Un’occasione sprecata –
recensione di Gli Anelli del Potere
di Adriano Bernasconi
Trovandomi a scrivere una recensione per la serie Amazon Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, mi rendo conto immediatamente della potenziale mole di cose sulle quali sarebbe possibile discutere a lungo. Cercherò pertanto di sintetizzare il tutto in una serie di premesse, una conclusione e – nel mezzo – cinque parti così articolate:
1. Gli Anelli del Potere in rapporto a mitologia e canone tolkieniani
2. Gli Anelli del Potere in rapporto alla morale e ai temi tolkieniani
3. Gli Anelli del Potere come fantasy generico
4. Gli aspetti tecnici di Gli Anelli del Potere
5. Questioni ideologiche
Una serie di doverose premesse
Uno dei problemi che la serie prodotta da Amazon ha avuto è quello dei diritti d’autore. Da quel che sappiamo in base alle dichiarazioni rilasciate dagli showrunner J.D. Payne e Patrick McKay a Joanna Robinson e pubblicate su Vanity Fair il 14 febbraio 2022, pare che Amazon abbia acquistato i diritti sul Signore degli Anelli (cioè Compagnia dell’Anello, Due Torri, Ritorno del Re) e sulle relative appendici, nonché su Lo Hobbit. Non sono stati però concessi i diritti sul Silmarillion, sui Racconti incompiuti o sulla Storia della Terra di Mezzo. In questa recensione non ho intenzione di ricostruire la vicenda dei nomi, degli eventi o delle storie a cui Amazon ha potuto o non ha potuto accedere per ragioni di copyright e neppure la storia di come gli showrunner sono arrivati a dirigere la serie, faccio tuttavia notare che in quella stessa intervista Patrick McKay rassicurava tutti affermando che «There’s a version of everything we need for the Second Age in the books we have the rights to» («C'è una versione di tutto ciò di cui abbiamo bisogno per la Seconda Era nei libri di cui abbiamo i diritti»).
La seconda doverosa premessa riguarda il tema dell’adattamento in sé. Tradurre un’opera scritta (o, in questo caso, un insieme di miti scritti) in un altro medium (in questo caso una serie televisiva) richiede necessariamente un certo grado di negoziazione e compromessi: ciò che funziona sulla carta può non funzionare sullo schermo (e viceversa), ciò che in un testo scritto è semplicemente suggerito o implicito in un adattamento cinematografico dev’essere interpretato e mostrato esplicitamente, passando da una materia (carta) ad un’altra (schermo) si è costretti ad imporre allo spettatore del prodotto visivo qualcosa che nella lettura era lasciato all’immaginazione del lettore. Come afferma Umberto Eco nel suo Dire quasi la stessa cosa: «L’adattamento costituisce sempre una presa di posizione critica – anche se incosciente, anche se dovuta a imperizia piuttosto che a scelta interpretativa consapevole». Quello che noi possiamo chiederci in prima battuta (ed è quello che mi sono chiesto io e a cui vorrei rispondere con la presente recensione) è se l’adattamento Amazon sia fedele oppure no a Tolkien, alla sua mitologia e ai temi delle sue opere. In secondo luogo dobbiamo chiederci se l’adattamento sia ben confezionato oppure no da vari punti di vista: sia di scrittura (trama, dialoghi), sia di direzione (regia), sia negli aspetti tecnici (musiche, scenografie, costumi, fotografia, ecc.).
Terzo: a cosa dovrebbe essere fedele l’adattamento degli Anelli del Potere, considerando che non vi è un vero e proprio romanzo di Tolkien da cui partire? Anzitutto direi agli eventi della Seconda Era raccontati nell’Akallabêth, cioè la quarta parte del Silmarillion; peccato che di questo testo Amazon non possieda i diritti. Tuttavia ci sono le appendici del Signore degli Anelli, nelle quali possiamo trovare informazioni sugli eventi salienti della Seconda Era e sulle genealogie dei re di Númenor che, anche se sono meno esaustive (non compaiono ad esempio alcuni nomi cruciali, come quello di Annatar), possono parzialmente compensare i diritti mancanti. Oltre a questo, l’adattamento di Amazon dovrebbe essere più genericamente fedele al canone tolkieniano. Non mi addentrerò, in questa sede, nella discussione su cosa sia o non sia da considerare canonico all’interno del legendarium (o mitologia) di Tolkien, dato che esistono diverse versioni dei suoi scritti sulla Prima e sulla Seconda Era pubblicati postumi dal figlio Christopher, ma anche differenze (evoluzioni) nelle concezioni tra Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli (ad esempio il ruolo dell’Anello, la figura di Gandalf, la descrizione degli Elfi). Per comodità definirò qui il canone tolkieniano come: qualsiasi cosa inerente Arda che sia stata scritta da Tolkien e che sia coerente in primis con il materiale delle sue pubblicazioni in vita (Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit) e poi con la principale pubblicazione edita da Christopher Tolkien, cioè Il Silmarillion. Pertanto, ad esempio, non considero canonico il gatto Tevildo come servo di Morgoth solo perché viene nominato nella prima versione delle avventure di Beren e Lúthien contenuta nel secondo volume della Storia della Terra di Mezzo.
1. Gli Anelli del Potere in rapporto a mitologia e canone tolkieniani
1.1 Cronologie
Il primo grosso problema che questa serie evidenzia è dovuto alla condensazione degli eventi che showrunner e sceneggiatori hanno operato con gli eventi della Seconda Era. Ciò che Tolkien ha descritto come svoltosi in migliaia di anni, qui avviene tutto assieme e tutto contemporaneamente. La cronologia originale degli eventi narrati in questa prima stagione, così come esposta nell’Appendice B del Signore degli Anelli, è la seguente:
· Attorno all’anno 1000 della Seconda Era: Sauron, allarmato dal crescente potere dei Numenoreani, sceglie Mordor per farne la sua fortezza. Incomincia a costruire Barad-dûr.
· Attorno all’anno 1200 Sauron (camuffato da Annatar) riesce a persuadere gli artigiani elfici dell’Eregion a collaborare con lui (mentre Gil-Galad si rifiuta); i Numenoreani iniziano a costruire porti permanenti nella Terra di Mezzo.
· A partire dall’anno 1500 (dunque 300 anni dopo) gli artigiani elfici, con a capo Celebrimbor, raggiungono le più alte vette dell’arte dell’oreficeria e dell’intaglio. Con la collaborazione di Sauron/Annatar prima vengono forgiati una serie di anelli minori e poi sedici Anelli del Potere: i Sette dei Nani e i Nove degli Uomini.
· Attorno all’anno 1590 (sono passati altri 90 anni): in Eregion vengono forgiati da Celebrimbor (ma senza l’aiuto di Sauron) i Tre Anelli elfici.
· Attorno all’anno 1600 (sono passati altri 10 anni): Sauron forgia l’Unico Anello nell’Orodruin.
· Nell’anno 3255 della Seconda Era (cioè 1655 anni dopo): Ar-Pharazôn il Dorato usurpa il trono di Númenor obbligando sua cugina Tar-Míriel a sposarlo dopo la morte dello zio Tar-Palantír.
· Nell’anno 1000 della Terza Era (cioè dopo altri 1200 anni): giungono nella Terra di Mezzo gli Istari o Stregoni.
Sebbene, per ragioni di scorrevolezza narrativa, un tot di condensazione degli eventi può essere accettabile, trovo sbagliato aver scelto di concentrare in un unico momento eventi riguardanti momenti storici completamente diversi della Terra di Mezzo, come la forgiatura degli Anelli, la Caduta di Númenor o l’arrivo degli Istari. Primo motivo: dato che quello di Tolkien è un mondo secondario con una forte coerenza interna e una forte cronologia logica degli eventi storici, far accadere tutto assieme sarebbe come, nel nostro mondo primario, raccontare una vicenda in cui si incontrano il re accadico Sargon il Grande (XXV-XXIII secolo a.C.), il faraone Tutankhamon (XIV secolo a.C.), il filosofo greco Socrate (V secolo a.C.), l’imperatore romano Traiano (II secolo d.C.) e Sant’Agostino d’Ippona (IV-V secolo d.C.) e pretendere che sia storicamente accurata perché, in fondo, tutti loro sono vissuti nell’Età Antica. Il secondo motivo è che, optando per questa scelta, si vanno a perdere tutta una serie di elementi importanti per Tolkien:
· Non mostrare che gli Elfi (come Galadriel, Elrond, Gil-Galad o Celebrimbor) sono immortali e rimangono praticamente uguali a sé stessi anche dopo millenni, mentre gli Uomini, anche i più longevi come i sovrani numenoreani, sono destinati a morire, fa perdere peso alla motivazione principale dell’invidia di Númenor verso gli Eldar. Quanto sarebbe stato più efficace mostrare Galadriel o Elrond che si recano sull’isola per questioni diplomatiche, secolo dopo secolo, trovandosi davanti a sovrani diversi mentre loro rimangono sempre uguali?
· Condensare la forgiatura degli Anelli in poche decine di minuti nell’ultima puntata (e in pochi giorni di narrazione interna alla storia) non depotenzia il ruolo centrale di Sauron nella loro creazione e la fatica tecnica (studio, ricerca, tentativi) di migliorare la tecnologia elfica a cui arrivano Annatar e Celebrimbor in quasi quattrocento anni?
· Come sarà possibile mostrare l’imperialismo di Númenor verso gli altri popoli della Terra di Mezzo, che è avvenuto gradualmente ma in modo sempre più significativo nel corso dei secoli? Il tentativo di assoggettare gli altri popoli è uno dei segnali della decadenza dei numenoreani: «In un primo tempo i Numenoreani erano venuti nella Terra di Mezzo in veste di maestri e amici dei comuni Mortali afflitti da Sauron; ma ora i loro poteri divennero fortezze ed essi sottomisero vasti territori costieri. Atanamir e i suoi successori prelevavano forti tributi, e le navi dei Numenoreani tornavano cariche di bottino» (Signore degli Anelli, Appendice A, I, 1) / «Durante gli anni del loro potere, i Numenoreani possedettero molti porti e fortezze sulle coste occidentali della Terra di Mezzo, come basi per le loro flotte; uno dei porti più importanti era Pelargir, presso le Foci dell’Anduin» (Appendice F). Invece nella serie tv è mostrato chiaramente come Númenor sia isolata e non abbia colonie o domini nella Terra di Mezzo.
Per poi tacere dell’inserimento di eventi fuori contesto come gli Hobbit o l’arrivo degli Istari/Stregoni, che invece avvengono addirittura nella Terza Era, cioè dopo la battaglia dell’Ultima Alleanza in cui Sauron viene sconfitto; questi inserimenti, fatti esclusivamente per tentare di strizzare l’occhio al pubblico con personaggi o popoli visti nei film di Peter Jackson, stravolge però completamente l’ordine cronologico degli eventi. Gli Istari, ad esempio, sono stati mandati nella Terra di Mezzo dai Valar per contrastare la rinascita dell’Ombra che tutti credevano sconfitta al termine della Battaglia di Dagorlad. Qui invece la loro comparsa a cosa è dovuta? Oppure prendiamo gli Hobbit; nel Prologo del Signore degli Anelli Tolkien scrive: «I loro primi racconti lasciano intravedere il tempo in cui dimoravano nelle alte vallate dell’Anduin, tra Boscoverde il Grande e le Montagne Nebbiose; nessuno può dire perché essi intrapresero più tardi la difficile e pericolosa traversata delle montagne, scendendo nella valle dell’Eriador: le loro cronache parlano del numero sempre crescente di Uomini in quel posto e di una grande ombra che oscurò la foresta, alla quale diedero perciò il nome di Bosco Atro». Il ritorno di Sauron è dunque la causa della Lunga Marcia degli Hobbit. Negli Anelli del Potere essi sono però già in viaggio: ma quali sono, qui, le loro motivazioni?
Il secondo problema è invece quello dell’inversione di eventi rispetto a come sono raccontati da Tolkien. È una mancanza particolarmente grave poiché riguarda l’evento centrale della serie, cioè gli Anelli del Potere: infatti nella puntata 1x08 Halbrand/Sauron convince Celebrimbor a forgiare i Tre Anelli degli Elfi, anche se poi non partecipa personalmente alla loro forgiatura poiché la sua vera identità viene scoperta da Galadriel ed è costretto a fuggire. Peccato che la creazione dei Tre (creati esclusivamente da Celebrimbor, sebbene con una tecnologia ottenuta assieme a Sauron) dovrebbe seguire quella dei Sette e dei Nove, nei quali le arti di Sauron si sono mescolate a quelle elfiche. E quindi cosa accadrà, ora, dei restanti sedici Anelli del Potere che ancora non sono stati creati? Li realizzerà Celebrimbor da solo (e quindi non avranno connotazioni diverse rispetto ai Tre) oppure li realizzerà Sauron da solo (e quindi saranno completamente malvagi)? O Celebrimbor e Sauron torneranno a collaborare per qualche ragione (improbabile, ma non impossibile, viste le giravolte di trama della serie)?
Infine c’è anche qualche bugia o inesattezza. Nella 1x03 Galadriel va a trovare Halbrand in prigione. Lui: «Fa’ attenzione, elfa. L’erede di questo segno è erede di molto più che la nobiltà. Perché è stato un suo antenato a firmare un patto di sangue con Morgoth. Io non sono l’eroe che cerchi. È stata la mia famiglia a perdere la guerra». Lei: «Ed è stata la mia a iniziarla». Ma ciò non è vero: non sono stati gli Elfi a iniziare la guerra con Morgoth, ci mancherebbe! Morgoth insidiava i Primi Nati fin dal loro risveglio sotto le stelle della Terra di Mezzo, finché i Valar non sono intervenuti, gli hanno mosso guerra, lo hanno imprigionato e costretto a servire nelle Aule di Mandos a Valinor. Nella 1x04 Tar-Míriel mostra a Galadriel un Palantír e dice: «Sette Pietre Veggenti una volta c’erano. Le altre sei o nascoste o smarrite. Questa fu tramandata a mio padre». Non è così: i Palantíri sono stati creati dagli Elfi (probabilmente da Fëanor) con l’aiuto di Melkor quando ancora i Noldor non erano giunti nella Terra di Mezzo ed il loro numero è sconosciuto, ma è certamente ben maggiore di sette. Molte di queste sono state donate dagli Elfi al Regno di Númenor agli inizi della Seconda Era. Sono invece sette i Palantíri che Elendil porta nella Terra di Mezzo dopo la distruzione di Númenor e che vengono distribuiti nei due Regni in Esilio di Arnor e Gondor, per poi andare perlopiù perduti nella Terza Era. Nel Signore degli Anelli ne sono nominati tre: il Palantír di Minas Ithil, che è stata preso dai Nazgûl e portato nella torre di Barad-dûr per essere usato da Sauron in persona; il Palantír di Orthanc, tramite cui Saruman viene in contatto con Sauron e che in seguito è recuperato da Gandalf e passa ad Aragorn; il Palantír di Minas Anor, custodito a Gondor e usato incautamente da Denethor. Questa informazione, tra l’altro, fa parte di quelle di cui Amazon ha acquistato i diritti: «[Elendil e i suoi figli] sfuggirono alla Caduta con nove vascelli, recarono con sé un seme di Nimloth e le Sette Pietre Veggenti (dono degli Eldar alla loro Casa)» (Il Signore degli Anelli, Appendice A, I, 1).
