La ballata del Principe Orgoglio




di Locigenius

 




 

Tornò dal grande fiume, nel silenzio,
il suo spirito indomito, nel canto

del corno bianco, della guardia antica,
tramandato dai padri al degno erede.

Stretto lo resse, con mani a riposo,
contro il petto, avvinto al suo dolore.

Feroci, nere, rapide le frecce
il cuore gli avevano squassato,

spogliando di vita le sue braccia,
forti in battaglia, spada come maglio.

Compatta, lo pianse la città, lui
protettore da fetide creature,

ombre esalate fra valli e monti cupi,
a strozzare la mente e il bell’ingegno.

Lieve, un ponte di pietra serena
lanciato a unione dei due regni,

a Osgiliath, perenne, ora ricorda
la sua vita smarritasi nel buio.

Principe Orgoglio, su lacustri rive
fasciate e avvolte da umide foglie,

lasciasti il tuo corpo possente,
di vita irrequieta buon ricetto.

Un pensiero stupito s’aggrappa
alle rughe sulla tua fronte altera:

non portasti l’Anello di morte
a tuo padre, di mente sconvolto.

Smarrito, Faramir il Pensoso
accolse dolorosa la sventura

di succederti, senza volerlo,
nella grande città, nel cuore

di un popolo avvezzo al coraggio,
alle prove d’estrema difesa.

L’accolsero con volto sereno.
Nel suo sguardo, assente l’orgoglio

di massacro, di morte nel terrore:
solo forza. Il tuo spirito l’affianca.

 

Continua su invisibili confini,

incessante a scrutare ombre nemiche.

Principe Boromir, gloria di Gondor,
al guerriero riposo, all’uomo pace.