è stata quella tolkieniana.
Alberto
Quagliaroli
Comunità.
Relazioni. Comunità, relazioni.
Elena
Grecchi
E
condivisione.
Franco
Manni
E
condivisione.
Elena
Grecchi
Mah,
io…
Franco
Manni
Dmmi.
Elena
Grecchi
Che
ti devo dire? Io non ho mai legato la storia a qualcosa di religioso, proprio
mai, ma a una storia… non so come dire… Una storia, un esempio… Qualcosa che mi
ha sempre accompagnato. Si lotta, si combatte, si affronta e si va avanti.
Così… Qualcosa che mi è sempre stato vicino. Ecco, mi sarebbe piaciuto avere una
figura come Gandalf vicino. Non c'è stata, non importa… Però…
Franco
Manni
E
tuo nonno? Quel nonno di quel castello?
Elena
Grecchi
Il
nonno? Che c’entra il nonno? Il nonno proprio non era una guida di qualche
genere. No, era un personaggio, non una guida. Per cui… è una cosa che da
quando l'ho letta… Poi forse perché l'ho letta durante un periodo difficile, la
separazione dei miei… una roba così… l'ho collegato a qualcosa che mi aiuta nei
momenti più complessi, più difficili, eccetera. Non dal punto di vista
religioso… Ma non so. Può anche essere letto questo come religiosità.
Alberto
Quagliaroli
Forse
più etico morale, ecco. Etico morale.
Elena
Grecchi
Ma
anche spirituale, perché per affrontare certe cose bisogna essere strong.
Forti.
Franco
Manni
Niente
non voglio costringere Davide a dire la sua, perché forse lui crede nella
religione di Star Wars…
Davide
Cattaneo
Ho
letto che qualcuno si è inventato anche quella…
Franco
Manni
Eh,
infatti…
Alberto
Quagliaroli
Ce
ne sono tante ormai.
Elena
Grecchi
Ma
non essere chiuso, armatura…
Davide
Cattaneo
Il
mio discorso riallaccia un po’ quello di Elena, nel senso che io ad esempio… Il
primo libro che ho letto è stato lo
Hobbit, ma avevo già vent'anni e successivamente ho letto Il Signore degli
Anelli e poi via via approfondito gli altri testi. Dal punto di
vista della religiosità non ha inciso moltissimo, era già diciamo formata così.
Mi ha arricchito dal punto di vista umano, sì. Perché la profondità chiaramente
dei temi e delle relazioni tra le persone che approfondisce Tolkien ti lascia
degli esempi forti. Ecco. È più stato un arricchimento dal punto di vista
morale.
Franco
Manni
Ecco.
Dunque, abbiamo anche detto abbastanza, con ciascuno la sua su questo
importante argomento che riguarda anche noi che da tanti anni leggiamo e
parliamo di Tolkien.