1.2 Popoli e razze
Come detto sopra, quello di Tolkien è un mondo secondario con una forte coerenza interna; essa vale sia per la cronologia degli eventi che per la chiara distinzione che egli fa di popoli e razze in Arda, sia da un punto di vista somatico, sia da un punto di vista linguistico-culturale, sia da un punto di vista ontologico (nel caso di Uomini, Elfi e Nani). Esemplifico: i Vanyar sono descritti come i più belli e i più saggi tra tutti gli Elfi, molto alti e con capelli biondi come l’oro puro e la pelle bianca e luminosa, poiché sono stati i più vicini alla luce di Valinor; gli Avari, al contrario, hanno capelli neri ed occhi grigi, una carnagione meno luminosa di Vanyar, Noldor o Sindar e pur essendo Elfi (e dunque alti e aggraziati, versati nelle arti e nell’artigianato, sebbene meno dei fratelli che giunsero a Valinor) sono descritti come più diffidenti ed anche un po’ più “primitivi” degli altri. Tra gli Uomini, invece, gli Haradrim sono ad esempio descritti come umani dalla carnagione scura e dall’alta statura, con occhi scuri e lunghi capelli neri tenuti in trecce, che indossano indumenti rossi e che usano gioielli d’oro come collari, fermagli per le trecce o grandi orecchini tondi. I Dúnedain o Numenoreani sono descritti come alti (Elendil era alto addirittura 2 metri e 40!) e più forti della maggior parte degli altri esseri umani e persino di molti degli elfi; i discendenti della Casa di Bëor hanno i capelli neri, sebbene vi siano anche persone dai capelli biondi (discendenti della Casa di Hador); la pelle è generalmente pallida e gli occhi perlopiù grigi o azzurri. Spero che questi pochi esempi possano mostrare come vi sia una forte omogeneità all’interno di questi popoli, dovuta alla loro storia e ai luoghi geografici che hanno abitato.
Pertanto trovo molto poco accurata una rappresentazione visiva o physique du rôl nella quale vi siano:
· Personaggi non coerenti con le razze/popoli cui dovrebbero appartenere. Uso come esempio l’elfo Arondir mostrato negli Anelli del Potere e interpretato dall’attore portoricano Ismael Cruz Córdova viene presentato come un Elfo Silvano. Però essi, in quanto Teleri, hanno occhi grigi e perlopiù capelli neri lunghi e fluenti (sebbene vi siano anche Elfi Silvani dai capelli argentei o dorati, come Thranduil e Legolas) e dalla carnagione lievemente più scura di quella dei Noldor. Non risultano pertanto in nessuna opera canonica di Tolkien degli Elfi Silvani dalla carnagione caraibica o dai capelli corti e crespi. Sarebbe stato interessante cercare di capire quale spiegazione storica o geografica avrebbero trovato gli showrunner per giustificare questa estrema differenza tra Arondir e la razza dei Silvani… peccato non ne sia stata fornita nessuna! Analogamente ci sono problemi con alcuni dei Pelopiedi mostrati, ad esempio con Sadoc Burrows, poiché nel Prologo del Signore degli Anelli Tolkien descrive così questa razza di Hobbit: «I Pelopiedi erano più scuri, bassi e minuti; non portavano barba né scarpe; avevano mani e piedi piccoli e agili e preferivano la montagna alla pianura». Però “più scuri” non è analogo a “di pelle afroamericana” e l’attore scelto, cioè il giamaicano Lenny Henry, non pare avere il giusto physique du rôl richiesto per un hobbit. Anche l’attrice scelta per Galadriel non è del tutto adatta alla razza elfica: è troppo bassa; Morfydd Clark è alta 1,62 m, per contro Cate Blanchett, che interpretava il personaggio nei film di Jackson, è 1,73 m. Gli Elfi sono sempre descritti molto alti e Galadriel non fa eccezione, anzi: un altro suo nome, Nerwen, in Quenya significa “ragazza-uomo” per via della sua altezza e della sua forza, e nei Racconti incompiuti Tolkien dice che «essa crescendo raggiunse una statura insolita persino per le donne dei Noldor» (Parte II, capitolo IV). Ci potevano essere delle soluzioni registiche per ovviare al problema (ad esempio le prospettive forzate): John Rhys-Davies (Gimli nella trilogia di Jackson) è 1,85 m, eppure sembra sempre molto basso nelle inquadrature. Nella serie Amazon però i registi non sono riusciti a mio avviso a rendere questo aspetto di Galadriel: in fin troppe inquadrature sembra quello che è, cioè una donna non particolarmente alta. Diversa è la situazione della regina numenoreana Tar-Míriel: dato che suo padre, il vecchio re Tar-Palantír, è interpretato dall’attore bianco neozelandese Ken Blackburn, mentre lei è impersonata dall’attrice americana di origini anglo-ghanesi Cynthia Addai-Robinson, suppongo che la madre di Tar-Míriel sia, nella fiction di Amazon, di pelle nera o comunque molto scura, ad esempio una donna dell’Haradwaith. Dunque quest’ultimo personaggio potrebbe essere coerente con la mitologia tolkieniana (non abbiamo descrizioni dell’aspetto fisico di Tar-Míriel, né informazioni sulla madre), ma sarebbe stato comunque gradito da parte degli autori spiegare o lasciare indizi sul quando e il come i Numenoreani si sono legati agli Haradrim o ai popoli del Sud.
· Un melting pot senza giustificazioni. Negli Anelli del Potere possiamo osservare come in tutte le popolazioni o razze descritte vi sia grande varietà di colori di pelli, capelli, occhi. Prendiamo ad esempio i Pelopiedi: tra di essi ci sono personaggi di carnagione bianca o chiara come Nori (l’australiana Markella Kavenagh), Largo (il canadese Dylan Smith) e Dilly (Beau Cassidy) Brandyfoot o Poppy Proudfellow (l’inglese Megan Richards) e, al contempo, personaggi di carnagione nera o scura come Marigold Brandyfoot (l’australiana Sara Zwangobani), Malva Meadowgrass (la srilankese Thusitha Jayasundera) o Vilma (l’inglese di origini sierraleonesi e caraibiche Maxine Cunliffe). Lo stesso avviene nel popolo dei Nani o in quello dei Numenoreani o anche tra gli Uomini delle Terre del Sud o ancora tra gli Elfi Silvani: una mescolanza di razze e colori che però non ha uguale corrispondenza nell’opera tolkieniana. Questo tipo di società melting pot sono tipiche della globalizzazione di oggi (XX-XXI secolo), oppure delle terre coloniali del XIX secolo, o ancora dell’antico Impero Romano con la vastità dei suoi territori e dei popoli sottomessi (per fare tre esempi). Non sono invece tipiche di Arda, dove tendenzialmente ciascun popolo è riconoscibile per determinate caratteristiche somatiche comuni alla maggior parte degli individui. Non sono state fornite, all’interno della serie Amazon, giustificazioni implicite o esplicite per questa rappresentazione così multietnica delle diverse regioni geografiche.
· Degli Elfi molto poco “elfici”. Se c’è una cosa per cui gli elfi tolkieniani sono arcinoti è l’aura di magia, mistero e aggraziata bellezza che li accompagna: lineamenti dolci e delicati, sguardo acuto e penetrante, lunghi capelli, altezza, destrezza, agilità, leggerezza; grandi abilità musicali e canore, udito sviluppatissimo; grandi abilità artigianali e vista più sviluppata del normale; forte legame con la natura e i suoi cicli. Al contempo però sono forti in battaglia, resistenti a sforzi e alle temperature, immuni alle malattie. La maggior parte degli Elfi rappresentanti negli Anelli del Potere, oltre ad avere pettinature orribili (Elrond da teenager della high school americana, Celebrimbor da direttore di banca, Arondir da atleta sportivo agonistico), non sono quasi per nulla “elfici”: non splendono di luce, non lasciano sbalordite le altre creature che li incontrano, non mostrano mai doti canore o musicali particolari e possono essere facilmente scambiati per esseri umani se nascondono le orecchie a punta (come fa Galadriel a Númenor nella 1x02); oppure non riescono ad opporsi ad un manipolo di orchi (1x03) o ancora inciampano goffamente mentre trasportano il tavolo di Durin (1x05). Questi elfi non riescono a percepire la presenza di Sauron: né Elrond, né Gil-Galad, a tal punto che sono (forzosamente, per esigenze di trama) contrari a quanto sta facendo Galadriel, solo per rivelare più avanti che sanno benissimo della corruzione maligna come un cancro che sta (stranamente?) dilagando nei loro regni della Terra di Mezzo.
· Qualche problema con i Pelopiedi. Tralasciamo le strategie di marketing della serie nelle quali hanno detto e ripetuto in più occasioni che gli “Harfoot” (cioè i Pelopiedi) sono gli antenati degli Hobbit (falso: sono solo una delle tre razze Hobbit, come dice Tolkien nel Prologo del Signore degli Anelli: «Prima di valicare le montagne, gli Hobbit erano già divisi in tre razze: i Pelopiedi, gli Sturoi e i Paloidi»). Concentriamoci su ciò che Tolkien dice di questi Pelopiedi: «I Pelopiedi erano stati in passato, allorché vivevano ancora sulle falde dei monti, grandi amici dei Nani. Furono i primi a emigrare verso ovest, attraversando l’Eriador per giungere fino a Colle Vento, mentre gli altri erano rimasti nelle Terre Selvagge. Erano la razza più tipica e caratteristica, e di gran lunga la più numerosa. Inclinavano a stabilirsi definitivamente in un posto, e conservarono a lungo l’antico costume di vivere in caverne e gallerie sotterranee» (Prologo); «L’origine della parola hobbit era stata per lo più dimenticata. Pare comunque che fosse un nome attribuito originariamente ai Pelopiedi dagli Sturoi e dai Paloidi, forma abbreviata e disseccata di un termine conservato integralmente a Rohan: holbytla = “scavatori di buchi”» (Appendice F). Quelli della serie, pur avendo qua e là tratti “hobbiteschi” (ad es. capelli ricci, piedi scalzi, semplicità nel vivere, gusto nel mangiare, bassa statura, pochi contatti con gli altri popoli…) mancano di una caratteristica importante: scavare buche e viverci. Ci vengono invece mostrati nomadi e in viaggio costante, ma non ci vengono dette le ragioni precise di questo viaggio. Non ci sono gli “smial”, cioè i loro “buchi nel terreno”. L’altro grosso problema è quello legato alla loro morale, ma di quello parlerò in una sezione apposita più avanti.
· Nani: una buona rappresentazione, ma col problema delle femmine. Delle Nane sappiamo ben poco, in effetti. Qualcosa però ci viene detto proprio nell’Appendice A, parte III del Signore degli Anelli: «Vi erano fra di essi assai poche donne. Dís, la figlia di Thráin, visse nell’Ered Luin e partorì Fíli e Kíli» (da questo nome probabilmente è stata tratta ispirazione per Disa); «Gimli spiegò che vi erano poche Nane, probabilmente appena un terzo della intera popolazione. Esse si allontanano dalle loro dimore assai di rado, e soltanto in caso di estrema necessità. La loro voce, il loro aspetto e, quando viaggiano, anche il loro abbigliamento sono talmente simili a quelli dei Nani maschi che gli occhi e le orecchie della gente di altri paesi non sanno distinguerle: questo è all’origine della stupida idea degli Uomini secondo cui non esistono le Nane e i Nani “nascono dalle rocce”. […] A dire il vero, non più di un terzo dei Nani prende moglie. Infatti, non tutte le donne si sposano: alcune desiderano chi non possono avere e rifiutano tutti gli altri». Pertanto nelle Appendici non vengono citate le “Nane con la barba” (questo avviene solo nell’11° volume della Storia della Terra di Mezzo), sebbene venga invece sottolineato il fatto che siano quasi indistinguibili dai maschi. Nella serie Amazon, invece, Disa è ben distinguibile da un qualunque nano maschio, compreso suo marito Durin IV (e sì che sarebbe bastato un escamotage come quello di far tenere loro i capelli molto lunghi ed acconciati sul davanti in modo da sembrare delle barbe). Tuttavia, nel complesso, i Nani funzionano abbastanza bene nel modo in cui sono descritti e caratterizzati come popolo, anche se continuano ad essere un po’ troppo comici, sulla scia di quanto rappresentato da Peter Jackson nel Signore degli Anelli e nello Hobbit.
· Númenor: una buona intuizione ed alcune problematiche. La parte buona, secondo me, del modo con cui è stata rappresentata Númenor, è la sua evidente caratterizzazione tramite la coppia cromatica giallo oro / blu ottanio, che richiama al tempo stesso la Bisanzio decadente del Basso Medioevo e gli antichi imperi dell’Egitto e di Babilonia e che anticipa, per forme e decorazioni, quanto visto nella Gondor della trilogia di Jackson (che però è bianca, nera e blu avio). Si guardi, ad esempio, il forte richiamo delle vele delle navi che ricordano gli elmi delle Guardie del Cortile della Fontana. La serie però non ha sottolineato abbastanza due aspetti fondamentali della Númenor decadente degli ultimi anni:
o Il conflitto interno esistente tra i Fedeli (come Tar-Palantír o Elendil e i suoi figli) e gli Uomini del Re (come Ar-Pharazôn). Vengono nominate generiche “regole degli elfi” ma non viene mai spiegato di cosa si tratti davvero. Nessun accenno all’invidia verso l’immortalità e verso i Valar, terreno fertile in cui l’arrivo di Sauron farà crescere la sua gramigna di odio. Sembra più una lotta per il potere interno all’isola che un conflitto teologico che poi sfocerà in una persecuzione degli Amici degli Elfi.
o Il fatto che i Numenoreani fossero odiati dai popoli della Terra di Mezzo che avevano oppresso con il loro imperialismo, che poteva essere anche una buona occasione per “attualizzare” alcune tematiche tolkieniane rimanendo rispettosi della sua opera. Invece di questo non vi è proprio traccia: addirittura nella 1x05 sembra che Númenor neppure abbia un proprio esercito stabile e che debba basare le proprie armate su volontari sprovveduti.
1.3 Personaggi presi da Tolkien
Partiamo dai personaggi omessi dalla serie e che invece sarebbero dovuti comparire poiché presenti nelle cronache della Seconda Era:
· Círdan il Maestro d’ascia, che è l’elfo più longevo tra quelli che abitano la Terra di Mezzo e che è uno dei pochissimi elfi ad avere la barba. Egli dovrebbe essere il possessore di uno dei Tre Anelli degli Elfi, ossia Narya l’Anello di Fuoco (lo riceve da Gil-Galad e successivamente lo dona a Gandalf). Círdan funge anche da consigliere per il Re Supremo dei Noldor e si occupa dei Porti Grigi e delle navi elfiche che salpano verso Valinor. Può essere che sarà inserito nelle prossime stagioni, tuttavia mi sarei aspettato che venisse almeno nominato, visto che uno degli Anelli del Potere sarà suo. Dubito che non faccia parte dei diritti acquistati da Amazon, poiché compare nel IX capitolo del VI libro del Signore degli Anelli e viene nominato anche nell’Appendice B.
· Celeborn, anche lui elfo antichissimo, signore elfico di stirpe Sindar, della Casa di Elwe, figlio di Galadhon e pronipote di Thingol Mantogrigio, il quale è stato il primo grande Re dei Teleri e uno dei personaggi-chiave della Prima Era. È anche il marito di Galadriel e dopo la Guerra dell’Ira contro Morgoth i due coniugi decidono di non salpare verso Valinor, ma di rimanere nella Terra di Mezzo. Inizialmente vivono nella regione dell’Harlindon, nel Regno di Lindon, sotto il governo di Gil-Galad. Dopo alcuni secoli Galadriel e Celeborn attraversano i Monti Azzurri (Ered Luin) e si trasferiscono nell’Eriador, dove fondano un piccolo principato elfico sulle sponde del Lago Evendim. Lì nasce la loro figlia Celebrían (altro personaggio completamente omesso dalla serie tv), che sarà un giorno la moglie di Elrond e la mamma di Arwen (Terza Era). Sono, tra l’altro, proprio Celeborn e Galadriel a fondare il reame elfico di Eregion, dove si svolgono gli eventi di Annatar e Celebrimbor. Nella serie Celeborn viene nominato una sola volta, di sfuggita, nella puntata 1x07, da Galadriel mentre sta parlando a Theo: «Celeborn era il suo nome. Ci siamo incontrati in una radura di fiori. Stavo ballando e lui mi ha visto lì… La guerra allora sembrava così lontana. Quando ci è andato, l’ho rimproverato. La sua armatura non si adattava bene. L’ho chiamato “vongola d’argento”. Da allora non l’ho più rivisto». Questo dopo sette episodi in cui Galadriel flirta con Sauron e cerca di vendicare il fratello Finrod senza mai un pensiero, una parola, un moto di dolore per il marito scomparso… col quale dovrebbe avere pure già avuto una figlia!
Continuiamo poi con i personaggi che compaiono in scena ma che sono stati cambiati rispetto alla controparte cartacea. Qui la lista sarebbe davvero lunga, ma provo comunque a fare qualche esempio significativo:
· Sauron, inizialmente Maia di Aulë (Fabbro dei Valar), poi braccio destro di Morgoth, infine futuro Signore degli Anelli e tiranno della Terra di Mordor. Secondo quando raccontato nel Silmarillion, Sauron, che è un abile mutamorfa, nella Seconda Era assume fattezze elfiche bellissime e col nome Annatar (cioè “Signore dei Doni”) inganna la confraternita di Gwaith-i-Mírdain (maestri artigiani elfici guidati da Celebrimbor che vivono in Eregion) e assieme a loro forgia gli Anelli del Potere. Annatar non è invece il benvenuto a Lindon, poiché né Elrond né Gil-Galad si fidano di lui, giacché non comprendono chi sia davvero e pertanto si rifiutano di trattare con lui. Per quel che ne sappiamo non mette piede a Númenor fino a quando, spaventato dalla potenza di quel regno, finge di arrendersi e si fa portare prigioniero nella capitale Armenelos e lì corrompe Ar-Pharazôn e la maggior parte dei Numenoreani… ma questo avviene tantissimi anni dopo la forgiatura degli Anelli e persino dell’Unico. Negli Anelli del Potere la figura di Annatar è stata completamente sostituita da quella di Halbrand, uomo delle Southlands che viene a lungo creduto essere l’erede al trono di quelle terre. Solo alla fine della prima stagione e in maniera del tutto casuale incontra Celebrimbor (a meno che lo spettatore non debba davvero sospendere l’incredulità fino al punto di credere che 1) l’incontro casuale di Galadriel e di Halbrand sulla zattera nel bel mezzo del Grande Mare, 2) il loro salvataggio da parte della nave di Elendil e conseguente arrivo a Númenor, 3) la decisione di Tar-Míriel di appoggiare una guerra che è del tutto insensata per Númenor al fine di 4) liberare un singolo villaggio di uomini delle Southlands, per poi 5) venire ferito e 6) essere condotto da Galadriel fino all’Eregion solo per essere curato, poiché non c’erano altri elfi più vicini che lo potevano fare… ecco, che tutto questo fosse un piano premeditato da Sauron, che evidentemente conosce i disegni della provvidenza meglio di Ilúvatar). Poi, nell’arco di poco tempo, dà due consigli al fabbro elfico e lascia che questi crei i Tre Anelli, mentre viene facilmente scoperto da Galadriel dopo un controllo di informazioni d’archivio. Anche se la serie ha voluto dipingerlo come un “falso Aragorn” (e in questo è stata anche originale), il personaggio mi pare troppo poco profondo per reggere il confronto con l’epica tragicità dell’Annatar originale, del cui nome Amazon non aveva i diritti… ma della storia sì, poiché è raccontata nell’Appendice B del Signore degli Anelli: «Anno 1200: Sauron cerca di attrarre a sé gli Eldar; Gil-Galad si rifiuta di trattare con lui, ma Sauron riesce a persuadere gli artigiani elfici dell’Eregion» / «Anno 1500ca.: Gli artigiani elfici raggiungono, grazie all’insegnamento di Sauron, le più alte vette dell’arte. Incominciano a forgiare gli Anelli del Potere» / «Anno 1590ca: Nell’Eregion vengono forgiati i Tre Anelli».
· Celebrimbor: mi pare che, assieme a Galadriel, sia il personaggio più snaturato rispetto alla controparte cartacea. Egli è un principe dei Noldor, figlio di Curufin l’Astuto, a sua volta quinto figlio di Fëanor (il più grande degli Elfi Noldor, nonché il più importante fabbro della storia elfica, colui che ha creato i Silmaril). Curufin era il figlio preferito da Fëanor e Celebrimbor ha in qualche modo ereditato le sue abilità di artigiano. La sua è una figura centrale nel racconto della Seconda Era: è il sovrano dell’Eregion, il fondatore della confraternita dei fabbri di Gwaith-i-Mírdain, nonché il forgiatore di tutti gli Anelli del Potere, eccetto l’Unico; è lui (non Elrond) a disporre di così tante capacità da fabbro che persino i Nani di Khazad-dûm lo ammirano e considerano amico; è anche l’ultimo discendente vivente dell’antica Casa di Fëanor nella Terra di Mezzo. Celebrimbor viene irretito da Annatar/Sauron, cede alle sue lusinghe, diventa suo amico a tal punto da rivelare all’Oscuro Signore molte delle conoscenze e dei segreti elfici sulla forgiatura magica. È anche un personaggio tragico: tradito da colui che considerava amico, viene terribilmente torturato e poi ucciso da Sauron che vuole scoprire dove siano custoditi i Tre Anelli degli Elfi e del suo cadavere viene fatto scempio dagli eserciti del Signore degli Anelli. La sua storia e la relazione con Annatar si prestavano molto ad appassionare il pubblico, anche perché ruotavano tutte attorno agli Anelli del Potere che danno il titolo alla serie. Invece, per come ci è mostrato qui, sembra più un direttore di banca al servizio di Gil-Galad, incapace di costruire una fornace senza l’aiuto dei Nani, incapace di conoscere il significato di “lega metallica” finché il primo fabbro umano che passa per caso di lì (Halbrand) non glielo suggerisce.
· Gil-Galad: parliamo dell’elfo che è stato l’ultimo Re Supremo dei Noldor della Terra di Mezzo, succedendo a Turgon dopo la morte di quest’ultimo nella Caduta di Gondolin. Gil-Galad è il signore del Regno di Lindon, colui che è stato riconosciuto re sia dai Noldor che dai Sindar. Qui è dipinto come un nobile pomposo e sciocco, che nonostante viva da millenni non sa niente della storia dei Nani (tanto che Durin IV lo può prendere in giro con la questione del tavolo nella 1x05), che è disposto a chiedere a Elrond di infrangere la promessa fatta ad un amico per tornaconto del suo popolo, che è pronto a cacciare Galadriel al di là del mare per liberarsene, quando però è consapevole che «se gli Elfi abbandonano la Terra di Mezzo le armate dell’Oscurità marceranno sulla terra» (il che è un controsenso); quando, poi, quella stessa Galadriel fa ritorno, non ammette i propri errori ma la rimprovera, superbo: «Tu non dovresti trovarti affatto qui». È ottuso, non ascolta i suoi consiglieri e chiama Halbrand “uomo inferiore”, arrivando a ordinare di abbandonare l’Eregion (di cui non è neppure il sovrano) anziché dare fiducia a Celebrimbor ed Elrond.
· Elrond: è un mezzelfo ed è nato nel Beleriand verso la fine della Prima Era, pertanto al momento della Forgiatura degli Anelli ha più o meno 1500-1600 anni, mentre al momento della presa del potere di Ar-Pharazôn a Númenor di anni ne ha 3300 circa. Considerando che gli Elfi sono bambini fino ai 20-50 anni e adulti dopo i 100 anni circa, potremmo dire che Elrond è, in questo punto della Seconda Era, più che adulto. Galadriel ha quasi un migliaio di anni più di lui e infatti sarà, un giorno, sua suocera. Invece negli Anelli del Potere Elrond ci viene descritto, sia per comportamento sia per aspetto fisico, come un adolescente o al massimo come un giovane ancora immaturo. Alcune caratteristiche che appartenevano a Celebrimbor sono spostate su di lui: l’amicizia coi Nani di Khazad-dûm o la fascinazione verso la forgiatura degli Anelli del Potere (invece nei testi è tra i pochi ad intuire la vera natura di Annatar e a cercare di impedire che questi ingannasse Celebrimbor). La cosa più grave, tuttavia, mi paiono alcune scelte morali che egli compie nella storia, ma di questo parlerò più avanti.
· Ar-Pharazôn: l’unico potenziale cambiamento che lo riguarda è il fatto che nella serie tv ci viene mostrato come un consigliere della regina Tar-Míriel e non come (anche) suo cugino. L’informazione è presente ben due volte anche nelle Appendici del Signore degli Anelli: «Sua figlia [di Tar-Palantír] avrebbe dovuto essere la quarta Regina, Tar-Míriel, ma il nipote del Re usurpò lo scettro e divenne Ar-Pharazôn il Dorato, ultimo Re dei Numenoreani» / «Alla sua morte [di Tar-Palantír] suo nipote, capo dei ribelli, prese lo scettro con il nome di Ar-Pharazôn» (Appendice A, I, 1). Egli è infatti figlio di Gimilkhâd, fratello di re Tar-Palantír. Negli Anelli del Potere finora non c’è traccia di alcun legame di sangue tra i due.
· Gandalf o, per meglio dire, lo Straniero o “Meteor-man”. Dando per quasi certo che il personaggio mostrato sia davvero Gandalf (e che dunque non vi sarà, nelle future stagioni, uno stravolgimento di quanto visto finora al solo scopo di sovvertire le aspettative degli spettatori), vi sono degli elementi di conflitto tra quanto visto qui e quando scritto da Tolkien a riguardo. Come già detto, il primo problema è la cronologia: gli Istari o Stregoni non arrivano nella Terra di Mezzo prima dell’anno 1000 della Terza Era: «Trascorsi circa mille anni, apparve la prima ombra su Boscoverde il Grande, e nella Terra di Mezzo giunsero gli Istari o Stregoni» (Appendice B). Secondo problema: Gandalf non è il primo Istar ad arrivare, bensì l’ultimo; il primo è difatti Curunir/Saruman il Bianco, poi è la volta degli Stregoni Blu Morihentar e Rómestámo (detti anche Alatar e Pallando), poi Aiwendil/Radagast il Bruno e, proprio per ultimo, il riluttante Olórin/Gandalf. Questa sequenza è però raccontata nel Silmarillion e nei Racconti incompiuti. Terzo problema: il metodo di arrivo nella Terra di Mezzo. Mai, da nessuna parte, viene raccontata la storia del meteorite. Questa è un’invenzione di sana piana degli showrunner, i quali però contraddicono una delle poche informazioni sugli Istari che si trova nelle Appendici del Signore degli Anelli di cui Amazon ha i diritti: «Círdan cedette più tardi il proprio [Anello] a Mithrandir; Círdan infatti vedeva più lontano e più in profondità di chiunque altro nella Terra di Mezzo, e accolse con gioia Mithrandir ai Porti Grigi, poiché sapeva donde egli venisse e dove sarebbe infine tornato». Gli Istari giungono tutti dal mare e non dal cielo ed il primo a vederli arrivare è sempre l’elfo Círdan (che rivela questa informazione solo a Elrond e Galadriel), mentre nessun altro nella Terra di Mezzo conosce la loro origine. La quarta informazione, contenuta nella terza, è che gli Istari non devono “imparare a conoscere chi sono” come se fossero bambini o dementi senili, poiché Círdan capisce subito la bontà di Gandalf e gli dona Narya, l’Anello di Fuoco. Sul fatto, infine, che lo Straniero sia Gandalf ho, come dicevo, pochissimi dubbi: alcune sue frasi sono pari-pari quelle di Gandalf nel Signore degli Anelli e anche molte delle sue azioni ricordano scene viste nei film di Jackson. L’unica cosa che mi fa storcere il naso è che alla fine della 1x08 egli dice a Nori di volersi recare a Rhûn, cioè nelle terre orientali della Terra di Mezzo ad est del Rhovanion e attorno al Mare di Rhûn, che appartengono agli Esterling, che spesso sono stati alleati di Sauron. Ecco, da quel che sappiamo grazie a Faramir nel Signore degli Anelli, che cita Gandalf: «Molti sono i nomi che ho nelle diverse terre. Mithrandir sono per gli Elfi, Tharkûn per i Nani; Olórin ero da giovane nell'ormai obliato Ovest, nel Sud Incànus, nel Nord Gandalf; nell'Est non vado mai» (Libro IV, capitolo V). Non dice “raramente”, dice “mai”. Infatti sono altri tre gli Stregoni che si recano ad est: i due Stregoni Blu (che non torneranno mai indietro) e Saruman (che invece tornerà nell’ovest). Se però si tratta di qualcuno di loro, perché farlo apparire nei modi e nelle citazioni e nell’aspetto così simile a Gandalf? Per depistare gli spettatori e poter dire «ah! ve l’ho fatta»?
· Elendil: nonostante sia un parente di Tar-Míriel, quest’ultima non sembra in alcun modo riconoscerlo come tale. Anzi, nella 1x03 ella sembra non sapere neppure chi sia, nonostante si tratti del capitano delle sue guardie! Nelle Appendici del Signore degli Anelli c’è scritto che «[La legge di successione anche per linea femminile] fu istituita a Númenor quando Tar-Aldarion, il sesto re, non lasciò che una figlia femmina. Ella divenne la prima Regina Regnante, Tar-Ancalimë. Ma prima di lei la legge era diversa. A Tar-Elendil, quarto re, succedette il figlio Tar-Meneldur, benché la figlia di Tar-Elendil, Silmarien, fosse la primogenita» (Appendice A, I, 4). Elendil è un discendente proprio di questa Silmarien, che non divenne mai regina in quanto donna. Questo non è un dettaglio da poco, poiché su di esso si basa tutta la purezza di sangue della discendenza da Elros (primo re di Númenor e gemello di Elrond) fino ad Aragorn. Può essere che questa parentela verrà qualche modo reintegrata nelle prossime stagioni. Resta anche il fatto che «Elendil aveva due figli, di cui Isildur era il primogenito e l’erede» (ivi), pertanto non è mai esistita una figlia femmina di nome Eärien. Inoltre nella 1x08 sembra quasi esserci del feeling sentimentale tra Tar-Míriel ed Elendil, scelta che non ho per nulla gradito.
· Galadriel è, infine, il maggior punto dolente della serie. Il suo personaggio mi pare totalmente snaturato e mal scritto al punto tale da risultare odioso in tante occasioni. Anzitutto c’è la questione dell’età: come Elrond, ma peggio, anche Galadriel sembra più una giovane umana pronta per un high school drama che un’elfa millenaria tolkieniana. Poi c’è tutta la questione dei suoi atteggiamenti e dei suoi comportamenti. Laddove la Galadriel del Signore degli Anelli è saggia e pacata, questa è irruenta e irascibile; laddove quella è pallida e luminosa, questa è rosea e sporca di fango e terra; laddove quella è alta e maestosa, questa è bassa e popolana; laddove quella è diplomatica e conosce la vita di corte poiché l’ha sempre vissuta, questa è incapace di mantenere l’aplomb e il savoir-faire necessari all’agone politico (si veda, ad esempio, la sua completa inettitudine nel rapportarsi con Tar-Míriel al momento dell’arrivo a Númenor, tanto che persino Halbrand sembra più diplomatico di lei: «La corte della regina non è il tuo solito campo di battaglia», le dice nella 1x04, e ha ragione). Questa differenza non può essere dettata dall’età – parliamo appunto di una creatura che ha già vissuto una lunga vita: l’Oscuramento di Valinor, il Giuramento di Fëanor, il fratricidio di Alqualondë, l’attraversamento dell’Helcaraxë, l’innamoramento e il matrimonio con Celeborn, l’amicizia con la regina Melian del Doriath, la morte dei fratelli Angrod e Aegnor nella Dagor Bragollach, la morte del fratello Finrod nelle prigioni di Tol-in-Gaurhoth, il Sacco di Nargothrond, la Guerra dell’Ira. Invece questa Galadriel riesce a farsi odiare sia dagli altri elfi che dai Numenoreani (che già non brillano per amore verso gli Elfi) e persino da Elendil, è ostinata fino all’ossessione per Sauron (salvo poi non accorgersi di avercelo accanto), non sembra rimpiangere troppo “l’amato” Celeborn ed è una guerriera incredibilmente forte… anche troppo, visto che da sola abbatte nella 1x01 un troll di uguali dimensioni a quello che, nella Compagnia dell’Anello, necessita della forza e delle abilità congiunte di: quattro hobbit, un uomo di Gondor, un Dúnedain, un nano, un elfo e un Istar! Viene infatti chiamata da tutti “comandante Galadriel” e mai “regina Galadriel”, nonostante sia stata (e sia) una sovrana tra gli Elfi. Infine non ha alcun potere spirituale/magico, ma agisce unicamente con la forza e la destrezza della combattente, a tal punto che nella 1x01 chiede «Senza la spada, cosa sarò mai?»
1.4 Personaggi appositamente inventati per la serie
Una rapida menzione va data anche ai personaggi completamente non-canonici che sono stati inseriti all’interno della storia:
· Quelli che mi paiono funzionare di più sono Disa e Arondir. Al di là del mancato physique du rôl di cui sopra, Arondir mi pare abbastanza buono come elfo tolkieniano: è molto agile e forte, coraggioso, votato al bene. Manca però dell’aura elfica (come tutti gli elfi di questa serie, purtroppo) e trovo forzato che abbiano voluto per forza inserire la storia d’amore con un’umana. Si consideri che nelle prime tre Ere della Terra di Mezzo ci vengono narrate solo tre storie simili: quella di Beren e Lúthien, quella di Tuor e Idril e quella di Aragorn e Arwen. Questo non tanto perché l’amore tra Uomini e Elfi sia in qualche modo un tabù e proibito, ma perché certamente è osteggiato dalle famiglie per via del diverso destino dei popoli: mortali gli Edain, immortali gli Eldar. Anche Disa, la moglie di Durin IV, è un buon personaggio, al netto dei problemi del suo essere troppo “femminile” e quindi distinguibile da un nano maschio: caparbia ma anche accogliente con gli ospiti, pungente quando serve e combattiva tra le mura domestiche (sperando non vogliano in futuro fare anche di lei una guerriera tout court).
· Quelli che avevano un buon potenziale che è stato realizzato solo a metà e cioè Adar e Nori. La seconda è una versione femminile di Frodo con tanti elementi “hobbiteschi”: l’ingenuità, la curiosità, la giocosità, la vicinanza con la natura. Tuttavia il personaggio ha due pecche: la prima è che c’è troppo tira-e-molla nel suo rapporto con lo Straniero/pseudo-Gandalf, visto che un attimo prima ne è spaventata, un attimo dopo le è amica, un attimo dopo ancora è di nuovo spaventata (ma è anche un po’ sciocca poiché troppo poco cauta) e poi tutto si risolve per meglio, ma poi nuovamente è spaventata, ecc. La seconda pecca viene dal fatto che il grande potenziale di Bilbo e Frodo viene dal loro essersi staccati/allontanati dal resto della loro comunità per aver intrapreso un viaggio “fuori dai limiti della Contea”, mentre qui Nori fa questo passo solo alla fine di tutta la stagione, come se tutto fosse stato un gigantesco preambolo. Adar è, invece, la figura più originale tra quelle nuove introdotte: un elfo corrotto in un lontano passato da Morgoth (un Moriondor, un Figlio dell’Oscurità) che però non ha completato la sua trasmutazione in orco e che vede gli orchi come la propria famiglia, da proteggere e di cui farsi carico come un “padre”. Secondo lui gli Orchi hanno un nome e un cuore, come qualunque altro essere vivente, e dunque non sono al di fuori del progetto di Eru Ilúvatar. Un tentativo di approfondire un tema su cui Tolkien non è mai stato del tutto chiaro: qual è l’origine degli Orchi? Essi hanno libero arbitrio oppure no? Nel Signore degli Anelli c’è un bel passaggio tra Frodo e Sam a riguardo, dopo la liberazione di Frodo a Cirith Ungol. Sam cerca cibo per sostentare entrambi e si chiede se è possibile trovarlo in una tana di orchi, domandandosi se gli Orchi si nutrano solo di aria viziata e veleno. La risposta di Frodo è interessante: «No, mangiano e bevono, Sam. L’Ombra che li allevò sa solo disfare, non sa fare creare nuove cose da sola. Non credo che abbia generato gli Orchi, li ha solo rovinati e depravati, e se devono vivere, devono nutrirsi come gli altri esseri viventi» (Libro VI, capitolo I). Però, come dicevo, la serie avrebbe potuto essere più incisiva a riguardo, invece per il momento Adar sembra solo un villain di contorno.
· Quelli abbastanza dimenticabili in cui metterei Bronwyn, Theo, Eärien, Kemen. Per quanto riguarda Bronwyn, guaritrice appartenente alla Gente del Sud, non è chiaro perché tutto a un tratto ella diventi il leader di quello sparuto villaggio di ex sottoposti di Sauron, dato che non è grado di dare ordini sensati (ad esempio non avvalla il piano di suo figlio Theo di andare a recuperare provviste al villaggio abbandonato, scelta che sarebbe stata più saggia piuttosto che rimanere senza cibo); il suo romance con Arondir inoltre non è niente di che. Il figlio Theo avrebbe potuto essere un personaggio interessante se: 1) la Spada-chiave Nera fosse stata un artefatto davvero maligno e lo avesse tentato realmente; 2) fosse stato convinto davvero dalle gente del suo villaggio Tirharad (come Waldreg) che Sauron era il loro dio, il loro giusto padrone, mentre gli elfi e i Valar erano cattivi e 3) questo conflitto avesse portato ad una rottura con la madre Bronwyn, la quale invece non avrebbe voluto seguire di nuovo la via del male per sé e per il suo popolo (una persecuzione analoga a quanto accadrà ai Fedeli di Númenor). Invece, niente di tutto questo. Sulla figlia spuria di Elendil, cioè Eärien, e le sue conversazioni/romance con il figlio di Ar-Pharazôn, Kemen, c’è davvero pochissimo da dire: la loro utilità per la trama è stata così scarsa e i loro dialoghi così trascurabili, che ogni volta che apparivano su schermo speravo che la scena durasse il meno possibile.
2. Gli Anelli del Potere in rapporto alla morale e ai temi tolkieniani
In questa seconda parte della recensione affronterò il rapporto della serie tv con il cuore profondo dei messaggi morali, dei temi, delle idee… insomma con lo spirito tolkieniano. Ed è proprio qui che Gli Anelli del Potere pecca di più, secondo me, poiché va a inserire temi che Tolkien mai avrebbe approvato in una sua opera.
2.1 «A volte per trovare la luce dobbiamo toccare l’oscurità»
È la massima che Finrod insegna ad una Galadriel bambina nella 1x01 e che funge da leitmotiv per tutta la serie. Il senso è chiaro: solo chi ha sperimentato l’oscurità può apprezzare maggiormente la luce, solo chi è passato in mezzo all’inferno può godere ancor di più il paradiso. Ne deriva il fatto che il Bene, per essere “trovato” (e dunque ammirato, goduto, gradito), ha bisogno del Male. Senza quest’ultimo, infatti, ci sarebbe una percezione minore del Bene: mentre A, che ha sperimentato il Male, ora gode di un Bene pieno e brillante, B, che non ha mai sperimentato il Male, gode di un Bene minore e, per così dire, offuscato. Insomma, c’è un legame imprescindibile tra Male e Bene, entrambe sono forze dell’universo, si contrappongono e il Bene è la scelta migliore, ma anche un tot di Male è necessario.
Non a caso moltissimi dei personaggi presentati negli Anelli del Potere hanno una morale grigia e non si fanno troppi scrupoli a “toccare l’oscurità” (compiere azioni non del tutto giuste, non del tutto buone, non del tutto oneste) per “trovare la luce” (un fine buono, un “bene superiore” cui mirare). «Il fine giustifica i mezzi», come dice l’adagio che riassume bene il pensiero di Machiavelli. E il fine dev’essere il “bene superiore”, ovviamente – pertanto qualche bugia, qualche raggiro, qualche giuramento infranto valgono bene una vittoria contro il grande Male. Quindi Elrond può giurare all’amico nano Durin persino sulla memoria di suo padre Eärendil che non tradirà mai il segreto del mithril per poi infrangere quella promessa non molto tempo dopo (spinto dall’altrettanto machiavellico Gil-Galad) col fine di “salvare gli Elfi della Terra di Mezzo”. Quindi Galadriel può scoprire che Halbrand è Sauron, il Nemico, l’Oscuro Signore che tutti credono scomparso e ciò nonostante non rivelare nulla né a Elrond né a Celebrimbor, senza farsi due domande sul perché il servo di Morgoth ci tenesse così tanto a forgiare Anelli del Potere e, anzi, consigliando loro di forgiare un terzo anello per “bilanciare i poteri” (1x08). Oppure sempre Galadriel, nella sua cieca e ostinata ricerca di tracce di Sauron durante la missione nel ghiacciato Forodwaith, può vedere cadere un elfo della sua compagnia e ordinare di proseguire lasciandolo indietro, senza alcuna carità per lui. Oppure di nuovo Galadriel può, sulla zattera con Halbrand, non tentare neppure di salvare gli altri esseri viventi attaccati dalla creatura tentacolare, né provare pena per la loro morte. Allo stesso modo Gil-Galad, ultimo re dei Noldor in esilio e Alto Re degli Elfi d’Occidente, non si fa troppi problemi a cercare di “togliere dai piedi” Galadriel e a spedirla sulla prima nave per Valinor, come se una concessione/dono di quella portata (tornare nella Terre Immortali dopo un lungo esilio) possa essere sfruttato per eliminare un avversario politico. Anche i Pelopiedi hanno una società terribile, nella quale a parole si dice che “nessuno viene lasciato indietro”, ma poi sul fondo della carovana ci finiscono le persone sgradite e quelle più deboli e di tutte loro vengono cantate/ricordate le morti tra una sosta e l’altra.
Ecco, questa concezione di Bene e Male mi sembrano lontanissimi dell’etica di cui Tolkien ha infuso le sue opere, nella quale esistono pochi personaggi moralmente “grigi” e vi sono invece chiare distinzioni tra le forze del Bene e le forze del Male. Quella di Tolkien è una visione agostiniana del rapporto Bene-Male, poiché ha ben chiari due concetti:
· Esiste solo il Bene, in realtà. Il Male è una “assenza di Bene” e non esiste di per sé. Le ombre esistono solo se ci si allontana dalla luce, ma la luce non ha bisogno delle ombre per esistere. Tutto ciò che il Male può fare è corrompere, distruggere, disfare, depravare, pervertire, alterare, guastare, contaminare, ammorbare, avvelenare… ma mai creare o generare! E questo fin dall’Ainulindalë, cioè dalla Musica dei Valar con cui Eru Ilúvatar creò Arda. La dissonanza di Melkor non era necessaria alla Creazione, che sarebbe stata perfetta già solo con il primo tema. Nel Silmarillion Morgoth, così come Sauron nel Signore degli Anelli, non sono nient’altro che Valar caduti: «Nulla è malvagio, all’inizio. Anche Sauron non era così» (Elrond nella Compagnia dell’Anello, Libro II, Capitolo II). Ugualmente Saruman è un Istar che si è fatto corrompere dal Male. E i nove Nazgûl erano originariamente uomini che sono stati maledetti dagli Anelli del Potere indossati e che si sono lasciati consumare dal Potere e dal Male fino a diventare… spettri, cioè “quasi nulla”.
Si può vedere come questa idea di Tolkien ricordi da vicino quanto scritto da Sant’Agostino d’Ippona nelle sue Confessioni: «E mi fu chiaro che sono buone le cose soggette a corruzione: perché non potrebbero corrompersi né se fossero beni sommi né se non fossero beni. Se fossero sommi beni sarebbero incorruttibili, ma se non fossero beni affatto non avrebbero in sé di che farsi corrompere. La corruzione infatti è un danno: e se non c'è diminuzione di bene non c'è danno. Dunque o la corruzione non arreca alcun danno, il che è impossibile, oppure - il che è certissimo - tutto ciò che si corrompe subisce una privazione di valore. Ma se la privazione di valore è totale, una cosa cesserà di esistere. […] Dunque tutto ciò che esiste è buono, e quel male di cui io cercavo l'origine non è una sostanza, perché se fosse una sostanza sarebbe un bene. […] E in Te il male non esiste affatto: e non soltanto in Te, ma neppure in tutto l'universo creato, perché nulla può irrompere da fuori e corrompere l'ordine che Tu gli hai imposto» (Libro VII, 12.18-13.19).
«A volte per trovare la luce dobbiamo toccare l’oscurità» è qualcosa di diametralmente opposto a «La bellezza di ciò colpì il suo cuore, mentre alzava lo sguardo dalla terra abbandonata, e la speranza gli tornava. Perché come un raggio, limpido e freddo, lo trafisse il pensiero che alla fine l'Ombra era solo una cosa piccola e passeggera: c'erano luce e bellezza per sempre al di là della sua portata» (Il ritorno del Re, Libro VI, capitolo 2). Un vero bene non ha bisogno di toccare alcuna oscurità per splendere di più: beati coloro che non devono attraversare alcun male, ma che vivono sempre e solo nella luce e nel bene.
· Dal Male non può discendere il Bene (e viceversa). Postulato dell’idea precedente è che non ci sono beni che possono derivare dal Male (e quindi anche da azioni viziose o sbagliate). Dato che il male è una “assenza di bene” essa, per logica, non può generare alcun bene. Dunque perché ci può apparire che un’azione sbagliata o viziosa abbia portato ad un bene? Non voglio dilungarmi, qui, in questioni morali e teologiche, mi limiterò a dire che i beni che derivano da un’azione sono derivati nonostante il male, non grazie al male. Nello stesso modo con cui Ilúvatar, nell’Ainulindalë, crea il secondo e il terzo tema della Musica per bilanciare la dissonanza di Melkor e degli Ainur attorno a lui.
2.2 La “leggenda apocrifa” del mithril e l’immortalità elfica
Un’altra grande differenza tra Gli Anelli del Potere e i temi tolkieniani riguarda l’origine dell’immortalità elfica. In realtà in Arda gli unici esseri propriamente immortali (che dunque non possono morire né di vecchiaia né essere uccisi in alcun modo) sono gli Ainur. Persino gli Ainur incarnati come Sauron o Gandalf possono perdere il loro corpo fisico (e dunque essere “uccisi”) ma non subiscono perdite del loro vero essere. Gli Elfi, invece, non sono propriamente “immortali”: infatti possono essere uccisi o morire a seguito di un dolore estremo; possono stancarsi del mondo ed essere oppressi dai dolori al punto di desiderare di lasciare la Terra di Mezzo e fare ritorno a Valinor (il che rende anche molto sciocco e non-canonico ciò che Arondir dice a Bronwyn nella 1x01, quando afferma che tra gli Elfi vi sono solo “artefici” e non “guaritori” poiché gli Eldar non possono essere feriti). Ma sono “immortali” nel senso che, sebbene non muoiano né di malattia né di vecchiaia, essi sono infinitamente longevi, possono vivere migliaia di anni e il loro destino dopo la fine di Arda è sconosciuto, a differenza di quello degli Uomini. Questo è il dono che Eru Ilúvatar ha concesso ai Primogeniti, mentre agli Uomini è stato fatto il misterioso dono della Morte. Fa proprio parte della natura elfica l’essere “estremamente longevi” (e dunque essere percepiti come immortali dalle altre creature, che hanno vite estremamente più brevi, in particolare gli esseri umani).
Fatta questa premessa, guardiamo ora ciò che viene detto nella 1x05, dove Elrond e Gil-Galad raccontano la “leggenda apocrifa del mithril”, The Song of the Roots of Hithaeglir (“La canzone delle radici di Hithaeglir”): una battaglia sulle Montagne Nebbiose nella quale un innominato guerriero elfico e un Balrog di Morgoth hanno combattuto per un albero che probabilmente nascondeva l’ultimo dei Silmaril perduti; l’elfo ha incanalato tutta la sua luce sull’albero per proteggerlo, il Balrog invece tutto il suo odio per distruggerlo; all’improvviso un fulmine ha colpito l’albero e dalle radici dello stesso si è generato un potere che si è propagato nelle profondità delle montagne, generando il mithril. Questo metallo, che secondo questa leggenda esiste solo nelle Montagne Nebbiose, contiene la luce dei Silmaril perduti (e dunque dei Due Alberi di Valinor) e quindi è l’unica cosa che può contrastare lo svanire della “Luce degli Elfi” dalla Terra di Mezzo. In altre parole: il mithril è una sorta di “pila” che “ricarica” l’immortalità degli Elfi. Proverò ora a smontare un pezzo alla volta questa storia, sia dal punto di vista della sua non-canonicità rispetto alla mitologia tolkieniana, sia dal punto di vista della sua opposizione con i messaggi di Tolkien.
Partiamo proprio dalla definizione di “leggenda apocrifa” («the obscure, possibly apocryphal legend»). Apocrifo (dal greco ἀπόκρυϕος cioè “occulto”, “segreto”) ha come significato «Di libro, scritto, o documento non autentico, non genuino». Ma le “leggende” sono racconti orali che vengono tramandati all’interno di un popolo (e che solo dopo assumono forma scritta). Come può quindi un racconto orale essere apocrifo? Comunque mi pare una trovata degli sceneggiatori per potersi difendere da eventuali accuse a riguardo: se è una “storia spuria” può non essere vera, no? Peccato che a raccontarla non siano due elfi qualunque, ma due personaggi centrali della storia elfica, di cui uno (Gil-Galad) ha vissuto di persona tutti gli eventi della Guerra dei Gioielli e dunque dovrebbe conoscere molto bene cosa è accaduto davvero oppure no.
Il secondo problema riguarda la non-canonicità della suddetta leggenda apocrifa. Grazie al Silmarillion sappiamo perfettamente cos’è accaduto ai tre Silmaril: il primo, quello recuperato da Beren e Lúthien, è stato ereditato da Eärendil, che lo ha portato nei Mari del Cielo con la sua nave Vingilot ed è diventato una stella; il secondo e il terzo sono rimasti sulla corona di Morgoth e gli sono stati sottratti solo dopo la Guerra dell’Ira, sono stati presi dagli ultimi due figli di Fëanor, Maedhros e Maglor, ma hanno bruciato le loro mani e sono stati gettati, l’uno nelle viscere della terra e l’altro negli abissi del mare. In tal modo i tre Silmaril sono giunti nelle tre dimore dei tre elementi di Arda: aria, acqua e terra/fuoco. Nessun albero, nessun elfo che combatte contro nessun Balrog (anche perché di un elfo simile tutti certamente ricorderebbero il nome!). L’altro elemento non canonico è che il mithril esista solo nelle Montagne Nebbiose (e dunque nel reame nanico di Khazad-dûm): nonostante sia descritto come un metallo raro e molto prezioso, monopolio quasi esclusivo dei Nani e particolarmente diffuso a Moria, esso è presente in diverse zone della Terra di Mezzo, comprese le terre benedette di Aman (e Fëanor infatti era in grado di lavorarlo).
Il terzo problema riguarda il fatto che, in questa leggenda apocrifa, il mithril sia originato sia dalla Luce dell’elfo anonimo sia dall’ira (e dunque dall’Oscurità) del Balrog di Morgoth. Pertanto un metallo così importante per gli Elfi, necessario (così dicono) alla loro esistenza ed impiegato nella produzione di artefatti preziosissimi (la nave Vingilot di Eärendil, l’anello Nenya di Galadriel, l’iscrizione sulle Porte di Durin, il diadema dei Re di Arnor, la Corona dei Re di Gondor) contiene in sé anche il Male, anche l’Oscurità. Siamo, di nuovo, al problema che ho espresso nel paragrafo 2.1, cioè la sostituzione di una visione agostiniana del Bene/Male con una visione che potremmo definire manichea o, al limite, taoista. Ben lungi da Tolkien, in ogni caso.
Il quarto problema è però l’origine dell’immortalità elfica. In Tolkien essa è ontologica: gli Elfi sono così fin dalla loro creazione per volontà di Ilúvatar. Negli Anelli del Potere essa è invece materiale: gli Elfi sono così perché si “ricaricano” grazie al mithril. Sostituire una spiegazione materialista e pseudo-scientifica ad una invece spirituale e teologica la dice lunga sulla distanza tra le ideologie degli showrunner (di derivazione marxista) e quelle tolkieniane (cristiane).
2.3 La Spada-chiave Nera: un artefatto maligno privo di conseguenze
Già nella prima puntata il ragazzino Theo trova, nel fienile di Waldreg, l’inquietante elsa nera di una spada spezzata. Il colore della spada e il fatto che si nutra di sangue per generare una lama di fuoco chiariscono fin da subito la sua natura malvagia: è un artefatto dell’Ombra, forse appartenuto allo stesso Sauron. Ed è un artefatto prezioso, poiché quello che pare essere il villain principale delle vicende narrate, cioè Adar, lo sta cercando. Più avanti nella serie Waldreg afferma che l’elsa rappresenta un dono di Sauron ai suoi seguaci. Infine nella puntata 1x06 lo stesso Waldreg utilizza l’elsa come chiave per azionare una serie di (improbabili) eventi che porteranno all’accensione dell’Orodruin e alla fine della vita naturale nella Terra di Mordor.
In Tolkien tutti gli artefatti di potere, specie se generati dal Male o pervertiti da esso, sono fonte sia di tentazioni che di corruzione. L’esempio più lampante e noto è ovviamente l’Unico Anello di Sauron. Tuttavia possono essere altri buoni esempi di questa regola: i Silmaril, specie dopo che Morgoth se n’è impossessato; gli altri Anelli del Potere (con eccezione parziale dei Tre degli Elfi); o ancora la spada Anglachel, che contiene la malizia del fabbro elfico Eöl e porta sciagure su Túrin; le Lame di Morgul con una delle quali un Nazgûl ferisce Frodo a Colle Vento; il Martello degli Inferi Grond usato da Morgoth nel duello contro Fingolfin.
La Spada-chiave Nera apparsa negli Anelli del Potere, pur non comparendo in alcuna opera di Tolkien, poteva seguire lo stesso questa regola. Invece, almeno per com’è stata messa in scena l’opera, non sembra provocare tentazioni così terribili: è vero che Theo ne viene “tentato”, ma quasi subito si riscuote da questa malia e riesce a farlo in completa autonomia. È così poco pericolosa che Theo non si fa troppi problemi a mostrarla ad Arondir (1x05), il quale, dopo averla impugnata per cercare di distruggerla senza esserne in nessun modo “toccato” o “disgustato”, non si fa nessun problema a restituirla a Theo nella 1x06 dicendogli di darla ai Numenoreani affinché la gettino in mare (insomma: espone un ragazzino che sa essere stato tentato in passato dall’Ombra ad un oggetto chiaramente maligno di cui non comprende né la natura né lo scopo) e che è talmente poco malvagia che può essere facilmente sostituita da Waldreg con una comune accetta senza che né Theo né Arondir si accorgano di niente (non emana dunque alcuna aura/potere malvagio?).
2.4 Gli Elfi invasori che ci rubano il lavoro
In due situazioni vediamo gli Uomini dichiararsi nemici degli Elfi, a Númenor (specie nella 1x04) e nelle Southlands dominate un tempo da Sauron (già nella 1x01). In ambedue i casi la motivazione del conflitto non è da ricercare nell’invidia degli esseri umani (mortali) nei confronti degli Elfi (infinitamente longevi e visti come immortali), come invece viene descritta da Tolkien nel Silmarillion. Nella serie Amazon invece il cuore del conflitto sta nel fatto che gli Elfi sono visti come “invasori che rubano il lavoro”. Nella 1x04 si vede un numenoreano, Tamar, parlare in una piazza della città: «Navi degli Elfi sulle nostre sponde? Elfi lavoratori che si prendono i nostri mestieri? Lavoratori che non dormono, non si stancano, non invecchiano. Io dico che la regina o è cieca o è amante degli Elfi! Proprio come suo padre!». Sopraggiunge Ar-Pharazôn, che replica: «Noi siamo figli e figlie degli Edain, di Elros Tar-Minyatur, le cui schiere sconfissero Morgoth in persona. Però ora un’elfa, una naufraga, potrebbe minacciarci? Guardate, ognuno di voi, lo stemma della Gilda che portate. Il retaggio di mani possenti. Di uomini che hanno posato il Muro Marino. Che hanno eretto Armenelos, trionfo della nostra civiltà. Però ora una sola elfa potrebbe minacciarci? Amici miei, fidatevi di me. Per i calli su queste mie mani io vi giuro che mani elfiche non prenderanno mai il timone di Númenor. Essa resterà, come sempre, un reame degli uomini».
Si cerca di creare un parallelismo tra gli Elfi e gli immigrati, schiacciando l’epopea di Tolkien sulle vicende drammatiche della contemporaneità, banalizzando l’una e le altre. Scegliendo, tra l’altro, uno dei popoli più forti e avanzati della Terra di Mezzo, quello degli Elfi, che certo non avevano bisogno di “emigrare” per “trovare lavoro” a Númenor. Gli showrunner avrebbero potuto raccontare, invece, dell’immigrazione di forza lavoro a Númenor dalle sue colonie (Pelargir alla foce dell’Anduin e Osgiliath un po’ più a nord, Tharbad sul fiume Gwathló nell’Eriador, Umbar sulle coste dell’Haradwaith), dello sfruttamento di schiavi e coloni… se avessero dato a Númenor delle colonie!
3. Gli Anelli del Potere come fantasy generico
In più di una occasione ho sentito definire Gli Anelli del Potere come una “costosissima fanfiction”, usando il termine “fanfiction” in modo dispregiativo. Mi permetto di dissentire con questa definizione. In questi casi chi ha usato il termine “fanfiction” con esso intendeva: 1) Una produzione amatoriale e non ufficiale riguardante un mondo secondario (in questo caso il mondo tolkieniano), la quale 2) non è canonica rispetto al legendarium di Tolkien e 3) è di scarsa o nulla qualità artistica. Invece io ho potuto vedere tante fanfiction di pregevole fattura, anche tra quelle pubblicate su Endore nel corso degli anni e in tantissime di esse una cura per i dettagli, per il rispetto del legendarium e una coerenza dei personaggi e delle trame con esso che sono anni luce da quanto fatto dagli showrunner degli Anelli del Potere. Questo poiché chi le ha scritte ama le opere di Tolkien e ha compreso i meccanismi e i messaggi profondi racchiusi in esse. Ciò che trovo vero nell’impropria definizione di “costosissima fanfiction” è che, per tutti i motivi esposti nei punti 1 e 2 della mia trattazione, essa non può essere definita come canonica, sebbene lo showrunner J.D. Payne abbia affermato, nell’intervista a Vanity Fair del 14 febbraio 2022, che «We worked in conjunction with world-renowned Tolkien scholars and the Tolkien Estate to make sure that the ways we connected the dots were Tolkienian and gelled with the experts’ and the Estate’s understanding of the material» («Abbiamo lavorato in collaborazione con studiosi di Tolkien di fama mondiale e con la Tolkien Estate per assicurarci che il modo con cui abbiamo unito i puntini fosse tolkieniano e si incastrasse con la comprensione del materiale da parte degli esperti e della Estate»)
L’altra affermazione che ho visto molto diffusa su questa serie è che togliendo tutti i riferimenti a Tolkien e guardando Gli Anelli del Potere come un fantasy generico (cioè un prodotto originale e non derivativo), la serie sia buona e godibile. Nel punto 3 della mia lunga recensione proverò a dimostrare che anche questa affermazione non è, secondo me, veritiera.
3.1 Problemi di geografia
Nelle prime puntate della serie i luoghi della Terra di Mezzo e gli spostamenti dei personaggi sono spesso introdotti da transizioni con mappe, che permettono allo spettatore sia di comprendere la posizione geografica in cui si svolgono le varie vicende, sia la distanza percorsa dai personaggi. Sono transizioni a mio avviso ben fatte, come ad esempio quella della 1x01 in cui dalle Southlands ci si sposta ai Mari Separanti (Sundering Seas) e l’acqua dipinta sulla cartina diventa il vero oceano su cui sta navigando la nave che sta portando Galadriel e gli altri Elfi verso Valinor. Peccato che ben presto questa idea sparisca e non vengano più mostrate né mappe né spostamenti. Probabilmente la ragione di questa scelta è l’inconsistenza delle distanze geografiche mostrate, che stride molto anche agli occhi di uno spettatore che non conosce la Terra di Mezzo e che è andata peggiorando di puntata in puntata. Faccio due esempi.
Nella 1x02 Elrond e Celebrimbor viaggiano dall’Eregion (presumibilmente dalla città di Ost-in-Edhil) all’entrata di Khazad-dûm sulle Montagne Nebbiose e il loro percorso è tratteggiato in oro sulla mappa durante la bella transizione. La distanza che le separa è di 150 miglia circa, pari a poco meno di 250 km. I due elfi vi arrivano con gli stessi abiti della scena precedente: nessun vestito da viaggio, nessuno zaino con sé, neppure un mezzo di trasporto (almeno i cavalli!) e senza – che ne so – sudore o fatica visibili sui loro volti. Come se avessero fatto una breve scampagnata fuori porta anziché andare a piedi da Milano a Padova (circa 60 ore di viaggio consecutive). Cosa hanno mangiato? Dove hanno dormito? Come si sono difesi dai pericoli (non sono certo in armatura o abiti da combattimento, né sembrano portare armi). La stessa cosa succede di nuovo nella 1x04 (Elrond si teletrasporta dall’Eregion a Khazad-dûm) e nella 1x05 (Elrond e Durin IV si teletrasportano nel Lindon per andare a fare una cena con Gil-Galad).
Nella 1x06 l’esercito di Númenor approda con le sue navi nella Terra di Mezzo per giungere nelle Southlands (ossia a Mordor) e correre in aiuto del villaggio di Tirharad (che, tra l’altro, sembra essere l’unico luogo abitato da creature non-orchesche di tutte quelle terre insieme al vicino paesello di Hordern), il quale si trova per forza nell’altopiano del Gorgoroth poiché è nei pressi di Monte Fato. Il problema è che per arrivare fin lì l’esercito deve aver risalito il fiume Anduin con le navi e poi deve per forza aver attraversato gli Ephel Dúath (Montagne dell’Ombra). Noi vediamo la cavalleria numenoreana partire alla carica fin dalle imbarcazioni e giungere al galoppo in soccorso degli Uomini di Tirharad attaccati dagli Orchi di Adar. Ma come ci sono arrivati? E in quanto tempo? Ci sono solo tre modi per entrare a Mordor da ovest. Il primo è dal Nero Cancello di Morannor sul Cirith Gorgor, il passo a nord-ovest, l’unico dal quale può passare un grande esercito come quello di Númenor; in quel caso sono almeno 130 miglia fino al passo e circa altrettante dal Cancello Nero fino al villaggio umano: siamo sull’ordine delle 250 miglia circa, pari a 400 km circa. Il secondo modo è attraversare il “passo senza nome” in prossimità del punto in cui sorgerà in futuro Minas Morgul, un passo abbastanza agevole per piccole schiere ma non per grandi eserciti. Non proprio una scelta agevole: sono circa 120-130 miglia, di cui una buona parte in salita, per un totale di circa 200 km. La terza possibilità è il passo di Cirith Ungol, quello attraversato da Sam e Frodo nel Signore degli Anelli: impervio, in salita e del tutto inadatto al transito di grosse armate, carri o cavalli; mi sentirei di escludere che sia stato usato. Ora, un cavallo al galoppo allungato raggiunge anche i 70km/h (ma solo per poche decine di metri), mentre il piccolo galoppo è sui 30 km/h (e il cavallo può reggere per un’ora) o anche sui 20 km/h (per ben tre ore). Tenendo buona la media dei 20 km/h, ci vorrebbero almeno 10 ore per arrivare a destinazione utilizzando il “passo senza nome” (e non tenendo conto della pendenza), mentre scegliendo il Morannor ce ne vorrebbero il doppio. Se invece dovessimo attenerci alle statistiche della cavalleria militare: senza temperature estreme, su terreno normale, su buone strade (che però lì non ci sono) e con sufficiente foraggio, con uomini e cavalli ben addestrati (ma lo saranno queste truppe numenoreane improvvisate?), la cavalleria può marciare con una velocità di 10 km all’ora per una distanza massima di 55-60 km al giorno. Se si fossero attenuti a una qualche logica militare, i cavalieri di Númenor ci avrebbero messo più di 4 giorni usando la via più breve (ma più scomoda), il tutto escludendo la durata del viaggio in nave. Invece nella serie Amazon l’esercito parte e arriva al galoppo in un unico viaggio, nel giro di… quanto? A 0:13:00 della puntata Elendil dice a Tar-Míriel che si tratta di «una giornata di navigazione tra le montagne e da lì un altro viaggio di un giorno a est nella Valle» ed indica sulla mappa un punto a est di Cirith Ungol (si vede la torre di guardia).
Il problema degli spostamenti dev’essere un grosso problema delle produzioni fantasy, visto che il “teletrasporto” è stato una piaga sempre più diffusa anche nel Trono di Spade, finendo per nullificare la sospensione dell’incredulità per quanto riguardava la difficoltà e la lunghezza di spostamenti e viaggi. Ciò non significa che sia una buona scusa per accorciare in modo stupido le tempistiche. Si guardi al lungo viaggio di Frodo nel Signore degli Anelli o a quello di Bilbo nello Hobbit: in entrambi i casi è proprio la lunghezza e la durezza del viaggio a rendere credibile quello spostamento.
A 0:35:12 della 1x06 l’esercito di Númenor giunge in soccorso del villaggio di Tirharad: alle loro spalle si vedono delle montagne e un fiume… e la luce del sole che sorge! Peccato che loro stiano arrivando da ovest e quindi il sole non dovrebbe essere alle loro spalle, bensì davanti a loro. Posso capire “l’effetto wow” della scena (che ricalca l’arrivo al mattino di Gandalf in soccorso di Rohan nelle Due Torri), ma arrivare a stravolgere l’astronomia per una scena esteticamente graziosa mi sembra qualcosa di contrario alla logica, anche in un fantasy generico.
3.2 La logica, questa sconosciuta
Sono talmente tanti i problemi di logica all’interno della trama degli Anelli del Potere che elencarli tutti renderebbe infinita questa già lunga trattazione. Mi limiterò quindi ai più vistosi, tralasciando i minori:
· Galadriel provetta nuotatrice. Al termine della 1x01 Galadriel, dopo aver attraversato su una nave elfica l’intero Grande Mare ed essere giunta in vista dalla Luce di Valinor (0:55:40) decide di tuffarsi e di… fare cosa esattamente? Qual è il suo piano? Rifarsi a nuoto l’intero Grande Mare, che è grande quanto il nostro Oceano Atlantico (e dunque, nel punto più stretto, 2840 km)? Nessuna creatura, per quanto immortale come un elfo e antica come Galadriel, avrebbe potuto sopravvivere ad uno sforzo simile. Sarebbe annegata e basta.
· La confusa ingegneria di Ostirith. La torre di guardia di Ostirith, costruita sugli Ephel Dúath e sorvegliata dagli Elfi Silvani, è tenuta assieme da un sistema di corde e tiranti metallici esterni. All’inizio della 1x06 (0:07:40) Arondir scaglia una freccia infuocata che centra una di quelle corde e, in men che non si dica, tutta la struttura della torre collassa. Sarei assai curioso di sapere chi diamine ha costruito una torre difensiva con un sistema costruttivo così assurdo che: 1) le parti portanti sono corde e metallo esterni anziché le pietre; 2) basta un colpo partito per caso per distruggerla.
· Il raffazzonato esercito di Númenor. Númenor, il più potente regno degli Uomini nella Terra di Mezzo! Eppure non hanno un esercito stabile degno di questo nome, pertanto le persone partecipano alle forze armate per alzata di mano (1x04) e vengono facilmente derise per le loro incapacità con la spada da Galadriel (1x05). Questo esercito messo insieme alla bell’e meglio (10 giorni di addestramento prima di una battaglia in territorio nemico!) si fa poi quasi 3000 km di viaggio in nave e a cavallo per andare a salvare un singolo villaggio di esseri umani in una terra lontana di cui a loro non dovrebbe fregare nulla e senza alcun vantaggio materiale per la loro economia (colonie, ricchezze).
· Navi senza fondo oppure eserciti invisibili. Nella 1x05 l’esercito di Númenor, guidato da Tar-Míriel, Galadriel, Halbrand ed Elendil, parte con tre (tre!) navi (1:06:58) di certo non enorme grandezza e dallo scafo decisamente poco fondo, con una fisionomia simile a quella delle imbarcazioni vichinghe o delle triremi greche. Poi, nella 1x06, ecco che quando lo stesso esercito approda alla Terra di Mezzo (ed è unicamente composto dalla cavalleria, niente fanteria), si vedono centinaia di cavalieri e cavalli… ma dove stavano alloggiati, esattamente?
· Strane angolazioni per un ritratto. Nella 1x10 (0:12:38-0:12:44) Eärien ritrae il re Tar-Palantír (completamente da sola, nella sua camera, col re inerme… c’è molta fiducia, in quel di Númenor, a quanto pare). Lo ritrae dal vero, con un carboncino su carta: un bel ritratto di quasi-profilo che mostra il lato sinistro del sovrano. Poi però l’inquadratura si alza e noi vediamo che Eärien sta osservando il lato destro del sovrano, essendo seduta alla sua destra; il re inoltre è chiaramente di tre quarti, un’angolazione completamente diversa da quella del ritratto.
· Vulcani esplosivi e colate piroclastiche. Al termine della 1x06 Waldreg usa la Spada Nera come chiave per aprire la diga di Ostirith e far scendere una grande massa di acqua (0:59:22), la quale s’incanala nei tunnel scavati dagli Orchi di Adar nelle puntate precedenti (1:02:04) e poi risale l’altopiano del Gorgoroth fino alle pendici dell’Orodruin (01:02:20) dove si getta tramite un’apertura dentro nel magma e causa l’esplosione di Monte Fato (1:02:47) e la nascita della Terra di Mordor. Tralasciando per un attimo che l’acqua fatica ad andare in salita (e provando a dare per buono che la forza della caduta iniziale e la grande massa compensino questo problema), rimane comunque il fatto che un vulcano non può esplodere in quel modo. L’acqua nel magma genererebbe una grande nube di gas, ma essa – per scatenare l’esplosione – non dovrebbe trovare nessun’altra valvola di sfogo / via di fuga… peccato che a 1:02:27 venga mostrata una grande apertura da cui entrano acqua e luce… pertanto una via di fuga più rapida per il gas c’era!
Tra l’altro, a riguardo di questo specifico punto, gli showrunner, evidentemente rendendosi conto dell’assoluta non-credibilità della loro narrazione, hanno fatto uscire un articolo su The Hollywood Reporter (29 settembre 2022, 22:30, a firma di James Hibberd) col titolo ‘The Rings of Power’ Showrunners – and a Geologist – Explain That Mount Doom Surprise (“Gli showrunner degli Anelli del Potere – ed un geologo – spiegano quella sorpresa a Monte Fato”). Sommario dell’articolo, appena sotto il titolo: “Sì, l’acqua può fare eruttare un vulcano. Gli showrunner degli Anelli del Potere e un geologo analizzano il colpo di scena di Monte Fato dell’episodio sei, che era basata sulla scienza più di quanto probabilmente pensassi (tu)”. Contenuto dell’articolo: un geologo che evidentemente non ha visto la puntata in questione spiega in quali condizioni un vulcano possa esplodere a causa dell’acqua; nessuna delle condizioni che pone corrisponde a quanto mostrato nello show. Anzi, è lo stesso geologo a dire: «è più probabile che l'esplosione risultante sia uno sfogo di vapore piuttosto che un enorme super-vomito di magma che duri per secoli nella Terra di Mezzo». Chicca finale di questo articolo che non smentisce nulla, ma che anzi mostra come gli showrunner cercassero in tutti i modi di mettere le mani avanti: l’articolo è del 29 settembre, la puntata è uscita il giorno dopo.
Dopo la riattivazione dell’Orodruin vediamo una vera e propria colata piroclastica (1:03:56) abbattersi sull’altopiano del Gorgoroth, sul villaggio di Tirharad e su un gran numero di personaggi. Questo tipo di nubi ardenti viaggiano tra i 100 e i 700 km/h per centinaia di chilometri e raggiungono temperature anche superiori ai 1000 °C. Pertanto esse sono talmente calde e veloci che risultano letali per tutti o quasi gli esseri viventi che ne vengono coinvolti, poiché li inceneriscono istantaneamente oppure li trasformano in fossili carbonizzati (si veda ad esempio l’eruzione pliniana di Pompei ed Ercolano). Anche quella mostrata negli Anelli del Potere è abbastanza violenta da abbattere istantaneamente gli edifici di legno del villaggio umano (1:04:15), ma poi non è abbastanza distruttiva da vaporizzare Galadriel, che se la prende beata in pieno volto (1:04:24) e nella successiva puntata, la 1x07, non solo è viva e vegeta, ma non ha alcuna ustione sul viso o sul corpo (nonostante indossasse un’armatura in metallo che si sarebbe dovuta quantomeno arroventare) e neppure i capelli bruciati. Si è a malapena scompigliata un po’ la pettinatura e ricoperta il viso di fuliggine, come se anziché affrontare una colata piroclastica avesse appena pulito il caminetto. Non solo Galadriel, tra l’altro: tutti i protagonisti e gli antagonisti della storia (da Halbrand a Elendil, da Theo a Bronwyn, da Arondir ad Adar) sono salvati dal plot armor e non si fanno letteralmente nemmeno un graffio. Muore giusto un personaggio secondario amico di Isildur di cui non ci importava nulla, viene dato per disperso lo stesso Isildur (ma tanto sappiamo che non gli accadrà nulla di serio) e Tar-Míriel rimane accecata per qualche strana ragione.
3.3 Personaggi senza background e/o motivazioni
Prendiamo il personaggio di Arondir: sappiamo che è cresciuto nel Beleriand, sappiamo che è un Elfo Silvano, sappiamo che vive nelle Southlands da quasi 80 anni e che vigila assieme ad altri elfi della sua stessa razza sugli abitanti di quelle terre, visto che un tempo quegli Uomini erano alleati di Morgoth e gli Elfi temono che possano ricadere nell’Oscurità. In questi 80 anni Arondir ha incontrato l’umana Bronwyn e se ne è innamorato, iniziando una relazione con lei. Questo è – di fatto – tutto ciò che sappiamo di Arondir prima degli eventi degli Anelli del Potere. Non sappiamo quali siano i suoi antenati, quale sia la sua età, quali eventi della Prima Era abbia vissuto, in che modo e perché si sia innamorato proprio di Bronwyn e non abbia mai trovato una compagna elfica fino a quel momento, che fardello rappresenti la sua immortalità nel loro rapporto, se gli sia pesato o meno rimanere a lungo in un villaggio limitrofo, se abbia mai desiderato vedere Valinor o salpare dai Porti Grigi.
Parliamo, per fare un altro esempio, di Adar, che come ho detto prima è un personaggio originale e con un ottimo potenziale. Cosa ricorda del suo passato da elfo? (c’è un accenno al Sirion, ma nient’altro) In che modo il Male lo ha corrotto? E perché prova pietà per gli Orchi, nonostante sia spietato verso le altre creature viventi? Che rapporto aveva con Morgoth? Perché e in che modo pensa di aver “ucciso Sauron”? Perché nella 1x03, dopo aver catturato e sottomesso con difficoltà Arondir (chiaramente la creatura più potenzialmente pericolosa tra quelle schiavizzate), lo fa liberare solo per “portare un messaggio agli abitanti delle Southlands che si rifugiano nella torre di Ostirith”? Non poteva mandare qualcuno di più debole al suo posto e tenersi vicino (o uccidere) un prigioniero tanto pericoloso?
Oppure prendiamo il personaggio di Halbrand, che poi si rivela essere Sauron. Che ci fa su una zattera in mezzo all’oceano? Chi sono le persone con lui? Come sono sopravvissuti senza cibo? Qual era il piano di Sauron fino a quel momento? Perché quando è a Númenor fa sì che venga arrestato e condotto in carcere? Anziché vedere le sue macchinazioni come una sequenza di cause e conseguenze, di azioni e reazioni strettamente correlate, qui sembrano solo una serie di cose che accadono solo perché “devono accadere”, dei plot device senza connessioni reali.
Questo giusto per citarne tre, ma per molti dei personaggi apparsi nella serie possiamo vedere sia la mancanza di una “origin story”, cioè di un background che ne spieghi le motivazioni, sia di una logica di causalità che indirizzi le loro azioni e che non si riduca soltanto a “fa così perché la trama lo richiede”.
3.4 Problemi di scrittura: deus ex machina, plot armor, McGuffin, MarySue
Iniziamo dal deus ex machina: esso è un meccanismo narrativo per il quale un evento fortuito e inaspettato risolve gli intrecci in una situazione particolarmente ostica. Utilizzarlo, di per sé, non è un problema: lo stesso Tolkien utilizza questo espediente nei suoi libri (ad esempio le Aquile che salvano Frodo e Sam a Monte Fato e Gandalf a Orthanc, la resurrezione di Gandalf dopo la sua morte nel duello col Balrog). Il suo abuso, tuttavia, può togliere drammaticità alla storia: se già si sa che, qualunque sia il pericolo da affrontare, qualche aiuto inaspettato giungerà in soccorso dei protagonisti, quello stesso pericolo ne viene sminuito e la paura che qualcosa di brutto possa accadere viene ridotta o addirittura annullata. Non per niente un deus ex machina come quello dell’arrivo dell’Esercito dei Morti nella battaglia di Minas Tirith (Il Ritorno del Re) è ben preparato dal viaggio di Aragorn e della Grigia Compagnia lungo il Sentiero dei Morti e, nella trasposizione di Peter Jackson, Aragorn sostiene un colloquio con il loro Re e deve superare una prova prima di avere il loro aiuto. Tornando invece alla serie Amazon, vediamo ad esempio che Galadriel si tuffa nell’oceano, ma poi viene salvata miracolosamente dalla zattera di Halbrand e soci… per poi essere attaccata dal mostro marino e venire nuovamente salvata dalla nave di Elendil.
Dedichiamoci poi al plot armor: è quell’espediente narrativo per cui il protagonista di una storia (o uno dei personaggi principali) esce illeso da un conflitto o una situazione in cui, secondo la logica, avrebbe dovuto venire sconfitto o danneggiato. Parliamo di personaggi che si salvano da pericoli mortali senza alcuna valida spiegazione, salvo appunto quella che “altrimenti la storia non sarebbe potuta continuare”. L’abuso di plot armor nelle sceneggiature rischia di minare la sospensione dell’incredulità di chi osserva, poiché finisce per vivere ogni momento di pathos e pericolo come qualcosa di scontato e banale, perché tanto sa già che nessuno degli eroi ne sarà davvero toccato e/o trasformato. Gli Anelli del Potere, purtroppo, abusa del plot armor: l’esempio più clamoroso rimane quello già citato della colata piroclastica di Monte Fato che non uccide, arrostisce e nemmeno ferisce gravemente nessuno dei protagonisti (1x06-1x07). Ma potrei indicare come altri esempi il fatto che solo Halbrand e Galadriel sopravvivano all’attacco del mostro tentacolare quando sono sulla zattera (1x02), il fatto che Theo e Bronwyn riescano miracolosamente a sopravvivere all’assalto dell’orco nella capanna (1x02), il fatto che Isildur e Kemen escano illesi dall’esplosione delle navi nel porto di Rómenna (1x05).
Entrambe queste tecniche narrative, plot armor e deus ex machina, non possono essere giustificate col fatto che Gli Anelli del Potere sia un prequel di Hobbit e Signore degli Anelli e, pertanto, non sia possibile uccidere o temere per la vita di personaggi che sappiamo vivi e vegeti grazie a Tolkien, come Galadriel, Elrond, Elendil, Isildur, Gil-Galad. Non è infatti un problema dei prequel: si guardi, ad esempio, come l’ottimo Better Call Saul di Vince Gilligan e Peter Gould funga da prequel a Breaking Bad senza per questo sminuire la tensione degli eventi che circondano Jimmy McGill, Mike Ehrmantraut, Gus Fring, eccetera.
Parliamo adesso di cos’è un McGuffin: il motore di una storia o di un intrigo che però è pretestuoso, sembra avere un’importanza fondamentale per gli eventi narrati ma che risulta solo un espediente narrativo per innescare gli eventi. Esempi famosi di McGuffin ben utilizzati sono la busta coi quarantamila dollari in Psycho di Hitchcock o la valigetta in Pulp Fiction di Tarantino. Qui negli Anelli del Potere tale McGuffin è la Spada Nera. Inizialmente la possiede Waldreg, poi viene trovata da Theo, viene cercata da Adar e dai suoi Orchi, Theo la mostra ad Arondir e quest’ultimo la restituisce a Theo, ma prima è stata scambiata con un’accetta da Waldreg, il quale infine la usa come chiave per “accendere Monte Fato”. Però non è davvero il motore di nessun evento: Theo non ne viene corrotto, non abbandona la madre, non si fida di Waldreg, non se ne va dal villaggio e resta fedele ad Arondir; Adar la cerca con foga, scatena l’assalto al villaggio di Tirharad per scovarla, ma non ci riesce e viene fermato dall’esercito numenoreano; Waldreg la possedeva all’inizio, la possiede ancora alla fine e la usa (quando probabilmente avrebbe sempre potuto usarla in quel luogo anche in passato, con un minimo di accortezza e furbizia), rivelando che non si tratta di una spada, bensì di una chiave. L’eruzione dell’Orodruin, inoltre, non necessitava di alcuna chiave o spiegazione pseudo-scientifica: siamo in un fantasy magico, bastava un rituale di qualsiasi tipo con un minimo di spiegazione e contesto.
Infine prendiamo in esame il termine “Mary Sue”: parliamo di un personaggio immaginario (di solito femminile, altrimenti useremmo la sua controparte maschile Gary Stue) che viene eccessivamente idealizzato: ha capacità eccezionali (senza spiegazioni nel suo passato o nella sua natura), è privo di difetti considerevoli, è sempre dalla parte giusta degli eventi, la sa più lunga degli altri personaggi ed esce sempre in piedi da qualunque situazione. In altre parole un personaggio monodimensionale, che vuole essere “incarnazione” o “rappresentazione” di qualcos’altro. Negli Anelli del Potere è certamente Galadriel il personaggio che più si avvicina allo stereotipo della Mary Sue, sebbene poi risulti essere più che altro una “Mary Sue mancata”. È infatti agile, combattiva, forte: in qualunque situazione è lei ad avere la meglio sui nemici e a spiccare per doti guerriere rispetto a qualunque altro personaggio in scena. Nonostante il suo personaggio sia, come dichiarato nella serie Amazon, molto vecchio, Galadriel si comporta come un’adolescente petulante, testarda, sfacciata e sembra non avere alcuna abilità sociale di base, come la diplomazia, la pazienza o l’empatia. Sbraita davanti a Gil-Galad contestando le sue scelte come Re Supremo degli Elfi, sbraita davanti a Tar-Míriel pretendendo di avere più diritto di parola di lei sulle decisioni che riguardano Númenor e finendo per farsi sbattere in cella. (Si veda, al confronto, come giustamente re Théoden rimbecca Aragon nella versione cinematografica del Ritorno del Re. Théoden: «Saranno a trecento leghe da qui, ormai. Éomer non può più aiutarci. Lo so cosa vuoi da me, ma non arrecherò ulteriore morte al mio popolo. Non rischierò una guerra aperta». Aragorn: «La guerra aperta incombe, che tu la rischi o no». Théoden: «Se ricordo bene, Théoden, non Aragorn, è il Re di Rohan»). Persino Elendil, che è immensamente più giovane di lei, le dice che gli ricorda i suoi figli… i suoi figli adolescenti! Dato però che gli showrunner non sanno scrivere come si deve un eroe del livello di Galadriel, anziché rendere lei davvero intelligente hanno preferito rendere più stupidi tutti i personaggi attorno a lei. Peccato che neppure questo gli sia riuscito del tutto: Elendil, Tar-Míriel e persino Halbrand sono ragionevoli e freddi rispetto a quella “testa calda” di Galadriel. Persino Gil-Galad ed Elrond, che dovrebbero essere pavidi (mentre lei è impavida), paiono quantomeno pazienti e ponderatori rispetto all’irruenza distruttiva di lei, che ha “una tempesta in sé”. Infine, nonostante venga presentata come un capitano delle forze armate elfiche, non dimostra alcuna capacità di leadership: nella scena del troll già citata in precedenza, anziché coordinare i suoi sottoposti, preferisce fare tutto da sé sfoggiando le sue sciocche (e fisicamente improbabili) acrobazie.
4. Gli aspetti tecnici degli Anelli del Potere
Dunque, nonostante non sia considerabile canonica rispetto al materiale tolkieniano e nonostante sia piuttosto noiosa e mal scritta come fantasy generico, molta della critica si è concentrata sul fatto che Gli Anelli del Potere sia un eccellente spettacolo visivo e che quindi dal punto di vista tecnico sia un’ottima serie. Sento di poter concordare abbastanza con questo punto: sicuramente il comparto grafico e musicale è uno degli elementi forti della serie Amazon. L’aver avuto come concept artist John Howe, che per anni si è dedicato alle illustrazioni del mondo tolkieniano, assieme ai grandi Alan Lee e Ted Nasmith, e che proprio assieme a Lee ha collaborato con Peter Jackson per le trilogie del Signore degli Anelli e dello Hobbit, ha permesso una grande continuità visiva tra quello che si è visto al cinema e la serie Amazon. Analogamente, l’aver coinvolto Howard Shore, compositore della colonna di entrambe le trilogie cinematografiche, nella creazione della colonna sonora degli Anelli del Potere, ha garantito una certa coerenza musicale tre i diversi progetti, sebbene Shore abbia composto di suo pugno esclusivamente la traccia principale (quella usata nella sigla) e la stragrande maggioranza degli altri brani sia di Bear McCreary.
In generale il pregio principale della serie è stato quello di visualizzare scorci della Terra di Mezzo che non erano stati interessati dalle precedenti produzioni: Valinor, Númenor, Lindon, Eregion. Ciò nonostante non tutto il comparto tecnico-artistico della serie Amazon è stato, a mio avviso, eccellente e proverò ad evidenziare anche i lati più manchevoli, oltre a quelli efficaci.
4.1 Campi lunghissimi e campi lunghi
Parliamo di quelle inquadrature in cui vengono mostrati ampi o amplissimi spazi, come paesaggi o insediamenti urbanizzati. In queste immagini, spesso generate in CGI (computer-generated imagery, cioè computer grafica 3D), la serie dà il suo meglio. Si veda per esempio l’arrivo delle navi a Númenor (1x03, da 0:06:54 a 0:08:29): prima il passaggio attraverso questo stretto fiordo sulle cui rocce sono scolpiti vari volti e statue giganteschi, poi l’imbarcazione che ammaina le vele e scorre sotto l’arcata centrale di un ponte, poi ancora il salire della telecamera sopra quell’arcata per mostrarci la baia e il porto di Rómenna in tutta la sua gloria, infine il campo lunghissimo che immagino comprenda anche tutta la città di Armenelos, piena di costruzioni e densamente popolata, con la statua gigante di Elros e con quel promontorio allungato che ricorda tantissimo quello che a Minas Tirith che sorregge il Cortile dell’Albero Bianco. Un altro esempio positivo: la ricostruzione del reame nanico di Khazad-dûm nella 1x02 (da 0:17:24 a 0:18:05), quando ancora era vivo e popolato dai Nani e vi brillavano i fuochi delle torce e degli specchi, vi scorrevano le acque, le strade e le case erano curate e pulite, addirittura vi era dell’erba verde qua e là; un’immagine d’impatto e ben diversa dalle tetre Miniere di Moria del futuro. Terzo esempio: alla fine della 1x01 lo scorcio di Valinor col volo di bianchi uccelli e il coro elfico è qualcosa di “divino” (0:54:57-0:55:55). Quarto esempio: l’arrivo della Grande Onda nel sogno/visione di Tar-Míriel all’inizio della 1x04 (0:04:03-0:04:32). Anche la stessa esplosione dell’Orodruin, per quanto assurda, è uno spettacolo sublime che dura solo due secondi (1x06, 1:03:55-1:03:57).
Ugualmente ben fatte sono le riprese in esterno, come quelle del viaggio a cavallo di Elendil e Galadriel da Armenelos alla Sala dei Saggi (1x03, 0:28:43-0:29:09), dell’arrivo di Elrond e Celebrimbor alle Porte di Khazad-dûm (1x02, 0:14:30-0:15:00), della cerca/caccia a Sauron di Galadriel (1x01, 0:07:31-0:08:00), dell’approdo delle navi di Númenor sulla costa dell’isola (1x03, 0:17:07-0:17:24).
Menzione d’onore infine alla breve scena dell’introduzione con la battaglia campale contro gli eserciti di Morgoth (1x01, 0:05:10-0:05:53) in cui sono mostrati draghi, aquile, elfi, orchi, Finrod. Davvero epica e ben realizzata.
4.2 Teatri di posa
Quando però la messa in scena si sposta dalla CGI (o dalle grandi inquadrature degli esterni in campo lunghissimo) al teatro di posa degli studios, con inquadrature in campo totale o campo medio, la resa non è sempre ottimale. Osserviamo, ad esempio, gli appartamenti di Durin IV, Disa e figli durante il siparietto comico coincidente con l’arrivo di Elrond nella 1x02 (dal minuto 36 in poi): tutti gli ambienti sono molto contenuti, coi soffitti talmente bassi che Elrond è costretto a chinarsi e che il figlio di Durin in spalle al padre colpisce uno dei bassissimi lampadari. Sembra un trilocale anziché gli appartamenti degni di un principe dei Nani. Posso capire il voler fare un parallelo con la scenetta Bilbo-Gandalf nei film di Jackson, ma lì eravamo in una casa hobbit della Contea, mentre qui siamo nel Regno di Khazad-dûm e i Nani, col loro orgoglio e con la loro tracotanza, non avrebbero certo costruito delle stanze così basse e contenute solo per farle a misura di nano! Le rocce, poi, sembrano più quelle di una scenografia di Gardaland piuttosto che vere rocce di una miniera, c’è un retrogusto finto in questi set. Analogamente trovo spiacevole, con tutti i grandi spazi che il porto di Rómenna può offrire, far avvenire ben due scene nello stesso fintissimo vicoletto angusto: quella della scazzottata tra Halbrand e gli uomini che ha derubato (1x03) e la discussione tra Isildur, Ontamo e Valandil dopo che il futuro re dei Reami in Esilio ha cercato di “imbucarsi” senza riuscirci alla festa degli amici (1x05). Va un po’ meglio con la Forgia di Celebrimbor in Eregion o con la camera da letto di re Tar-Palantír, anche se il tutto sembra un po’ troppo lucido, pulito, preciso per essere un luogo davvero vissuto, persino per un bel luogo elfico: si veda il confronto con le immagini di Granburrone nelle trilogie di Peter Jackson, dove vi sono foglie cadute, muschio, polvere.
4.3 Altre forme di CGI o fisica improbabile
Un’altra pecca artistica di questa produzione la trovo nella CGI quand’essa viene utilizzata per costruire digitalmente creature inesistenti o gli attori all’interno di situazioni che non potevano recitare. Del primo caso cito l’orribile (ma non in senso positivo) mannaro della 1x03 (da 1:01:40 in poi), assai poco credibile per fattezze e movimenti, triplicato poi nella 1x05; ugualmente poco credibile è la fisica del suo schianto contro le radici dell’albero (attorno a 1:01:20). Va meglio col mostro marino della 1x02, che però ha il vantaggio di non essere mai mostrato nella sua interezza.
Per il secondo caso (ricostruzione di attori in CGI), faccio questo esempio: Galadriel che, durante la sua arrampicata in verticale sulle rocce ghiacciate di Forodwaith, si lancia nel vuoto in diagonale, conficca il pugnale di Finrod nel ghiaccio e poi si sostiene ad esso (0:08:12-0:08:13). La fisica dell’azione è completamente insensata: lei dovrebbe oscillare verso la sua destra e contemporaneamente colpire in avanti il ghiaccio con ginocchia e piedi. Invece si blocca esattamente lì dov’è, in modo innaturale.
Non so bene se collocare quest’ultima scena nella CGI o se invece si tratta piuttosto di un montaggio mal fatto: a 0:39:54-0:39:58 della 1x06 Galadriel schiva la freccia di un orco mentre carica col suo cavallo, capovolgendosi in una postura acrobatica e innaturale, con la spada puntata dinanzi a sé (anzi, piegata verso il basso a causa della gravità) e quando passa accanto all’orco, questo letteralmente esplode di un cumulo di interiora e sangue. Poco dopo, nella stessa puntata, Halbrand al galoppo fa cadere dal cavallo Adar con una lancia (0:43:20-0:43:32) tendendola davanti alle zampe del cavallo del nemico. Se si guarda con attenzione la scena, si può capire che in una situazione reale del genere il braccio di Halbrand sarebbe stato probabilmente slanciato indietro dall’impatto con gli arti del cavallo, con conseguenze anche gravi sulla sua articolazione.
Certo, sto facendo il puntiglioso. I film d’azione sono pieni di scene simili, che raramente infastidiscono lo spettatore o annullano la sua sospensione dell’incredulità. Lo stesso Legolas del Signore degli Anelli di Jackson compie azioni abbastanza improbabili. Tuttavia il fatto che un vizio o un errore sia diffuso, non significa né che non vada criticato né che esso sia tramutabile in una virtù o un elemento positivo (a meno che il film/la serie non sia di un genere volutamente surreale o comicamente irrealistico o trash).
4.4 Costumi, trucco e parrucco, oggetti di scena
Non posso che parlar bene del trucco degli Orchi: quando compaiono in scena sono sempre molto credibili, sulla scia di quanto visto nelle opere di Jackson. Anche Adar riesce a mantenere un aspetto elfico nonostante sia sfigurato e dunque risulti “toccato” dal Male. Buone le parrucche o le acconciature dei Pelopiedi, sempre ricci e arruffati (non potevano prestare uguale cura e uniformità con gli Elfi?).
Anche le scelte estetiche e cromatiche dei costumi sono molto buone, con aspetti originali: come già detto, l’oro/ottanio che caratterizzano Númenor sono facilmente riconoscibili e richiamano lo stile di Gondor, pur rifacendosi anche ai popoli dell’antichità del nostro mondo. Si vede, per costumi e trucco, la differenza tra gli Elfi Noldor e gli Elfi Silvani: più avanzati i primi (con armature di metallo eleganti) e più semplici i secondi (con armature che sembrano di legno). Belli i vestiti dorati di Gil-Galad, il design della corona di Tar-Míriel, l’acconciatura di Disa e il suo abito, molto klimtiani; belle anche le maschere “tribali” dei Pelopiedi fatte di elementi naturali intrecciati (1x03). Interessante il design delle tre “donne demoniache” vestite di bianco e adoratrici di Sauron, specie la loro leader con le mani dalle estremità nere come una necrosi e le fattezze androgine. Originale anche il design dei due cacciatori del Rhovanion visti brevemente nella 1x01 (0:17:47-0:18:45), con quelle “ali” simili ai palchi dell’alce: peccato siano personaggi che non vengano mai più ripresi, né contestualizzati, né spiegati. Poco efficaci, invece, le vesti dei marinai numenoreani come Elendil (es. 1x03, 0:06:23) di cui non si capisce il materiale: sono giubbotti di cuoio o armature di metallo? Se fossero di metallo, sia le saldature degli elementi sia i ganci sul retro sono poco credibili. Ugualmente posticce le armature degli stessi numenoreani, regina reggente compresa, durante la battaglia nella Terra di Mezzo.
Belli in generale gli oggetti di scena, in particolare il design della Spada Nera, spezzata e simile ad un artiglio carbonizzato, e quello della daga di Finrod brandita da Galadriel, con l’intreccio di oro e argento che richiamano Telperion e Laurelin, gli Alberi di Valinor. Non ho invece apprezzato particolarmente il design dei Tre Anelli elfici (1x08), sia per l’utilizzo di pietre grezze anziché di gemme lavorate (più adatto ad un Nano che ad un Elfo), sia per lo stile delle parti metalliche. Mi sono sembrati oggetti anonimi, più degni di una bancarella del mercato che rivende bigiotteria che non degli Anelli che dovrebbero incarnare il potere degli Elfi nella Terra di Mezzo. Per contrasto, il design di Nenya visto nel Signore degli Anelli di Jackson è incredibilmente più raffinato ed elegante. Bruttino anche il dipinto che mostra Elros ed Elrond nella Sala dei Saggi (1x03): mi sarei aspettato qualcosa di ispirato all’Art Nouveau (come per gli Elfi) o all’arte bizantina (come per Númenor) e romanica (Gondor).
4.5 Tecniche registiche: prospettiva forzata e rallentatore
Un paragrafo a sé lo meritano due tecniche registiche, cioè la prospettiva forzata e le scene a rallentatore. La prima è un’illusione ottica che permette di far apparire più vicini, più lontani, più grandi o più piccoli oggetti, ambienti e personaggi in una scena, manipolando la nostra percezione visiva grazie a elementi in scala e punto di osservazione della telecamera. Peter Jackson è stato un vero maestro di questa tecnica e l’ha usata in tantissime occasioni per fornire allo spettatore le corrette proporzioni tra Hobbit, Nani, Elfi, Umani e Stregoni; si vedano, giusto per citarne due, la scena a tavola di Bilbo con Gandalf nella Compagnia dell’Anello o Frodo sul carretto dello Stregone Grigio nello stesso film. Non solo Jackson ha usato la prospettiva forzata, ma l’ha addirittura sviluppata, permettendo di applicarla a scene in movimento con soluzioni davvero ingegnose. Invece i registi degli Anelli del Potere (J.A. Bayona, Wayne Che Yip e Charlotte Brändström) non sembrano padroneggiare bene questa tecnica: Galadriel sembra bassa come la sua attrice, le proporzioni tra lo Straniero/Gandalf e i Pelopiedi sono spesso inesatte e nella 1x07 (0:48:13-0:48:14) si vedono chiaramente gli attori che interpretano i Pelopiedi camminare con le ginocchia leggermente piegate per sembrare più bassi delle tre “donne demoniache in bianco” adoratrici di Sauron.
L’altra cosa che mi ha infastidito come spettatore è l’abuso della tecnica del ralenti o slow motion. Ripeto: l’abuso, non certo l’uso. Specie nelle sequenze che riguardo gli Elfi. Vediamo al rallentatore, per fare qualche esempio:
· Galadriel che sorride mentre cavalca con Elendil (1x03, scena che immagino dovrebbe essere ricca di pathos e che invece risulta molto cringe);
· Isildur che lascia andare la corda sulla nave, rischiando di ammazzare i suoi amici (1x04);
· Galadriel che insegna agli inesperti guerrieri numenoreani a combattere con la spada (1x05);
· la partenza dell’esercito di Númenor dal porto di Rómenna (1x05);
· Halbrand che fa cadere Adar da cavallo con una lancia (1x07);
· tutte o quasi le mosse di Arondir quando combatte contro gli Orchi o i Mannari.
5. Questioni ideologiche
Un capitolo a parte lo meritano le ragioni che hanno portato i produttori e gli showrunner di questa serie ad inserire varie forzature sia rispetto al canone tolkieniano, sia rispetto ai messaggi tolkieniani, sia rispetto alla logica interna del racconto stesso, al netto delle capacità di sceneggiatori, registi, attori. Mi pare che tali questioni siano principalmente due: la prima, prettamente ideologica, è quella legata alla penetrazione delle idee del cosiddetto “movimento woke” o “wokeism” all’interno del mondo anglofono e, quindi, anche delle produzioni cinematografiche e seriali. La seconda, invece, è la volontà di J.D. Payne e Patrick McKay di trasformare una serie fantasy in una serie mystery.
5.1 Wokeism
Non mi soffermerò, dato che la recensione è già abbastanza lunga, su cosa siano le idee, le istanze e le censure che possiamo catalogare sotto il nome di “movimento woke”, anche perché – per chi desidera approfondire – lascerò in calce alla presente un link che rimanda a tutto il materiale di una serata a tema organizzata dal prof. Franco Manni e dal sottoscritto, a cui ho partecipato con un mio intervento, da cui ho ricavato un lungo saggio. In questa situazione mi limiterò a dire che Gli Anelli del Potere è una serie permeata dalle idee woke e che, a causa di queste, abbiamo tutta una serie di situazioni che è possibile riassumere così:
· Le femmine risultano sempre migliori dei maschi. Disa è più saggia di Durin, Bronwyn diventa (senza merito o ragione alcuna) il capo del proprio villaggio ed è pure brava a combattere contro gli Orchi; Nori e Poppy sono le prime Pelopiedi ad accogliere lo Straniero nella comunità; Tar-Míriel è una sovrana che cerca di governare con saggezza, laddove Ar-Pharazôn è malvagio e superbo; Eärien è più capace di suo fratello Isildur; nella 1x07 Tar-Míriel è più avveduta dello stesso Elendil, dato che lui si pente di aver salvato Galadriel («Dovevo lasciare l’elfa in mare dove l’ho trovata»), lei invece no. Su Galadriel ho già detto abbastanza. Non mi risultano personaggi femminili negativi, solo maschili. Non mi risultano neppure personaggi femminili deboli, sono tutti (in modo diverso) forti.
· I non-bianchi risultano sempre migliori dei bianchi. Arondir, Bronwyn e Theo sono personaggi positivi, laddove Waldreg e Rowan sono personaggi negativi e malvagi. Sadoc è il capo dei Pelopiedi ed è saggio, invece le tre malvage adoratrici di Sauron sono bianche. Vi sono anche personaggi bianchi positivi (Galadriel, Elrond, Durin) ma, al contrario, non vi sono personaggi neri negativi, neppure uno.
· I giovani sono generalmente più saggi degli anziani. Elrond e Galadriel sono personaggi (mal) scritti per essere positivi, laddove Gil-Galad o Celebrimbor sono raccontati come impomatati, ciechi, sciocchi. Questo spiegherebbe anche perché Galadriel e Celebrimbor, che hanno più o meno la stessa età, vengano raccontati l’una come giovane, l’altro come vecchio. Il vecchio Waldreg è cattivo, il giovane Theo resiste al Male (e nella 1x05 rimane nel villaggio). Ar-Pharazôn, con la sua barbona grigia, è cattivo; Tar-Míriel è raccontata come buona. Il principe Durin IV è un personaggio positivo, suo padre il re Durin III non altrettanto. Arondir è giovane, Adar vecchio. Forse tre delle poche eccezioni finora sono Elendil vs. Isildur, Halbrand e lo Straniero. In quest’ultimo caso però il suo personaggio è sempre sul filo del rasoio tra bene/male per tutta la stagione, laddove le giovani Poppy e Nori lo guidano e addomesticano; inoltre è certo che queste ultime due sono migliori del resto della loro comunità di genitori ed anziani.
· Ogni volta che comparirà un gruppo di personaggi, ci sarà sempre una “quota non-bianca” al suo interno. Ad esempio, anziché scegliere di mostrare un’intera razza/popolo di Elfi neri e cercare di dare loro una spiegazione coerente col mondo di Arda, si è preferito inserire un unico “elfo nero” tra i Silvani. Lo stesso vale per i Nani di Khazad-dûm, per i Pelopiedi, per gli Uomini di Númenor, per gli Uomini delle Southlands… anche tra i (pochi) membri della zattera di Halbrand, anche tra i (pochissimi) amici di Isildur… persino quando compaiono, per pochi istanti nella 1x01, i due uomini con le “ali-palchi d’alce” del Rhovanion, il 50% di loro è nero. Come se nella Terra di Mezzo fosse necessario, per ogni gruppo di individui, che ci sia presente una “quota non-bianca” per sussistere.
D’altro canto è stato sbandierato fin dai primi annunci pubblicitari, interviste, trailer di questa serie che l’obiettivo dichiarato era quello di “svecchiare” Tolkien, di “modernizzarlo”, di “adattarlo” (o forse piegarlo) alle problematiche della contemporaneità. Dunque, in questo caso, scrivere una storia sfruttando il noto (e amato) brand del Signore degli Anelli per raccontare, invece, ciò che premeva agli showrunner e ai loro produttori e che niente aveva a che fare con Tolkien. Non è un caso, infatti, che venga fatta dire ad Elendil questa frase (citata fin dai trailer): «Il passato è morto. O andiamo avanti o moriamo con esso». Essa non solo è una delle cose meno tolkieniane che si potevano dire, ma è anche un chiaro messaggio ai veri fan di Tolkien: basta lamentarsi di questa produzione, dobbiamo guardare alle “magnifiche sorti e progressive” di un mondo migliore, poco importa se per arrivarci dovremo “toccare l’oscurità” e rinnegare i nostri padri.
5.2 Voglia di mystery
Con “genere mystery” si intende quel filone delle fiction in cui è fondamentale la componente dei misteri: siano essi un grande mistero centrale o tanti piccoli misteri minori. Nato come costola dei gialli, si è evoluto nel corso della storia contaminando thriller, fantascienza, horror ed ora pure fantasy. Pietra miliare di questo genere è stata la serie LOST (ABC, 2004-2010), creata da J.J. Abrams assieme a Damon Lindelof e Jeffrey Lieber, che proprio dei suoi tantissimi misteri (Cos’è l’Isola? Chi sono gli Altri? Cos’è il Fumo Nero? Perché Walt è importante? Ecc. ecc.) ha fatto il nucleo di infiniti dibattiti e discussioni tra i suoi spettatori e fan. Altre serie di questo genere possono essere considerate l’intricatissimo Dark (Netflix 2017-2020), lo splendido (almeno la prima stagione) True Detective (HBO, 2014-in corso), Westworld (HBO, 2016-2022) e tante altre.
Considerando che c’è proprio lo zampino di J.J. Abrams dietro l’assunzione da parte di Amazon Prime Video dei due showrunner degli Anelli del Potere, non trovo del tutto casuale che abbiano voluto infilare una componente mystery anche dentro a una serie fantasy che di mystery non avrebbe dovuto avere nulla. I mystery tendono ad attirare molto gli spettatori e a tenere sveglia la loro attenzione, coltivando in loro la voglia di trovare una soluzione al rompicapo che gli è stato posto dinanzi (sebbene sia facile infilare misteri in una serie e molto meno risolvere in modo coerente quegli stessi misteri). Peccato che, per questo obiettivo, siano state sacrificate tante altre cose: la coerenza interna dei personaggi, la cronologia degli eventi, la mitologia tolkieniana.
I due principali misteri della prima stagione sono stati: 1) “Chi è Sauron?” e 2) “Chi è lo Straniero?”. Così svariati “falsi indizi” sono stati disseminati qua e là per sviare gli spettatori e far loro credere che Sauron fosse, di volta in volta, Adar, lo Straniero o Halbrand. Proprio per questo lo Straniero (presumibilmente Gandalf e certamente uno degli Istari) è stato scritto come un personaggio dagli intenti oscuri, che in modo altalenante si dimostra buono (la scena con le lucciole nella 1x02, quando allontana i Mannari nella 1x05, quando fa ricrescere fiori e vegetazione nella 1x07) oppure potenzialmente maligno (le fiamme fredde che si sprigionano quando Nori lo tocca nella 1x02 e che formano un occhio rosso; il gelo che assidera un braccio di Nori nella 1x05; l’albero abbattuto che quasi ammazza Nori nella 1x07; le tre “donne bianche” che lo cercano per adorarlo; le musiche usate in questi momenti in cui appare maligno). Al contrario, in svariate occasioni Halbrand viene scritto come una specie di “Aragorn delle Southlands”, ma poi ci sono, ovviamente, tutta una serie di indizi che corroborano il sospetto (giustificato) che sia proprio lui l’Oscuro Signore (lui stesso che ammette di aver rubato il simbolo da un cadavere quando nelle prigioni parla a Galadriel; la sua fascinazione per la forgiatura, vista in diverse occasioni). Anche Adar, dalle fattezze elfiche sfigurate, “padre” degli Orchi, è inizialmente un potenziale candidato per essere Sauron, a tal punto che trae in inganno lo stesso Waldreg. Per sostenere questi due misteri e menare il can per l’aia il più a lungo possibile si è deciso di venir meno a tante altre componenti che potevano essere sfruttate per dare pathos, coerenza e climax alla storia. Persino quando le “donne bianche” trovano lo Straniero sono convinte che lui sia Sauron, ma poi lui le scaccia e loro dicono: «Non è Sauron. È l’altro». Come se ci fossero solo due esseri simili in tutta la Terra di Mezzo, l’uno antitetico all’altro. Puro manicheismo.
Conclusioni
Con questa lunga recensione ho provato a ricostruire ciò che ho trovato efficace e ciò ho trovato non-efficace nella serie tv Amazon Gli Anelli del Potere, fornendo svariati esempi per ciascuna delle mie argomentazioni a favore e contro. Il bilancio finale, tuttavia, è ben lontano dall’essere positivo: trovo che la serie sia ben poco tolkieniana nei modi e nelle radici profonde; che come fantasy generico sia nel migliore dei casi noiosa e nel peggiore dei casi mal scritta e sceneggiata, piena di incongruenze logiche e di personaggi dimenticabili. Si salva in buona parte il comparto tecnico visivo e musicale, pur essendo a mio avviso inferiore alla trilogia di Peter Jackson e da questa molto derivativo. Infine ho provato a rintracciare un paio di ragioni ideologiche che hanno notevolmente influito sulla messa in scena: dato che non è umanamente possibile tenere insieme tutto (le esigenze ideologiche e la bontà del prodotto) e dato che queste ragioni ideologiche hanno prevalso su quelle di fedeltà a Tolkien, ne è venuto fuori un prodotto non all’altezza dell’enorme budget speso.
Visto poi che di produzioni su materiale tolkieniano ne esce circa una al decennio (almeno negli ultimi 22 anni è stato così), trovo che questa sia stata un’enorme occasione sprecata da parte di Amazon ed un vero peccato per tutti noi, amanti di Tolkien e delle sue opere.
Per chi desiderasse approfondire il tema delle censure e del cosiddetto “movimento woke” lascio questo link: